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Architettura gotica, luce e struttura

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icon13  view post Posted on 16/6/2005, 13:25
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Il termine “gotico”, attribuito allo stile che ha caratterizzato l’architettura in Europa tra la metà del dodicesimo secolo e la fine del quindicesimo, fa pensare d’istinto a origini germaniche oppure a una preponderante diffusione in terra tedesca. Ma è frutto di un malevolo equivoco. È stato coniato nel Rinascimento e usato, ad esempio da architetti come il Filarete e Antonio Manetti nei loro trattati, per esprimere un giudizio negativo su un’arte ritenuta barbarica. Per loro, e per Vasari, l’aggettivo gotico era un dispregiativo (potrebbe aver avuto lo stesso peso dell’attuale “vandalico”, richiamando le invasioni avvenute nell’alto medioevo) con cui indicare ciò che non era in sintonia con la tradizione antica. Con la rivalutazione dell’arte medievale, avviata nel diciottesimo secolo, la denominazione ha perso il suo carattere negativo. Per un breve periodo è stata anche oggetto di disputa tra gli studiosi tedeschi che, seguendo Goethe, rivendicavano il carattere germanico del gotico, vera deutsche Architektur, e una schiera ristretta di studiosi (francesi) che volevano ribattezzare questo stile come “francese”. Chiaramente il secondo partito ha avuto la peggio, tanto era ormai diffuso, e privo di connotazioni di giudizio, il termine “gotico”. Eppure i francesi, capitanati da Camille Enlart, non avevano tutti i torti.

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Abbazia di Saint-Denis

Sfogliando la parte iconografica dedicata all’architettura gotica, colpirà senza dubbio la presenza massiccia di chiese e cattedrali situate in Francia. Non esistono dubbi sul luogo di origine di questo stile: nell’antica Ile de France, la regione con al centro Parigi e circondata da fiumi come un’isola. E sarebbe possibile stabilire l’anno di nascita (1144, solenne inaugurazione del coro alla presenza della corte reale), e indicare il nome della prima chiesa gotica. Si tratta di quella dell’abbazia di Saint-Denis, non lontano da Parigi, voluta e ispirata dall’abate Sugerio (1081 c.–1151, nome latino Suitgerius) in opposizione allo stile romanico ascetico e spoglio propugnato da San Bernardo. Quest’ultimo non voleva nulla, nei luoghi di culto, che potesse distogliere dalla meditazione, dal rapporto intimo e diretto con Dio; l’abate Sugerio considerava la bellezza e la perfezione dell’opera d’arte come uno stimolo a elevarsi dal terreno al divino, e di conseguenza aveva concepito la “sua” chiesa come una raffigurazione concreta di slancio, leggerezza ed energia. Alla luce che scendeva dall’alto, poi, veniva affidata la metafora dell’elevazione; mentre nelle cattedrali romaniche l’atmosfera era di solidità e immobilità e la luce filtrava a fatica da piccole finestre, in Saint-Denis una lunga sfilata di vetrate creava uno spazio verticale teso verso il cielo. L’abate Sugerio ha espresso in versi, molto lucidamente, la sua concezione dell’arte: “Nobile risplende l’opera / ma l’opera che alta risplende / deve rischiarare le menti / così che vadano / per luci vere al vero lume / di cui Cristo è porta”.

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La cattedrale di Saint-Julien a Le Mans ( foto sopra)
La basilica Paray-le-Monial e il Santuario del Sacro Cuore di Gesù (foto sotto)


Con questo non si vuole affermare che l’architettura gotica abbia un inventore; la figura dell’abate Sugerio è un bell’esempio di teorizzatore di tendenze che già si facevano strada in campo spirituale e artistico. Gli influssi delle tecniche costruttive provenienti da altre culture (orientali e normanne) hanno avuto probabilmente un peso maggiore dei contrasti col misticismo di San Bernardo, meditativo, silenzioso e ancorato al suolo. Gli elementi costruttivi che caratterizzano e permettono il gotico esistevano e venivano usati da tempo; gli archi a sesto acuto avevano fatto la loro comparsa in chiese romaniche (come nella cattedrale di Le Mans e nella basilica del Sacro Cuore di Paray-le-Monial). Le volte con nervature di derivazione armena si trovano in esempi romanici del nord Italia (San Bassiano a Lodi Vecchio) e della Francia, e gli architetti normanni avevano già usato con successo i costoloni incrociati per alleggerire le pesanti coperture di pietra (cattedrale di Durham, foto sotto), risolvendo così il problema di sostituire i soffitti lignei, poco dignitosi e facilmente preda di incendi.

