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SERIAL KILLER

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view post Posted on 19/10/2005, 12:50
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Chi sono i serial killer.
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Vi chiederete come mai una sezione dedicata a questi...individui..
ebbene...sapete il mio interesse morboso x occulto, vampiri,e storie paranormali e non...cosi' tra tutti i personaggi di "fantasia" che popolano le discussioni di questo forum,mi sembrava interessante aprire una sezione x chi , come me, ha interesse su questi individui e cerca di studiarne i casi, la psicologia etc..e poi ce ne sono molti da analizzare...da Jack lo squartatore, a Kuno Hoffman, vampiro di norimberga e compagnia bella.....mi do da fare....buona lettura e consultate l'indice sezione!!!!Intanto vi segnalo qualche sito davvero interessante:

www.serialkillers.it/intro.htm
www.latelanera.com/serialkiller/
www.serialkiller.it/




Vediamo un po il significato.....

Killer (da to kill, uccidere) indica, letteralmente, l'uccisore, l'assassino; tale termine, impostosi nel linguaggio comune, è andato assumendo il significato più specifico di chi uccide per mandato altrui: un tempo si sarebbe chiamato sicario. Killer è dunque un soggetto che esercita il mestiere di assassino, ad esempio l'uomo di mafia; una sorta, dunque, di specialista dell'omicidio, professionista o dilettante che sia. Del resto la cronaca nera, di questi tempi, è prodiga di episodi del genere.

In questa sede, in ogni modo, non è degli assassini "a pagamento" che si vuole parlare, ma dei serial killer, gli autori cioè di "omicidi in serie", che sono un'altra cosa. A questo punto occorre fare un'altra precisazione. Con il termine serial killer non si vuole indicare neppure chi compie semplicemente più omicidi, chi uccide più persone in uno stesso momento (pluriomicidi) o in tempi successivi (assassini recidivi), alla stregua del significato che si è imposto nel linguaggio comune e dei media; costoro non sono in senso stretto serial killer. Gli assassini seriali sono altra cosa e chi è "del mestiere", cioè chi si occupa di criminologia e di psicopatologia forense ,ha, tradizionalmente, usato questo termine per indicare soltanto coloro che hanno ucciso più persone in momenti successivi, per il ripetersi di una particolare motivazione: "la distruttiva e sadica associazione di sesso e morte". Quest'ultimo è un binomio esplosivo, niente di meglio per suscitare in tanti curiosità, per alimentare morbosi interessi o per scatenare fantasie proibite. L'uccidere per sesso o facendo sesso è dunque ciò che, tradizionalmente, ha definito il serial killer, anche se, come vedremo, questa è soltanto una delle motivazioni alla base del comportamento omicidiario seriale. Del resto, i più moderni ed innovativi studi relativi all'omicidio seriale, hanno dimostrato come questo sia un fenomeno molto più complesso.

Il termine serial killer è piuttosto recente, ma il fenomeno è risalente nel tempo: gli assassini seriali ci sono sempre stati, anche se l'omicidio seriale non veniva riconosciuto e definito come tale ed anche se può sembrare un fenomeno dei nostri tempi visto che, oggi, se ne sente parlare così di frequente. Certamente gli imperatori Nerone e Caligola erano degli assassini seriali in piena regola: uccidevano per il solo gusto di sperimentare nuove emozioni, quando erano annoiati dalla monotonia della vita quotidiana. Intorno al XV secolo, è stato documentato il caso del maresciallo di Francia Gilles de Rais. Si stima che, dal 1432 al 1440, egli abbia ucciso circa ottocento bambini usandoli come vittime sacrificali a causa del suo interesse per la magia nera; prima degli omicidi, alimentava le sue fantasie perverse con l'assunzione di alcool e droghe, che incrementavano il suo stato di eccitazione e di delirio; poi torturava le vittime e le faceva decapitare assistendo alla loro agonia. Si può affermare che, questo caso, segna l'inizio, in epoca moderna, dell'omicidio seriale di natura sessuale e delirante, non legato alla conquista del potere politico o a guerre in atto. Un altro caso storico è quello della contessa ungherese Elisabeth Bathory, la quale, all'inizio del XVI secolo, venne condannata per aver ucciso circa seicentocinquanta giovani donne, allo scopo di fare il bagno nel loro sangue.

