4° CAPITOLO

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felina67
view post Posted on 20/3/2008, 12:01




CAPITOLO 4


Mancavano ormai pochi minuti all’arrivo del treno nella stazione di Parma e Clarissa continuava a chiedersi cosa ne sarebbe stato di lei e delle sue decisioni in quei due giorni. Aveva pensato in continuazione alla situazione di Attilio, ma nonostante i buoni propositi, non era sicura di riuscire a resistere ad eventuali sue avances. Era stata molto onesta con se stessa.
Attilio le piaceva più di quanto avesse voluto, e se le avesse fatto capire di voler avere una storia, nonostante la presenza di Sonia, lei non si sarebbe tirata indietro. Desiderava Attilio tanto quanto lui desiderava lei.

Il treno stava entrando in stazione ed Attilio era emozionato al pensiero di rivedere Clarissa. Si sentiva come un adolescente alla sua prima “cotta” e sorrise tra se per questo stato d’animo. Clarissa aveva risvegliato in lui sentimenti che credeva ormai assopiti.

Clarissa scese dal treno e si guardò intorno. Vide Attilio quasi subito, poggiato al passamano di una scala, che la cercava con lo sguardo.
Guardandolo, sentì le ginocchia piegarsi. Era bellissimo!
Indossava un paio di jeans scoloriti, un pullover color canna da zucchero ed un giubbotto di pelle nera. Non aveva niente a che vedere con l’austero programma-tore in giacca e cravatta che si aggirava per i corridoi della ditta.
Provò l’impulso di corrergli incontro e buttargli le braccia al collo. In quel momento capì che forse si stava innamorando di Attilio… di un ragazzo fidanzato da otto anni, con l’incubo del matrimonio.
Lui finalmente la vide e le andò incontro.
Quando le fu vicino, si chinò su di lei quasi volesse baciarla, invece si limitò a prendere lo zaino che aveva in spalla.
“Ben arrivata. Hai fatto buon viaggio?”
“Sì, tutto bene.”
“Hai cenato?”
“No, non ho fatto in tempo.”
“Bene anch’io sono a stomaco vuoto. Preferisci pizzeria o ristorante?”
“Pizzeria.”
“Allora andiamo… si mangia.”
Durante il tragitto in auto parlarono di cose banali, del tempo, del lavoro e di sport. Evitarono l’argomento che gli stava a cuore, perché entrambi avevano paura di dire qualcosa di sbagliato.
Arrivati in pizzeria presero posto e ordinarono.
Attilio allungò un braccio sul tavolo e posò una mano su quella di Clarissa.
“Non puoi neanche immaginare quanto sia felice che tu sia qui. Non so come hai fatto, ma mi hai sconvolto l’esistenza.”
Lei lo guardò fisso negli occhi, ma non disse niente.
Aveva dentro un vulcano di parole che premevano per uscire allo scoperto, ma non sapeva da dove cominciare.
Si guardarono per alcuni secondi e intorno a loro si formò il vuoto.
Non esisteva più niente e nessuno, erano entrambi persi uno negli occhi dell’altra.
Attilio accarezzava il palmo della mano di Clarissa e ringraziava il cielo che tra loro ci fosse un robusto tavolo di legno, perché se così non fosse stato, non sarebbe riuscito a controllare i suoi istinti.
Clarissa aveva il potere di risvegliare i suoi sensi anche solo respirando.
Era attratto da lei irrimediabilmente e in cuor suo sperava di riuscire a conquistare quella meravigliosa creatura che gli sedeva di fronte.
Un cameriere portando le pizze ruppe la magia di quel momento.
“Finito di cenare vuoi che ti porti subito in albergo?”
“Perché, dove vorresti andare?”
“Vorrei stare un po’ con te. Avevo pensato di fare due passi, così potremmo parlare. Qui non mi sembra il posto adatto, ci sono troppe orecchie.”
“Sono d’accordo.”
“Bene, però di qualcosa dovremo pur parlare mentre mangiamo.”
“Giusto. Dov’è finito l’impeccabile programmatore?”
“Cosa?”
“Sembri un’altra persona vestito così.”
“E’ un complimento o una critica?”
“Hai l’aria sbarazzina. Quando ti aggiri per i corridoi della ditta hai l’aspetto del dirigente in carriera, mentre ora sembri un normalissimo ragazzo in gita turistica.”
“Non sono ancora riuscito a capire se questo abbigliamento ti piace o no.”
