Personaggi

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Aethra
view post Posted on 27/9/2005, 10:27




MEG / BLACK RAVEN [mossa da Sara ~ Meg_BlackRaven ~Merenwen] :

Meg è una ragazza affascinata dalle avventure che riguardano il mondo piratesco fin da quando era bambina.
Un giorno scappò di casa e allacciò amicizia con un pirata che le impartì lezioni per l'uso della spada, assecondando così il suo sogno di diventare pirata anche lei un giorno. L'unico che conosceva questa sua
aspirazione era questo suo amico che, in uno scontro, fu colpito alla testa e perse la memoria. Meg non lo rivide più da allora ma i suoi insegnamenti le permisero di entrare a far parte a tutti gli effetti del mondo piratesco, dapprima come semplice mozzo,
sperando un giorno di diventare valorosa almeno in parte quanto gli esempi che lei si figurava. Non essendo usuale per una ragazza essere pirata, allora, Meg fu costretta a camuffarsi da ragazzo ed entrò in
contatto con diversi pirati ai quali si presentava quasi sempre sotto un nome diverso.
Più soventemente si spacciava per un certo Black Raven, diminuendosi l'età. Meg, in qualità di Black Raven, infatti doveva sembrare agli occhi degli altri pirati un ragazzo con qualche tratto femmineo in viso ed una voce non prettamente maschile, ma che lei era solita tentare di falsare. Grazie ai suoi vestiti abbastanza larghi e alle dovute fasciature, la vera identità femminile in Black Raven venne sempre preservata.


ANYA [mossa da Aethra]:

Anya è figlia di un pirata. Vide suo padre morire per mano del terribile pirata Sangue del Diavolo quando era ancora molto piccola. In quel momento giurò vendetta. Venne cresciuta da un amico di suo padre e addestrata a combattere. Ebbe una sola occasione di uccidere Sangue del Diavolo ma lui ebbe la meglio. Le risparmiò la vita ma la violentò e le fece uno sfregio vicino all'occhio destro. Da allora Anya naviga per i mari cercando un'altra occasione per vendicarsi. Sul viso porta una maschera per coprire lo sfegio. Non sopporta il contatto fisico con gli uomini a causa di quello che le è capitato.

NATHAN [mosso da Zorkaan]:

Nathan è un ragazzo di origini contadine, ha sempre vissuto nell'entroterra, e, volendo vedere il mondo, quando fu grande, si imbarcò su una baleniera al porto più vicino della sua terra. E' pochissimo tempo che è per mare, ma ha
imparato alla svelta tutte le cose che un buon marinaio deve saper fare. Per il momento ha navigato solo con equipaggi di baleniere, ma non disdegnerebbe qualsiasi altra occupazione per mare.
E' un soggetto sensibile emotivamente, e a cui piace lavorare.

ELKER [mosso da Reiuky]

Per Elker il tempo aveva perso ogni significato. Non riusciva più a capire da quanto tempo stesse lì, in quella stanza oscura piena di oggetti dalla strana forma, candelabri, e tomi su tutte le pareti. E simboli. Simboli che non aveva mai visto prima, che non sapeva neppure se avessero un significato. Era lì, appeso alle catene, dolorante. Non vi era muscolo del suo corpo che non protestasse.
Non era solo. Vedeva davanti a se, altre tre persone, anche loro appese alle catene, anche loro doloranti. I suoi aguzzini non c'erano. Stavano preparando un non so quale incantesimo, e pareva che il torturarli faceva parte del rito. Ma ora erano usciti, forse per predisporre gli attrezzi che avevano usato. Forse per studiare di nuovo il rito. Forse per catturare altri.
Davanti a lui stava il grosso uomo bestia, dal pelo nero come l'olio, la testa ferina, gli occhi grandi e lucidi, unica nota di umano in quel corpo distrutto. Quando era stato portato in quella stanza, l'uomo bestia stava già lì. Non aveva mai parlato, ma i suoi occhi erano sin troppo eloquenti.


