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schmit.
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di Bybo
Carissima Letizia
certo che è bello l'autunno, e non solo per il meteo, lo so ben io che da tempo ho passato la boa dei 50. La trovo una splendida stagione, è l'inverno che mi fa paura, ma spero che venga tardi e che sia mite e breve.
La settimana scorsa sono andato in montagna in Appennino, per una volta ho tradito le Apuane che ti sono care. Una gran bella giornata d'autunno, nonostante ne abbia viste tante ogni volta la natura mi sorprende.
Di seguito il diario di quel giorno.
L'acqua dei giorni scorsi ha fatto morbidi i pascoli e reso saturi i colori, sull'erba arrugginita risaltano cremisi i mirtilli, abbronzati dal primo gelo, come macchie di fiori scarlatti mentre nebbie bianche e grigie premono sui crinali con un continuo ribollire e nell'aria si diffonde una leggera velatura.
Dal lago Turchino alla foce al Giovo la valle delle Tagliole pare la tavolozza di un pittore impressionista ed ho una strana sensazione, mi sembra di esser capitato nei preparativi di una festa con la natura che incurante degli estranei provvede ad addobbare ogni angolo, tanto fantastica e surreale appare la conca glaciale ai piedi del Rondinaio.
C'è quell'atmosfera tipica che precede l'arrivo degli invitati e si può godere dei preparativi prima che la meravigliosa scena sia invasa, occupata, consumata, è come se la montagna fosse impietrita in questa attesa.
Non so immaginare chi siano gli invitati e perchè mi trovi lì a curiosare insieme alle nuvole che si addossano e si arrampicano affacciandosi ai crinali, e con il sole che ogni tanto riesce a superarle spargendo nell'aria uno spolverio dorato fino a che, festoso, arriva a giocare con le cime dei faggi che circondano il lago Torbido.
E' uno spettacolo che lascia a bocca aperta me e gli escursionisti che da altre parti son saliti sul Rondinaio.
Questa atmosfera ci unisce in un momento di straordinaria cordialità, prima che ognuno riprenda la sua strada.
Io vado verso il Rondinaio Lombardo per non perdermi nemmeno un secondo dell'incanto di questa giornata e rimango ad osservare gli altri, quelle figurine che sul crinale del Giovo si stagliano contro le nuvole, si allontano veloci su e giù per quella linea scura scivolando leggeri senza fatica apparente.
Scendo poi a godermi il lago Torbido, effimera pozza, pochi centimetri di acqua limpida riempiono questa depressione ormai interrata, condannata, all'interno nessuna forma di vita, solo qualche pelo d'erba pioniere avanguardia del pascolo che verrà.
Ciao
bjbo
Edited by schmit - 10/12/2014, 17:13. -
schmit.
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Stamani
nell'aprire
la finestra
sul mondo,
respirando
a pieni polmoni
l'intorno,
il paesaggio
s'è aggiunto
di nuovi colori,
piove,
Lo sfondo è grigio
la pioggia
lacrime dal cielo
su di noi,
l'odore
dell'autunno,
la fine
di una stagione,
l'attesa della nuova.
Il caminetto acceso
l'odore di legna arsa
e il calore
della famiglia sana.
Intanto godiamoci
l'autunno,
i gialli, i grigi,
le prime piogge,
l'odore pungente
di muschio
e foglie secche,
io, te
e un cartoccio di castagne
arrostite,
e le mani
sporche di carbone
col quale scrivo
ridendo
sul tuo viso,
Ti Amo ancora,
e tu
che me le prendi
nel rito antico
e me le baci...
letizia schmit
Edited by schmit - 11/10/2005, 15:37. -
frichicchio.
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Come è accoglinte questa stanza...con caminetto.
Edited by schmit - 28/10/2013, 08:42. -
schmit.
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Io, ti diro' che al caminetto, preferisco il focolare...quello classico, quello di antica memoria... . -
trombotta.
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Nelle megalopoli monderne il caminetto o il focolare di antica memoria sono sempre piu' rari,ed anche chi di questi riesce a gioire. . -
schmit.
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A te ibisco piace il caminetto? . -
armida 3.
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Sai Letizia,nelle mie passeggiate quotidiane,ho occasione di guardarmi attorno e siccome non vado certo a passeggiare in luoghi di centro citta' ma in capagna mi accorgo di piu' del cambiamento della natura attraverso lo scorrere delle stagioni. L'autunno è il piu' ricco di colori,proprio come l'autunno della vita,ma bisogna saperli cogliere. . -
schmit.
