12° CAPITOLO - L'altra donna

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felina67
view post Posted on 15/4/2008, 15:53




CAPITOLO 12


I giorni trascorrevano e le vacanze si avvicinavano.
Il Dott. Uboldi le avrebbe trascorse con la moglie nella loro casa di S. Benedetto del Tronto e aveva provveduto a prenotare una stanza per Clarissa, nel migliore albergo della città.
La voleva vicina ogni momento, voleva godere della sua presenza in qualsiasi istante gli fosse stato possibile.
Fabio Uboldi teneva Clarissa sotto una campana di vetro e lei si era calata perfet-tamente nella parte dell’amante viziata.
La loro relazione durava ormai da più di due mesi, ma Clarissa non era innamora-ta di lui, e mai lo sarebbe stata, però le piaceva il suo modo di fare all’amore, le piaceva sentirsi importante per qualcuno e le facevano piacere anche i regali con cui lui la ricopriva.
Francesca disapprovava il comportamento dell’amica, ma Clarissa ormai non l’ascoltava più. aveva provato a parlarle, a farla ragionare, ma lei aveva eretto un muro e non permetteva a nessuno di avvicinarla. Nicolas era l’unico di cui si fidava. Da quando Attilio era tornato con Sonia, giocava un ruolo importante nella vita di Clarissa. Si vedevano tutti i giorni e sempre più spesso cenavano insieme.
Clarissa pensava a Nicolas come ad un caro amico e Nicolas tenne fede alla sua promessa: per lui Clarissa doveva essere solo un’amica.
Il rapporto tra Attilio e Clarissa naufragò definitivamente. Ormai non si rivolgevano neanche più la parola e quando si incontravano, si evitavano.
Clarissa era ancora innamorata di lui. Era una tortura trovarselo davanti quasi tutti i giorni, ma fortunatamente Attilio non aveva mai più cercato un dialogo.
Lei pensava che lo facesse perché ormai l’odiava, Attilio lo faceva per non fare del male a se stesso. Era consapevole che non l’avrebbe mai dimenticata, e anche se ci metteva tutta la buona volontà, non sarebbe mai stato in grado di amare Sonia tanto quanto amava lei.
Nell’edificio tutti sapevano che dopo le ferie si sarebbe sposato con Sonia, ma la notizia non era ancora giunta all’orecchio di Clarissa.

