17° CAPITOLO - L'altra donna

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felina67
view post Posted on 30/4/2008, 10:17




CAPITOLO 17


La mattina seguente, alle nove in punto, il Dott. Marri andò da Clarissa.
“Buongiorno, dormito bene?”
Clarissa annuì.
“Molto bene. Tua zia è già fuori, sta parlando con Nicolas, vuoi vederla?”
Annuì nuovamente.
La zia di Clarissa entrò nella stanza seguita da Nicolas. Quando Clarissa lo vide, sentì il cuore stringersi forte e desiderò potergli dire che lo amava tanto.
Quella fu l’ulteriore molla che le diede il coraggio di affrontare la seduta.
Voleva dire tutta la verità. Ora era certa che non sarebbe successo niente né a sua zia, né a lei. Strinse la mano della zia Anna e la baciò.
“Ciao tesoro mio. Sarò qui fuori e aspetto di sentirmi dire ciao zia.”
“Bene – disse il Dott. Marri – possiamo procedere” e accompagnò la zia della ragazza fuori dalla stanza.
L’infermiera abbassò leggermente la tapparella, Nicolas rimase in piedi contro una parete e il dottore si sedette al fianco di Clarissa.
“Ora Clarissa rilassati, svuota completamente la mente e ascolta solo la mia voce. Rilassati come se stessi per addormentarti e non pensare a niente, segui solo il suono della mia voce. Intorno a te non c’è niente, solo la mia voce.”

