16° CAPITOLO - L'altra donna

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felina67
view post Posted on 28/4/2008, 11:36




CAPITOLO 16


Era Natale e l’intero ospedale era in festa, c’erano pacchi regalo ovunque.
Clarissa fu coccolata fino all’eccesso dai suoi zii e almeno per un po’ dimenticò l’angoscia che le attanagliava le viscere.
Una piacevole sorpresa gliela fecero anche i suoi colleghi. Andarono a trovarla e le dissero che avrebbero voluto rivederla in ufficio prima possibile.
Uno di loro le portò i saluti di Attilio, dicendole che sarebbe voluto andare a tro-varla anche lui, ma aveva già un impegno e non aveva voluto rimandarlo.
Clarissa capì che Attilio non se l’era sentita di vederla, però aveva apprezzato il fatto che lui comunque le mandasse i saluti.
Anche Francesca non aveva potuto andare a trovarla, ma le faceva sapere che appena si fosse rimessa, l’avrebbe tenuta con se per un giorno intero.
Voleva dimostrarle quanto le fosse mancata e si era raccomandata di ricordarle che le voleva molto bene.
Verso sera arrivò anche Nicolas. Salutò e si fermò a chiacchierare un po’ con gli zii di Clarissa. Dopo poco zia Anna e zio Dino la salutarono e la zia chinandosi a baciarla le disse: “Noi andiamo, ma ti lasciamo in ottima compagnia. Domani ci vediamo nel pomeriggio e sappi che dopo domani mattina ci sarò anch’io. Quando sarà finita la seduta di ipnosi, se vorrai vedermi sarò qui.”
Clarissa abbracciò la zia e la baciò.
Quando i due ragazzi rimasero soli, Nicolas andò a chiudere la porta della stanza. Prese una sedia e si sedette accanto al letto.
Guardò Clarissa per un tempo che parve interminabile, poi con una dolcezza infi-nita le accarezzò una guancia.
“Hai paura per la seduta d’ipnosi?” – lei assentì – “Sarà terribile rivivere quei momenti, lo so, ma sarò qui con te. Ci sarò fisicamente.”
Clarissa muovendo le labbra chiese “Come?”
“Il Dott. Marri mi farà assistere. Ci sarà lui, un’infermiera ed io. Sono stato io che ho chiesto di poter rimanere e lui ha accettato. È convinto che la mia presenza ti sarà d’aiuto.”
Clarissa gli fece segno di prendere il blocco e la matita che c’erano sul comodino.
Scrisse: “Grazie Nico. È il più bel regalo di Natale che potevi farmi. Ti voglio bene. Sei importante per me.”
Nicolas lesse – “Lo so Cla… ora lo so.”
Qualcuno entrò nella stanza. – “Bene… i due piccioncini tubano.”
Il Dott. Uboldi li stava guardando a braccia conserte.
“Perché non si può? È proibito anche questo? Come vede sono seduto su una sedia, vuole sbattermi fuori ugualmente?”
“Lo farei volentieri, ti butterei fuori a calci io stesso. Perché continui ad importuna-re questa povera ragazza?”
Nicolas si alzò di scatto, ma Clarissa lo trattenne per un braccio.
“Se la incontro fuori di qui dottore, giuro che l’ammazzo.”
“Oh, che paura!”
In quel momento entrò nella stanza il Dott. Marri.
“Buonasera Dott. Uboldi…”
“Dott. Marri.”
“Cercavo proprio lei, ho bisogno di parlarle di una terapia che ho in corso.”
“Ora non posso. Devo visitare la ragazza.”
“Ma dottore… l’orario delle visite parenti non è ancora terminato. Su andiamo a prenderci un caffè e lasciamo questi due ragazzi al loro Natale.”
Fabio Uboldi guardò prima Clarissa, poi Nicolas e rivolgendosi a quest’ultimo disse: “Gradirei non trovarti al mio ritorno.”
Quando il silenzio tornò a regnare nella stanza, Nicolas si tranquillizzò.
“Ti giuro Cla che vorrei ucciderlo con le mie mani, quel porco”
Clarissa scrisse: “Non provarci, ci sono prima io.”
Leggendo quella frase Nicolas rise.
