5° CAPITOLO

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felina67
view post Posted on 21/3/2008, 11:47




CAPITOLO 5


Il treno che avrebbe riportato Clarissa a Milano, sarebbe partito a minuti.
Attilio le mise in spalla lo zaino e le diede un bacio su una guancia.
“Ci vediamo giovedì.”
“Sì, certo. A giovedì.”
“Si sistemerà tutto Clarissa, te lo prometto. Non ho intenzione di prendere in giro nessuno.”
“Ti credo. Ci vorrà del tempo ed io non ho intenzione di farti fretta.”
“Buon viaggio piccola. Ti telefono stasera.”

Durante i due giorni passati insieme, avevano parlato a lungo delle loro vite.
Attilio le aveva raccontato com’era cominciata la sua storia con Sonia.
Erano amici da sempre, si conoscevano fin da piccoli e alle scuole superiori erano stati compagni di banco. Durante tutti quegli anni ognuno aveva avuto le sue storie sentimentali, e non aveva mai pensato all’altro se non come amico. Dopo aver dato l’esame di maturità, avevano trascorso parecchie giornate insieme.
Nessuno dei due aveva potuto programmare le ferie a causa dell’esame, e la maggior parte dei loro amici era in vacanza, così si fecero compagnia a vicenda.
In un pomeriggio di pioggia si chiusero in camera di Attilio ad ascoltare musica, e senza nessun motivo apparente, si ritrovarono a letto a far l’amore.
Nessuno dei due si pose domande, era successo e basta, ma poi?
Attilio non pensava di avere una relazione con Sonia, ma lei gli fece capire che i suoi sentimenti erano cambiati. Così cominciò la loro relazione.
Ebbero parecchi alti e bassi, e per un periodo di tempo Sonia preferì stare sola. Fu allora che Attilio si accorse di essere affezionato a lei. Sentiva terribilmente la sua mancanza e la cercò. Dopo essersi rivisti vissero una storia d’amore molto intensa. Passarono alcuni anni e Sonia cominciò a parlare di matrimonio.
Per Attilio fu una doccia fredda, lui non aveva mai pensato di sposarsi, non era pronto, non era convinto di voler fare quel passo. Sonia all’inizio capì, ma poco dopo cominciò a diventare assillante e Attilio pian piano si allontanò da lei.
Cercava di vederla sempre meno e proprio in quel periodo conobbe Clarissa.
Quello fu l’inizio della fine del suo rapporto con Sonia.
Clarissa invece ebbe ben poco da raccontare.
Non aveva mai avuto un legame duraturo e l’unica storia che considerava veramente importante era ormai finita da tanto, tanto tempo.
Non se la sentì di raccontare ad Attilio quanto avesse amato Giacomo.
Lui l’aveva solo usata e ferita, e lei aveva preferito rimuovere il ricordo di quell’amore che le aveva incendiato i sensi e bruciato il cuore, ma di cui alla fine era rimasta solo cenere.
Giacomo era colui che le aveva preso la verginità per poi lasciarla dopo sole due settimane, per correre dietro alla sua vicina di casa.
Clarissa aveva diciannove anni e da allora non l’aveva più rivisto.
Ad Attilio disse che credeva nell’amore che poteva durare tutta una vita, ma aveva paura di non riuscire ad incontrarlo mai.
Lui rimase molto colpito dalla sua sensibilità. La trovava una ragazza estrema-mente dolce e fragile. Non avrebbe mai voluto trascinarla in una storia che non era vera e propria bigamia, ma ci andava molto vicino.
Clarissa si accorse che Attilio era veramente combattuto. La desiderava, ma non riusciva a trovare il modo di lasciare Sonia, non voleva ferirla. Durante quelle ore passate insieme non si diedero mai un bacio e nessuno dei due disse all’altro parole affettuose.
Entrambi avevano paura che la situazione potesse sfuggirgli di mano.
Clarissa si sentiva emotivamente coinvolta, ma aveva deciso che non si sarebbe buttata anima e corpo in quella storia, avrebbe usato la testa per evitare di soffrire in futuro. Con il passare del tempo avrebbe deciso cosa fare, per ora si sarebbe limitata a vivere alla giornata.
Di comune accordo decisero che nessuno al lavoro, tranne Francesca, avrebbe dovuto sapere della loro storia.
Avrebbero voluto amarsi alla luce del giorno, ma entrambi volevano farlo dopo che Attilio avesse affrontato l’argomento Sonia.
Anche nonna Alba questa volta non seppe niente, Clarissa temeva il suo giudizio e quindi decise di non confidarle quello che stava accadendo.