Clarissa era nel suo appartamento, seduta sul divano…piangeva.
“Dove sei Clarissa?”
“Nel mio appartamento.”
“Cosa stai facendo?”
“Piango fissando il tappeto.”
“Perché?”
“Mi faccio schifo. Le voci mi dicono che sono una persona inutile. Loro pensano che dovrei morire, ma non posso, sono giovane… ma loro continuano a ripetere che non servo a niente e anche Nico ormai non mi pensa più, si è messo con una ragazza… piango ancora di più.”
Nicolas si staccò dalla parete e andò verso Clarissa.
Il Dott. Marri lo fermò con un gesto della mano. Nicolas tornò al suo posto.
“Chi è Nico?”
“Il mio vicino.”
“Sei innamorata di lui?”
“Credo di sì.”
“Lui lo sa?”
“No.”
“Perché non glielo dici?”
“E’ inutile… mi giudica una ragazza facile. Sono sporca dentro, ho fatto del male ad altre donne.”
“In che modo?”
“Sono stata l’amante dei loro uomini.”
“Adesso vuoi punirti?”
“Sì, adesso sono brutta, nessuno mi guarda. Non voglio più essere amata da nessuno. Anche loro mi dicono che non mi amerà più nessuno.”
“Chi sono loro?”
“Le voci.”
“Da dove arrivano?”
“Sono nella mia testa… mi danno dei consigli.”
“Sono loro che dicono che non devi più amare?”
“Sì.”
“Neanche Nico?”
“Neanche lui. Adesso è con Lucia e io non conto più niente.”
“Nico però ti ama.”
“No… credo mi disprezzi.”
“Ora sei al lavoro…è l’ultimo giorno prima della pausa natalizia. È quasi ora di andare a casa. Cosa succede?”
“I miei colleghi mi hanno detto di andare a cena con loro.”
“Ci vai?”
“No.”
“Perché?”
“Non voglio… gli farei fare brutta figura.”
“Perché?”
“Sono una puttana, ce l’ho scritto in faccia.”
“Allora cosa fai?”
“Vado a casa.”
“Sali sull’autobus?”
“No… un’auto mi ha tagliato la strada.”
“Chi c’è al volante?”
“Fabio.”
“Fabio… di cognome?”
“Uboldi… Dott. Fabio Uboldi…”
“Come mai lo conosci?”
“Sono stata la sua amante.”
“Cosa fai quando lo vedi?”
“Salgo sulla sua auto, mi ha offerto un passaggio.”
“Cosa ti dice?”
“Che sono cambiata, irriconoscibile… non sono più la sua bambola. Vuole che torni ad essere la sua amante.”
“Perché?”
“Così tornerei ad essere bella.”
“Cosa gli rispondi?”
“Che mi fa schifo.”
“Lui cosa dice?”
Clarissa cominciava ad agitarsi.
“Mi da uno schiaffo. Voglio scendere dall’auto, ma lui mi da due pugni… mi ha fatto male…”
“Dove siete?”
“Non lo so. Si è fermato in un parcheggio. Sta cercando di baciarmi, aiuto! Mi ha bloccata sul sedile… mi fa male…”
Clarissa gridava.
“Cosa ti sta facendo?”
“Mi sta tenendo per i capelli. L’ho colpito! Sono uscita dall’auto… aiuto, qualcuno mi aiuti… ah!”
Clarissa piangeva e si dimenava.
“Cosa succede?”
“Mi ha presa… mi sta ammazzando di botte… fermo fabio, basta… aiutatemi vi prego, fatelo smettere… mi sta ammazzando…” – poi ci fu un lungo silenzio durante il quale Clarissa pianse sommessamente.
“Clarissa dove sei? Cosa succede?”
“Gira tutto. Non respiro. Ho la bocca piena di sangue. Mi fa male la gola.”
“Dove sei?”
“Mi ha riportata dentro l’auto:”
“Lui è lì con te?”
“Sì!... mi tiene per i capelli… ho paura… mi spoglia…”
a Nicolas sfuggì una lacrima. Aveva i pugni serrati e il cuore che gli martellava in petto.
“Cosa ti fa facendo il Dott. Uboldi?”
“Dice che mi ama… io sono sua e di nessun’altro. Mi fa male, mi tiene per i capelli e vuole che gli dica che l’amo anch’io.”
“Glielo dici?”
“Faccio di sì con la testa… non riesco a parlare… ma non lo penso davvero… ho solo paura che mi dia ancora un sacco di botte…”
“E poi lui cosa fa?”
“Si è tolto i pantaloni… è sopra di me…” – Clarissa lanciò un urlo, poi divenne inerte -“Sto morendo… finalmente sto morendo.”
Sfinita si accasciò sul letto.
Nicolas fece per andargli vicino, ma ancora una volta il dottore lo fermò.
“Non ho ancora finito.”
Nicolas aveva gli occhi lucidi – “Basta dottore, la prego, non ce la faccio più a vederla soffrire così.”
“Se la sveglio adesso non sarà servito a niente, fidati di me.”
Con un tono di voce molto dolce, il Dott. Marri cominciò a chiamare Clarissa.
La ragazza iniziò a muoversi lentamente.
“Dove ti trovi Clarissa?”
“Non lo so… vedo una luce molto forte… forse è il paradiso…”
“E’ davvero così?”
“C’è una donna accanto a me, è vestita da infermiera. Dove sono?... non c’è più.”
“Dov’è andata?”
“Ha detto a chiamare un dottore…”
“Il dottore arriva… chi è?”
Clarissa trattenne il fiato e urlò, ma nessun suono uscì dalla sua bocca.
“Grida Clarissa, urla! Lo so che è la persona che ti ha violentata, ma non sei più sola e lui non può più farti del male.”
Clarissa piangeva.
“Ti prego Clarissa, dimmi cosa ti dice… devo saperlo, altrimenti non posso aiutarti. Sono il dott. Marri e sai che sono tuo amico e con me qui, lui non può farti male.”
Clarissa scuoteva la testa, e il Dott. Marri insisteva.
“Perché non vuoi parlare… “
Clarissa piangeva e si torceva le mani.
“Ti prego Clarissa, fallo per me. Dimostrami di aver guadagnato la tua fiducia… io non ti ho deluso, lo so… parlami… per favore…”
Tra le lacrime Clarissa parlò con un filo di voce – “Mi sta minacciando…”
“Non ho capito, parla più forte.”
Clarissa alzò leggermente il tono – “Mi sta minacciando.”
“Cosa dice?”
“Se dico la verità ai poliziotti mi massacrerà di botte… ha giurato che mi farà rimanere su una sedia a rotelle… ha detto che sa dove abitano i miei zii e visto che mia zia è una bella donna, non se la lascerà scappare.”
Il Dott. Marri si passò una mano tra i capelli.
“Tua zia è al sicuro Clarissa… e Fabio Uboldi non potrà più fare del male a nessuno…”
Clarissa rimase un istante in silenzio, poi tra le lacrime disse: “Voglio ucciderlo… voglio vederlo morire davanti ai miei occhi.”
“E’ finita Clarissa… è tutto finito – poi rivolgendosi all’infermiera – Ha registrato la conversazione?”
“Tutta dottore, proprio tutta.”

