il pranzo di Pasqua in risparmio

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  1. schmit
     
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    Allora, visto che i soldi sono pochi vi consiglio un pranzo di Pasqua al risparmio.
    Andate a fare una passeggiata in campagna e cercate un produttore di verdure.
    acquistate carciofi,finocchi,lattuga a foglie grandi,rucola, patate,cipolline lunghe.
    Passate da una cantina e con le vostre bottiglie acquistate vino locale facendovi riempire le bottiglie.

    Passiamo al procedimento del primo piatto: cannelloni al finocchio.
    sbollite i finocchi,passateli in padella con un po' di margarina e formaggio parmigiano. lasciateli freddare, Nel frattempo scottate i cannelloni.Lasciateli freddare e riempiteli con i finocchi precedentemente passati in padella sminuziandoli tutti.
    Prendere una teglia e dopo averla imburrata posizionateci i cannelloni riempiti fra uno strato e l'altro un po' di pan grattato abbrustolito e nell'ultimo strato spennellate con un uovo, infornate per 20 minuti.

    passiamo al secondo:
    carciofi alla diavola
    pulite delle foglie esterne i carciofi,riempirli con un impasto di: pan grattato,due uova passolina e pinoli e aglio e peperoncino.
    Riempite i carciofi, posizionateli in una pirofila con acqua a meta' del carciofo e salate l'acqua.Lasciate cuocere aggiungendo acqua se notate che i carciofi non sono ancora cotti, l'acqua deve essere bollente.
    Prendete le patate pulite e tolte della buccia,tagliatele a rondelle e mettetele in una teglia,aggiungete un po' d'acqua, salate poco e tre cucchiai di olio, spolverate con origano e infornate per 20 minuti.


    A chi piace la verdura cruda:lavate le foglie grandi di lattuga a mo' di piatto e metteteci dentro rucola, pezzetti di pecorino e cipolline tagliate a rondelle un filino d'olio un po' di limone e sale.

    veniamo al dolce:

    ciambella al bianco mangiare:
    comprate una torta margherita, tagliatela in due e riempitela con una crema cosi' fatta.
    Latte,zucchero cannella e per rassodare amido mettete due bucce di limone che poi toglierete
    Girare sino a portare ad ebollizione in maniera che non si formino grumi.
    Spolverate di zucchero a velo e con le bucce di limone tolte ,tagliuzzatele sopra la torta.

    vino del luogo e...BUONA PASQUA

    Edited by schmit - 16/3/2008, 20:09
     
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  2. jovalasit3
     
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    ottimo pranzo vegetariano :)
     
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  3. schmit
     
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    Saranno anche raddoppiati in tre anni i vegetariani in Italia, da tre a sei milioni tra il 2002 e il 2005, dati più aggiornati non ve ne sono, ma ancora ne deve fare di strada la ristorazione «né carne né pesce» per farsi apprezzare a livello di autentico piacere goloso. L’esempio che tutti fanno è quello di Pietro Leemann, ticinese quasi cinquantenne da tempo trapiantato a Milano, città che vede il suo Joia in via Panfilo Castaldi in pole position a livello di locali al top. Ma guarda, soppesa e pensa, la sua stella Michelin è un astro che splende senza però illuminare a giorno il mondo vegetal-vegano, quasi che il suo messaggio non venga capito fino in fondo proprio perché non disdegna il lato acquolinoso.

    A ogni ricorrenza santa, legata a un piatto rituale che prevede il sacrificio di un animale, il movimento vegetariano pone l’accento sulla strage di tacchini e anguille, agnelli e capretti. Però alla denuncia etica e morale, non segue lungo l’anno una concreta azione a livello di ricette. «I vegetariani cucinano a casa loro o di amici - ricorda Leemann -. E quando va in un posto pubblico si arrangia pescando nel menù quanto di più vicino alla sua posizione. Senza contare che per diversi miei colleghi, un cliente vegetariano è un disturbo perché ha la nomea di mangiare poco e senza tanta passione».