Nell'Ottocento, vi furono vari casi accertati di cui abbiamo notizia, dei quali i più eclatanti furono quello di Jack "lo Squartatore" (verificatosi nel 1888 nel quartiere di White Chapel a Londra) e dell'italiano Vincenzo Verzeni (accaduto intorno al 1870 nel Pavese) e sottoposto da Lombroso a perizia psichiatrica, anche se, purtroppo, quasi nulla di quell'indagine è giunto fino a noi.
Nel XX secolo, le prime tracce di quello che, solo più tardi, verrà denominato omicidio seriale sessuale le troviamo in Psychopatia Sexualis di Richard von Krafft-Ebing ,il quale definisce "uccisione per libidine" quel particolare tipo di omicidio in cui l'uccisione della vittima contribuisce direttamente alla stimolazione del piacere sessuale; questa categoria trova corrispondenza nella definizione di lust murderer di Holmes e De Burger, i quali parlano di assassino per libidine (appunto lust murderer), quando l'eccitazione e la gratificazione sessuale si verificano al momento dell'atto omicida.

In questo secolo, il problema dell'omicidio seriale è diventato particolarmente evidente, sia a causa di un notevole incremento numerico degli assassini seriali, sia a causa della maggiore attenzione prestata dai mass media a casi di questo genere. Fino all'inizio degli anni '80, il termine serial killer non esisteva e questo tipo di criminale veniva genericamente definito multiple killer (assassino multiplo). Sotto questa denominazione erano raggruppati tutti gli assassini che uccidevano più di una vittima, senza però operare alcuna distinzione fra i diversi eventi delittuosi. L'espressione serial killer venne coniata negli Stati Uniti e, precisamente, dagli agenti dell'F.B.I.; la paternità di questo termine non è casuale, dato che gli Stati Uniti sono il paese che presenta il numero più alto di assassini seriali nel mondo. La definizione data dall'F.B.I., che tuttavia si rivela minimalistica e piuttosto asettica, è la seguente: "un serial killer è un soggetto che uccide più persone, generalmente più di due, in tempi e luoghi diversi, senza che sia immediatamente chiaro il perché, anche se lo sfondo sessuale del delitto è quasi sempre riconoscibile".

Non deve perciò stupire che, generalmente, si identifichi il serial killer con l'omicida sadico che rapisce le sue vittime e le uccide secondo un rituale di ferocia, che può prevedere ogni genere di sevizie, torture e violenze sessuali pre o post mortem, compresi fenomeni di cannibalismo, vampirismo e necrofilia. Occorre, però, avvisare che il legame sesso-violenza è si un movente fondamentale del meccanismo psicodinamico dell'assassino seriale, ma è altresì soltanto una parte, seppur la più consistente, dell'ampio ventaglio di motivazioni alla base del comportamento omicidiario seriale.

Definizione di serial killer
Molti sono gli autori che, in questi ultimi anni, hanno affrontato l'argomento serial killer e che, di conseguenza, hanno approfondito la definizione e la descrizione degli assassini seriali. Ho ritenuto perciò opportuno, in questa sede, riportare soltanto le definizioni che hanno apportato effettivamente un contributo importante per la migliore comprensione del "fenomeno serial killer".