Alla fine di marzo ci fu il processo contro Fabio Uboldi.
Il Dott. Marri era riuscito a rintracciare le infermiere che in passato avevano subito abusi da parte del dott. Uboldi e con l’aiuto di Clarissa le convinse a testimoniare contro di lui.
Fabio Uboldi fu condannato a diciotto anni di reclusione e in più dovette pagare a Clarissa una somma pari a ventimila euro per danni fisici e morali.
Mentre usciva dal tribunale, Clarissa vide la moglie del dott. Uboldi andarle incon-tro. Aveva il viso tirato e indossava un paio di occhiali scuri.
Quando fu davanti alla ragazza, si tolse gli occhiali e la guardò negli occhi.
“Clarissa, cosa posso dire?”
“Niente signora… non è necessario dire qualcosa.”
“Se penso a tutto quello che ti ha fatto passare quell’essere, mi viene voglia di strangolarlo con le mie mani. Scusami.”
“Non è certo lei che deve scusarsi.”
“Eppure mi sento in colpa. Ho vissuto per tanti anni accanto ad un mostro e non mi sono mai accorta di niente. Mi sento una stupida.”
“Guardi che suo marito…”
“Ex marito!”
“Il suo ex marito sapeva come abbindolare le persone, era il maestro della persua-sione. Sapeva usare molto bene il suo fascino, non dimentichi che al principio anch’io mi sono sentita attratta da lui e… non mi sono fatta degli scrupoli pur sapendo che era un uomo sposato. Anch’io ho la mia parte di colpa.”
“E’ inutile recriminare. L’importante è che sia finito tutto bene. Addio Clarissa.”
“Buona fortuna signora.”
“Anche a te.”

Quando fu dimessa dall’ospedale, per un certo periodo Clarissa tornò a vivere con gli zii. Durante tutto quel tempo non aveva voluto vedere Nicolas.
Era profondamente cambiata. Quello che aveva vissuto, le aveva lasciato una cicatrice indelebile nel fondo dell’anima.
Si era resa sì conto del fatto che fosse innamorata di Nicolas, ma aveva paura ad affrontare un eventuale rapporto. Si rendeva conto che non sarebbe stata serena, perché nonostante tutto, nei confronti di Nicolas si sentiva una poco di buono e non voleva che i fantasmi che avevano popolato la sua mente, tornassero a tur-barla. Le era costata molta fatica prendere la decisione di allontanarlo per sempre da lei, ma aveva dovuto farlo… doveva salvare la propria esistenza a tutti i costi.
Nicolas soffrì molto a causa di questa decisione, ma non poteva far altro che accettarla. Clarissa voleva rifarsi una vita, era troppo giovane per portarsi dentro tutte le ferite che si era procurata, doveva ricominciare dal principio.
Aveva deciso di usare i soldi del risarcimento per farsi una lunga vacanza.
Diede le dimissioni, con sommo dispiacere di tutti i colleghi e si preparò a ricostrui-re una vita tranquilla e serena.