“Quando sei in giacca e cravatta ti trovo affascinante, ma vestito così… mi piaci in maniera diversa, forse sei più accessibile, almeno questa è la mia impressione.”
“Ho sentito bene?? Hai detto che mi trovi affascinante e che ti piaccio??”
“Dai… non prendermi in giro. Secondo te perché sarei venuta fin qui?... per visitare la città ?”
“Potrebbe anche darsi.”
“Spiritoso! Dimmi un po’, in cosa consiste il tuo lavoro?”
Attilio le spiegò quali erano le sue mansioni all’interno della società e il perché delle sue continue trasferte.
Clarissa rimase impressionata dalla sua professionalità e segnò un altro punto a suo favore.
Nel suo gruppo Attilio era considerato il migliore ed ogni volta che un cliente richiedeva un intervento sul software, veniva mandato lui perché era l’unico in grado di soddisfare in poco tempo, qualsiasi richiesta.
Aveva fatto la gavetta come tutti gli altri, ma ben presto il responsabile del CED si era accorto del suo valore e in poco tempo Attilio si era ritrovato a gestire i sistemi aziendali dei dieci clienti più importanti della Società.
Per lui era stato motivo di orgoglio. Amava il suo lavoro e vi si dedicava con passione.
Attilio era da sempre un ragazzo tranquillo, di modesta famiglia; molto educato ed ottimo studente, aveva sempre riscosso simpatia sia da parte dei professori, che dei compagni di classe.
Durante il servizio militare, perse il padre a causa di un infarto.
Figlio unico, si dedicò totalmente alla madre, cercando sempre di non farle mai mancare niente, soprattutto il suo affetto.
Quando si fidanzò con Sonia, sua madre accolse la ragazza come una figlia e per lui fu più semplice poterle stare vicino. Sapeva che durante le trasferte, Sonia trascorreva con lei tutte le serate e questo gli permetteva di partire sereno e di concentrarsi sul lavoro.
Dopo aver bevuto il caffè, Attilio pagò il conto e preceduto da Clarissa uscì dal locale. Salirono in auto e si diressero verso l’albergo.
Clarissa accese una sigaretta e la porse al suo accompagnatore.
“Vuoi?”
“Grazie, ne avevo proprio voglia.”
“E’ il minimo che posso fare, visto che offri sempre tu:”
“Lo dici come se ti desse fastidio.”
“Non mi da fastidio, l’importante è che non diventi un’abitudine. Piacerebbe anche a me offrirti una cena.”
“D’accordo, domani sera paghi tu, contenta?”
“Certo.”
Attilio sorrise - “Cos’è… non vuoi comprometterti?”
“Che stupidaggine!”
“Se lo faccio è perché mi va di farlo, non perché lo dice il galateo.”
“Lo so, però anche a me farebbe piacere offrirti qualcosa, ma tu estrai il portafoglio come se fossi la pistola più veloce del west.”
“Ricordi? Io sono il paladino della giustizia, il cavaliere senza macchia e senza paura… anche se ho sia la macchia, che la paura.”
“Paura? Di cosa?”
“Di quello che potrà accadere.”
Entrarono nel parcheggio dell’albergo e Attilio spense il motore.
Il momento della verità era arrivato e Clarissa decise di mettere le mani avanti prima di cadere pericolosamente.
“Ascolta Attilio, voglio subito mettere le cose in chiaro. Se sono venuta fin qui non è stato perché ho intenzione di infilarmi nel tuo letto, ma solo per sentire quello che hai da dirmi, quindi…”
“Ho capito… non preoccuparti.” – il tono della sua voce era basso, si capiva che era amareggiato – “Comunque non ho mai avuto intenzione di portarti a letto. Mi spiace che tu l’abbia pensato.”
“Non volevo offenderti… scusami.”
“No, hai ragione. Dal modo in cui ho insistito per farti venire qui, poteva sembrare che avessi un secondo fine, ma ti giuro che non è così, non voglio avere una storiella con te, la toccata e fuga non mi interessa. Sono rimasto sconcertato da come sei entrata prepotentemente nei miei pensieri. È successo tutto così in fretta, che non ho neanche avuto il tempo di fermarmi a riflettere. Non ti conosce-vo, eppure ti pensavo in continuazione. Non mi era mai successa una cosa del genere. Mi sento molto attratto da te, è inutile negarlo, ma non ho intenzione di approfittare della situazione. Quello che mi preme sapere è se anche tu provi queste sensazioni… se anche tu hai un interesse per me, se…”
