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Boogeyman

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view post Posted on 9/7/2005, 22:24




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Prodotto e distribuito interamente nel 2005, "Boogeyman" racconta la storia del "paranoico" Tim e delle sue (dis)avventure con l'uomo nero, quello che per inciso, i genitori citano ai bambini capricciosi, colui che esce dagli armadi, da sotto i letti, dal buio per "rapire" le persone (tra l'altro è una delle storie più terrificanti che un bambino possa farsi raccontare, vi ricordate quella filastrocca nella quale la parte finale era:"e lo diamo all'uomo nero che lo tiene un mese intero"? SEMPLICEMENTE TERRIFICANTE, ringrazio Gamesh o chi per lui, che i miei genitori non me l'hanno mai minacciata!); insomma ecco come, la Ghost House Pictures, pupilla del semidio-hollywoodiano Sam Raimi, ci racconta la sua storia:

RECENSIONE

Come ti faccio iniziare un film che parla dell'uomo nero, creatura inquietante che tutti almeno una volta da bambini (e perchè no, anche ora di adulti), hanno temuto, non riuscendo a chiudere gli occhi perchè troppo impegnati a fissare le ante dell'armadio nella penombra della vostra stanzetta? Semplice: ti faccio sparire tuo padre! Così comincia "Boogeyman", nella stanza del piccolo Tim il quale, fin dalle prime inquadrature si vede ben agitato (anzi terrorizzato), con la coperta tirata fin sopra il naso, mentre cerca di capire cosa provochi quegli strani rumori da dentro l'armadio. Con tempismo perfetto il padre (che poi si scoprirà aver utilizzato mezzi decisamente poco ortodossi con il figlio per farli superare la paura del buio, ad esempio chiudendolo dentro un sottoscala immerso nel buio) irrompe nella stanza dimostrando al figlio che non c'è nulla da temere (si come no ); per togliersi ogni dubbio il piccolo Tim convince il padre a guardare dentro lo sgabuzzino, nel quale, dopo aver recitato una tipica scena da papà-ti prendo per il culo tanto non c'è pericolo-sbruffone, viene risucchiato.

15 anni dopo (mi sembra) il piccolo Tim non è più tanto piccolo, anzi, a quanto pare scrive per un giornale, ma continua a non riuscir ad aprire porte di armadi ed affini. Fidanzato con una bella pupa bionda (la cui famiglia tra l'altro sembra un branco di "puppet"), si trova a dover tornare nella sua cittadina natale, causa la morte della madre (provata da anni di fatica e solitudine).
Al funerale, Tim (impersonificato, per i curiosi, dallo stesso attore che interpretava il primogenito della famiglia Cambell di "7th Heaven") incontra la sua vecchia analista che gli consiglia (manco a farlo apposta) di passare la notte nella sua vecchia casa, per esorcizzare le sue paure (alchè qui ci starebbe bene il classico gesto che si fa quando qualcuno fa lo SBORONE per strada con la macchina: FUCK U) . OVVIAMENTE Tim decide di seguire il "buon" consiglio dell'analista e passa la notte nella sua ex-casa: da questo punto il film collassa (non che prima fosse elevato a chissà quale status), e stessa sorte tocca a questa mia recensione. Fra vecchie amiche, bambine "morte", Tim si farà strada nel suo incubo personale fino alla "fine scontata" che un film di questa risma merita: i buoni vincono, il male viene ricacciato nell'oscurità.

Lasciando stare la trama che come avete capito è di ben poco aiuto al giudizio finale, passiamo al lato tecnico: CG utilizzata discretamente bene, ma solo all'inizio del film, nella prima scena, in cui un mucchio di stracci illuminati dalla tenua luce della lampada di Tim, muta forma fino ad assumere le sembianze di un uomo dalla corporatura decisamente fuori dalla norma, non appena il bambino la spegne. Per il resto il film è una serie di scene montate a casaccio, senza capo ne coda (anche se si tratta di una pellicola "fantastica", non c'è spiegazione "fantastica" al fatto che Tim possa passare, attraverso il buio dello sgabuzzino, da una casa all'altra, a distanza di decine di miglia); la fotografia è buona, anche se troppo ripetitiva, anche per una storia con questo tipo di carattere.

Assenza mentale completa degli attori: lo stesso protagonista si è calato troppo nella parte del ragazzo complessato a causa del suo passato traumatico, finendo per non dare lo spessore necessario ad un personaggio che doveva essere il fulcro della storia, ma che ha inevitabilmente fatto ricadere le (ultime) speranze degli spettatori sul personaggio dell'uomo nero (dimostratosi anche lui, in ultima sede, superficiale, scontato e prevedibile).

Insomma, per concludere: una buona idea di fondo (quella di girare un film sull'uomo nero), scritta male e realizzata peggio. Il cast, dal suo canto, non aiuta per niente il giudizio finale che ricade inevitabilmente su un "banale" e su di un "già visto". Non ci sono innovazioni ne grafiche, ne sonore, figuriamoci di "phatos".

voto finale: 4 1/2 (solo grazie alla scena iniziale)
 
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