Aveva appena finito di preparare i bagagli, l’indomani mattina sarebbe partita per San Francisco, ma le restava un’ultima cosa da fare.
Fece un profondo respiro e andò a suonare il campanello dell’appartamento di fronte al suo. Quando Nicolas aprì la porta e si trovò di fronte Clarissa, ebbe un tuffo al cuore. Non aveva mai smesso di sperare ed ora trovarsela davanti lo faceva sentire confuso.
“Ciao Cla.”
“Posso entrare un attimo?”
Clarissa rimase in piedi vicino alla porta. Le mani le tremavano, ma era decisa.
“Sono venuta a salutarti, domani mattina parto. Starò via più di un mese.”
“Dove vai?”
“A San Francisco.”
“Caspita! Ti farai un bel viaggio.”
“Volevo dirti che ho deciso di andarmene da qui. Quando tornerò, metterò in vendita entrambi gli appartamenti. Mi sembrava giusto avvisarti.”
“Questa è l’ultima volta che ci vediamo?”
“Credo proprio di sì.”
Nicolas sentì stringersi la bocca dello stomaco.
“Ti prego Clarissa, non sparire dalla mia vita. Sei una delle poche cose davvero importanti che mi sono capitate. Perché vuoi che tutto finisca? Abbiamo già sprecato tanto di quel tempo. Lo sai che ti voglio bene… te ne voglio da sempre. Questo sentimento è amore, non sono più un bambino che si prende la cottarella, io ti amo… nonostante tutto ti amo ancora. Mi hai fatto sentire un fallito, mi hai respinto come fossi un lebbroso, mi hai fatto fare il burattino, eppure… eppure ti amo. Questo dovrebbe farti riflettere, ma a giudicare dal tuo sguardo dubito che tu ne abbia voglia…”
“Nico non volevo finisse così.”
“Ma ti rendi conto? Per quanto tempo hai sofferto in silenzio credendo che non ti volessi, eh? Adesso che puoi avermi, dai un calcio a tutto. Forse il gioco non ti diverte più, forse ora non c’è più gusto…”
“Non è vero.”
“Allora dimostramelo.”
“Non posso.”
“Buon viaggio Clarissa e divertiti.”
Nicolas aprì la porta e a testa bassa aspettò che Clarissa uscisse.
Sbattè la porta con un moto di stizza, poi si appoggiò al muro e con il dorso della mano si asciugò una lacrima.
Clarissa rimase sul pianerottolo cercando di riprendere il controllo dei nervi.
Sapeva che Nicolas stava soffrendo e sapeva anche che stava facendo una cosa sbagliata, perché lui le era stato vicino nella maniera più assoluta, ma non poteva tornare indietro… non voleva.
Si girò a guardare la porta chiusa e con un filo di voce disse: “Perdonami se puoi” – e a testa bassa rientrò nel suo appartamento.

Clarissa partì e Nicolas iniziò a cercare un appartamento in affitto.
Dopo venti giorni trovò quello che faceva al caso suo e vi si trasferì.
Quando finì di sistemare la sua roba, andò a casa degli zii di Clarissa.
“Queste sono le chiavi dell’appartamento e questi sono i soldi dell’ultimo affitto… vi prego, dateli voi a Clarissa.”
Lo zio della ragazza gli diede una pacca su una spalla e gli restituì la busta con i soldi – “Sono sicuro che Clarissa non li vorrebbe, ora servono più a te. Porta pazienza ragazzo. È un peccato che sia andata a finire così, ma non è colpa tua, tu non c’entri niente.”
“Lo so… ma ci sto male. Sono innamorato di sua nipote e spero solo che con il tempo riesca a dimenticarla… anche se ne dubito…”
“Il tempo aggiusta tutto caro Nicolas, anche le ferite più profonde.”
“Me lo auguro.”
“Hai trovato una buona sistemazione?”
“Non posso lamentarmi.”
“In gamba Nicolas e se puoi perdona Clarissa.”
“L’ho già fatto!”

 
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dolcino
view post Posted on 1/5/2008, 13:12




Non potevo mai immaginare che il Dott. fosse un mostro.Leggendo l ultimo capitolo mi son messa a piangere.
 
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felina67
view post Posted on 5/5/2008, 09:30




Il fatto che ti sia messa a piangere, è per me una grande soddisfazione, perchè procurare delle emozioni scrivendo non è sempre facile... con te ci sono risucita :pia:

Grazie.

Chiara
 
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2 replies since 30/4/2008, 10:17   62 views
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