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Se la filosofia vuole parlare all’uomo deve indagare il fondo estetico delle cose. È la tesi dell’ultimo saggio di Sergio Givone . Bellezza e verita',vanno di pari passo.
Dice Franceso Tomatis:
E' opinione comune che la filosofia non serva a nulla. L’estetica, trattando filosoficamente di realtà del tutto inutili se non immaginarie, come le opere d’arte o il bello naturale, dovrebbe servire ancora meno. Ma come la filosofia, pur nella sua inutilità o, meglio, inutilizzabilità, a differenza di altri saperi è capace di indagare i presupposti e i confini del proprio orizzonte comprensivo, così l’estetica, pur occupandosi di immagini e sensazioni, priva quindi persino di certezza conoscitiva, non solo di utilizzabilità pratica, rivela addirittura l’orizzonte veritativo, il senso sovrasensibile delle cose.
A sostenerlo è Sergio Givone, attualmente il maggior filosofo estetico, non solo nostrano, con particolare convinzione e in una presentazione introduttiva, semplice e lineare, ma certo non priva di profondità, attraverso la quale conduce anche il lettore non iniziato ad ascoltare la sua Prima lezione di estetica (Laterza, pagine 168, euro 10,00).
La tesi di fondo è che solo come estetica la filosofia può forse, oggi, non rinunciare alla propria esigenza veritativa. Senza bellezza non c’è infatti verità. E solo nella verità inconcettuale e incostruibile del senso estetico è possibile trovare quel senso comune che ancora possa alimentare un vivere sociale reciproco e libero.
Certamente, secondo Givone, non è facile sostenere la capacità del bello di rivelare la verità, soprattutto in una civiltà che lo degrada ad artificiosa cosmesi, riducendo nella moda la bellezza a realtà mercantile. Tuttavia l’inaspettato apparire di un’opera d’arte, di un paesaggio, di un volto di una persona, che ci stupisca ancora con la sua bellezza inspiegabile e vera, universale eppure soggettiva, sorgivamente libera ma anche cogente e necessaria, è l’unico orizzonte veritativo capace di dare un senso trascendente, metafisico, alle nostre esperienze più o meno sensibili o immaginarie.
Ciò che secondo Givone dice l’esperienza estetica, più di ogni altra presunta conoscenza pratica o teoretica, è la libertà originaria, propria all’essere stesso, presente in ogni realtà. L’esperienza estetica è esperienza di libertà. Una libertà non solamente soggettiva, ma dischiudente l’orizzonte di senso ultimo dell’essere, nel suo diretto e originario confrontarsi con il nulla stesso.
Seppur in negativo, dicendo come nel mondo attuale la bellezza non sia quello che deve essere, l’arte contemporanea persino nell’abbandono dell’estetico testimonia quindi ancora il valore veritativo del bello. Una bellezza che rivela la verità proprio perché capace di confrontarsi con il negativo, scaturendo dal nulla con repentina libertà. Dostoevskijanamente, "la bellezza salverà il mondo" solo nel farsi memoria della vita offesa e, paradossalmente assieme, cioè anche tragicamente, nell’esser rivelazione dell’abissale libertà presupposta veritativamente all’uomo, così sensibile da lasciarsene stupire.
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bjbo.
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CITAZIONE (schmit @ 11/10/2005, 15:36)Stamani
nell'aprire
la finestra
sul mondo,
respirando
a pieni polmoni
l'intorno,
il paesaggio
s'è aggiunto
di nuovi colori,
piove,
Lo sfondo è grigio
la pioggia
lacrime dal cielo
su di noi,
l'odore
dell'autunno,
la fine
di una stagione,
l'attesa della nuova.
Il caminetto acceso
l'odore di legna arsa
e il calore
della famiglia sana.
Intanto godiamoci
l'autunno,
i gialli, i grigi,
le prime piogge,
l'odore pungente
di muschio
e foglie secche,
io, te
e un cartoccio di castagne
arrostite,
e le mani
sporche di carbone
col quale scrivo
ridendo
sul tuo viso,
Ti Amo ancora,
e tu
che me le prendi
nel rito antico
e me le baci...
letizia schmit
Carissima Letizia
certo che è bello l'autunno, e non solo per il meteo, lo so ben io che da tempo ho passato la boa dei 50. La trovo una splendida stagione, è l'inverno che mi fa paura, ma spero che venga tardi e che sia mite e breve.