Era arrivato l’ultimo giorno lavorativo prima delle tanto sospirate vacanze.
Clarissa dopo aver salutato tutti i colleghi, si avviò verso l’ascensore.
Le porte si aprirono ed uscirono alcune persone. Quando entrò nella cabina, si accorse che in un angolo c’era Attilio.
Gli voltò le spalle e schiacciò il pulsante del piano terra. L’ascensore partì, ma subito dopo fece un sobbalzo e si bloccò.
Ci fu un attimo di panico – “ed ora che faccio?” – pensò.
Il cuore le martellava nel petto, ma non era per la paura di essere bloccata in ascensore, bensì per essere rimasta sola con Attilio.
Lui si avvicinò alla pulsantiera, provò a schiacciare un po’ di tasti, ma l’ascensore non si mosse. Tornò nell’angolo da dove era venuto e rimase in silenzio. Clarissa provò ad aprire le porte con le mani, ma tutto quello che ottenne fu di rompersi un’unghia. Imprecò e picchiò i piedi per terra, poi rendendosi conto della comicità della situazione, si mise a ridere.
Si voltò. Attilio stava guardando il soffitto e sorrideva. Abbassò lo sguardo e i loro occhi si incontrarono.
“E’ il colmo eh Cla?... proprio a noi doveva capitare…”
“Chissà! Forse qualcuno lassù ha voluto farci stare insieme ancora una volta.” – e istintivamente Clarissa pensò a nonna Alba.
Lui abbassò la testa e si mise le mani in tasca, poi alzando lo sguardo chiese :
“Come stai?”
“Si può dire bene, e tu?”
“Tiro avanti. Non faccio salti di gioia, ma mi accontento.”
Il cuore gli martellava nel petto e non riusciva a credere di avere Clarissa davanti a se, più attraente che mai. Sapeva di essere stato uno stupido a lasciarla andare, ma non aveva avuto scelta.
“Stai con qualcuno adesso?”
“Nessuno di importante. Mi vedo spesso con Nico, ma siamo solo buoni amici.”
“Io spero solo che tu riesca ad essere felice, che riesca a trovare una persona che sia degna di stare al tuo fianco.”
“Anch’io ti auguro di essere felice Attilio, te lo giuro, spero con tutto il cuore che tu sia felice e che non debba mai pentirti della tua decisione.”
“Mi sono pentito nel momento stesso in cui l’ho presa, ma dovevo assumermi le mie responsabilità. Lo so che tu non lo capisci, ma ho dovuto farlo, non avrei potuto vivere con il rimorso.”
“Invece capisco. Ora a mente serena capisco il valore del tuo gesto e ti chiedo scusa per tutte le cattiverie che ti ho detto. Era il cuore che mi faceva parlare, non la mente.”
“E’ una storia passata ed è inutile tornarci sopra.”
“Hai ragione, è inutile. Ma dimmi un po’, come sta Sonia?”
“Bene, si è ripresa abbastanza bene. Fa un po’ fatica a muovere un braccio, ma il resto è tutto a posto. Ora non ci pensa perché è tutta presa con i preparativi del matrimonio.”
“Vi sposate?”
“A settembre, non lo sapevi?... qui ormai lo sanno tutti…”
Clarissa incassò il colpo.
“Non sapevo niente. Bene… come si dice in queste occasioni?... congratulazioni.”
“No… da te non voglio sentirlo dire… non è giusto” – le andò vicino, molto vicino – “Mi fa male Clarissa, troppo male vedere come siamo finiti.”
“Non è stata colpa mia.”
“Lo so, tu non hai nessuna colpa, e io… io volevo chiederti scusa per come è finita. Avevo tanti progetti per noi, per la nostra vita.”
“Non c’è bisogno che ti scusi, anch’io non mi sono comportata bene. Ci siamo fatti del male, ma forse questo significa che ci siamo amati veramente. Per quel che mi riguarda è stato così; ti ho amato e anche se mi fa male ammetterlo, ti voglio ancora bene.”
Lui l’abbracciò e la tenne stretta a se.
“Anch’io ti voglio bene. Non ho mai smesso di amarti e credo che non smetterò mai.”
Si guardarono per un istante e come attirati da una forza magnetica si baciarono.
A Clarissa tornò in mente la loro breve convivenza e provò un gran senso di vuoto. Una lacrima sfuggì al suo controllo.
“Forse è meglio suonare l’allarme.”
Lui sollevò un braccio e schiacciò il tasto.
Clarissa lo guardò e vide che aveva gli occhi lucidi.
Li tirarono fuori in pochi minuti. Davanti all’entrata del garage si salutarono. Attilio l’abbracciò, ma lei si scostò quasi subito.
“Buona fortuna Attilio” – e alzandosi in punta di piedi, gli diede un bacio sulla guancia. Lui le prese le mani.
“Sarai sempre la mia cucciola.”
“E tu sarai sempre il mio bel programmatore” – poi si liberò dalla stretta e corse via, non voleva che Attilio la vedesse piangere.
Attilio si avviò verso l’auto, vi salì e se ne andò… ma dopo pochi metri dovette fermarsi, le lacrime gli impedivano di vedere la strada. Poggiò la testa sul volante e diede sfogo alla sua amarezza.