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Alcuni storici dell’arte (Ernst H. Gombrich, tra i più popolari) vedono nell’evoluzione delle tecniche costruttive la ragione stessa dell’architettura gotica, un grande laboratorio di esperimenti innovativi. Le nervature incrociate usate per gettare le volte rendevano puramente riempitive le pietre della copertura inserite tra le sezioni triangolari che si venivano a formare e potevano essere sorrette da pilastri; allo stesso modo, grazie ai pilastri, diventavano superflui i massicci muri perimetrali che reggevano le volte delle chiese romaniche. Come dice Gombrich, “l’ideale degli architetti fu allora costruire chiese come noi costruiamo serre”, creando uno scheletro in pietra in grado di sostenere e tenere insieme tutto l’edificio. Allo stesso modo, Le Corbusier ha eliminato i muri portanti (sostituendo la pietra col cemento armato) servendosi di robusti pilastri che liberano il perimetro della costruzione da ogni condizionamento strutturale e permettono l’inserimento di finestre continue, le sue “finestre a nastro”. È un concetto costruttivo visibile all’opera in qualsiasi cantiere moderno. Gli architetti gotici, con infiniti problemi in più, miravano a realizzare “muri diafani” con grandi aperture verticali destinate alle vetrate, per far diventare la luce (come intendeva Sugerio) un elemento vitalizzante delle loro cattedrali. In alcuni casi la facciata sembrava assumere come ruolo fondamentale quello di dare spazio ai rosoni, sempre più grandi e colorati.

Il verticalismo degli edifici gotici, contro cui protestavano i cistercensi che condannavano “l’immensa altezza, la smisurata grandezza, la sontuosa decorazione delle chiese che eccitano la curiosità, e stornano l’attenzione dei fedeli diminuendone il raccoglimento”, non sarebbe stato possibile senza la drastica riduzione del peso delle masse e l’impiego dell’arco a sesto acuto. Il motivo è semplice: il semicerchio di un arco a tutto sesto, coi suoi 180 gradi, condiziona l’altezza di una costruzione alla distanza tra le mura perimetrali, o tra i pilastri. La soluzione è stata accostare due segmenti circolari: l’arco a sesto acuto presenta il grande vantaggio di essere variabile, adattabile alla necessità dell’edificio. Ma la curvatura delle volte e degli archi fa esercitare alla copertura una serie di spinte laterali, localizzate in corrispondenza dei pilastri: compaiono allora gli archi rampanti, all’esterno. Sono elementi che possono apparire vistosamente decorativi, tanto da essere considerati il tratto caratteristico dell’architettura gotica; in realtà sono collocati strategicamente per ottenere un’uniforme distribuzione dei pesi. L’architetto – e grande restauratore di edifici gotici – Eugène Viollet-le-Duc (1814-1879) scriveva che “tutto è funzione della struttura, il matroneo, la galleria del triforio, il pinnacolo e il timpano; nell’architettura gotica non esiste forma architettonica che sia fondata sulla libera fantasia”. L’affermazione può sembrare troppo decisa, specialmente osservando qualche cattedrale in stile gotico fiorito; ma guarderemmo le guglie e i pinnacoli in modo diverso se li considerassimo per la loro funzione strutturale di pesi verticali accuratamente calcolati per consentire ai pilastri sottostanti di contrastare le spinte laterali.<o:P>

Nota: queste brevi osservazioni hanno come oggetto uno stile gotico “ideale”, che non tiene conto delle evoluzioni storiche e geografiche (per cui sarebbe necessario molto più spazio: il gotico è stato una creazione continua, e lo storico Paul Frankl lo ha definito un Wenderstil, uno stile in divenire). Si è voluto accennare a luce, verticalismo, tecniche costruttive. Le realizzazioni concrete hanno preso, dal 1144 in poi, forme diverse. Considerando uno solo di questi elementi, l’andamento ascensionale, è sufficiente osservare che nel gotico italiano – con qualche eccezione come il duomo di Milano – le linee orizzontali dominano su quelle verticali, con una distribuzione degli spazi meno slanciata. L’anonimo “maestro di Saint-Denis” non è stato il Le Corbusier del gotico, per fortuna.



Edited by Valene - 29/3/2022, 19:10
 
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