“Tornando a noi, volevo dirti che io ce l’ho un regalo di Natale vero.” – Clarissa scosse la testa – “e invece sì piccola… buon Natale.” – e le porse un pacchetto ornato da un grande fiocco rosso.
Clarissa fissava il regalo.
“Aprilo.”
Scartò il regalo e lo posò sulle ginocchia.
“E’ bellissimo” – disse muovendo le labbra.
“Ti piace?”
Annuì.
Clarissa guardava quei due vecchietti di terracotta, abbracciati, seduti su una panchina… e sorrideva. Prese il blocco e scrisse: “Questi siamo noi?”
Nicolas sorrise – “Sì, siamo noi… un po’ avanti con gli anni, ma siamo noi.”
“Questo significa che saremo amici fino alla fine?”
Nicolas lesse, poi estrasse dalla tasca del suo cappotto una busta.
“Questa è per te. Adesso vado. Quando sarai sicura di non essere disturbata, leggila. Fallo molto attentamente… lì dentro c’è tutto me stesso.”
Si chinò a baciarle una guancia – “Ci vediamo domani.” – è uscì dalla stanza.
Quella sera Clarissa mangiò tutto quello che le portarono. Si sentiva bene ed era pronta ad affrontare chiunque, anche fabio Uboldi.
Come se lui le avesse letto nel pensiero, entrò nella stanza.
Clarissa nascose la lettera di Nicolas sotto alle lenzuola.
Il Dott. Uboldi chiuse la porta.
“Ciao amore mio” – e si chinò a baciarle le labbra.
Clarissa girò la testa dalla parte opposta.
“Sei offesa perché ho trattato male il tuo amichetto?”
Lei continuava a guardare fuori dalla finestra.
“Non importa tesoro, ti passerà. Guarda, ti ho portato un regalo.” – e le posò una scatola sopra le coperte.
Clarissa fissava il cielo.
“Dai tesoro, non essere arrabbiata con me. Scusa, ti prometto che non tratterò più male nessuno, ma adesso apri il tuo regalo.”
Voleva che se ne andasse al più presto, così apri la scatola.
Fu pervasa da un senso di nausea.
Dalla scatola sollevò una sottoveste di pizzo nera, corredata con un perizoma ed una giarrettiera.
“Ti piace amore? Non vedo l’ora di vederteli addosso.”
Clarissa gettò gli indumenti in faccia al dottore, lui l’afferrò per i capelli.
“Non mi devi trattare così, hai capito? Non lo merito. Sai quanto mi è costato questo completo? L’ho preso per te, per vederti sexy, per eccitarmi, così da poter soddisfare ogni tuo desiderio sessuale.”
Clarissa lo fissava inferocita.
Muovendo le labbra molto lentamente, disse: “Mi fai schifo.”
Lui le diede uno schiaffo violento.
“Questa me la paghi Clarissa. Ti giuro che me la paghi cara” – e uscì dalla stanza sbattendo la porta.
Quando Clarissa riuscì a riprendere il controllo del proprio respiro, si sdraiò e cercò di rilassarsi. Suonò il campanello per chiamare l’infermiera.
Quando questa arrivò, Clarissa le mostrò il blocco.
“Per favore chiudete la mia stanza a chiave e date la chiave al dott. Marri. Nessu-no deve entrare nella stanza fino a domani mattina.”
L’infermiera lesse – “Non posso farlo, non sono autorizzata.”
“Telefonate al Dott. Marri e parlategli della mia richiesta. Ditegli che ho avuto una brutta visita e lui capirà.”
L’infermiera uscì dalla stanza. Clarissa fissava la porta con il terrore di veder com-parire Fabio Uboldi. Dopo poco arrivò l’infermiera.
“Il Dott. Marri ha detto di fare quello che chiedi, aggiungendo che nessuno, nean-che i medici dovranno entrare fino a domani mattina. Questi sono gli ordini ed io li eseguo. Buona notte.”
Clarissa sorrise. Sospettava che il Dott. Marri sapesse più di quello che voleva farle credere e il fatto che avesse accettato la sua richiesta, le fece capire che non si era sbagliata.
Per quella notte era al sicuro.
Si rannicchiò sotto alle coperte e provò a dormire. Muovendosi, la sua mano toccò la busta che le aveva lasciato Nicolas… se ne era scordata.
Sollevandosi a sedere, accese la luce notturna e cominciò a leggere.