La sera prima della partenza per S. Benedetto del Tronto, Clarissa la passò con Nicolas. Cenarono nell’appartamento di lui e dopo aver riordinato la cucina, si sedettero sul divano a gambe incrociate, uno di fronte all’altro.
“Nico… ho bisogno di parlarti, hai voglia di ascoltarmi?”
“Certo.”
“Come sai la mia storia con Attilio è finita.”
“Da tre mesi no?”
“Sì, quasi tre mesi. Quello che però non ti ho mai detto è che quando è finita, sono diventata l’amante del Dott. Uboldi.”
Nicolas ebbe un moto di stizza.
“Certo che te le vai proprio a cercare le rogne.”
“Sono una scema lo so, non c’è bisogno che me lo dici.”
“Non dico che sei scema, però mi hai deluso parecchio. Ma non sei capace di trovarti un ragazzo libero?”
“Non infierire anche tu, basto io ad umiliarmi.”
“Evidentemente non è abbastanza” – Clarissa abbassò la testa e Nicolas continuò con tono alterato – “Cos’è che ti lega ad un uomo sposato? La speranza che un giorno lasci la moglie?”
“In questo caso è il sesso, mi piace far l’amore con lui. Non c’è sentimento, quello credo non ci sarà più per nessuno… e poi mi piace come mi tratta, mi riempie di regali… mi vizia.”
“Ma non ti senti… come dire…”
“Una poco di buono?”
“Non pensavo quello, intendevo dire se non ti senti usata.”
“No, in fin dei conti anch’io lo uso a mio piacimento, però… una poco di buono mi ci sento. A volte penso che tra me e le donne di strada non ci sia molta differenza. Io non prendo soldi, ma vengo sommersa dai regali. Lo so che queste cose le pensi anche tu.”
“No Clarissa, te lo giuro, questo non lo penso e non lo penserò mai. Mi spiace solo vederti buttare via la vita così, ma io non sono nessuno per poterti dire questo.”
“Invece tu sei tanto per me… più di quanto non immagini.”
Nicolas non voleva che la loro discussione prendesse quella piega, non voleva sapere cosa Clarissa pensava di lui… solo così sarebbe riuscito a mantenere la sua promessa.
Lui per Clarissa doveva essere solo un amico, niente di più.
Cercò di cambiare discorso – “E’ di questo che dovevi parlarmi?”
“Anche, ma non solo.”
“Cos’altro hai combinato?”
“Ho avuto un incontro ravvicinato con Attilio, siamo rimasti bloccati in ascensore.”
“E’ il colmo.”
“E’ quello che ho pensato anch’io, però non tutti i mali vengono per nuocere.”
“Non dirmi che vi siete riavvicinati?”
“No, ci siamo scusati a vicenda per come è finita e sono contenta di questo, ora non c’è più rancore. Poi mi ha detto che a settembre si sposa e per me è stata una pugnalata in pieno petto.”
Nicolas le accarezzò una guancia – “Mi spiace, so il bene che gli hai voluto.”
“Gliene ho voluto tanto e gliene voglio ancora, però mi sono rassegnata. Lui mi ha confessato che mi vuole ancora, ma non gli ho dato corda. È stato troppo penoso riavvicinarci e ho cercato di non far degenerare la situazione.”
“Hai fatto la cosa migliore.”
“Lo penso anch’io… però mi è costato molta fatica.”
“L’importante è che tu l’abbia fatto, che abbia trovato la forza di dare un taglio netto ad una situazione che aveva dell’assurdo. Peccato che ne hai iniziata una ancora più assurda.”
Clarissa abbassò lo sguardo e una lacrima le corse sul viso.
Nicolas le poggiò le mani sulle ginocchia e inclinò la testa per guardarla negli occhi – “Cos’è successo?” – Clarissa alzò le spalle – “E’ per colpa di Attilio o per colpa mia?” – le andò vicino e l’attirò a se. Quel contatto gli provocò un brivido che gli percorse la schiena.
“Scusami, non volevo offenderti, ho parlato un po’ troppo stasera. Sei venuta qui in cerca di un po’ di comprensione e invece hai trovato un muro. Non l’ho fatto apposta, mi è venuto d’istinto. Mi dispiace vederti sprecare il tempo con chi non se lo merita, però se è quello che vuoi, quello che ritieni più giusto per te, non interfe-rirò più, te lo prometto.”
Nicolas andò a prenderle un fazzoletto. – “Sono perdonato?”
“Non ce l’ho con te… avevo bisogno di piangere, dovevo sfogarmi.”
“Allora è passato?”
“Sì, è passato. Rivedere Attilio mi ha fatto capire lo sbaglio che sto facendo frequentando Fabio. Non posso andare avanti così, ma tu mi devi aiutare.”