La settimana scorsa sono andato in montagna in Appennino, per una volta ho tradito le Apuane che ti sono care. Una gran bella giornata d'autunno, nonostante ne abbia viste tante ogni volta la natura mi sorprende.
Di seguito il diario di quel giorno.
L'acqua dei giorni scorsi ha fatto morbidi i pascoli e reso saturi i colori, sull'erba arrugginita risaltano cremisi i mirtilli, abbronzati dal primo gelo, come macchie di fiori scarlatti mentre nebbie bianche e grigie premono sui crinali con un continuo ribollire e nell'aria si diffonde una leggera velatura.
Dal lago Turchino alla foce al Giovo la valle delle Tagliole pare la tavolozza di un pittore impressionista ed ho una strana sensazione, mi sembra di esser capitato nei preparativi di una festa con la natura che incurante degli estranei provvede ad addobbare ogni angolo, tanto fantastica e surreale appare la conca glaciale ai piedi del Rondinaio.
C'è quell'atmosfera tipica che precede l'arrivo degli invitati e si può godere dei preparativi prima che la meravigliosa scena sia invasa, occupata, consumata, è come se la montagna fosse impietrita in questa attesa.
Non so immaginare chi siano gli invitati e perchè mi trovi lì a curiosare insieme alle nuvole che si addossano e si arrampicano affacciandosi ai crinali, e con il sole che ogni tanto riesce a superarle spargendo nell'aria uno spolverio dorato fino a che, festoso, arriva a giocare con le cime dei faggi che circondano il lago Torbido.
E' uno spettacolo che lascia a bocca aperta me e gli escursionisti che da altre parti son saliti sul Rondinaio.
Questa atmosfera ci unisce in un momento di straordinaria cordialità, prima che ognuno riprenda la sua strada.
Io vado verso il Rondinaio Lombardo per non perdermi nemmeno un secondo dell'incanto di questa giornata e rimango ad osservare gli altri, quelle figurine che sul crinale del Giovo si stagliano contro le nuvole, si allontano veloci su e giù per quella linea scura scivolando leggeri senza fatica apparente.
Scendo poi a godermi il lago Torbido, effimera pozza, pochi centimetri di acqua limpida riempiono questa depressione ormai interrata, condannata, all'interno nessuna forma di vita, solo qualche pelo d'erba pioniere avanguardia del pascolo che verrà.
Ciao
bjbo. -
schmit.
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bellissima! . -
bjbo.
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Ho pubblicato delle foto di quel giorno. -
schmit.
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perche' non ne posti anche qualcuna qui'? . -
frichicchio.
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saranno anche belli i colori dell'autunno ma...tristi!
io preferisco quelli della primavera...
Edited by frichicchio - 31/10/2005, 17:12. -
bjbo.
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Anch'io ... in quei giorni. . -
schmit.
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Foglie morte
Oh! che già il vento volta
e porta via le pioggie!
Dentro la quercia folta
ruma le foglie roggie
che si staccano, e fru . . .
partono; un branco ad ogni
soffio che l'avviluppi.
Par che la quercia sogni
ora, gemendo, i gruppi
del novembre che
fu.
Volano come uccelli,
morte nel bel sereno:
picchiano nei ramelli
del roseo pesco, pieno
de' suoi cuccoli già.
E il roseo pesco oscilla
pieno di morte foglie:
quale s'appende e prilla,
quale da lui si toglie
con un sibilo, e va.
Ma quelle foglie morte
che il vento, come roccia,
spazza, non già di morte
parlano ai fiori in boccia,
ma sussurrano—Orsù!
Dentro ogni cocco all'uscio
vedo dei gialli ugnoli:
tu che costì nel guscio
di più covar ti duoli,
che ti pèriti più?
Fuori le aluccie pure,
tu che costì sei vivo!
Il vento ruglia . . . eppure
esso non è cattivo.
Ruglia, brontola: ma
contende a noi! Chè tutto
vuol che sia mondo l'orto
pei nuovi fiori, e il brutto,
il secco, il vecchio, il morto,
vuol che netti di qua.
Noi c'indugiammo dove
nascemmo, un po', ma era
per ricoprir le nuove
gemme di primavera.. .—
Così dicono, e fru . . .
partono, ad un rabbuffo
più stridulo e più forte.
E tra un voletto e un tuffo
vanno le foglie morte,
e non tornano più.
Giovanni Pascoli
Edited by schmit - 3/11/2005, 13:44.