10° CAPITOLO - L'altra donna

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felina67
TOPIC_ICON8  view post Posted on 11/4/2008, 14:45




CAPITOLO 10


Erano trascorsi già due mesi.
Attilio aveva passato ogni momento libero in compagnia di Clarissa e più passava-no i giorni, più si sentiva legato a lei.
Il tempo in sua compagnia passava velocemente, troppo velocemente, e ogni volta era sempre più penoso il distacco. Avrebbe voluto vivere con lei, svegliarsi al mattino e trovarla sdraiata al suo fianco, ma tutto questo non poteva ancora accadere. Durante i due mesi trascorsi aveva diradato le sue uscite con Sonia, aveva sempre cercato qualche scusa, perché trascurandola aveva sperato che lei lo lasciasse, ma questo non era accaduto e si rendeva conto che Clarissa era ormai sul punto di crollare. Sapeva di non poterle imporre un rapporto a tre, ma non sapeva come fare a lasciare Sonia senza ferirla.
Clarissa era sempre più innamorata del bel programmatore, ma cominciava ad accusare segni di insofferenza. Attilio era molto dolce con lei e la ricopriva di mille attenzioni, ma non era sempre presente, doveva dividere il suo tempo con Sonia.
La situazione le stava sfuggendo di mano e lei non sapeva come fare. In due mesi non era riuscita a convincerlo a prendere la situazione di petto.
E se non ci fosse mai riuscita?
A peggiorare la situazione poi, ci fu la lieta novella di Francesca : aspettava un bambino.
Tutti consideravano la sua condizione un vero e proprio miracolo e per non compromettere in alcun modo la gravidanza, aveva deciso di rimanere a casa sin dal primo mese.
Clarissa era felice per l’amica e quando le aveva comunicato la notizia, avevano pianto insieme, ma le mancava terribilmente la sua compagnia e soprattutto le mancavano le loro chiacchierate.
C’era una sola costante nella vita di Clarissa, il Dott. Fabio Uboldi!!
La chiamava regolarmente due volte alla settimana per sincerarsi che andasse tutto bene e per sapere come stava.
Aveva deciso di conquistarla, e stava solo aspettando il momento giusto. Sapeva aspettare e non aveva alcuna fretta. Il suo piano stava andando alla perfezione, la sua presenza nella vita di Clarissa era una certezza, lei sapeva sempre di poter contare su di lui in qualsiasi momento. Fabio avrebbe agito nel momento in cui Clarissa fosse stata più debole e il momento arrivò.
Clarissa era per l’ennesima volta a casa da sola. Attilio quella sera doveva uscire con dei colleghi per discutere di lavoro, e proprio quella sera Fabio Uboldi le telefonò.
“Ciao Clarissa, come stai?”
“Oh Fabio, ciao.”
“Allora come va?”
“Insomma.”
“Cosa vuol dire insomma?”
“Che va così così.”
“Perché? È successo qualcosa?”
“Niente di particolare… mi sento un po’ sola.”
“Perché non me lo hai detto?... sto arrivando.”
“Adesso?”
“E quando?”
“Ma puoi? Non devi andare a casa?”
“Non ti preoccupare, tra dieci minuti sono lì da te.”
Il Dott. Uboldi telefonò alla moglie dicendole che sarebbe rincasato tardi, perché doveva trattenersi in ospedale a causa di un intervento chirurgico urgente, appena fosse uscito dalla sala operatoria, sarebbe andato a casa.
Durante il breve tragitto che lo separava dalla casa di Clarissa, non fece altro che pensare al momento in cui l’avrebbe stretta tra le braccia e lei gli si sarebbe concessa senza riserve.
L’accoglienza che gli riservò Clarissa invece fu molto formale. Una semplice stretta di mano e un “Vuoi qualcosa da bere?”
Ora sedevano sul divano sorseggiando un drink.
“Non vorrei sembrarti indiscreto, ma posso sapere cosa ti affligge?”
“Perché?”
“C’è qualcosa che rende il tuo sorriso spento, privo di gioia.”
“Mi sento sola Fabio. Sono completamente insoddisfatta della mia vita sentimen-tale. Perché non posso avere una persona tutta per me? Una persona che dedichi tutte le sue energie a me? Perché devo dividere Attilio con un’altra?”
“Con un’altra? Cosa vuoi dire?”
“Non ha ancora lasciato la sua ragazza.”
“Non sapevo che Attilio avesse una ragazza, non me lo avevi mai detto.”
