| Conflittualità tra gemelli Il testo che segue, a cura delle Dott.sse Liana Valente Torre e Susanna Cameriere, è tratto dagli atti del convegno "I gemelli: La persona, la famiglia, la scuola" tenutosi il 2 febbraio 2001 presso l'Università degli Studi di Torino.
La conflittualità può essere considerata caratteristica di qualsiasi coppia, ma nella coppia gemellare (sia monozigoti sia dizigoti) tende ad esprimersi con modalità estreme, con forti reazioni: i gemelli, come poli opposti di un campo magnetico, tendono ad attrarsi, ma, come poli con lo stesso segno, a volte attivamente si respingono. Alcuni gemelli che hanno un altro fratello, paragonando l'aggressività nei confronti del fratello con quella nei confronti del co-gemello, non esitano a riconoscere questa qualitativamente diversa e più intensa. Il mito di Romolo e Remo ci attesta una violenza mortale, Pressburger (1996) ne "I due gemelli" e Wallace (1989) ne "Le gemelle che non parlavano" (June e Jennifer Gibson) descrivono situazioni vicino al fratricidio. Ecco cosa dice una delle gemelle Gibson:
"...Sono in vena di suicidarmi, ma servirebbe a qualcosa? ... Porto in faccia le prove recenti (graffi) di quanto sia penosa la vita con la mia gemella. Avrò la forza di ucciderla? ..." (pag. 181)
Tra le testimonianze raccolte per questo convegno vi è quello di una madre molto preoccupata che descrive la "guerra" tra le figlie "... vivo con angoscia il conflitto che c'è tra le mie figlie (gemelle identiche di 12 anni), che vicine all'adolescenza, e quindi in cerca d'identità, tentano disperatamente di diversificarsi ... in questa ricerca però non fanno altro che litigare, accusare me e il padre di preferire sfacciatamente ora l'una ora l'altra ... ed essere invidiose ... esistere in contrapposizione l'una all'altra". In quasi tutti i fratelli coesistono vissuti d'amore e d'odio, ma nei gemelli questi sentimenti talvolta appaiono "eccessivi" e si manifestano con comportamenti estremi. Questo - spiega Zazzo (1984) - perché la coppia gemellare è "eccessiva", nel senso che è satura delle caratteristiche di tutte le coppie, sia naturali sia elettive. Noi riteniamo però che la coppia gemellare non ha qualcosa di più, ma qualcosa di diverso da qualsiasi altra coppia: è costituita da due individui che sono insieme da sempre. E "insieme" significa non solo "vicini", ma in continua interazione, comportante una reciproca sollecitazione durante la crescita, già nell'utero, condizionando ciascuno lo sviluppo (fisico e psichico) dell'altro. Essere insieme nell'utero significa iniziare a competere per lo spazio, per l'alimentazione, per la sopravvivenza: la tradizione religiosa ci racconta che Rebecca sentiva "ballare" in grembo i figli durante la gravidanza, e, al momento della nascita, si tramanda che un gemello abbia afferrato per il calcagno il co-gemello per invertire l'ordine di nascita e usurpargli i diritti della primogenitura. Dalla competitività - a livello biologico - per la sopravvivenza possono verificarsi asimmetrie nel peso e quindi nello sviluppo fetale, fino a comportare talvolta sofferenza e, in casi estremi, morte per l'individuo "perdente". La competitività per lo spazio uterino si trasforma, nei primi anni dopo la nascita, in rivalità per lo stretto spazio esistenziale, che tuttavia non si vuole (o non si può) accettare di allargare, e in cui è difficile che entrambi trovino possibilità e modalità per soddisfare i bisogni che, non solo sono identici, ma spesso insorgono nello stesso momento. Ludovica e Giovanna (sono due gemelle monozigoti, conosciute nella mia esperienza clinica, che hanno ispirato la mia passione per lo studio dei gemelli), appena hanno cominciato a camminare dovevano essere separate fisicamente: per evitare che si facessero del male la madre era stata costretta a dividere il corridoio con un mobile e ciascuna giocava nel proprio spazio (quasi un box individuale). Tra i bisogni è fondamentale quello dell'amore materno. La lotta con il gemello per avere in modo esclusivo l'amore della madre è raccontata da Pressburger (op. cit.) in modo drammatico e ci dà il senso di una gelosia insensata che lo fa soffrire ancora, nonostante il gemello sia morto, poiché nella morte egli ha raggiunto prima di lui la madre. Possiamo cercare di comprendere questa gelosia partendo dal legame gemellare che tende ad essere privilegiato rispetto a quello con la madre: è possibile che i gemelli, crescendo, sentano il bisogno fisiologico di un legame esclusivo con lei e, a livello inconscio, percepiscano questo legame allentato, tenendo - in modo confuso - ad attribuire ciò al fatto che l'altro - il co-gemello - se lo sia accaparrato tutto. Nelle testimonianze emergono espressioni "amore rubato", di "vicinanze sottratte", con sfumature persecutorie estese anche ad altri membri della famiglia. Ed è interessante il fatto che molto spesso entrambi i gemelli sostengano la preferenza della madre (e/o del padre) per l'altro. Alcuni studi vedrebbero fondata la gelosia in molti gemelli, in quanto nella madre di gemelli insorgerebbe non raramente la preferenza