Fino all'inizio degli anni '80, come abbiamo visto, si parlava genericamente di "omicidio multiplo", quando ci si trovava di fronte ad un unico assassino che uccideva più di una vittima ed è per merito dell'F.B.I. che si comincia a parlare di serial killer. Gli assassini multipli, ad eccezione di quelli che uccidono due vittime nello stesso tempo e in un solo luogo ("double killer") oppure tre vittime nelle stesse condizioni ("triple killer"), sono suddivisi dall'F.B.I. in tre categorie:

mass murderer ("assassino di massa"). Uccide quattro o più vittime nello stesso luogo e in un unico evento; di solito il soggetto non conosce le proprie vittime e la scelta è per lo più casuale;
spree killer ("assassino compulsivo"). Uccide due o più vittime in luoghi diversi ed in uno spazio di tempo molto breve; questi delitti spesso hanno un'unica causa scatenante e sono tra loro concatenati; anche in questo caso, il soggetto non conosce le sue vittime e, dato che non nasconde le sue tracce, viene catturato facilmente;
serial killer. Uccide tre o più vittime, in luoghi diversi e con un periodo di "intervallo emotivo" ("cooling off time") fra un omicidio e l'altro; in ciascun evento delittuoso, il soggetto può uccidere più di una vittima; può colpire a caso oppure sceglierla accuratamente; spesso ritiene di essere invincibile e che non verrà mai catturato.
Newton fa notare che il difetto principale della tassonomia creata dall'F.B.I. è di non specificare la lunghezza del periodo di "cooling off" tra un omicidio e l'altro, affinché si possa parlare di assassino seriale piuttosto che di omicidio compulsivo o di massa; inoltre rimangono esclusi dalla definizione tutti gli assassini che vengono catturati dopo il secondo omicidio, ma che, se liberi, avrebbero continuato ad uccidere.

Un importante passo avanti in materia di definizioni è stato compiuto da De Luca, che ha proposto una definizione molto più adatta a rappresentare la complessità di un fenomeno come l'omicidio seriale:

L'assassino seriale è un soggetto che mette in atto personalmente due o più azioni omicidiarie separate tra loro oppure esercita un qualche tipo di influenza psicologica affinché altre persone commettano azioni omicidiarie al suo posto. Per parlare di assassino seriale, è necessario che il soggetto mostri una chiara volontà di uccidere, anche se poi gli omicidi non si compiono e le vittime sopravvivono: l'elemento centrale è la "ripetitività dell'azione omicidiaria". L'intervallo che separa le azioni omicidiarie può andare da qualche ora a interi anni e le vittime coinvolte in ogni singolo episodio possono essere più di una. L'assassino seriale agisce preferibilmente da solo, ma può agire anche in coppia o come membro di un gruppo. Le motivazioni sono varie, ma c'è sempre una componente psicologica interna al soggetto che lo spinge al comportamento omicidiario ripetitivo. In alcuni casi, vanno considerati assassini seriali anche i soggetti che uccidono nell'ambito della criminalità organizzata, i terroristi, i soldati.

I vantaggi di questa definizione, per la comprensione di un fenomeno così complesso, sono numerosi. Innanzi tutto viene considerato serial killer chiunque commetta anche solo due azioni omicidiarie (e non tre come richiesto dall'F.B.I.), perché queste sono sufficienti a stabilire il circuito ripetitivo patologico, ed elimina l'ambigua categoria dello spree killer; un assassino seriale è anche chi commette un omicidio ogni ora; la sua unica particolarità è che tutte le fasi dell'omicidio seriale si consumano in un arco di tempo estremamente rapido. Oltre a ciò, tale definizione si rivela particolarmente utile perché parla di "azioni omicidiarie", in quanto, per classificare un soggetto nella categoria degli assassini seriali, è importante la sua intenzione, non il risultato pratico.

La novità più importante di questa definizione è l'introduzione di un nuovo tipo di assassino seriale: il serial killer "per induzione". A volte, una persona può esercitare un grado di influenza su altri individui talmente forte da indurli a commettere omicidi in sua vece; materialmente, il soggetto in questione non compie alcun crimine, moralmente è il vero responsabile della serie omicidiaria. In questo caso sono da considerare assassini seriali, pur con un diverso grado di responsabilità, sia l'istigatore sia l'esecutore materiale degli omicidi.