“Non mi andava di parlarne, non volevo che mi giudicassi.”
“Giudicarti? Non lo farei mai. E come si chiama questa ragazza?”
“Sonia.”
“Dove abita?”
“Nello stesso quartiere di Attilio.”
“Sai anche dove lavora?”
“So che fa l’impiegata presso un commercialista.”
“A Milano?”
“No, sempre lì a Vigevano. Attilio mi ha detto che praticamente è a due passi da casa. Lo studio è di un loro amico comune. Ma perché ti interessa?”
“Curiosità, solo curiosità. Comunque a questo punto voglio che tu sappia che ci sono io.”
“So di poter contare su di te, ma in questo momento non ho bisogno di un amico, ho bisogno di una persona da amare.”
“Proprio per questo ti ho detto che io ci sono.”
“Fabio voglio una persona libera. Tu sei sposato.”
“Ti ripeto che sono qui. Se solo tu volessi, potrei essere quello che desideri.”
Clarissa lo fissò, poi posò il suo bicchiere sul tavolino e avvicinando il viso a quello del bel dottore, gli mise una mano dietro alla nuca e lo attirò a se.
Lentamente posò le labbra sulle sue e imprimendo una leggera pressione gliele fece schiudere. Mentre lo baciava pensava ad Attilio e continuava a ripetersi che stava facendo una cosa giusta.
Lui aveva Sonia?”
E allora perché lei non avrebbe potuto avere un altro uomo?”
Quel bacio non le procurò alcun tipo di emozione, ma la cosa non la sorprese.
Fabio era un bell’uomo, molto attraente, affascinate, ma per lui Clarissa non provava nessun sentimento.
Quella fu l’ennesima prova del suo totale amore per Attilio.
Quando Clarissa si ritrasse, fabio le prese una mano e se la portò alle labbra.
“Clarissa, non puoi immaginare per quanto tempo ho aspettato questo momento. Ti ho desiderata fin dal primo istante che ti ho vista, ed ora finalmente anche tu ti sei accorta di me” – e l’attirò a se.
Clarissa gli mise una mano sul petto e si tirò indietro.
“Non correre, non andare oltre. Ricorda che sei un uomo sposato e hai una moglie a casa che ti aspetta. Ho sbagliato a fare quello che ho fatto, ma volevo punire la persona che mi sta vicino e tu me ne hai dato la possibilità. Ti chiedo scusa e gradirei che te andassi. La tua presenza mi imbarazza” – e si alzò per aprirgli la porta.
Fabio Uboldi andò via visibilmente contrariato, ma a Clarissa non importava.
Il perfido dottore giurò vendetta e avrebbe agito a modo suo. Era sicuro che Clarissa avrebbe avuto ancora bisogno di lui, ed allora l’avrebbe presa e tenuta per sempre con se. Nessuna donna poteva opporgli resistenza, Clarissa meno di tutte.
Nel frattempo Clarissa rimase seduta sul divano a meditare.
Aveva baciato Fabio Uboldi solo per fare un dispetto ad Attilio, ma che senso aveva se lui non lo veniva a sapere?
Guardò l’orologio e quando vide che erano le ventitré, alzò la cornetta e compose il numero di casa di Attilio.
Rispose una donna.
“Buona sera signora, scusi per l’ora tarda, ma ho bisogno di parlare con Attilio.”
“Lei chi è?” – il tono della voce era molto seccato.
“Sono una sua collega.”
“E cosa vuole da mio figlio a quest’ora?”
“Purtroppo ho avuto un contrattempo e domani non potrò recarmi in ufficio. Avevo dei dati urgenti da comunicargli, glieli volevo dar ora.”
Il tono di voce della donna cambiò immediatamente, passando dal freddo distacco al sincero rammarico – “Oh guardi, mi spiace, ma è uscito a mangiare con la sua fidanzata e credo che si fermerà a dormire da lei. Se vuole le lascio il numero di telefono della Sonia.”
A Clarissa sembrò che qualcuno le strappasse il cuore dal petto.
“No signora, grazie, non importa, vedrò di rintracciarlo domattina in ufficio. Grazie ancora e scusi per il disturbo.”
“Nessun disturbo. Quando si tratta di mio figlio, son sempre disponibile.”
“Buona sera.”
“Buona sera a lei.” – e poggiando la testa sul divano si abbandonò ad un pianto carico di sofferenza.
Attilio le aveva detto che sarebbe uscito con dei colleghi ed invece era uscito con Sonia. Chi faceva ora la parte dell’amante?
Clarissa non ne poteva più. capì che si stava logorando i nervi, così decise di dare un taglio netto alla sua assurda storia con Attilio.

