CAPITOLO 13°

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felina67
view post Posted on 28/4/2008, 11:29




CAPITOLO 13


Il sole filtrava attraverso le tende.
Clarissa non si era accorta di essersi addormentata.
Il letto era vuoto… Nicolas non era rientrato. Mille pensieri le affollarono la mente. Si vestì e scese per la colazione nella speranza di trovarlo seduto al loro tavolo.
Nicolas non c’era. Entrò nella hall giusto in tempo per vederlo arrivare.
“Buongiorno nottambulo.”
Lui la guardò appena mentre rispondeva al saluto.
Clarissa si costrinse a sorridere.
“Vieni a fare colazione?”
“No… sono stanco morto. Vado a farmi una doccia e poi andrò a fare un pisolino sulla spiaggia” – e voltandole le spalle se ne andò.
Mentre tiepidi fili d’acqua gli massaggiavano le spalle, Nicolas pensava al futuro.
Decise che sarebbe tornato a Milano e avrebbe detto a Clarissa di non cercarlo per un po’ di tempo.
Era consapevole di provare nei suoi confronti un sentimento che andava al di là dell’amicizia, ma Clarissa non meritava il suo affetto, Clarissa non sapeva cosa farsene di lui, e lui non voleva soffrire a causa sua.
Doveva allontanarsi da lei e doveva farlo al più presto.
Aveva passato la notte con una ragazza bellissima, eppure non era trascorso un istante senza che avesse pensato a Clarissa. Anche mentre avevano fatto l’amore Nicolas immaginava Clarissa tra le braccia del dottore, e il suo rapporto si era trasformato in un atto violento, rabbioso.
Si vergognò per il suo comportamento e fu proprio allora che capì di dover fuggire da lei, doveva farlo per salvare se stesso.
Clarissa non sarebbe mai stata sua e lui aveva una vita da vivere.
Quando arrivò in spiaggia, trovò il “suo incubo” comodamente rilassato su una sedia sdraio. Inforcò gli occhiali da sole e assunse un atteggiamento distaccato.
“Ciao bel fusto.”
“Ciao.”
“Ti sei ripreso?”
“Sì.”
“Ce l’hai con me?”
“No.”
“Allora perché mi parli a monosillabi?... e perché stanotte non sei tornato?”
“Non ho voglia di parlare e avevo da fare.”
“Capisco. Almeno posso sapere dove sei stato?”
“A fare quello che hai fatto tu?”
“E che libro hai letto?”
“Spiritosa.”
“Perché spiritosa?... ho passato veramente la serata leggendo un libro. Dovevo far passare il tempo mentre ti aspettavo.”
“Bella questa! Il tuo dottore non è solo un infame, è anche un velocista. Bell’aman-te ti sei scelta.”
“Fai finta di non capire o non hai capito veramente?”
Nicolas si tolse gli occhiali e si voltò a guardarla.
“Non so perché ti diverti a farmi passare per scemo, ma sappi che la cosa comin-cia a darmi sui nervi.”
“Ti sto dicendo la verità. Ieri sono rimasta sola.”
“Cos’è, lo scopatore a comando ti ha fatto il bidone?”
“No caro… l’ho mandato al diavolo.”
Il cuore di Nicolas iniziò a battere più forte.
“L’hai mandato al diavolo?”
“Sono scesa prima che lui arrivasse e l’ho aspettato nella hall. Gli ho chiesto dove voleva portarmi e quando lui ha risposto “in un letto”, gli ho detto che poteva andare a farsi friggere e ho aggiunto anche che oggi me ne sarei tornata a casa. Questo è quello che ho fatto prima di leggere il libro.”
Nicolas non riusciva a realizzare la situazione. Era felice, ma al tempo stesso non voleva esserlo. Era tutto vero?
“E lui come ha reagito?”
“Mi ha chiesto scusa, mi ha dato ragione e mi ha pregato di non andarmene. Sono rimasta fredda e gli ho detto di tornare da sua moglie. Lui ha detto che mi lasciava due giorni per riflettere e che poi sarebbe tornato a cercarmi.”
“E quando tornerà a cercarti?”
“Non farò altro che ripetergli di andare a farsi friggere.”
“Quando vorresti partire?”
“Quando vuoi tu. Se tu resti, io resto… se tu parti, io parto.”
“Perché tutto questo?”
“Perché avevi ragione. Il modo in cui te ne sei andato mi ha fatto capire molte cose, e se non fosse stato per te, a quest’ora sarei ancora la sua amante.”
Nicolas non parlava. Avrebbe voluto fare i salti di gioia, ma sapeva che non dove-va illudersi, non poteva permetterselo.
“Non dici niente?”
“Cosa devo dire? Sono contento per te.”
“Ma non capisci che è stato tutto merito tuo? L’ho fatto per te.”
“Per me?”
“Sì zuccone, per te! Non volevo che avessi una cattiva opinione di me. Il tuo comportamento mi ha fatto capire molte cose, molte più di quelle che immagini.”
“Sono belle parole le tue.”
“E sono sincere.”
“Mi fa piacere.”
Clarissa si alzò in piedi e gli porse la mano.
“Vieni a fare una nuotata?”
Nicolas mise la mano in quella di lei e facendosi condurre a riva, si beò di quel contatto.