“Sì.”
Clarissa aveva la testa bassa e Attilio guardava dritto davanti a se.
Strinse il volante con entrambi le mani per scaricare la tensione, e si lasciò andare contro lo schienale del sedile.
“E’ troppo bello per essere vero.”
“Infatti non è così semplice. Anch’io mi sento attratta da te, inutile negarlo, ma c’è qualcosa che mi frena e non è un ostacolo facile da superare.”
“Sonia.”
“Appunto!”
lui si voltò per guardarla negli occhi.
“Sonia non c’entra niente con te, lei è un’altra cosa.”
“Però c’è.”
“C’è fino a quando lo vorrò io.”
“Ma ti rendi conto in che situazione ci stiamo cacciando?”
“Clarissa ascolta, è da un mese ormai che sono conciato così. Cosa credi, che a me faccia piacere uscire con Sonia e pensare a te? Anche lei si è accorta del mio cambiamento, ma sono troppo vigliacco per dirle la verità. Non ho bisogno di capire, in cuor mio la scelta l’ho già fatta, quello che non riesco a fare è trovare il coraggio di lasciarla.”
“Lasciarla?”
“E cosa dovrei fare secondo te, stare con lei desiderando un’altra?”
“Butteresti via otto anni di fidanzamento per una cotta?”
“Una cotta?... stai dicendo che per te avrei preso una cotta?”
“Certo… cos’altro credi che sia?”
“Non hai capito niente allora, proprio niente.” – e aprendo la portiera dell’auto se ne andò.
Clarissa rimase dov’era, la reazione di Attilio la sconcertò.
Lui stava entrando nell’albergo… lei prese lo zaino dal sedile posteriore e lo raggiunse.
“Attilio ascolta, non avevo intenzione di offenderti, io…”
“E’ tardi. Domani mattina devo essere in ufficio alle otto. Ci vediamo all’ora di pranzo. Queste sono le chiavi della tua stanza. Buona notte.”
Lei non si diede per vinta e lo seguì su per le scale. Attilio stava per entrare nella stanza, quando la mano di Clarissa si posò sul suo braccio.
“Attilio davvero non volevo offenderti, credimi. Quello che voglio farti capire è che non puoi buttare via otto anni al fianco di Sonia per me. Non mi conosci, non sai che tipo di ragazza io sia e quando lo scoprirai, potresti rimanere deluso. Sonia invece la conosci molto bene e il fatto che tu sia stato con lei tutto questo tempo, dimostra che con lei stai bene, che lei è la persona con la quale potresti tranquillamente passare il resto della tua vita. Quello che sto cercando di fare, è di aiutarti ad evitare uno sbaglio, non voglio che tu soffra e sono convinta che il tuo sentimento nei miei confronti è superficiale. Non puoi esserti innamorato di me… non ci si innamora di una sconosciuta. Capisci ora perché ti ho detto che la tua è solo un’infatuazione?”
Attilio si voltò a guardarla. Per tutto il tempo aveva fissato la maniglia della porta di fronte a se.
“Hai detto delle cose giuste, ma quello che ancora non hai capito, è quello che sto provando io, quello che sento dentro, quello che provo per te e quello che provo per Sonia. Mi sono accorto di non amarla e lo so per certo, perché se così non fosse, non desidererei fare l’amore con te mentre sono a letto con lei. È vero quando dici che potrei rimanere deluso da te, ma questo non cambia il sentimento che provo per Sonia. Fino adesso ho creduto di amarla, ma sbagliavo… ho confusa l’affetto con l’amore. Anche per te non provo amore, è giusto quello che dici, non posso essere innamorato di una persona che non conosco, ma ti assicuro che provo un sentimento molto più forte per te, che non per lei… e su questo tu non puoi discutere… è una cosa che provo io, che sento qui dentro. Comunque mi rendo conto di averti trascinata in una storia poco piacevole… evidentemente il tuo interesse per me è molto superficiale, quindi se domani vuoi tornare a casa, non farò niente per impedirtelo. Se vuoi ci vediamo a pranzo qui nel salone dell’albergo, altrimenti ci rivedremo a Milano e giuro che non ti importunerò più.”
“Ma tu non mi importuni.”
“Buona notte Clarissa.”