Al mattino, dopo essersi guardata allo specchio, decise che sarebbe rimasta a casa. Aveva gli occhi gonfi e le tempie che pulsavano incessantemente. Telefonò in ufficio dicendo che si sentiva poco bene e che quindi sarebbe rimasta a casa.
A metà mattina squillò il telefono, ma decise di non rispondere.
Il telefono squillò a lungo e continuò a squillare ad intervalli di cinque minuti.
Alla quinta telefonata decise di rispondere, sospettando che fosse qualcuno dell’ufficio che aveva bisogno di lei.
Quando alzò il ricevitore, sentì la voce di Attilio – “Ciao piccola, sei malata?”
“Credo di avere l’influenza.”
“Povera tata. Nell’ora di pranzo vengo a trovarti.”
“No! Non venire. Sono a letto e sto tentando di riposare.”
“Potremmo farlo insieme.”
“Al solo pensiero di toccarti sapendo che stanotte hai dormito con Sonia, mi viene da vomitare. Provo tanto di quello schifo Attilio, che spero di non trovarmi più la tua faccia davanti agli occhi per tanto, tanto tempo.” – e con rabbia riagganciò. Staccò la spina del telefono dal muro e tornò a letto a sfogare la sua angoscia.
Era riuscita ad appisolarsi, ma il suono insistente del citofono le fece spalancare gli occhi. Sapeva chi c’era davanti al portone, ma non le importava. Si girò su un fianco e rimase a fissare la parete nell’attesa che Attilio se ne andasse. Quando la pace tornò a regnare nell’appartamento, decise di alzarsi.
Si fece una doccia, mangiò un boccone veloce e si dedicò alle pulizie domestiche.
Fortunatamente il pomeriggio passò in un baleno e si accorse dell’orario solo quando squillò il telefono… erano le diciotto e a quell’ora era sicura che fosse Attilio. Fu tentata di alzare la cornetta, ma il suo spirito di conservazione le diceva di non farlo. Attese che il telefono finisse di squillare e andò a fumarsi una sigaretta sul terrazzo. Li vide Nicolas che rientrava dal lavoro e le venne un’idea.
Attese che entrasse in casa e dopo due minuti andò a suonare il campanello.
“Ciao. Disturbo?”
“Ma scherzi?”
“Volevo farti una proposta.”
“E’ allettante?”
“Non direi… magari la trovi pure noiosa.”
“Ti ascolto lo stesso.” – e sorrise.
“Avevo pensato che, se non hai niente di meglio da fare, potresti venire a mangiare una pizza a casa mia.”
“Invece io ho un’idea migliore. La pizza andiamo a mangiarla fuori e poi si va a fare due passi. Ora le serate cominciano ad essere tiepide ed è piacevole andare a spasso. Che ne dici?”
Clarissa in uno slancio d’affetto lo abbracciò e gli diede un bacio sulla guancia.
“Dico che sei semplicemente fantastico.”
Nicolas arrossendo fino alla punta dei piedi, sorrise.
“Ok… vado a fare la doccia altrimenti faccio tardi… e sarò il caso di farla gelata.”
Clarissa rise – “Per così poco?”
“Ricorda sempre una cosa : non si giudica mai dalla quantità, ma dalla qualità.”
Clarissa ebbe l’impressione che quelle parole le pronunciasse nonna Alba.
Accarezzò una guancia di Nicolas – “Sei speciale ragazzo, davvero speciale.”
Nicolas sorrise e chiuse la porta.
Appena rientrata nel suo appartamento, Clarissa sobbalzò per lo spavento : il citofono suonava incessantemente. Attilio era tornato alla carica.
Si fece coraggio e decise di affrontarlo.
Lui era fermo davanti al portone e quando la vide, gli si illuminò il viso. Con mano incerta Clarissa aprì il portone.
Stava per parlare, ma Attilio l’afferrò per la vita e l’attirò a se. L’abbracciò e la baciò come se aggrapparsi a lei, volesse dire vivere. Clarissa, suo malgrado, rispose a quel bacio in modo dolce e sensuale. Non c’era niente da fare, per quanti sforzi facesse, non riusciva ad allontanarsi da lui.
“Perdonami piccola, ti prego. Non volevo dirti una bugia, ma sapevo che se ti avessi detto che andavo da Sonia ti saresti dispiaciuta.”
“Non so chi è l’amante e chi no. Non ce la faccio più Attilio, non voglio più andare avanti così, preferisco perderti piuttosto che dividerti con un’altra.”
“No! Non pensarla una cosa simile. La lascerò, giuro che la lascerò:”
“Non ci credo più. se così fosse stato ieri sera non avresti dormito da lei.”
“Non volevo infatti, ma lei ha insistito. Mi ha chiesto se ti vedevo ancora e le ho detto di sì. Mi ha chiesto se ti amavo e le ho risposto che non lo sapevo, allora lei ha cominciato a spogliarsi e mi ha detto che quella notte avrebbe fatto di tutto per farmi dimenticare la tua esistenza.”
“A quanto pare non ci è riuscita.”
“Neanche per un attimo.”
“E glielo hai detto?”
“No.”
“Bravo Attilio, così si fa!”
“Glielo dirò… prima o poi glielo dirò.”
“Sono stanca di aspettare, ormai sono agli sgoccioli. Ora se vuoi scusarmi devo andare. Ci vediamo domani al lavoro.”
Attilio rimase a guardarla fino a che non entrò nell’ascensore e tornando alla sua auto capì che se non avesse agito al più presto, l’avrebbe persa definitivamente.

