Cannes, applausi per "Il divo"

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dolcino
view post Posted on 23/5/2008, 13:18




Cannes, applausi per "Il divo"

Il film di Sorrentino convince
Grande successo per la prima proiezione dell'atteso film di Paolo Sorrentino "Il divo" in concorso alla 61esima edizione di Cannes che si chiuderà domenica. Il film che racconta, tra il fantastico e il reale, alcuni momenti della vita del senatore a vita Giulio Andreotti arriva nelle sale italiane il 28 maggio. "La verità su Andreotti? Un obiettivo da penetrare, la sua indecifrabilità rimane tale, persiste fino alla fine", ha detto il regista.


"Azzardo delle ipotesi, meglio, faccio dei ragionamenti nel regno delle ipotesi. - continua Sorrentino nella sua intervista a cinematografo.it- Nei suoi confronti, si hanno manifestazioni e sentimenti analoghi a quelli per Berlusconi: amore e odio, fascinazione e repulsione". Negare da parte di Andreotti di averlo incontrato, per Sorrentino è "una strategia consolidata negli anni: negare per tirarsene fuori. L'ha fatto a volte in modo così plateale e infantile da farci credere che siamo tutti stupidi: sotto mentite spoglie, deve avere un complesso di superiorità fortissimo".

E sull'anteprima a Cannes, commenta: "Costante nella biografia di Andreotti è l'interesse per il confine di un evento a lui correlato: se rimane nel territorio nazionale, non se ne preoccupa più di tanto, perché intende l'Italia quale cosa sua, se invece travalica le Alpi va su tutte le furie, orgoglioso com'è del suo credito internazionale". Infine, il regista, per la terza volta in concorso a Cannes, parla dell'interpretazione di Toni Servillo nei panni del Divo Giulio: "A Servillo ho ripetuto quel che avevo dedotto da 'The Queen' di Stephen Frears: la strada non era fare un sosia di Andreotti, ma l'assonanza. Helen Mirren è la regina Elisabetta II, e contemporaneamente se stessa, così Servillo".



Il film inizia con le immagini di Roma, all’alba, quando tutti dormono, c’è un uomo che non dorme. Quell’uomo si chiama Giulio Andreotti. Non dorme perché deve lavorare, scrivere libri, fare vita mondana e, in ultima analisi, pregare. Pacato, sornione, imperscrutabile, Andreotti è il potere in Italia da quattro decenni. Agli inizi degli anni novanta, senza arroganza e senza umiltà, immobile e sussurrante, ambiguo e rassicurante, avanza inarrestabile verso il settimo mandato come Presidente del Consiglio.

Alla soglia dei settant’anni, Andreotti è un gerontocrate che, equipaggiato come Dio, non teme nessuno e non sa cosa sia il timore reverenziale. Abituato com’è a vedere questo timore dipinto sul viso di tutti i suoi interlocutori. La sua contentezza è asciutta ed impalpabile. La sua contentezza è il potere. Col quale vive in simbiosi. Un potere come piace a lui, fermo ed immutabile da sempre. Dove tutto, battaglie elettorali, stragi terroristiche, accuse infamanti, gli scivola addosso negli anni senza lasciare traccia.

Lui resta insensibile ed uguale a se stesso di fronte a tutto. Fino a quando il contropotere più forte di questo Paese, la Mafia, decide di dichiarargli guerra. Allora le cose cambiano. Anche, forse, per l’inossidabile, enigmatico Andreotti. Ma, questa è la domanda, cambiano le cose oppure è un’apparenza? Una cosa è certa: è difficile scalfire Andreotti, l’uomo che, più di tutti noi altri, sa come si sta al mondo.

tg.com
 
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