New Orleans distrutta

un pezzo che ho ritenuto pubblicare a firma: Luca

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  1. schmit
     
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    di Luca:
    Non avremmo mai pensato di vedere simili scene in una ricca città occidentale.

    The Big Easy, la città troppo facile, così come amano chiamarla gli
    americani è in ginocchio. La Venezia d'America e' sprofondata in quelle stesse paludi,
    infestate da alligatori e zanzare, che per decenni i suoi abitanti hanno creduto di poter
    vincere.

    La New Orleans di oggi è la tragica parodia della moderna attualità
    tecnologica, stremata, sconfitta, annullata dalla natura.

    Una delle metropoli della più evoluta, moderna, ricca economia del mondo è
    stata cancellata dalla faccia della terra, i suoi abitanti costretti a
    fuggire o, peggio, annegati, come nel più sperduto e povero villaggio
    africano, le sue moderne infrastrutture annullate in poco tempo.
    Nelle ore in cui si è scatenato l'uragano e quelle in cui hanno cedute le dighe
    che dovevano proteggere la città, sembrava di assistere ad un viaggio a ritroso nel
    tempo.
    Poco alla volta la "Big easy" precipitava nel Medio Evo. Uno dietro l'altro, senza che nessuno potesse fare nulla, saltavano
    i simboli della modernità. Prima le webcams, poi le stazioni di rilevazione meteo, quindi l'energia elettrica, il gas, l'acqua corrente.
    La tecnologia, la complessità, la ricchezza, non sono riuscite a fare da
    argine ad un normale evento della natura che, da secoli, millenni, si
    scatena su quelle coste e semmai quella stessa tecnologia, quella stessa
    complessità, quella stessa ricchezza sono state da ostacolo alla salvezza accelerando il crollo verso l'abisso.

    Oggi la punta di diamante del mondo sviluppato si scopre più inerme e debole
    del Terzo Mondo.
    Qualunque attività che fino a pochi giorni fa era considerata scontata,
    ovvia, normale è diventata, a New Orleans, una scommessa sulla vita.
    Nella capitale della Louisiana, così come in qualunque città dello Zambia o
    del Bangladesh mangiare, procurarsi l'aspirina o trovare acqua potabile non
    è più una certezza incondizionata ma una possibilità remota.. Ma se per gli
    abitanti del Bangladesh o della Zambia procurarsi del cibo o dell' acqua
    potabile è un allenamento quotidiano a cui sono abituati sin dalla nascita,
    lo stesso non può dirsi per gli uomini e le donne della città del Golfo.
    New Orleans è diventata un campo di battaglia in cui i sopravvissuti lottano contro ogni legge, ogni diritto, ogni razionalità per la sopravvivenza o, semplicemente, per sfogare gli istinti più barbari sicuri che le forze dell' ordine, la polizia, la giustizia hanno ceduto come gli argini della città.

    Ci vorranno mesi, forse anni per ricostruire tutto.
    Servizi, linee telefoniche, infrastrutture....non esiste più nulla.
    Non esiste più la Legge se non quella del più forte, non esiste più una vita
    notturna se non per la ricerca disperata del cibo o di
    medicinali, non esistono più
    uffici se non i loro scheletri sventrati dall' uragano e ormai monumento per un passato che difficilmente tornerà come prima.
    Quando arriva la notte New Orleans piomba nel buio primordiale, illuminata
    solo dagli incendi contro i devastati luoghi della modernità appiccati da quei superstiti che
    nuotano tra le macerie della città morente.

    Ci vorrebbero più militari, per proteggere quello che resta della metropoli,
    ma i militari non ci sono perché impegnati nell' assurdo macello iracheno
    di Bush.
    Molti scienziati consigliano di ricostruire New Orleans in un altro sito.
    Chi potrebbe dargli torto ?
    New Orleans è nata da un peccato originale: costruire quella che sarebbe
    diventata una modernissima metropoli con più di quattro milioni di abitanti
    tra le sabbie mobili delle paludi del Mississipi a più di due o tre metri
    sotto il livello del mare.