Quando il giovedì Attilio rientrò in ditta, Clarissa fece un notevole sforzo per nascondere i suoi sentimenti, soprattutto durante il pranzo.
Nel pomeriggio Attilio la chiamò al telefono interno e le diede appuntamento per quella sera.
“Ma cosa dirai a Sonia? Sei appena rientrato da Parma, e lei si aspetta che pas-siate la serata insieme.”
“Sonia è un problema mio, dimmi solo se ti va.”
“Sì, mi va… ma non so se sia giusto.”
“A stasera. Alle nove sono sotto casa tua.”
Passarono la serata giocando al bowling e divertendosi come due ragazzini.
Quando Attilio parcheggiò l’auto sotto casa di Clarissa, si concesse una sigaretta.
“Ho passato proprio una bella serata, era da troppo tempo che non mi divertivo così… troppo.”
“Anch’io mi sono divertita. Non avevo mai visto nessuno giocare così male.”
“Ah grazie… sei veramente gentile.”
“Se vuoi posso darti un po’ di lezioni.”
“E se poi l’allievo supera il maestro?”
“Nel tuo caso direi che è impossibile, però si può tentare. La domenica sera di solito non c’è molta gente, se vuoi?”
“Non posso purtroppo. Stasera quando ho visto Sonia, mi ha detto che ha organiz-zato un fine settimana in montagna con amici, partiamo domani sera.”
“Capisco. Sarà per un’altra volta.”
“Mi dispiace.”
“Non fa niente… davvero.”
“Questa volta parto senza di te, ma ti prometto che non succederà più.”
“Non fare promesse che non puoi mantenere.”
“Te lo prometto.”
“Ora è meglio che vada, si è fatto tardi.”
Clarissa aveva aperto la portiera dell’auto e aveva già messo un piede sull’asfalto, quando si sentì tirare per un braccio.
Si voltò, e ancora prima di capire, si ritrovò tra le braccia di Attilio.
Lui la baciò con trasporto. Clarissa lo abbracciò e finalmente diede sfogo al desiderio a lungo represso. Tutti i suoi buoni propositi, e le sue ferme decisioni, andarono in frantumi davanti all’impeto di quell’emozione. Era da tempo ormai che desiderava essere stretta tra le braccia di Attilio, ed ora… ora pensava solo a godere del piacere di quel contatto, ne assaporò l’intensità fino all’ultimo respiro.
Nella sua mente c’era solo il pensiero di Attilio e la morbidezza delle sue labbra.
Attilio stava pensando che era stato uno stupido ad aspettare così a lungo.
Il contatto del corpo di Clarissa gli provocava i brividi e avrebbe voluto che quel momento non finisse mai.
Con estrema dolcezza esplorava la sua bocca cercando di imprimere nella mente ogni più piccolo frammento di quel momento.
Quando si allontanarono l’uno dall’altra, Clarissa abbassò il viso.
Attilio le accarezzò una guancia e lei gli baciò il palmo della mano.
“Ti voglio bene piccola.” - Clarissa non disse niente e continuò a tenere la testa bassa – “Era da tanto che volevo dirtelo, ma pensavo fosse fuori luogo. Ora invece mi è sembrato il momento giusto. Sono completamente in balia delle mie emozioni, non capisco più niente, mi sento come un adolescente alle prime armi. Sento di volerti così tanto bene, che potrei sposarti anche domani.”
Clarissa sorrise e lo guardò negli occhi.
“Anch’io ti voglio bene Attilio. Ho cercato di resistere, di soffocare i miei sentimenti, ma dopo questo bacio mi sono accorta che è stato tutto inutile, tempo sprecato. Anche se mi sento in colpa, non posso farci niente.”
“Perché ti senti in colpa?”
“Perché non avrei voluto avvicinarmi a te fino a quando non avessi lasciato Sonia.”
“E’ questione di ore Clarissa, solo di ore” – poi l’attirò a se e la bacò nuovamente.
Davanti alla porta di casa, Clarissa si fermò un attimo. Stava pensando che presa com’era da Attilio, aveva trascurato l’anziana signora Giselli.
Si voltò a guardare verso la porta della simpatica vecchietta e sorrise.
Il giorno dopo sarebbe andata a trovarla dopo il lavoro.