Un'altra questione controversa è l'ambito di applicabilità della categoria degli omicidi seriali: se si considera soltanto il numero delle vittime, anche il killer di mafia o il terrorista diventano assassini seriali, se si prendono in considerazione, invece, le motivazioni che spingono ad uccidere, sono fenomeni distinti. Possono avere, però, dei punti in comune e la differenza è minima quando anche il killer su commissione o il terrorista hanno dei motivi psicologici per entrare a far parte di un tale gruppo. Fondamentalmente, questi ultimi entrano a far parte di una "sottocultura criminale estesa", mentre l'assassino seriale classico conduce una guerra solitaria contro la società. Anche gli assassini seriali che agiscono in gruppo, in realtà, uccidono spinti da un bisogno psicologico personale, il bisogno di sentirsi realizzati attraverso il controllo del potere; il gruppo rappresenta una copertura nel quale il soggetto si sente più protetto; ed è proprio in esso che un soggetto con caratteristiche da assassino seriale può raggiungere uno status elevato manifestando quella patologia che, invece, lo relegherebbe ai margini della società convenzionale.

Altri autori hanno approfondito la definizione, creando delle sottocategorie in base al tipo di motivazione dei delitti, alla indicazione della scena dell'omicidio e ad altri aspetti. Lunde considera gli individui che commettono più di un omicidio quasi sempre malati mentali, rispetto a chi compie un omicidio singolo. Divide gli assassini seriali in due categorie: gli schizofrenici paranoici, caratterizzati da un comportamento aggressivo e sospettoso, da allucinazioni (spesso uditive) e da illusioni di grandezza e/o di persecuzione ed i sadici sessuali, che uccidono, torturano e/o mutilano le vittime per raggiungere l'eccitazione e il piacere sessuale; questi, in particolare, deumanizzano le vittime considerandoli oggetti.

Hickey definisce assassino seriale chiunque uccida, mostrando premeditazione, tre o più vittime in un periodo di giorni, mesi o anni. Secondo il grado di mobilità mostrato dagli assassini, distingue tre categorie:

assassini seriali "itineranti", soggetti che spesso coprono distanze enormi ogni anno, uccidendo vittime in diversi Stati;
assassini seriali "locali", che cercano vittime nello stesso Stato in cui hanno compiuto il primo omicidio;
assassini seriali "stazionari", soggetti che non lasciano mai la loro casa e il posto d'impiego; le vittime risiedono nella stessa struttura o vengono catturate ogni volta nello stesso posto.
Ressler, Burgess, Douglas, invece, introducono un'importante distinzione nell'ambito della definizione coniata dall'F.B.I., cioè quella tra comportamento organizzato e disorganizzato, distinzione utile soprattutto dal punto di vista pratico dell'investigazione. Il serial killer organizzato pianifica con cura i propri delitti, scegliendo un tipo particolare di vittima che, in qualche modo, ha un legame simbolico con lui. Il serial killer disorganizzato, al contrario, agisce per un impulso improvviso che lo porta a uccidere vittime scelte casualmente, senza preoccuparsi di coprire tutte le sue tracce; di conseguenza, è molto più facile da catturare.

Alcuni autori, come Holmes e De Burger, hanno definito quelli che, secondo loro, sono gli elementi caratteristici dell'omicidio seriale:

l'elemento centrale è la ripetizione dell'omicidio; l'assassino seriale continua ad uccidere finché non viene fermato; il periodo in cui avvengono gli omicidi può estendersi per molti mesi o anni;
l'omicidio seriale avviene "uno contro uno", tranne rare eccezioni;
di solito, fra l'assassino e la sua vittima non c'è alcun tipo di relazione oppure, se c'è, è superficiale;
l'assassino seriale prova "l'impulso ad uccidere"; gli omicidi seriali non sono crimini di passione né originati da una provocazione della vittima;
negli omicidi seriali, mancano, tipicamente, motivi evidenti.
Wilson e Seaman, riprendendo gli studi dello psicologo Albert Maslow, definiscono la "teoria dei bisogni progressivi". Facendo riferimento ai quattro livelli della gerarchia dei bisogni di Maslow, essi sostengono che le persone inizialmente uccidevano spinte dalla povertà e dalla fame; verso la metà dell'Ottocento, uccidevano per lo più per tutelare la propria sicurezza domestica; una volta soddisfatti questi bisogni, la persona sente il bisogno di gratificazione emozionale e sessuale, da qui la nascita dell'omicidio a sfondo sessuale; infine, una volta che si sono garantiti cibo, rifugio e gratificazioni emotive, si uccide per un bisogno di autostima, per ottenere rispetto. È questo il caso dell'omicidio seriale; l'insicurezza e la mancanza di un'identità precisa, vengono prepotentemente ad opprimere il soggetto, costringendolo a ripetere il comportamento omicidiario nella speranza di affermare il proprio sé.

Per finire, Simon analizza in particolare gli assassini seriali sessuali, affermando che in essi agiscono in maniera conscia quegli impulsi antisociali che le persone normali tengono relegati nella loro parte inconscia, e li paragona ai tossicodipendenti: anche il serial killer ha bisogno di dosi sempre più frequenti per raggiungere lo stesso grado di eccitazione emozionale.

Queste definizioni di omicidio seriale non mostrano molta eterogeneità tra loro e, soprattutto, gli autori non indicano il campione di riferimento per cui non è possibile fare confronti adeguati. Per contro, c'è accordo tra quasi tutti gli autori indicati nell'escludere dalla definizione di omicidio seriale, gli omicidi di matrice terroristica, quelli politici e quelli compiuti nel corso di guerre (gli unici che ammettono l'esistenza di queste forme atipiche di omicidio seriale sono Lester, Dietz e De Luca). Oltre a ciò, alcuni autori (Ressler, Burgess, Douglas e Holmes, De Burger) tendono erroneamente ad enfatizzare l'assenza di relazioni con le vittime ed il fatto che l'omicidio seriale sia una situazione di "uno contro uno"; così facendo, essi vengono praticamente a negare l'esistenza dell'omicidio seriale compiuto da donne (ritenuto, invece, un dato certo da parte di tutti i restanti studiosi del fenomeno), dato che la quasi totalità di esse uccide persone con le quali ha una relazione molto stretta. Questi autori non considerano, inoltre, che non è affatto raro imbattersi in coppie o gruppi che compiono omicidi seriali e che, in alcuni paesi (Ungheria e Messico), questa è la modalità operativa prevalente.

Pochi, inoltre, sono gli autori che pongono a due omicidi il limite minimo per poter parlare di serial killer; la stragrande maggioranza, sulla scorta delle indicazioni dell'F.B.I., comincia a parlare di omicidio seriale solo dopo il terzo omicidio, senza considerare che il processo psicologico che porta al comportamento omicidiario seriale si è già instaurato dopo due omicidi e che il soggetto può essere catturato prima della commissione del terzo delitto.



I PROFILI DEI SERIAL KILLER
Quali sono le ragioni che spingono un individuo ad uccidere ripetutamente? Ecco il profilo del classico serial killer...