per uno dei figli. Tale atteggiamento può essere difficile da comprendere, specie se i gemelli sono "identici", ma ricordiamo che la somiglianza è fisica e che i processi di maturazione tendono a differenziare i gemelli dal punto di vista psicologico. La rivalità per l'amore di uno dei genitori, per lo più la madre, è sottesa a molte ostilità, che ovviamente vengono dall'altro restituite. Le asimmetrie fisiche comportamentali, già evidenti dopo la nascita, si presentano in vario modo nell'assunzione di ruoli complementari: un individuo tende ad essere più attivo, l'altro più passivo, uno dominante, l'altro dominato. A volte "dominante" diventa il bambino che ha avuto più problemi post-natali, ma proprio per questo si è trovato ad essere più accudito, più seguito e più "amato". Molte tensioni tra gemelli si manifestano per la gestione di questi ruoli e hanno la funzione positiva di porli continuamente in discussione, consentendone la rotazione; è così scongiurato il rischio che i ruoli si cristallizzino, impedendo lo sviluppo armonico delle personalità. La cristallizzazione dei ruoli rischia, infatti, di rendere più chiusa la coppia, rinsaldandola con la complementarità di due personalità forzatamente differenti, di cui una frequentemente "parassitaria". La madre favorisce anche una forzata, spesso "finta", differenziazione esprimendo continuamente apprezzamenti, giudizi comparativi e tendendo a porre i due gemelli "alle estremità opposte" nella scala valutativa: "Giulio è un bambino vivace, allegro, ma la mamma dice di lui che è più allegro del gemello, che a sua volta è più mangione di Giulio". Il livello estremo di manifestazione dell'aggressività per la competitività dell'amore materno, per la soddisfazione di bisogni contemporaneamente insorti e per la gestione dei ruoli, potrebbe essere rinforzato da quello che è un aspetto positivo della singolare vita di coppia gemellare: la comunicazione totale. Ciascuno dei due gemelli, come in uno specchio, rimanderebbe all'altro, senza veli, tutto l'odio, il vissuto ostile, che nel gioco degli specchi si moltiplica ed acquisisce una profondità senza fine. Non vi sono possibili equivoci che possano attenuare l'interpretazione delle parole o dei gesti, che, se pur con malafede, si possono, si vogliono credere non pesanti: la comprensione reciproca del sentimento è nella cruda realtà.
"...Ho letto nella sua mente, ho capito tutto del suo stato d'animo, in quella frazione di secondi mi sono svegliata dalla mia incoscienza al suono delle sue sensazioni, le sue sensazioni che rendevano le mie dieci volte più acute. Il mio stato d'animo. Il suo. Scontro. Come uno spargimento di sangue. Le mie sensazioni. Le sue. Si ritorcevano acute, scaltre ..." (pag. 236)
La conflittualità gemellare, talvolta, ma non così raramente, si presenta come indifferenza reciproca: due gemelli s'ignorano, evitando anche il contatto oculare tra loro. Questo può avvenire per qualche mese nell'infanzia oppure durare per alcuni anni, dando a ciascuno l'illusione di vivere come un "nato singolo" (uno strano effetto coppia che ci proponiamo di studiare). Più spesso il conflitto scoppia in età adolescenziale e può essere compreso facendo un parallelo con il conflitto con i genitori, comune a tutti i bambini di quest'età. Negli adolescenti nati singoli sorge l'esigenza di acquisire un'identità attraverso la separazione e l'opposizione nei confronti dei genitori, in modo tanto forte quanto era stato forte il legame con loro rinsaldato nei processi di identificazione primari. Per un gemello questo processo avviene meno nei confronti dei genitori ed esplode soprattutto con il co-gemello. A questo punto emerge il vero "nocciolo" della conflittualità: essere vicino a uno che a tratti appare come feroce nemico e, pur tuttavia, non potersene staccare. L'effetto coppia appare qui in tutta la sua negatività, minando la separazione, indispensabile per consentire a ciascuno di perseguire un processo di individuazione:
"...Proprio come la vita con la gemella era intollerabile, la vita senza di lei le dava un terribile senso di vuoto: in un modo o nell'altro soffriva comunque ..." (pag. 236-37)
A volte in età adulta è assunto un comportamento di cancellazione dell'altro: uno dei gemelli sceglie di rompere i rapporti con l'altro e di ignorarlo completamente. È una situazione che fa soffrire e distrugge chi la subisce, ma segna anche profondamente l'altro. Un gemello di oltre settant'anni si è rivolto a me perché lo aiutassi a capire e magari a risolvere la situazione, per lui di gran dolore, dell'evitamento da anni attuato come condotta dal co-gemello. Ho cercato di parlare con il fratello ed è emblematico che mi abbia risposto: "Mio fratello è stato un problema per me per tutta la vita; l'ho risolto così. Adesso il problema è suo". L'aggressività può quindi essere rapportata allo scacco per non poter risolvere il rapporto simbiotico, all'angoscia per la limitazione della libertà, alla riduzione delle possibilità di scelta esistenziale, alla percezione dell'altro come ostacolo all'acquisizione dell'identità.