Nonna Alba non stava bene.
Era stranamente silenziosa e nei suoi occhi non brillava la solita luce.
La signora Giselli disse che si sentiva solo un po’ stanca, ma Clarissa non era convinta che le cose stessero così.
Disse che avrebbe fatto venire il dottore per visitarla, ma l’anziana donna non ne volle sapere. Non aveva nessuna intenzione di essere visitata e molto educata-mente pregò Clarissa di tornare nel suo appartamento.
Clarissa era preoccupata, non sapeva cosa fare. Non voleva che nonna Alba fosse visitata contro la sua volontà, ma non voleva neanche che fosse lasciata sola. Perché l’aveva mandata via?
Aveva sempre gradito la sua presenza.
Il giorno dopo sarebbe tornata da lei e l’avrebbe convinta a farsi visitare.

Ogni tentativo fu inutile. La signora Giselli era irremovibile.
Clarissa le cucinò una minestra e la obbligò a mangiare. Dovette faticare non poco per convincerla e comunque Alba lasciò metà della minestra nel piatto.
“Senti Alba, si può sapere cosa ti sta succedendo?”
“Niente, te l’ho detto. Mi sento un po’ stanca, tutto qui. Ho un’età in cui ci si stanca anche a far niente.”
“Bugie! Non so perché non vuoi dirmi cos’hai, ma lo scoprirò e se sarà necessario ti prenderò a sculacciate.”
La donna rise – “A sculacciate?”
“Sì, proprio come si fa con i bambini visto che ti stai comportando come una di loro.”
“Ma tu cosa ci fai qui, non dovresti essere in giro a divertirti con i ragazzi della tua età? Perché perdi tempo con me?”
“Ma che dici? Lo sai che mi fa piacere stare qui con te.”
“Che fine ha fatto quel ragazzo che ti piaceva tanto?”
“E’ sempre al solito posto… fidanzato e lontano da me.”
“Perché non lo fai svegliare?”
“Perché ha la ragazza.”
“E tu fai in modo che la lasci.”
“Non sono il tipo Alba.”
“Clarissa… lo capirebbe anche un cieco che sei innamorata di lui. Perché mi stai dicendo delle bugie, non ti fidi più di me?”
“Io mi fido di te.”
“E allora perché menti? Lo so che è successo qualcosa tra voi… ora quando ne parli non lo fai come se fosse un miraggio, ma come se fosse già tuo.”
Clarissa si sedette sul bracciolo della poltrona e prese una mano della signora Giselli tra le sue.
“Vedi Alba, la cosa non è così semplice. So di piacergli e lui sa di piacermi, però c’è sempre di mezzo la sua ragazza e fino a quando non la lascerà, non mi esporrò più di tanto.”
“Però vi vedete fuori dal lavoro.”
“E’ capitato solo una volta.”
“Non è vero Clarissa e le tue menzogne mi feriscono! Non sei più venuta a trovarmi come prima ed ero felice perché sapevo che finalmente passavi il tuo tempo libero con lui e non con una vecchietta appiccicosa.”
“Tu non sei per niente appiccicosa.”
“Perché mi stai mentendo Clarissa?”
“Perché ho paura del tuo giudizio.”
“Lo sai che non ti ho mai giudicata, ti ho solo dato dei consigli.”
“Lo so, ma sono io che mi sento sporca e quindi temo i tuoi giudizi.”
“Ci sei andata a letto?”
“No, però ho passato due giorni con lui a Parma e l’altra sera ci siamo baciati.”