Passarono due giorni in cui il Dott. Uboldi non si fece né vedere, né sentire.
I due ragazzi stavano tutto il tempo insieme, ed entrambi si resero conto che tra loro stava nascendo qualcosa. Naturalmente si guardarono bene dal dirselo, ma chi li avesse visti insieme, avrebbe sicuramente pensato che formassero una splendida coppia.
Di comune accordo decisero di rimanere a godersi la vacanza, anche se l’ombra del dottore incombeva su di loro.
Il terzo giorno aspettavano entrambi la telefonata di Fabio Uboldi, ma questa non arrivò. Forse aveva capito?
Alla sera, mentre passeggiavano mano nella mano sul lungo mare, Nicolas e Clarissa si trovarono faccia a faccia con il Dott. Uboldi e sua moglie.
Fabio Uboldi la fissò serio per un lungo istante, poi sorridendo disse:
“Clarissa… che coincidenza! È davvero un piacere rivederti” – poi rivolgendosi alla moglie – “Vedi cara, questa è la ragazza di cui ti ho parlato.”
La donna allungò la mano e strinse quella di Clarissa.
“Mi fa piacere conoscerti. Mio marito mi ha raccontato quello che hai passato quando è morta la signora Giselli. Sono contenta che ora tu stia bene.”
“La ringrazio. È stato davvero un brutto momento, ma per fortuna l’ho superato. Il merito è stato anche del mio ragazzo.”
Il viso del dottore diventò paonazzo e mentre formulava la domanda, si costrinse a controllare il tono della voce.
“Il tuo ragazzo?”
Clarissa si aggrappò al braccio di Nicolas.
“Sì… lui, Nicolas.”
Entrambi strinsero la mano che Nicolas gli porgeva.
La moglie del dottore parlò.
“Queste disgrazie uniscono molto due persone.”
Fabio Uboldi guardò Clarissa… pareva volesse incenerirla.
“Che strana coincidenza trovarci qui, vero?”
“Sì, soprattutto per il fatto che non sarei neanche dovuta andare in vacanza, ma Nicolas ha insistito per portarmi al mare… ed ora eccoci qui.”
“E dove alloggiate?”
“In uno splendido albergo… Nicolas ha pensato anche a questo.”
“Molto romantico Nicolas…”
“Eh sa com’è… Clarissa aveva proprio bisogno di qualcuno che le stesse vicino.”
Fabio Uboldi non staccava lo sguardo da quello di Clarissa – “Ora capisco perché ti sei rimessa così in fretta… ora capisco molte cose.”
La signora Uboldi posò una mano sul braccio della ragazza – “Volete unirvi a noi? Stavamo andando a mangiare un gelato.”
Clarissa guardò Fabio e poi la moglie.
“Grazie, ma ci stanno aspettando degli amici.”
La signora Uboldi si voltò a guardare il marito – “Allora caro vorrà dire che faremo gli sposini solitari.”
Lui le sorrise, poi si voltò verso Clarissa – “E’ meglio che andiate o farete tardi.”
Clarissa sostenne il suo sguardo.
“Mi ha fatto piacere rivederla dottore, e sono contenta di aver conosciuto sua moglie. È una donna bella e simpatica.”
La signora Uboldi sorrise – “Grazie… certe cose rinfrancano lo spirito, soprattutto dopo averti vista. Se non mi fidassi ciecamente di mio marito, sarei molto gelosa al pensiero di tutto il tempo che ha trascorso con te.”
“No signora… non deve neanche pensarle certe cose.”
“Lo so, mio marito è meraviglioso.”
Fabio Uboldi passò un braccio intorno alle spalle della moglie e fissando Clarissa le fece l’occhiolino. Per lei ebbe lo stesso effetto di un pugno nello stomaco.
“Già! Ora però dobbiamo proprio andare. Buona serata.”
“Anche a voi” – disse la signora Uboldi – “Mi piacerebbe rivedervi, magari una sera venite a cena da noi.”
“Vedremo… in ogni caso grazie per l’invito.”