“In che modo?”
“Domani mattina devo partire, vado al mare. Fabio mi ha prenotato una stanza in un albergo vicino a casa sua perché vuole avermi lì con se. Naturalmente è in villeggiatura con la moglie.”
“E tu cosa vai a fare?”
“Ad aspettare che si liberi per venire da me.”
“E’ assurdo!”
“Sì, lo è, per questo volevo chiederti di venire con me.”
“Dove?”
“A S. Benedetto.”
“Non posso.”
“Non vuoi.”
“Non posso… o pago l’affitto, o vado in vacanza.”
“Non lo voglio l’affitto.”
“Non mi va questa storia.”
“Sono io che ti sto dicendo di non darmi i soldi.”
“Non potrei permettermi una camera in albergo.”
“E’ già tutto pagato, tu devi solo venire con me.”
“Staremo nella stessa stanza?”
“Sì.”
“Nello stesso letto?”
“Sì.”
“Perché vuoi che venga?”
“Perché ho bisogno di te. Se dovessi rimanere sola… penso che… non ce la farei. Tu mi fai sentire sicura, mi dai forza.”
“A me non pensi? Va bene che siamo amici, ma non sono fatto di legno. Per quanto ti rispetti…”
“Non succederà niente tra noi, te lo prometto… non voglio rovinare la nostra amicizia.”
“Non lo so.”
“Ti prego Nico, fallo per me. Non lasciarmi sola.”
“Ma ti rendi conto di quello che mi stai chiedendo? Dovrei lavarmi, mangiare e dormire con te… per quanto tempo?”
“Tre settimane.”
“Ecco… appunto! Dovrei convivere con te tre settimane rimanendo di ghiaccio. E se scattasse un’attrazione?”
“Non succederà.”
“Queste sono cose che non si possono prevedere.”
“Sarai libero di fare tutto quello che vorrai. Potrai uscire quando e con chi vuoi. Mi laverò quando non ci sarai e dormirò nell’angolo più lontano del letto, ma saprò di averti lì con me e questo mi darà forza. Ti prego Nico, dimmi di sì.”
“No Clarissa, non me la sento.”
“Ti prego… ti scongiuro.”
Clarissa aveva ancora gli occhi arrossati e guardandola Nicolas si intenerì.
Lui non aveva progetti per le vacanze, ma la proposta di Clarissa era un’arma a doppio taglio. Sospirando si passò una mano tra i capelli.
“Se vuoi che venga, lo faccio solo ad una condizione.”
“Tutto quello che vuoi.”
“Dovrò essere libero di tornare a Milano in qualsiasi momento.”
“Mi sta bene.”
“Sia chiaro Clarissa, me ne andrò quando vorrò.”
“Ci sto.”
“A che ora dovremmo partire?”
“Il treno parte alle sette e cinque.”
“Ci vediamo per le sei e mezza?”
“Benissimo.”
Clarissa si alzò e andò verso la porta, poi si voltò a guardare Nicolas e tornò sui suoi passi. Gli si fermò di fronte e gli buttò le braccia al collo.
“Sei un tesoro Nicolas, un vero tesoro, non dimenticherò mai quello che stai facendo per me” – poi lo baciò su una guancia e se ne andò.
Lui rimase seduto sul divano a fissare la porta.
Si rendeva conto che la situazione gli stava sfuggendo di mano, perché più tempo passava con Clarissa, più si sentiva attratto da lei.
Arrivarono a S. Benedetto giusto in tempo per pranzare.
Finito di mangiare, andarono in camera a disfare i bagagli, poi decisero di andare a fare una passeggiata.
Tornarono in albergo intorno alle sei del pomeriggio.
Nicolas andò a comprare le sigarette, Clarissa salì in camera a farsi una doccia.
Quando rientrò nella stanza, era avvolta nel suo accappatoio, i capelli raccolti in un asciugamano e i piedi scalzi.
“E’ così che mantieni le promesse?”
Nicolas era sdraiato sul letto con le braccia incrociate dietro alla nuca che la osservava divertito.
Clarissa arrossì – “Scusami, non pensavo fossi già rientrato.”
Lui fece il gesto di alzarsi.
“No, stai pure lì… prendo i vestiti e torno in bagno.”
Quando Clarissa si chiuse la porta alle spalle, fece un profondo respiro e cercò di far cessare il tremito delle mani.
Si sentiva un’idiota. Non sapeva spiegarsi il perché, eppure sotto lo sguardo attento di Nicolas si era sentita in imbarazzo.
Quando rientrò nella stanza, Nicolas era sparito. Lo trovò comodamente seduto su un dondolo nel giardino dell’albergo.
Lo raggiunse e lui la guardò sorridendo.
“Posso andare a lavarmi anch’io?”
“Certo.”
“Non ci metterò più di mezz’ora, tu che fai, mi aspetti qui?”
“Starò qui buona buona.”
“Bene… dopo mangiato ti porto a fare una bella passeggiata sul lungo mare.”