“E’ stato bello?”
“Non ho mai provato niente di simile. Mi sembrava di essere diventata aria e intorno a me non esisteva più niente. Credo proprio di essermi innamorata, ma so che è sbagliato e lo sa anche lui, però nonostante tutto continuiamo a vederci.”
“Lui vuole davvero lasciarla la sua ragazza?”
“Non so…dice sì, però non lo fa. Devo dargli tempo Alba, ha bisogno di tempo.”
“Attenta piccola mia, le delusioni cocenti fanno male all’anima e tu non meriti di soffrire. Sei una ragazza troppo preziosa per buttarti via così, ma dal tuo sguardo capisco che ormai non c’è più niente da fare, sei completamente in balia di quel ragazzo.”
“E’ così palese?”
“Sì, lo è.”
Clarissa rimase con l’anziana donna tutto il giorno, la notte e la mattina seguente. Solo dopo averle visto mangiare il pranzo si decise a tornare nel suo apparta-mento e a lasciarsi andare sul divano.
Appena stesa, pensò a cosa stesse facendo Attilio in quel momento.
Sicuramente Sonia era al suo fianco, e lui? Stava forse pensando a lei?
Lo squillo del telefono la fece trasalire.
“Pronto?”
“Ciao” – e il suo cuore cominciò a fare le capriole.
“Attilio!”
“Esatto…”
“Mi stai chiamando dalla montagna?”
“No… sono in ufficio da mio cugino, mi ha chiesto di venirgli a prendere una cosa e quando ho visto il telefono non ho saputo resistere alla tentazione, avevo troppa voglia di sentire la tua voce.”
“Come mai non sei andato in montagna?”
“Uno dei nostri amici ha avuto un impegno. Ci andremo domenica prossima.”
“Capisco.”
“Cosa stavi facendo?”
“Mi stavo rilassando sul divano. Sono stata con nonna Alba.”
“Come sta?”
“Fa i capricci, non vuole mangiare.”
“E tu hai mangiato?”
“Ho piluccato qualcosina.”
“Ho voglia di stringerti tra le braccia e baciarti.”
“Un po’ difficile a questa distanza… non trovi?”
“Voglio sentire il sapore delle tue labbra, il calore del tuo corpo… e vedere le tue guance arrossire come in questo momento.”
“Attilio… un po’ di contegno.”
“Ti adoro quando fai la timida.”
“Se non la smetti mi monto la testa a furia di complimenti.”
“Nessuno dice di non farlo.”
“Ti odio quando fai così… non capisco se fai sul serio o mi prendi in giro.”
“Sono serio Clarissa, te lo giuro. Mai stato più serio in vita mia.”
“Che farai oggi pomeriggio?”
“Sicuramente andrò a giocare a pallavolo.”
“Anche a me piace la pallavolo. Quando andavo a scuola ero bravissima.”
“Noi giochiamo una volta alla settimana, qualche volta puoi venire anche tu.”
“Ormai sono anni che non gioco più.”
“Perché?”
“Da quando ho finito la scuola.”
“Qui organizziamo partite tra amici.”
“Io non ho amici.”
“Davvero?”
“Davvero.”
“Mi spiace piccola, sul serio.”
“Non muore nessuno per un po’ di solitudine. Ci convivo benissimo.”
“Non vedo l’ora che arrivi domani per farti compagnia.”
“Che tesoro.”
“Ora però ti devo salutare, mi avranno dato per disperso.”
“Ciao e buona giornata.”
“Anche a te piccola. Un bacio.” – e Clarissa non vedeva l’ora che arrivasse la mattina successiva.