Il Serial Killer
Wilson e Seaman hanno ricostruito la storia delle motivazioni che spingono una persona ad uccidere. Essi, sulla base degli studi dello psicologo Albert Maslow, delineano la teoria dei bisogni progressivi.
Partendo dai quattro livelli della gerarchia dei bisogni di Maslow essi dividono le motivazioni in base a 4 periodi storici:
1) Inizialmente le persone uccidevano spinte dalla povertà e dalla fame;
2) Nella metà dell'Ottocento, uccidevano per lo più per tutelare la propria sicurezza domestica;
3) Bisogno di gratificazione emozionale e sessuale; da qui la nascita dell'omicidio a sfondo sessuale;
4) Infine, si uccide per un bisogno di autostima, prestigio e per ottenere rispetto.
Nel punto 4 rientra il caso dell'omicidio seriale; l'insicurezza e la mancanza di un'identità precisa vengono prepotentemente ad opprimere il soggetto, costringendolo a ripetere il comportamento omicidiario nella speranza di affermare il proprio sé.
Il serial killer sarebbe, secondo tale teoria, il più moderno degli assassini; in realtà, omicidi seriali sono stati documentati da molti secoli, anche se il fenomeno è prevalentemente del XX secolo, con un forte aumento negli anni '60.
Con Gilles de Rais, compagno d'armi di Giovanna D'Arco, si fa iniziare la storia del serial killer di natura seriale e sessuale. Egli dava sfogo all'impulso di rapire, uccidere, sezionare e poi mangiare bambini, tanto che si presume che, dal 1432 al 1440, egli abbia ucciso circa ottocento bambini usandoli come vittime sacrificali per il suo interesse, la magia nera; poi torturava le vittime e le faceva decapitare, assistendo alla loro agonia.
La prima donna serial killer documentata è la contessa ungherese Elisabeth Bathory, condannata agli inizi del XVI secolo con l'accusa di aver ucciso circa seicentocinquanta giovani donne, allo scopo di fare il bagno nel loro sangue.
Il primo caso passato alla cronaca e alla letteratura fu quello di Jack lo Squartatore (verificatosi nel 1888 nel quartiere di White Chapel a Londra).

Il Profilo del Serial Killer Italiano

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L'età media in cui viene commesso il primo omicidio è trenta anni, mentre l'ultimo viene commesso a trentaquattro anni.
Il serial killer italiano agisce solitamente da solo, più frequentemente nelle piccole città e in provincia: il 70% al nord; il 17% al centro e l'8% al sud.
Le vittime sono donne (di solito le prostitute) e la categoria vittimologica più presente è quella dei bambini, confermando la tendenza generale dell'omicida seriale.
Nel 90% dei casi, abbiamo serial killer a vittimologia mista e ciò indicherebbe che per l'assassino è prioritaria l'azione omicidiaria, mentre la vittima è scelta in base alla circostanza.
Circa il 50% dei serial killer si allontana dal luogo dell'omicidio, mentre quelli che restano sul luogo del delitto lo fanno per affermare ancora di più il controllo totale sulla scena e sul cadavere, dando così inizio alla sfida con le forze dell'ordine: è stata infatti notata anche la tendenza di una minoranza di serial killer a lanciare messaggi di sfida alle istituzioni e agli investigatori.
Il serial killer, spesso, nel confessare i propri delitti, tende a giustificarli come azioni positive (uccide per non far soffrire la vittima) o come azioni dovute a problemi indipendenti dalla propria volontà.
Quando catturato, presenta la caratteristica di rimanere indifferente di fronte ai propri delitti; quasi mai presenta segni o parole di pentimento e capita sovente che minacci di uccidere se rimesso in libertà.
In generale, il serial killer italiano sembrano manifestare un complesso di perversioni meno estremo rispetto a ciò che è riscontrabile in paesi come gli Stati Uniti e l'ex Unione Sovietica, dove, ad esempio, i casi di cannibalismo legati all'omicidio seriale sono numerosi.



Edited by Valene - 7/11/2019, 12:53
 
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Il Profilo della Donna Serial Killer



La storia di Elisabeth Bathory (1560 - 1614), contessa ungherese ritenuta allo stesso tempo serial killer e vampiressa.
Ed il profilo delle, pochissime, serial killers in gonnella...