“24 dicembre ore 23.15”

Chi sarà mai quel pazzo che alla vigilia di Natale sta sdraiato sul letto, a scrivere ad una principessa bella come una dea?
È solo un povero batterista ( per necessità magazziniere ) squattrinato, che spera di far breccia nel cuore della sua amata principessa. Ho davanti a me il regalo che ti ho comprato, spero ti piaccia. Non è un gioiello di inestimabile valore, ma io so mia bella principessa, che tu saprai cogliere l’importanza del suo significato. Quando l’ho visto esposto ho pensato subito a noi due. Desidero tanto invecchiare insieme a te e arrivare a novant’anni ancora innamorati come il primo giorno.
Ebbene sì Clarissa… sono innamorato di te!
Lo sono da tanto tempo ormai. Non è successo il primo giorno che ti ho vista, però non è stato neanche molto tempo dopo. L’attrazione è nata da subito, ma il sentimento è arrivato con il tempo.
Il campanello d’allarme l’ho sentito quando la tua storia con Attilio era in crisi. Ti vedevo soffrire e volevo prendere il suo posto, ma ero consapevole di non essere nei tuoi pensieri.
L’amore è esploso durante la vacanza a San Benedetto. In quei giorni ho avuto la certezza di essere innamorato di te, ma anche allora tu non mi vedevi, eri troppo occupata a distruggerti la vita con quella specie d’uomo. Avrei voluto prenderti a schiaffi. Non sopportavo l’idea di saperti con lui, perché ero certo che quel maiale ti stava usando.
Fortunatamente sei tornata in te, ma ancora una volta non facevo parte dei tuoi pensieri. Quello che cercavi erano persone mature, con una posizione ed io, povero operaio, non potevo accontentarti.
Ho sofferto per questo. Mi sono sentito un essere inferiore, uno che non era alla tua portata. Ho cercato proprio per questo l’affetto di una ragazza “normale”, e ho concentrato tutte le mie attenzioni su Lucia.
Ora posso confessartelo: sono stato un vigliacco!
Mi sono arreso ancora prima di combattere. Tante volte mi sono dato dello stupido per non averti parlato dei miei sentimenti, e tante volte mi sono dato del bastardo per aver usato Lucia come rimedio.
Ho una coscienza e così sono stato sincero… ho detto a Lucia tutta la verità.
Lei non ha reagito molto bene, e questo c’era da aspettarselo, si è sentita usata. Mi è dispiaciuto vederla soffrire e questo mi ha spinto a cercarti. Nessuna avrebbe più dovuto pagare per la mia vigliaccheria.
Volevo dirti tutto, mettere a nudo la mia anima, ma tu non c’eri più, eri sparita.
Finalmente tuo zio mi ha fatto avere tue notizie. Sono stato male come un cane. Volevo spaccare tutto, avevo bisogno di sfogarmi, volevo ammazzare quel verme che ti aveva sconvolto l’esistenza.
E poi… poi ti ho rivista!
Non ricordo di aver mai provato un’emozione così forte.
Fermo sulla porta ammiravo la mia principessa. Nonostante i lividi, il viso pallido, i capelli arruffati e quel mostruoso busto, mi sei sembrata stupenda, bellissima e sai perché? Perché ti guardavo con gli occhi di un ragazzo innamorato.
Poco prima ero stato convocato dal Dott. Marri. Mi aveva detto cose bellissime, alle quali stentavo a credere. Lui affermava con estrema sicurezza che mi consi-deravi una persona importante. Ho cercato di fargli capire che si sbagliava, ma lui invece ha fatto capire a me molte cose.