“Arrivederci.”
Fecero pochi passi, poi Clarissa si mise a correre e andò verso la spiaggia.
Quando Nicolas la raggiunse, la trovò seduta sulla riva, con la testa poggiata sulle ginocchia.
“Che succede Cla?”
Il corpo di Clarissa era scosso dai singhiozzi.
Nicolas le si sedette accanto e le circondò le spalle con un braccio.
“Dai Cla non fare così. Mi fai star male… mi fai sentire inutile.”
Lei sollevò la testa… il volto coperto di lacrime.
Guardò Nicolas con occhi disperati e lui rimase sconcertato. Non le aveva mai visto quell’espressione e ne rimase colpito.
“Abbracciami Nico ti prego. Stringimi forte, ho bisogno di te.”
Lui allargò le braccia e lei si rannicchiò contro il suo petto.
La circondò nel suo abbraccio e le accarezzò i capelli. In quel momento Clarissa gli sembrò una bambina smarrita e indifesa. Voleva alleviare le sue sofferenze, ma non sapeva quale ne fosse la causa.
Ad un certo punto sentì le braccia di Clarissa avvolgergli la vita. Il calore del suo corpo lo pervase. Ogni minuscola parte del suo organismo la desiderava, voleva baciarla, accarezzarla fino a possederla, ma non poteva.
La ragione prese il sopravvento.
“Nico?”
“Dimmi… che ti è preso?”
lei sollevò il viso e lo guardò, gli occhi umidi e lo stesso sguardo disperato.
“Giura che non pensi io sia una puttana.”
“Cosa?”
“giuramelo! Dimmi che non mi giudichi una ragazza meschina, subdola e poco seria. Giuramelo Nico.”
“Ma cosa ti passa per la testa?” – lei continuava a fissarlo, le loro labbra vicinissi-me – “Non ti ho mai giudicata né nel bene, né nel male. Non sono nessuno per poter dare giudizi.”
“Mi sono sentita un verme poco fa. Mi sono messa nei panni della moglie di Fabio e mi sono sentita presa per il culo fino all’eccesso. Quella donna non merita un uomo così.”
“Non è un problema tuo, con lui hai chiuso, non hai più niente a che fare con loro.”
“Mi sento sporca dentro. La gente lo vede che sono un’infame.”
“Ma che stronzate dici?”
“Tu mi vuoi bene?” – Nicolas non rispose – “Tu mi vuoi bene?”
“Questo cosa c’entra?”
“Rispondi!”
“Sì… te ne voglio.”
“E allora dimostramelo. Dimostrami che non hai schifo di me.”
“Se avessi pensato questo ora non sarei qui, non credi?”
“Dimostramelo!”
Nicolas era titubante. Affondò lo sguardo in quello di Clarissa e… decise di man-dare al diavolo la ragione – “Avevo giurato a me stesso di non farlo mai… sei stata tu a chiedermelo.” – chinò il viso e finalmente assaporò la morbidezza delle labbra di Clarissa. Aveva immaginato tante volte quel momento, ma l’immaginazione non aveva reso giustizia alla realtà. Era completamente rapito dal sapore di quel bacio.
Non riusciva a staccarsi da lei. Più pensava di respingerla e più l’attirava a se.
Non seppe dire quanto durò quel bacio, ma era certo che non l’avrebbe dimenti-cato mai più.
“Nico… io… grazie.”
Lui appoggiò la fronte sulla spalla di lei – “Non succederà più Clarissa… mai più.”
“Capisco…”
“No… non capisci… non puoi capire il vero motivo del mio comportamento, ma ti prego, non chiedermi spiegazioni, non rovinare tutto. Facciamo finta che non sia successo niente e torniamo ad essere quello che eravamo prima di partire.”
“Non è cambiato niente tra noi, lo so. Tu sei sempre l’amico e io la tua padrona di casa.”
“Ecco… appunto!”
“Andiamo in albergo per favore, voglio andare a dormire. Domani mattina torniamo a casa.”
“Buona idea.”