Come già accennato, la prima donna serial killer documentata è la contessa ungherese Elisabeth Bathory, ritenuta allo stesso tempo serial killer e vampiressa.
Nata nel 1560 in una delle più antiche e ricche famiglie della Transilvania, Elizabeth Bathory sposò il Conte Ferencz Nasdasdy all'età di 15 anni; insieme vissero nel Castello Csejthe nella contea di Nyitra, in Ungheria. Fu iniziata alle scienze occulte dal servo Thorko.
Rientrata al castello dopo una breve fuga, cominciò a dare i primi segni del suo squilibrio, iniziando a torturare le serve. Le sue turbe psichiche, tuttavia, si aggravarono dopo la morte del marito: ella infatti, ossessionata dalla vecchiaia, notò, un giorno che il sangue di una serva ferita le era versato su una mano, che la pelle della mano era migliorata; da qui la sua convinzione di aver scoperto il segreto della giovinezza eterna. Versato il sangue della giovane serva in una vasca, vi si immerse.
Continuò questo rito per oltre 10 anni, aiutata dalla anziana balia e dal maggiordomo; uccise centinaia di giovani ragazze, fino a quando una delle vittime riuscì a fuggire e a denunciare il fatto alle autorità.
Il Re Mathias di Ungheria ordinò di attaccare il castello. Il 30 dicembre del 1610, le sue truppe entrarono nel castello, all'interno trovarono una ragazza morta ed un'altra viva con il corpo cosparso di fori; nei sotterranei scoprirono altre ragazze imprigionate e, sotto il castello, i corpi di circa 50 ragazze.
Elizabeth fu arrestata e, l'anno successivo, processata a Bitcse; si rifiutò di dichiararsi colpevole o innocente e non fu mai presente al processo.
La Contessa non fu mai condannata per alcun crimine, ma fu ordinato che venisse murata viva nella sua camera da letto e che fosse lasciato solo un foro dal quale far passare il cibo. Morì nel 1614, dopo 4 anni di incarcerazione.
Gli altri complici furono decapitati e cremati, solo due fattucchiere che partecipavano ai macabri rituali furono bruciate vive.
Il fenomeno della donna serial killer è assai limitato rispetto alla versione maschile; alcuni sostengono addirittura che non esistano assassine seriali, in quanto l'impulso sessuale che spinge ad uccidere non sarebbe presente nelle donna.
Il comportamento delle donne serial killer, quindi, sembra avere connotazioni differenti ed essere fenomeno meno dipendente da problematiche riguardanti la sfera sessuale, per cui è comunemente accettato farle rientrare nella tipologia di serial killer che uccidono per denaro, gelosia, vendetta, potere o dominio.
Le donne serial killer sono tra il 5 e il 15% rispetto agli omicidi seriali; l'occupazione prevalente delle assassine seriali sembra essere quella di casalinga, seguita da professioni quali l'infermiera, la domestica, la cameriera.
A differenza dell'omicida seriale maschio, le donne serial killer quasi mai infieriscono sul cadavere facendolo a pezzi o torturandolo; usano per lo più il veleno, di solito in dosi basse per protrarre nel tempo l'omicidio, che viene spesso catalogato come morte naturale; non danno origine a scene del delitto con grande spargimento di sangue.
A differenza degli uomini, le donne serial killer cercano le proprie vittime tra i conoscenti (mariti, colleghi, parenti) e tendono ad uccidere nello stesso luogo.
La maggior parte delle donne serial killer sono cresciute in famiglie multi-problematiche e quasi tutte hanno subito un abuso sessuale o psicologico nel periodo dell'infanzia.
Le donne serial killer presentano uno sviluppo precoce della sessualità, con personalità aggressiva, violenta e dominante.
Hanno un periodo di attività di circa 8 anni (per gli uomini il periodo di attività è di 4 anni). Tra le donne serial killer, la tipologia più conosciuta è quella della Vedova Nera: essa ha la caratteristica di uccidere sistematicamente i mariti e gli amanti. Molto metodica e organizzata, agisce su periodi di tempo molto lunghi; agisce solitamente per motivi economici o di potere.
Altra tipologia è l'Angelo della morte: uccide sistematicamente le persone che sono affidate alle sue cure (frequente negli ospedali e nelle case di riposo); la sua ossessione è il dominio ed il completo controllo sulle persone.
La tipologia della Vendicatrice uccide motivata da un forte senso di rifiuto e abbandono, spinta dalla gelosia e dalla vendetta.
 
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