Nel frattempo Nicolas si stava vestendo, e anche lui come Attilio, stava pensando a Clarissa. La trovava attraente, bella, simpatica e… irraggiungibile.
Non pensava neanche lontanamente ad avere una storia con lei; sapeva che non sarebbe riuscito ad averla ed era sicuro che non avrebbe funzionato.
Clarissa cercava un uomo di prestigio, voleva stare al fianco di una persona con una posizione, non certo ad un magazziniere che arrotondava suonando la batte-ria. Però di una cosa era sicuro, e cioè che lei lo considerava un amico e questo gli bastava.
Dandosi un’ultima occhiata allo specchio, Nicolas promise a se stesso di non provare mai a conquistarla… non voleva correre il rischio di rovinare la loro amicizia.
A lui stava bene anche così.

Dopo essere usciti dalla pizzeria, fecero un lungo giro a piedi.
Clarissa riversò su Nicolas tutta la sua amarezza e lui fu un attento ascoltatore.
Erano in silenzio, poggiati al parapetto di un ponticello e fissavano l’acqua del Naviglio illuminato dalle luci multicolori della via.
“Clarissa, a me non piace dare consigli e tanto meno giudicare la gente” – Nicolas continuava a fissare l’acqua – “ma se non molli subito tutto, finirai con l’esaurirti.”
“Come faccio a mollare tutto?”
“Alzi la cornetta, chiami il tuo amico dottore e gli dici che sarebbe meglio se pen-sasse solo a sua moglie, punto. Vai in ufficio, prendi il programmatore in disparte e gli dici che ti sei stufata di fare da terzo incomodo, gli dici che ti sei trovata un ragazzo e hai deciso di stare con lui. Digli pure che quel ragazzo sono io se può aiutarti.”
“Hai ragione Nico, so che hai ragione, ma non ce la faccio.”
“Quello che avevo da dirti te l’ho detto. Ora non voglio più parlarne, non voglio entrarci in questa storia.”
“Ed io non posso pretendere che tu lo faccia.”
Nicolas passò un braccio intorno alle spalle di Clarissa e la condusse verso l’auto.
Davanti alle rispettive porte di casa, si sentivano imbarazzati.
Clarissa parlò per prima.
“Scusami, non dovevo coinvolgerti, ma se l’ho fatto è solo perché ti considero un amico e ci tenevo ad avere un tuo parere.”
“Non c’è bisogno che ti scusi. Sono situazioni un po’ imbarazzanti, ma non devi scusarti. Forse sono stato un po’ brusco, lo riconosco, ma l’ho fatto per il tuo bene.”
“Lo so.”
“Allora è tutto chiarito?”
“Sì.”
“Bene, spero che tu riesca a trovare il coraggio di venirne fuori.”
“Lo spero anch’io.”