    Ma in mezzo a questa immane tragedia non tutto è perduto.
    Katrina ci ha insegnato la debolezza delle nostra civiltà "evoluta". Katrina
    ha dato uno schiaffo alla nostra presunzione occidentale. Katrina ci ha
    resi, forse, più umili e più uguali al Terzo mondo che noi ricchi abitanti del
    pianeta guardiamo con malcelata superiorità. Katrina ha mandato a fondo,
    insieme a migliaia di vite umane e le loro case, l'idea dell'invulnerabilità della
    nostra tecnologia.
    Un giorno saremo in grado di gestire i fenomeni naturali ma se vogliamo che
    quel giorno arrivi e che New Orleans torni a splendere ricca, spensierata e gioiosa come l'abbiamo sempre amata dobbiamo imparare dagli errori. Dobbiamo evitare che in futuro
    si ripresentino simili tragedie, accettando così la lezione di umiltà che,
    per l'ennesima volta, ci ha dato la natura, non matrigna ma maestra di vita.
    _________________
     
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  2. hamsterboypg
     
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    IL MIO DIPARTAMENTO.

    NEW ORLEANS E TUTTO DISTRUTO< PERSONE morono di fame e cadono malati,

    e molto tragico,

    BuSh a fato pocco per aiutare queste persone peccato.


    ora stano essere stransportati a altri posty

    le immagini non lo protuto metere
    sorry
     
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  3. rino 53
     
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    non ha fatto nulla;quella che si dichiara la più grande democrazia ha messo in vista a tutto il mondo il suo vero essere,una nazione di prepotenti individualisti razzisti;se la Luisiana fosse stato uno stato ricco e di bianchi gli interventi di aiuto sarebbero stati tempestivi, trattandosi di stati o città popolate da negri e dove la povertà è più alta che in altri stati non si è voluto intervenire se non quando l'immagine del più idiota dei presidenti americani ha iniziato a subire critiche e perdita di consensi

    Edited by rino 53 - 5/9/2005, 15:42
     
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  4. n-uvoletta
     
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    Poveretti!!!
    Ieri alla Rai ho sentito una intervista a Claudio Lo Cascio, musicista jazz,cittadino onorario di new orleans per il suo amore verso il jazz e soprattutto il new orleans.Ti ricorderai Letizia il folk Jazz di Claudio Lo Cascio è di Palermo e credo ci viva.

    Edited by n-uvoletta - 5/9/2005, 15:51
     
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  5. schmit
     
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    Conosco... molto bene Claudio Lo Cascio
    A lui molti anni fa dedicai questa poesia:
    Amore-Morte
    ***********
    Le rose che mi mandasti
    hanno il colore della morte
    la morte che è in te
    che non conosci amore.
    ls

    Mi aveva promesso di essere presente ad un mio compleanno al quale tenevo particolarmente,ma preferi' un concerto a Pavia.
    E' vero che sperava di finire presto,ma non ci riusci' e il mio compleanno salto' ma mi fece avere un gran mazzo di rose rosse bordeax.
    Lui l'amore l'aveva grande solo per la musica che suona divinamente.
    Anche se, a detta di lui, io sono stata un suo grande amore. Non è vero!. tongue.gif
     
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  6. hamsterboypg
     
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    allo news o sentito che parenti e bambini sono divisi e alcune non possono uscire di new orleans,



     
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  7. schmit
     
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    Leggo e riporto:

    È il riscaldamento globale che ha colpito New Orleans
    di Jeremy Rifkin
    Katrina non è esattamente un colpo di sfortuna, non è la cattiva sorpresa di una natura imprevedibile riservata all’inerme genere umano
    Prima il ruggito assordante spinto a 145 miglia all’ora sulla costa del Golfo. Poi il silenzio, surreale, e le vittime portate a riva dalle onde del mare. E ora è come se ogni funzionario di Washington stesse trattenendo il respiro, se non fosse per il piccolo sporco segreto che pian piano sta uscendo allo scoperto: Katrina è il prezzo da pagare per le continue emissioni planetarie di anidride carbonica e per il riscaldamento globale.