"... June e Jennifer erano rimaste intrappolate nella loro incapacità di comunicare se non tra loro. Più si sentivano escluse dal gruppo, più si addossavano la colpa della propria emarginazione. Ma nessuna delle due era disposta a cedere e lasciare libera la gemella. Avvertivano chiaramente l'impossibilità di quella situazione che le stava soffocando" (pag.181)
Dai diari delle gemelle June e Jennifer emergono ipotesi di soluzioni estreme:
"... la maggior parte del tempo s'ignoravano, poi all'improvviso si aggredivano. I diari scritti in quei mesi sono un'indomita testimonianza implacabile della rabbia crescente che provavano nei confronti della loro situazione, e l'una nei confronti dell'altra ..." (pag. 202)
Scrive Jennifer:
"... Ho bisogno di essere una, di essere un individuo, ho bisogno di sapere che al mondo ci sono solo io ..." (ivi, p. 205) "Non so cosa farei per diventare quella che dovevo essere quando sono nata ..." (pag. 213)
È anche difficile per i gemelli, se è stretto il rapporto di coppia, aver quel tessuto relazionale esterno alla famiglia che consente un'equilibrata maturazione attraverso confronti e identificazioni. June confida al suo diario:
"... nessuno soffre come me ... ma questa mia sorella, un'ombra oscura che mi ruba la luce del sole, è il mio tormento" e prosegue "... se fossi sola, senza Jennifer, avrei un'amica... la vita non sarebbe così minacciosa ..." (pag. 219)
Il loro conflitto - cerca di interpretare la Wallace - assume una nuova dimensione:
"... Jennifer cercò di uscirne tentando di eliminare ogni differenza percettibile tra loro così da diventare effettivamente un unico essere umano. Era come se volesse riportare June con sé dentro il grembo materno, prima che l'ovulo li dividesse" (p. 67). "Il conflitto nasceva perché June, viceversa, desiderava ardentemente differenziarsi. Un compagno ricorda il suo tremendo grido -Io sono June, io sono June - mentre Jennifer la costringeva a sottomettersi. L'intensità della loro lotta sconvolgeva gli insegnanti ..." (pag. 68)
Sono situazioni estreme, queste, che hanno portato le gemelle Gibson, June e Jennifer, in un manicomio criminale. Ma estrema era la loro chiusura, l'isolamento in seno alla famiglia; si credeva che nemmeno parlassero, ed invece nella comunicazione esclusiva, interagendo solo tra loro, ciascuna ha distorto la personalità dell'altra. Tuttavia la competitività è stata proficua in un aspetto: nella formazione artistica e letteraria in cui, cercando l'una di superare l'altra, hanno raggiunto espressioni poetiche toccanti. E collegata a questa, sicuramente, una notevole capacità di riflessione e di introspezione. Si desidera lasciare, al termine dell'intervento, un altro messaggio positivo sulla conflittualità, questa volta "gemellare" solo per adozione: si tratta dell'impostazione gemellare degli affidamenti. Una dottoressa, in provincia di Cuneo, con il marito, sta portando avanti un coraggioso programma che si è delineato con precisione nel tempo: aveva chiesto l'affidamento di un bambino affetto da AIDS e si era accorta che era stato per lui molto stimolante il fatto di trovarsi accanto ad un altro bimbo, adottato successivamente, nelle sue stesse condizioni. Si tratta qui di competitività per la vita e sembra che essa abbia fatto raggiungere traguardi impensati. L'esperimento di costruire una "coppia gemellare" affinché i bambini si sollecitassero a vicenda è stato affrontato anche, e con maggiore consapevolezza, con due casi di tetraplegia. La reciproca stimolazione al movimento, all'autonomia, ha fatto veri miracoli. Ora un bambino cerebroleso grave, già molto migliorato dopo l'inserimento in famiglia, attende di costituire una coppia ... per aiutare sé ... e qualcun altro. Questo tipo di conflittualità è quella che si riscontra spesso nei gemelli e che ha radici profonde nella solidarietà. Una bell'iniziativa, questa, assolutamente "gemellare", in cui desideriamo impegnarci, affinché i due elementi della coppia, anche se non a livello di poche cellule, ma di strutture corporee già complesse, purtroppo imperfette, incomincino a vivere insieme una vita umana.
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