Durante la settimana che seguì, Clarissa e Attilio non si videro come avrebbero voluto. Non rimasero mai soli.
Attilio non ebbe mai la possibilità di poterla accompagnare a casa e la sera non riuscì in alcun modo a liberarsi.
Questa situazione danneggiò non poco il suo rendimento sul lavoro, lo rendeva particolarmente nervoso.
Aveva troppa voglia di stringere Clarissa tra le braccia, di sentire il profumo che emanavano i suoi capelli, di assaporare le sue labbra e goderne la dolcezza.
Anche Clarissa sentiva la mancanza delle loro lunghe chiacchierate, dei loro silenzi carichi di verità non dette, del modo in cui lui la guardava.
Ne sentiva sì la mancanza, ma non aveva modo di soffrirne come Attilio, perché era preoccupata per nonna Alba.
Ormai era sempre più pallida e quella luce che le aveva illuminato lo sguardo, era sparita definitivamente.
Alba continuava a dire che si sentiva solo un po’ stanca, ma naturalmente quella risposta non convinceva Clarissa.
Ne parlò con i suoi zii, ma anche il loro intervento fu inutile. La signora Giselli non voleva sentire parlare di dottori.

Era venerdì sera e Clarissa guardava la televisione.
Sdraiata sul divano fissava lo schermo, ma i suoi occhi vedevano il viso di Attilio. Quasi non sentì squillare il telefono.
“Pronto?”
“Ciao piccola.”
“Stavo pensando a te…”
“In bene spero…”
“Pensavo alla settimana appena trascorsa e al fatto che praticamente non ci siamo visti.”
“Non me ne parlare… mi sei mancata così tanto che mi sembra di non vederti da un secolo.”
“Sono felice di sentirti.”
“Non potevo partire senza sentire la tua voce.”
“Vai in montagna, giusto?”
“Sì… questa volta senza di te, ma la prossima no!”
“E Sonia?”
“Per Sonia si vedrà. Non so ancora cosa fare con lei.”
“Non farla soffrire Attilio… non a causa mia.”
“Non è colpa tua se mi piaci.”
“Lo so… ma io continuo a sentirmi in colpa.”
“Lunedì potremo stare un po’ insieme?”
“Spero tanto di sì.”
“Mi piaci Clarissa…mi piaci tanto. Pensa che domenica, dopo averti sentita, sono arrivato a casa e ho trovato Sonia… mia madre l’aveva invitata a pranzo quando ero uscito. Per me è stato tremendo arrivare a casa pensando a te, e trovare lei. Non ho neanche avuto il coraggio di baciarla. Durante tutto il pranzo praticamente non ho parlato. Continuavo a pensare al tuo viso e sentivo la tua voce. Sia Sonia che mia madre mi hanno chiesto se non stessi bene… ho risposto di sì e con una scusa me ne sono andato in camera dicendo che mi sdraiavo un po’. Come mi sono buttato sul letto, ho messo su le cuffie e ho cominciato a fantasticare su noi due. Vorrei poterti prendere per mano e fuggire lontano. Andare dove niente e nessuno possa disturbarci… dove avremo tempo solo per noi.”
“Non so che dire.”
“Troverò il modo di venirne fuori. Ho un intero fine settimana per pensarci.”
“Attilio io… volevo dirti…”
“Cosa?”
“No… niente.”
“Come niente? Adesso me lo dici.”
“Io… sento di volerti bene.”
“E’ stupendo Clarissa, davvero… magnifico.”
“Non ti sei arrabbiato?”
“Perché mai?”
“Non lo so neanche io… sono contenta che ti fa piacere.”
“Certo che mi fa piacere, non puoi immaginare quanto. Ora però ti devo lasciare perché mi hanno citofonato.”
“Buon viaggio.”
“Un bacio piccola.”
Clarissa si guardò intorno e provò un grande senso di vuoto.
Era sola… aveva ottenuto la sua indipendenza ed ora era sola. Provò una gran pena per se stessa e cominciò a piangere.
Pianse commiserandosi… pianse fino ad addormentarsi.
Le giornate di sabato e domenica le passò con nonna Alba.
Era sempre più preoccupata per la sua salute, tanto che la convinse a dormire con lei. Nel caso avesse avuto bisogno di qualcosa, le sarebbe stata vicina.
Non voleva che la signora Alba fosse visitata contro la sua volontà, ma decise che in settimana avrebbe chiamato il medico e lo avrebbe fatto andare a casa a sua insaputa. Era l’unico modo per riuscire a capire cosa stesse succedendo a quell’adorabile vecchietta.
Il lunedì mattina Clarissa non vedeva l’ora di arrivare in ufficio per poter vedere Attilio. Aveva bisogno della sua presenza e voleva parlargli della signora Alba per farsi consigliare sul da farsi.
Come arrivò, andò nel suo ufficio per augurargli il buongiorno, ma lì trovò soltanto un suo collega.
“Ciao. Tutto solo?”
“A quanto pare gli altri fanno i ritardatari.”
“Ero venuta a salutarvi, ma a questo punto lo farai tu per me.”
“Certo, te li saluto io.”
All’ora di pranzo Clarissa scoprì che Attilio era stato mandato in un distaccamento, così molto amareggiata decise di far venire il medico quella sera stessa, tanto lei non avrebbe avuto impegni.
 
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alessandro_
view post Posted on 21/3/2008, 12:14




A me questo Attilio non convince affatto.....
 
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dolcino
view post Posted on 21/3/2008, 14:58




A me sembra innamorato di Clarissa.......forse mi sbaglio??
 
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2 replies since 21/3/2008, 11:47   35 views
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