Perché non mi hai parlato dei tuoi sentimenti?
Sì, lo so! Pensavi che ti giudicassi una poco di buono, però se tu me lo avessi detto, ti avrei dimostrato quant’eri lontana dalla verità.
Non ti ho mai giudicata e questo lo sai, te l’ho sempre detto. Mi dava solo fastidio vederti perdere tempo con persone già impegnate, soprattutto perché c’ero io, libero e disponibile. Ora so che il ragazzo di cui parlavi con Vittorio ero io. Se solo l’avessi capito, ora non saresti in questa situazione. E sai cos’altro ho capito di molto, molto importante?... a farti tutto il male che hai subito, è stato quel gran figlio di puttana del dottore!”
Clarissa fissò la parete con la bocca spalancata – “Come fa a saperlo?” – pensò.
“Non immaginavo neanche lontanamente che potesse essere stato lui e sai quando l’ho capito? Sempre dopo aver parlato con il Dott. Marri.
Lui non capiva perché volessi portarti via dall’ospedale e quando gliel’ho detto è rimasto allibito. Mi ha raccontato che in passato alcune infermiere avevano denun-ciato abusi sessuali da parte sua, però non erano mai andate in fondo alla que-stione e avevano finito con il farsi trasferire. La conferma che a violentarti era stato lui, l’abbiamo avuta dopo che il Dott. Marri si è ricordato che quando avevi ripreso conoscenza, avevi parlato, ma dopo la sua visita… dev’essere stato uno shock tremendo trovartelo davanti e il Dott. Marri ha detto che questo ti ha causato la perdita della parola. Il tuo inconscio ha reagito. Il tuo non parlare è diventato una autodifesa. Con l’ipnosi tutto questo sarà rimosso. So quanto questo ti spaventi, ma io sarò con te e nessuno potrà farti del male.
Ti prego Clarissa… se veramente mi ami, parla, racconta tutto e metti fine a questa assurda storia. Voglio vederlo marcire in galera quel bastardo!
Niente e nessuno dovrà più ostacolarci. Ti voglio bene e vorrei tanto poter passare i miei giorni futuri insieme a te. Anche se ci provo, non riesco più a concepire la mia vita senza la tua presenza.
Quando ripenso al bacio che ci siamo dati sulla spiaggia, sento ancora le labbra bruciarmi. Ricordi che allora ti dissi che non sarebbe successo mai più?
Il motivo era semplice… non volevo affezionarmi a te più di quanto non lo fossi già. Ma ora è tutto diverso, ho bisogno di te fisicamente e mentalmente.
Sono diventato un tossicodipendente e la mia droga si chiama Clarissa.
Più di questo non posso dire mia dolce principessa, ora la decisione spetta a te.
Sei disposta ad accogliere nel tuo regno un umile e povero magazziniere?
Prima di rispondere, ricorda che sono pazzo di te e non dimenticare che non ho più nessuna intenzione di nasconderlo. Sono disposto a tutto pur di conquistare il tuo cuore. Ti amo principessa.
Buon Natale.

Nico”

Clarissa rimise la lettera nella busta e spense la luce.
Si sdraiò e stringendo forte la lettera al petto, rise di gioia.
“Anch’io ti amo mio dolce principe” – pensò… e dolcemente scivolò nel sonno.
Il giorno dopo Nicolas non andò a trovarla perché doveva trascorrere il giorno di Santo Stefano a casa di alcuni parenti.
Fortunatamente Fabio Uboldi non si fece vedere e Clarissa potè trascorrere una giornata serena.

 
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