Passeggiarono mano nella mano per tutta la sera.
Andarono fino in fondo al lungo mare, nei pressi del porto e visitarono una piccola fiera, allestita dentro ad un parco pieno di gente vociante e spensierata.
Si soffermarono davanti ad una bancarella che vendeva ninnoli orientali e Nicolas comprò a Clarissa una collana di caucciù con un ciondolo in giada a forma di goccia. Clarissa si commosse per quel gesto e prendendolo sotto braccio lo condusse davanti ad una bancarella dove c’erano esposti oggetti di cuoio, confezionati da mani esperte.
“Scegli quello che vuoi.”
“Non dirlo neanche per scherzo.”
“Anch’io voglio regalarti qualcosa che ti ricordi questa vacanza, quindi scegli quello che più ti piace e te lo regalerò.”
“Tu cosa mi compreresti?” – Clarissa guardò la merce esposta e indicò un porta-foglio con delle originali decorazioni. – “Secondo me quello si addice alla tua persona.”
“Ottima scelta, non avrei saputo trovare di meglio.”
Clarissa comprò il portafoglio, poi estrasse dal suo una banconota da cinque euro e un penna biro. Sulla banconota scrisse : “al batterista più carino del mondo” e mettendola in uno scomparto del regalo per Nicolas, glielo porse.
Lui lesse e arrossendo disse: “Perché cinque euro?”
“Non si regala mai un portafoglio vuoto, non lo sapevi?”
“Potevi mettere una moneta.”
“Tu vali molto di più.”
Nicolas le passò un braccio intorno alle spalle e s’incamminarono per la via.
Quando rientrarono in albergo,si spogliarono a turno chiudendosi in bagno e spegnendo la luce s’infilarono sotto alle lenzuola.
Nel buio Clarissa disse : “Nico… sono troppo felice che tu sia qui. Ho passato proprio una bella giornata… era da tanto che non mi sentivo così spensierata.”
“Anch’io ho trascorso una bella giornata e anch’io sono felice di essere qui.”
“Buona notte inquilino.”
“Buona notte padrona di casa” – e sorridendo Clarissa si girò su un fianco.
Lei si addormentò quasi subito, Nicolas no.
Continuava a pensare a lei, al fatto di averla al suo fianco e si maledì quando si rese conto che desiderava abbracciarla.
Non doveva cedere, non poteva farlo se voleva continuare ad essere sereno.