Anche se era tardi, come Clarissa entrò nella stanza, telefonò a Francesca.
“Ciao Franci, ti ho svegliata?”
“No, stavo guardando un film. È successo qualcosa?”
“Abbiamo litigato e la colpa è mia. Avrei dovuto tenere la bocca chiusa.”
Clarissa disse all’amica quello che aveva detto ad Attilio.
“Hai fatto bene invece, hai messo le cose in chiaro.”
“L’ho offeso. Ho frainteso le sue intenzioni.”
“Su questo non ci giurerei, ma ora cos’hai intenzione di fare?”
“Non lo so.”
“Sicura?”
“Vorrei restare, ma non so come dissipare la tensione che si è creata.”
“Sei innamorata?”
dopo una breve esitazione Clarissa rispose – “Penso proprio di sì. In tutta onestà ti dico che di Sonia non me ne frega niente. Voglio Attilio quanto lui vuole me.”
“E allora diglielo.”
“Devo farlo?”
“Penso che se lui avesse una conferma dei tuoi sentimenti, troverebbe il coraggio di affrontare Sonia.”
“Grazie Franci, era quello che volevo sentirmi dire.”

Alle dodici e trenta Attilio fece il suo ingresso nella sala da pranzo dell’albergo.
Sapeva che forse Clarissa non era seduta ad aspettarlo… si rendeva conto di essere stato un po’ troppo impulsivo. Forse era già arrivata a Milano e lui avrebbe rispettato la sua scelta, ma non le avrebbe perdonato il fatto di non avergli dato una possibilità.
Guardò verso il tavolo che gli avevano assegnato e provò la sensazione di rice-vere un pugno nello stomaco: Clarissa non c’era. Aveva deciso di tornare a casa, e con quel gesto gli aveva negato definitivamente qualsiasi possibilità di instaurare un rapporto.
Fissando la tovaglia immacolata, pensava che forse aveva sbagliato tutto. Si pentiva di tutte le sue azioni, ma si rendeva conto che forse era troppo tardi per porvici rimedio.
Con la coda dell’occhio vide che qualcuno si era avvicinato al suo tavolo.
“Posso servirle il pranzo signore?”
Sollevò lo sguardo e passandosi una mano tra i capelli sorrise.
Clarissa si sedette di fronte a lui.
“Pensavi che me ne fossi andata?”
“Sì.”
“Perché?”
“Perché mi sono reso conto di essere stato un po’ troppo brusco ieri sera, non avrei dovuto comportarmi come ho fatto.”
“Non hai niente da rimproverarti. Non sarei potuta partire, non dopo il tuo compor-tamento. Anch’io voglio quello che vuoi tu, e per questo devo dare un’opportunità ad entrambi. Se tutto quello che faremo non porterà a niente, almeno ci avremo provato.”
“E’ incredibile il modo in cui riesci a stupirmi. Ero quasi certo che te ne fossi andata ed invece sei qui pronta a tuffarti in un rapporto che ha dell’assurdo. Sei un fenomeno.”
“No… sono solo un’incosciente.”
 
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sarettamas
view post Posted on 21/3/2008, 19:35




si sei un'incosciente clarissa come me... avresti dovuto andartene!!!
 
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1 replies since 20/3/2008, 12:01   50 views
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