Preferì spostare lo sguardo sulla ragazza alla sua destra, una dijnn del fuoco, con i capelli rossi e la pelle rossastra, come se fosse sempre bagnata di sangue. Il ghiaccio la serrava, privandole la forza e la vita.
Dall'altra parte, un'altra donna. Umana come lui. Aveva capito dai discorsi degli tormentatori che era una donna dalla grande forza magica.
Di fatti le linee che avvolgevano il suo corpo erano luminose, come se fossero di puro platino. Era un incantesimo che avevano fatto i maghi per vedere le loro energie magiche. A loro detta, loro quattro erano sufficienti, anche se…
Le venature dell'uomo bestia erano nere, pulsanti di vita e di rabbia, come se volessero liberarsi dal corpo e allagare tutta la stanza. La dijnn pareva costantemente avvolta da linee di fiamma, esili ma vive. Eppure…
Con un'incredibile sforzo dei suoi muscoli doloranti Elker guardò la sua mano destra. Vibrava e pulsava di venature talmente fulgide che sembravano una piccola stella. Sin da bambino era stato in grado di lanciare piccoli dischi di luce da quella mano. Bastava allontanarla dal corpo e desiderare di sparare. All'inizio erano appena sassolini scagliati a mano, che davano fastidio ma nulla di più. Poi divennero piccoli dischi lucenti che si andavano a conficcare nei tronchi degli alberi. Un'arma potente, specie perché più imprevedibile di un coltello, se uno aveva mira. E Elker di mira ne aveva da vendere.
La mano sinistra, invece, non pulsava. Non brillava. Non vi erano venature su di essa. I maghi che lo avevano torturato erano rimasti meravigliati da quello che videro con quell'incantesimo: le venature esistevano solo sulla parte destra del corpo. Pian piano diminuivano di intensità, fino a scomparire esattamente sulla linea immaginaria che divide il corpo in due metà simmetriche.
Un rumore distolse Elker da questi pensieri. Nella piccola stanza tutti si voltarono: i loro aguzzini stavano rientrando.
Si erano vestiti per l'ultimo rito. Quel giorno sarebbe finito tutto. E non poté certo negare di accogliere con sollievo questo pensiero.
Lentamente il rito iniziò. Non sembrava diverso dagli altri giorni. Il dolore venne subito, come richiamato dalle prime parole dette dal mago che tra tutti pareva essere il capo. Era come se migliaia di aghi gli si conficcassero nel corpo, accecandolo di dolore.
Anche gli altri soffrivano. Lo vedeva dai loro volti.
Poi la magia nel suo corpo venne risucchiata via. Un po' alla volta, in un fiume lucente che danzava nell'aria, fino a congiungersi con le magie degli altri suoi compagni di martirio. Le vedeva distintamente danzare e crepitare, riunendosi in una sfera lucente. Sentiva come un fluido che uscisse da suo corpo, come fosse risucchiato altrove. Sentiva troppo dolore per provare a opporsi.
Vicino a lui, la bambola pareva fissarlo. Era stata lì tutto il tempo. All'inizio non ci aveva fatto neppure caso: era un oggettino a forma di uomo, alto non più di un piede e qualcosa, fatto d'oro. Era stato sempre immobile, fermo, inanimato. Eppure, ogni volta che ne incrociava lo sguardo, non poteva fare a meno di pensare che fosse vivo, che vi fosse una scintilla di esistenza in lui. Pareva implorarlo, come se fosse desideroso di una parte di quell'energia che lui tanto tranquillamente gettava via.
Ed Elker desiderò dargliela. Darla a lui, piuttosto che a quegli aguzzini senza pietà. Non gli importava cosa sarebbe accaduto poi. Non gli importava più niente, ormai. Solo, voleva, desiderava, ardeva di esaudire quello sguardo.
Poi avvenne l'inaspettato: il fluido luminoso che usciva crepitando dalla sua mano cambiò improvvisamente direzione, cercando la bambola, raggiungendola, e tirandosi dietro la sfera lucente. Vi fu scompiglio tra i maghi: una cosa del genere non era prevista. Elker se ne rallegrò. La bambola continuava a succhiare, avida, la magia dalla sfera, alzandosi e cerandone ancora.
Ormai poca della magia che aveva Elker restava nel suo corpo. Avrebbe potuto fermarla, si rese conto. Adesso non vi erano più gli aghi dei maghi a distrarlo. Ma non lo fece. Lascio che la magia si prosciugasse in lui, lasciandolo vuoto.

Vuoto. Buio. Il nulla fatto di silenzio e oscurità, dove per un attimo l'essere senza pensieri e senza memoria si ritrova tra il sogno e la veglia. Un vuoto impercettibile, fatto di nulla, dove non esistono né dolore né gioia. Un vuoto dove non si esiste. Poi nel vuoto pensieri, pensieri sconnessi, malfermi, come buttati a caso in una pentola borbottante.
E tra questi pensieri, voci, sensazioni. Qualcosa che ondeggiava, in modo lento e ritmico, qualcuno che parlava. Luce.
Tanta luce. Troppa luce! Tentò di chiudere gli occhi, ma non ci riuscì. Lentamente il corpo prese forma intorno al pensiero. Portò la mano, che aveva appena scoperto di avere, davanti agli occhi, per ripararli dalla luce.