Sotto alle lenzuola entrambi stavano ripensando al bacio ed entrambi giurarono a loro stessi di non innamorarsi mai dell’altro.
Clarissa, ormai cosciente di sentirsi attratta da Nicolas, pensava che lui non l’avrebbe mai voluta a causa di tutto quello che aveva fatto, di quello che era stata. Pensava che non si fidasse di lei e per questo decise che gli sarebbe stata il più lontano possibile.
Nicolas si malediceva per non aver saputo resistere al fascino di Clarissa. Si era reso conto di provare per lei molto più di quanto non avesse voluto, ma sicura-mente lei non lo voleva… lui non era alla sua altezza e per questo decise che le sarebbe stato alla larga il più possibile.
Entrambi si addormentarono pensando all’altro.

La mattina seguente Clarissa cominciò a preparare le valigie.
Nicolas era sotto alla doccia quando bussarono alla porta.
Quando Clarissa aprì, si trovò di fronte Fabio Uboldi.
“Ciao bambola.”
“Cosa vuoi?”
“Non mi fai entrare?”
“Ho detto cosa vuoi!”
Con un gesto fulmineo la spinse indietro, entrò e chiuse la porta a chiave.
“Vedo che il tuo ragazzo non c’è. Bella mossa farti le vacanze pagate da me, con il tuo amichetto, ma… stai facendo le valigie?”
“Torno a casa.”
“Il tuo amico può tornare a casa, non tu. Tu non vai da nessuna parte, non ti ho dato il permesso.”
“Non sono una tua proprietà. Ma non ti fai schifo? Come fai a guardare in faccia tua moglie senza sentirti sprofondare?”
“Il mio cuore è tuo, non suo.”
“Non ti voglio più Fabio, amo Nicolas. Non voglio più vederti, né sentirti.”
Lui la buttò sul letto e le si sdraiò sopra, immobilizzandola.
“Fabio per favore lasciami andare… non fare stronzate.”
“Altrimenti?”
“Mi metto ad urlare così forte che mi sentiranno fino a Pescara.”
Le coprì la bocca con una mano – “Non peggiorare la situazione bambola. Avrei voluto ucciderti l’altra sera, ma poi ho capito che il tuo è stato solo un momento di debolezza e così ho deciso di perdonarti, ma sia chiaro che non deve succedere mai più. ora ti toglierò la mano dalla bocca e tu da brava bambina darai un bacio a quest’uomo che ti ama tanto.”
Clarissa lo fissava spaventata.
“Fabio ti prego, ascoltami. Non voglio più stare con te, è finita.”
“Invece adesso tu mi avrai, costi quel che costi.” – e iniziò a strapparle la camicetta.
“Fermo Fabio, ti scongiuro, mi fai male… lasciami.”
“Continua così, dimenati che mi piace.”
Nicolas uscì dal bagno e afferrò il dottore per le spalle. Gli assestò un pugno in pieno viso. Fabio Uboldi perse l’equilibrio e cadde sul pavimento. Nicolas gli fu subito addosso e cominciò a tempestarlo di pugni.
Clarissa era spaventata per la furia con cui Nicolas picchiava il dottore e dopo un attimo di autentico panico, corse a fermarlo.
“Basta Nico, basta, così lo ammazzi.”
Nicolas guardò il dottore dritto negli occhi e prendendolo per la cravatta lo sollevò da terra per poi sbatterlo contro alla parete.
“Esci immediatamente da questa stanza prima che chiami la polizia e non farti più vedere, mai più.”
dopo essere stato spinto verso la porta, Fabio Uboldi si voltò a guardarli.
“Non la passerete liscia, credetemi, ve la farò pagare.”
“Tu prova solo ad avvicinarti ancora una volta a Clarissa e ti denuncio, ti giuro che lo faccio.”
Quando la porta della stanza si richiuse, Clarissa buttò le braccia al collo del suo salvatore, ma Nicolas lasciò le sue lungo i fianchi.
“Grazie Nico, se non ci fossi stato tu lui… non voglio neanche pensarci.”
“Spero che tu non debba più rivederlo, ora però lasciami.”
La freddezza di Nicolas fu per Clarissa una pugnalata in pieno petto. Si convinse che ormai per lui non esisteva più neanche l’amicizia.

 
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