Il giorno dopo Clarissa disse ad Attilio che quella sera lo voleva a cena a casa sua. Aveva deciso di dare un taglio netto alla loro storia e voleva farlo sul suo territorio.
Nel pomeriggio aveva telefonato a Francesca per metterla al corrente della deci-sione che aveva preso; voleva anche la sua opinione. L’amica le aveva detto di fare quello che riteneva più giusto, ma al suo posto avrebbe agito nello stesso modo.
A Clarissa questo bastò.

Erano seduti a tavola e Clarissa continuava a rigirare la forchetta nel piatto.
“Non mangi? Hai cucinato una cena squisita.”
“Non ho fame.”
“Senti, lo so che sei…”
“Non continuare! Non dire niente, non importa quello che hai da dire.”
“Invece ora mi ascolti.”
“Non ti voglio più. è finita Attilio, non voglio saperne più niente.”
“Stai scherzando?”
“Mai stata più seria.”
“Sì, stati scherzando.”
“Puoi anche rifiutarti di capire, ma te lo ripeto, per me è finita. Non ti voglio più. non riesco ad amare una persona sapendo che va a letto con un’altra, è una cosa che non accetto, non mista più bene. Ti ho lasciato tutto il tempo di cui hai avuto bisogno, ma non hai saputo sfruttarlo in maniera intelligente.”
“E se ti dicessi che stasera lascio Sonia definitivamente?”
“Non ti crederei… non più ormai.”
Attilio si alzò, butto il tovagliolo sul tavolo e prese le chiavi della sua auto.
“Ti dimostrerò che puoi ancora avere fiducia in me” – e sbattendo la porta uscì.

Era quasi mezzanotte e Clarissa aveva deciso di andare a dormire. Si era già infilata il pigiama quando suonarono al citofono.
Chi poteva essere a quell’ora? Rispose e Attilio le disse di aprire.
Quando aprì la porta, lui rimase sulla soglia e la fissò.
“Con Sonia è finita, sono tornato per restare.”
Clarissa chiuse la porta, Attilio le cinse la vita e la strinse forte a se.
Lei gli passò le braccia intorno al collo e lo fissò intensamente.
“L’hai lasciata veramente?”
“Sono andato a casa sua. Le ho detto che ero andato lì per mettere fine alla storia tra lei e me. Sonia pensava che scherzassi e continuava a dirmi che era uno scherzo di cattivo gusto e che le stavo facendo del male. Le ho stretto le mani tra le mie e le ho giurato che non stavo scherzando. Le ho detto che non avevo mai smesso di vederti e che avevo capito di essere arrivato al punto di prendere una decisione definitiva. Tutto quello che volevo, era passare il mio tempo con te e mi ero reso conto di non poter fare a meno della tua presenza.
Sonia era ammutolita, mi guardava e non parlava. Dopo un po’ mi ha chiesto se fosse finita davvero e le ho risposto che ti amo come non ho mai amato nessuna. Lei è corsa via piangendo ed io sono andato a casa mia. Ho raccontato tutto a mia madre e lei è rimasta in silenzio. So che non approva quello che ho fatto, ma mi ha detto che se sono felice con te, è con te che devo restare. Sono andato in camera mia ed ho infilato nella valigia un paio di vestiti e qualche camicia, poi ho preso la macchina e sono tornato da te. Mi è dispiaciuto fare quello che ho fatto, lo ammetto, ma al pensiero di perderti, mi sento morire. Spero solo che con il tempo Sonia possa capirmi, possa capire che la mia vita sarebbe felice solo al tuo fianco. Ma tu mi vuoi ancora nella tua vita?”
Clarissa non rispose, lo baciò con passione e lo trascinò nella camera da letto.
Così ebbe inizio la loro convivenza.

 
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dolcino
view post Posted on 11/4/2008, 18:34




Che situazione complicata!!!
 
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cucciolina72
view post Posted on 12/4/2008, 06:45




Felina come sei brava...
 
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2 replies since 11/4/2008, 14:45   61 views
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