    Gli scienziati ci stanno avvertendo da anni. Ci hanno detto di tenere gli occhi puntati sui Caraibi, l’area dove è più probabile si facciano sentire i drammatici effetti del cambiamento globale sotto forma di violenti uragani. Appunto. Nel corso degli ultimi anni è stato proprio il bacino caraibico la zona più esposta all’attività e alla crescente intensità dei disastri naturali. Ora, dopo aver preteso la devastazione di una grossa fascia della costa sud-orientale degli Stati Uniti d’America, la vendetta del killer Katrina si è consumata.

    La realtà è che Katrina riflette la punta dell’iceberg, ovvero il momento in cui il popolo americano ha iniziato ad abbandonare il mito rassicurante secondo cui la fine dell’era del petrolio e i devastanti effetti del cambiamento climatico costituiscono una realtà ancora lontana. La realtà lontana che è giunta sulle rive del lago Ponchartrain travestita da onda gigantesca pronta a invadere le strade di New Orleans, sfogando la propria devastazione e gettando nella rovina le basse terre del Mississipi in data lunedì 29 agosto. Il risultato: gli Usa e il mondo intero sono cambiati per sempre.

    Katrina non è esattamente un colpo di sfortuna, la cattiva sorpresa di una natura imprevedibile riservata all’inerme genere umano. Non possono esserci equivoci. Noi abbiamo creato questo mostruoso cataclisma. Abbiamo saputo della potenziale drammatica pericolosità del riscaldamento globale per quasi un’intera generazione. E non ce ne è importato un accidente. Cosa ci aspettavamo? Il 52% dei veicoli circolanti negli Stati Uniti sono veicoli SUVs [Sport Utility Vehicles, NdT], che vomitano nell’atmosfera quantità record di CO2.

    Come spieghiamo ai nostri bambini che noi, cittadini americani, rappresentiamo meno del 5% della popolazione del pianeta ma divoriamo più di un quarto dell’energia fossile prodotta ogni giorno in tutto il mondo? Come possiamo dire ai parenti delle vittime dell’uragano che siamo stati così egoisti da non predisporre neanche una misera tassa del 5% su un gallone di benzina per promuovere il risparmio di energia? E quando i nostri vicini dell’Europa e del resto del mondo ci domandano perché siamo stati così reticenti nel fare del riscaldamento globale una priorità, quando ci domandano perché non abbiamo sottoscritto il trattato internazionale di Kyoto cosa raccontiamo?

    Nei prossimi giorni e nelle prossime settimane milioni di americani si precipiteranno per assistere le vittime offrendo cibo, riparo e assistenza finanziaria. Le calamità naturali fanno uscire il meglio del carattere della nostra gente. Siamo orgogliosi di poterci essere nel momento in cui i nostri compagni stanno soffrendo.
    Perché non possiamo comportarci allo stesso modo quando è la Terra ad avere bisogno di aiuto? Ci si dovrebbe vergognare di fronte alla pratica di porre sistematicamente i propri interessi personali di breve periodo in posizione privilegiata rispetto alla salute del pianeta.

    Naturalmente, ora ne paghiamo il prezzo. Siamo bloccati tra due tempeste.
    Da una parte la domanda mondiale di petrolio, per la prima volta nella storia, ne sta eclissando la fornitura. Il prezzo di un barile di petrolio sui mercati internazionali si aggira oggi sui 70 dollari. La benzina e il carburante da riscaldamento stanno crescendo di pari passo alle acque dell’alluvione negli Stati del Golfo, anche perché l’uragano ha spazzato via le piattaforme petrolifere e le raffinerie dell’area. Stiamo entrando nelle ultime poche decadi dell’era petrolifera, con conseguenze drammatiche per il futuro di un’economia globale fondata sui combustibili fossili come quella attuale. Nel momento in cui i nostri geologi non sanno quando la produzione petrolifera mondiale toccherà esattamente il suo picco solo qualche personaggio del business petrolifero ormai sembra ancora non voler accettare la realtà di questo spaventoso scenario.
    Dall’altra parte la biosfera si sta intossicando per la proliferazione di emissioni di CO2, e da questo punto di vista non c’è scampo. Il mondo si sta riscaldando, e ci sta costringendo all’inimmaginabile.