La mattina seguente, dopo aver fatto colazione, andarono sulla piaggia.
Si crogiolarono al sole, e quando rientrarono in albergo per pranzare, si accorsero di essersi esposti un po’ troppo, così il pomeriggio lo trascorsero giocando a carte.
Dopo essersi preparati per la cena, scesero nel salone ristorante.
Mentre stavano mangiando, Clarissa fu chiamata al telefono.
Quando tornò al tavolo, tenne gli occhi fissi sul piatto.
“Tutto bene?” – chiese Nicolas e lei trasalì.
“Non lo so.”
“E’ successo qualcosa a casa ?”
“Non erano i miei zii… era Fabio.”
“Ah!”
Nicolas riprese a mangiare tenendo gli occhi bassi, non voleva che Clarissa leggesse nel suo sguardo la rabbia che provava.
“Ha detto a sua moglie che stasera è stato invitato ad una partita di poker da alcuni amici e invece verrà da me alle nove.”
Nicolas posò la forchetta e la guardò negli occhi.
“E tu dovrai già essere nuda sotto alle lenzuola, o prima bevete qualcosa?”
“Nicolas!”
“Scusami. Ci vediamo domani mattina” – gettò il tovagliolo sul tavolo e se ne andò.
Clarissa avrebbe voluto piangere, ma quel salone affollato non era certo il luogo adatto, così anche lei lasciò la cena a metà e salì in camera. Si sedette sul letto e sfogò la sua angoscia prendendo a pugni il cuscino. Nicolas l’aveva fatta sentire una donnaccia e capì che non era andato molto lontano dalla realtà.
Dieci minuti prima dell’arrivo del dottore, Clarissa scese nella hall dell’albergo e sorseggiando un aperitivo, attese.
Alle ventuno, puntuale come sempre, Fabio arrivò.
“Ciao bambola, non vedevo l’ora di vederti, mi sei mancata tantissimo. Quanto sole hai preso, sei tutta rossa.”
“Sono stata un po’ imprudente.”
“Però sei ancora più bella. Come mai non mi hai aspettato in camera?” – le parole di Nicolas le rimbombarono nella testa – “Mi sono preparata con un po’ di anticipo e sono scesa ad aspettarti.”
Lui la guardava senza capire – “Dove mi porti di bello?”
“Scusa… non ho capito.”
“Volevo sapere dove mi porti.”
“Mi stai prendendo in giro?”
“Perché?”
“Come perché… lo sai benissimo che sono venuto qui per star solo con te, ma io intendo in camera e possibilmente in un letto” – le accarezzò una mano – “Non vedo l’ora di coprire il tuo corpo di baci, di sentire il calore delle tue labbra.”
Clarissa in quel momento ebbe una visione molto chiara della situazione.
“Caro Fabio, se pensavi di venire qui per avere la tua puttana personale, ti sei sbagliato di grosso. Non ho nessuna intenzione di far l’amore a comando.”
“Puttana? Tu pensi che ti considero la mia puttana?”
“E cos’altro sarei per te…”
“Clarissa io ti amo, sono innamorato di te ed è normale che ti desideri… non ho mai pensato a te come ad una donnaccia.”
“Tu dici di amarmi, però stai con tua moglie. Dici di non considerarmi una puttana, però mi cerchi solo per andare a letto… sparisci fabio, sparisci!”
“Dai non fare così, sei solo un po’ agitata, ma vedrai che poi passa.”
“Domani mattina lascerò la stanza, torno a casa.”
“No aspetta un attimo. Vieni fuori un secondo.”
Si sedettero sul dondolo, Fabio dava evidenti segni di nervosismo.
“Clarissa, non ti sembra di esagerare?”
“Ho deciso che è ora di finirla, non sono più disposta a tollerare, non sono più la tua bambola caro Fabio.”
“Detto così sembra molto brutto. Senti, tu hai ragione, ho sbagliato, non potevo pretendere di arrivare qui e portarti a letto. Sono stato un idiota, ma ti prego di non andartene… non voglio che tu te ne vada.”
“Questa situazione non mi sta più bene. È finita, mi sono scocciata. È ora che mi crei una situazione sentimentale normale, un rapporto con un uomo libero.”
“E dove lo trovi un altro uomo che ti ama, come ti amo io?”
“Il mondo è pieno di uomini e da qualche parte ce n’è uno che aspetta solo di incontrarmi.”
“Tu non puoi lasciarmi, non te lo permetto!”
“Ma ti rendi conto di quello che dici? Tu sei sposato!”
“Questo non cambia quello che provo per te. Sai che non posso lasciare mia moglie… andrebbe a discapito della mia posizione.”
“Ti ripeto che domani torno a casa.”
Fabio l’afferrò per le spalle – “Non ti serve a niente scappare, ti troverei anche dall’altro capo della terra.” – Clarissa iniziava a spazientirsi, così pur di farlo andare via, decise di assecondarlo.
“Va bene rimango, ma tu ora torna da tua moglie.”
“Perché?”
“Perché ti crede ad una partita di poker.”
“Non sarebbe la prima volta che le mento per venire da te.”
“Lo so… e non lo sopporto più. vai per favore, vai da lei.”
“Come vuoi… tanto ho capito che stasera non è serata. Ti sei messa in testa tutta questa storia solo per fare la preziosa, ma non ti preoccupare, starò al gioco e per un paio di giorni ti lascerò in pace… ma quando ci rivedremo, scoppieranno i fuochi d’artificio, te lo posso giurare.” – e chinandosi le diede un bacio.
Clarissa rimase a lungo su quel dondolo. Aspettava di veder arrivare Nicolas.
Capì che quel ragazzo stava diventando importante per lei.
Quando Fabio le aveva chiesto di andare a letto, provò ribrezzo per l’uomo che le stava di fronte e d’istinto desiderò avere vicino a sé, il suo acaro amico Nicolas.
Dondolandosi lentamente, si ritrovò a pensare a come doveva essere piacevole passare le mani tra i suoi capelli, accarezzargli il petto, baciare le sue labbra.
Si stava forse innamorando di lui?
“Oh mio Dio!” – pensò – “ma Nico che opinione può avere di me?”
Quando l’aveva conosciuta stava insieme ad un ragazzo fidanzato, finita quella storia era diventata l’amante di un uomo sposato.
Clarissa rabbrividì. Il quadro che Nicolas aveva della sua persona non era certo confortante. E a cena? A cena le aveva chiaramente fatto capire che la considera-va una poco di buono.
Si alzò dal dondolo e andò in camera.
Si sdraiò sul letto e si mise a leggere un libro.
Aveva deciso di far conoscere a Nicolas una Clarissa completamente nuova, una Clarissa che lui non conosceva, quella persona che era prima di incontrare Attilio.

 
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dolcino
view post Posted on 16/4/2008, 12:30




Oh madonna la situazione diventa sempre più complicata.
 
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cucciolina72
view post Posted on 26/4/2008, 03:29




Finalmente ho avuto il tempo di leggere questo capitolo....
Diventa ingarbugliata.. la cosa
 
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2 replies since 15/4/2008, 15:53   106 views
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