| Se però il lancio avverrà con successo, l’equipaggio del Discovery porterà un container carico di rifornimenti alla stazione spaziale, eseguirà tre "passeggiate nello spazio" e procederà a operazioni di manutenzione della stazione. La Nasa dichiara che la priorità principale sarà ispezionare le ali dello shuttle, alla ricerca di possibili danni ai pannelli di carbonio rinforzato. Secondo le indagini, infatti, l’esplosione del Columbia fu causata dalla perdita di un pezzo di protezione isolante, distaccatosi dal serbatoio esterno al momento del decollo. L’oggetto, grande quanto una valigia, si schiantò contro la punta dell’ala dello shuttle (un’area soggetta a un surriscaldamento intenso), indebolendola al punto da determinarne la rottura al momento del rientro nell’atmosfera.
Dopo la tragedia del Columbia, la Nasa finì sotto il tiro anche dei suoi tradizionali alleati al Congresso. Nel 2003, la repubblicana Dana Rohrabacher, ex presidente di una sottocommissione parlamentare agli affari spaziali, dichiarò: "Lo shuttle ha fallito miseramente i suoi obiettivi originari. La nostra attenzione a questa tecnologia così complessa e ad alto rischio ha sottratto miliardi di dollari al Tesoro e ad altri programmi spaziali, comportando per altro la perdita di un numero eccessivo di vite umane."
Le critiche si concentrano soprattutto sulla presunta mancanza di attenzione della Nasa nei confronti della sicurezza dello shuttle. Nel 2001, un anno e mezzo prima della perdita del Columbia, un rapporto del governo americano metteva in guardia su possibili problemi alla flotta di navette spaziali: "La Nasa deve ancora affrontare gli aspetti critici della sicurezza dello shuttle". E anche ora, nonostante la preparazione al lancio, secondo un rapporto di appena un mese fa, l’agenzia spaziale non ha seguito tutte le raccomandazioni offerte due anni fa dagli investigatori dell’incidente del Columbia.
I costi delle missioni spaziali e i presunti problemi di gestione alimentano inoltre l’ostilità di alcune associazioni di contribuenti, che ritengono sia ormai giunto il momento di mandare in soffitta lo shuttle e lasciare spazio al settore privato. "Il futuro spaziale dell’umanità non dipende più da burocrazie politicizzate e da inutili progetti finanziati coi soldi dei cittadini", afferma Tom Schatz, presidente del gruppo dei Cittadini contro gli sprechi del governo.
"Il successo di SpaceShipOne, delle start-up dello spazio, e la diffusione del turismo spaziale hanno aperto la strada a un futuro di imprese spaziali private. Sono imprese economiche, realistiche, e con maggiori probabilità di ottenere benefici tangibili per l’umanità e i contribuenti", prosegue Scahtz. Le sue parole, tuttavia, si scontrano con le decisioni dell’amministrazione americana. Il presidente Bush, infatti, ha autorizzato un incremento del 2,4% del budget della Nasa, portandolo a 16,45 miliardi di dollari per il 2005.
Ad ogni modo, il ritorno dello shuttle nello spazio sarà seguito da una grande copertura mediatica, anche su Internet, con diretta video del lancio dello shuttle, oltre a servizi, approfondimenti e interviste agli astronauti.
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