«Si è svegliato!» Urlò qualcuno «Si è svegliato! Hai visto? Si è svegliato! Che ti avevo detto? È ancora vivo, vedi?»
«Va bene. Va bene. Ho capito.» Rispose una voce dolce e gentile. «Allora? Come stai?»
Elker tentò di parlare, ma riuscì ad emettere solo un suono rotto.
«Tra un po' ti sentirai meglio. Bevi questo.» disse una ragazza. Era la stessa che veniva torturata con lui. La riconobbe. E subito ricordò tutto. O, almeno la maggior parte.
«Che…» Tentò di dire. Si fermò e riprese: «Che è successo?»
«Non so come, ma ci hai salvati.» Disse lei, ma subito venne interrotta dalla voce di prima: «Quando mi hai ridato la magia, quella sfera ha fatto un botto incredibile. I maghi erano storditi, così ho liberato l'uomo bestia. Dovevi vedere che macello ha fatto.»
«Ma chi parla?» Chiese Elker con voce spezzata, guardandosi intorno con gli occhi. Non vedeva nitidamente. Era come se ci fosse un alone, nella parte destra delle cose.
«Aspetta.» Disse la ragazza, sporgendosi vero il tavolo su un lato della cabina. Quando ritornò nella visuale del ragazzo, aveva in mano una bambola d'oro. La stessa che aveva visto nella stanza.
«Ehi! Lasciami!» esclamò la bambola, dimenandosi.
«E tu chi sei?»
«Sono un Axit. Ne hai mai sentito parlare?» Chiese la bambola. «Una volta mi chiamavano Knud.»
Elker allungò la mano destra verso la bambola. E la vide. Vide la sua mano destra, o meglio, quella che doveva essere la sua mano destra. Era completamente trasparente, con dei fili dorati e lucenti che pulsavano dentro. Lo era fino a dove riusciva a vederla.
Alzò anche la mano sinistra, ma quella era come la ricordava. «Ma… Cosa…?»
«Non so bene come sia accaduto.» Disse la ragazza. «Anzi, non so bene come fai tu ad essere ancora vivo.»
«Spiegati meglio.» la spronò la bambola.
«Quando a un essere vivente viene tolta tutta la magia, per quanto poca essa sia, esso muore. Eppure, anche se tu sei rimasto senza magia, non sei morto.»
«Ma era come se lo fossi.» Aggiunse Knud
«Già. Però la tua metà sinistra non ha mai avuto la magia. Lo dicevano anche i maghi: neanche loro avevano mai visto una cosa simile. Un essere che ha magia solo in metà del suo corpo. Forse, proprio perché non ha mai avuto la magia che la parte sinistra non è morta. E ciò ha mantenuto in vita anche la parte destra.»
«Sembra assurdo.»
«Già.»
«Ma come mai sono finito così?»
«Non lo so. Per scappare dalla torre, feci a tutti un incantesimo di invisibilità. Però ero già stanca, e si vede che qualcosa non è andato per il verso giusto. Oppure è la strana condizione del tuo corpo che ha influito. Quando l'incantesimo ha finito il suo effetto, solo la metà sinistra del tuo corpo è riapparsa.»
«Solo la metà sinistra?»
«Già. Forse è accaduto perché le tue venature magiche si sono svuotate. Non essendo però morte, si sono aggrappare a tutta la magia che hanno trovato a disposizione.»
«Quella che permette di vedere le venature magiche, e quella di invisibilità. Inizio a capire.»
«È possibile.» Rispose la maga.
«Quindi? Resterò così per sempre?»
«Quando ti sarai ripreso completamente, e le venature saranno nuovamente riempite di magia, proverò a farti un controincantesimo.»

Neanche a dirlo, nessuno dei controincantesimi che la ragazza pronunciò ebbe qualche effetto. Forse, qualche mago potente, qualche saggio conoscitore potevano trovare una cura. Ma, fino a che non avesse trovato qualcosa, Elker sarebbe rimato con quel corpo. Metà un normalissimo corpo di un uomo ancora giovante, e metà un corpo fatto di venature lucenti e materia invisibile.
L'axit Knud restò al suo fianco. Diceva che, se già una volta, era riuscito a dargli la magia a lui necessaria per vivere, avrebbe potuto farlo di nuovo

Olòrin [mosso da Wonton]
Olòrin è un grande saggio,anche se il suo aspetto farebbe pensare ad un avventuriero,e in un certo qual modo lo è.
Si presenta come un ragazzo,che può avere raggiunto da un paio d'anni la maggiore età,
moro,alto,con occhi grigi e stranamente malinconici.
La sua principale occupazione è aiutare chi ha bisogno di un qualsiasi aiuto,dal far scendere un gatto da un albero fino all'aiutare un popolo a liberarsi dal giogo dei tiranni.
Naturalmente è un personaggio scomodo,considerato un pirata,e in effetti i suoi aiuti negli ultimi tempi sono andati soprattutto ai Fratelli della Costa,in quanto li ritiene molto più nobili di molti falsi e doppi conti o marchesi.
Accanto a lui accadono strane cose,che gli sprovveduti chiamerebbero magia,ma chi crede ancora alla magia di questi tempi.......
Attualmente vaga per una certa isola

Hunter Sorriso d'Acciao, Hunter per gli amici!
[Mosso da Patch87]

E' un pirata.E' particolarmente forte. Ma sopratutto cerca potenziali da risvegliare! Sorride sempre, questa è la fonte della sua forza, della sua conoscenza e saggezza. E' un ladro gentiluomo, non uccide mai nessuno ne ferisce, e soprattutto dona il ricavato delle sue scorribande ai più poveri. Vittime dei suoi raid sono i ricchi e i nobili che non hanno il tempo di pensare agli altri. Nella prima parte della sua vita è stato iniziato all'arte del ridere, una misteriosa arte di origini preistoriche, che dona grandi poteri a chi la pratica, con un costo pressocchè minimo di sforzi.
 
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