    Nelle prossime settimane ci saranno migliaia di lodevoli iniziative a favore di chi non c’è più, a favore dei dispersi e dei feriti. Ci saranno strette di mano e recriminazioni. La gente continuerà a chiedersi perché le dighe a protezione di New Orleans e della regione del Golfo hanno ceduto. Perché non sono state prese le necessarie precauzioni in vista di Katrina. Perché i soccorsi sono stati tardivi e inefficaci. Quello che non vorremmo sentire dal presidente Bush, dallo staff della Casa Bianca, dai magnati del petrolio e da coloro di noi che ancora guidano le SUVs è un “Ci dispiace!” di gruppo.

    Bush in queste ore di dolore sta richiamando il popolo americano al proprio compito, per facilitare la ricostruzione di dighe, strade, abitazioni.
    A che scopo, se continuiamo a non occuparci del flagello del riscaldamento globale. La prossima catastrofe potrebbe essere ancora più devastante.

    Se potessi parlare al presidente, almeno per un momento, questo è ciò che vorrei dirgli.
    Signor presidente, se hai guardato a fondo nell’occhio dell’uragano sarai riuscito a scorgere il futuro del pianeta, il futuro che ci aspetta. È tempo di dire al popolo americano e al mondo che la reale lezione di Latrina è che abbiamo bisogno di mobilitare il talento, l’energia, la determinazione del nostro popolo e di qualsiasi altro per svezzare noi stessi dalla spina del petrolio che sta minacciando l’esistenza di ogni creatura della Terra. Presidente Bush, ci risparmi le sue omelie sul coraggio americano e sulla determinazione a “resistere alla tempesta e ad andare avanti”. Invece, ci dica la verità sul perchè Katrina è arrivata. Ci sproni a riflettere sui nostri stili di vita e sui i nostri consumi quotidiani. Faccia un appello per preservare le riserve di energia fossile rimaste e per fare sacrifici nel consumare energia in futuro. Ci fornisca un piano per consentire agli Stati Uniti d’America di andare oltre le fonti di energia tradizionali e di promuovere le risorse rinnovabili e il potere dell’idrogeno. Stiamo aspettando.


    Fonte: http://www.commondreams.org/views05/0906-26.htm
    Tradotto da Luca Donigaglia per Nuovi Mondi Media
     
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  8. schmit
     
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    ed ora anche il texas in una buona parte.

    Edited by schmit - 28/9/2005, 13:58
     
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  9. trombotta
     
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    CITAZIONE
    di Luca:
    Non avremmo mai pensato di vedere simili scene in una ricca città occidentale.

    Ti sei scordato l'alluvione del Polesine?
    La diga del Vajont?
    e tanto altro ancora per rimanere in Italia?
    Ma dove sei finito Luca? smile.gif Ci siamo persi il meterologo?
     
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  10. hamsterboypg
     
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    cmq qua la cita di texas e stata pure distruta. poveraci . lamerica aperso due belle citta.
    in 3 settimane
     
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  11. rino 53
     
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    QUOTE (hamsterboypg @ 6/10/2005, 18:08)
    cmq qua la cita di texas e stata pure distruta. poveraci . lamerica aperso due belle citta.
    in 3 settimane

    però stan portando democrazia a chi non la vuole; è in guerra da 3 anni son morti quasi 2000 militari americani nel dopo guerra e non è possibile sapere quanti siano i civili e le spese di questa son inimmaginabili; i danni causati da questi uragani costan più che quello che sarebbe costato riparare le dighe e prevenire il disastro e il cretino con faccia da ebete sta sempre a suonare lo stesso disco;

    abbiam sventato 10 attentati in 3 anni;
    il bello è che nessuno ne sa nulla; che sia solo fantasia ?

     
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10 replies since 3/9/2005, 17:00   214 views
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