    Un vegetariano non dà soddisfazione a chi cucina e il suo estremo vegano ancora meno poiché è tale chi rifiuta qualsiasi ingrediente di derivazione animale, a iniziare dai formaggi per via del caglio animale, cosa che fa il paio con il pane se non è garantita l’assenza di strutto di maiale, senza scordarci la gelatina se di colla di pesce. Banditi però anche latte e burro che non prevedono l’uccisione della bestia. In verità i tanti paletti fissati tra antipasti e primi, secondi e dolci, dovrebbero stimolare un cuoco. Far felice il loro palato, crudisti compresi, suona “impossibile” come per un latin lover far raggiungere l’orgasmo a una donna frigida.

    Edited by schmit - 19/3/2008, 00:09
     
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  4. schmit
     
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    nelle ricette sopra esposte ho adoperato un termine toscano arcaico:sminuziare invece dell'attuale sminuzzare.
    La lingua italiana è in continua evoluzione, ma a me piace molto parlare in termini arcaici imparati nel linguaggio corrente dei miei avi.
    Vi riporto il termine preso da un dizionario antichissimo:
    Dizionario delle lingue italiana ed inglese - Libridi Giuseppe Marco Antonio Baretti - 1807 - Italian language
    To Hackle, sminuziare, tE- gliuzzare, fritare. Hackney, adj. d' affitto. To Hackney, insegnar a fare una cosa per uso.—-

    Quindi sminuziandoli deriva dal verbo sminuziare ormai andato in disuso.
     
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  5. schmit
     
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    Questo sotto non c'entra nulla con il pranzo di Pasqua, ma c'entra con l'umilta' che un uomo dovrebbe sentire almeno il giorno della Resurrezione di Gesu' facendo un bagno di umilta' per la rinascita di ciascun uomo,per il quale Gesu' è morto.

    Ludibrio, scherno

    « Ah Giove [...] / dunque pur se n'andrà? Dunque son io/fatta d'un forestier ludibrio e scherno / nel regno mio? Né fia chi prenda l'armi?»: non senza motivo, nella famosa traduzione dell'Eneide di Annibal Caro, Didone avvampa al pensiero di esser diventata il ludibrio e lo scherno del troiano Enea.

    Se, infatti, è possibile farsi beffe del prossimo in vario modo, è pur vero che proprio quando la derisione della quale lo si rende oggetto è particolarmente grave e oltraggiosa si ricorre al ludibrio, in una delle diverse espressioni da esso composte (esporre al pubblico ludibrio, mettere in ludibrio e, con uso meno comune, prendersi o farsi ludibrio di qualcuno) o allo scherno, per sottolineare, in particolare, il malanimo e i modi sprezzanti della beffa.

    Da un punto di vista etimologico il sostantivo maschile ludibrio deriva dal latino ludibrium, a sua volta derivato dal verbo ludere che vale sia «schernirsi, farsi beffe» sia «giocare». Il Thesaurus linguae latinae per ludibrium , oltre a offrire precisazioni sull'etimo («a ludere formatione non satis perspicua»), documenta, con la consueta larghezza di attestazioni, tutti i significati che passeranno nell'italiano ludibrio sia per l'uso proprio, nel quale «significatur ipsa actio (il) ludendi vel status inde ortus», sia per quello figurato, nel quale «metonymice significatur ... quae (qui) lusui sunt, quibus luditur» (« L. Iunius Brutus ab Tarquiniis ductus Delphos, ludibrium verius quam comes», Livio). Dei due derivati latini di ludibrium, l'aggettivo ludibriosus «ludibrio plenus» e l'avverbio ludibriose «cum ludibrio, contumeliose», si conserva in italiano solo il primo, nella forma ludibrioso, un evidente cultismo attestato nell' Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna (« Dunque, alquanto havendo durato questa solatiosa ludificatione et questo ludibrioso spasso et pienamente satisfacto del mio cusì facto agitamento [...]»).

    L'etimologia di scherno, diversamente, deve essere ricondotta alla vasta influenza di elementi germanici sul preitaliano: il sostantivo in questione, infatti, deriva dal verbo schernire che, a sua volta, deriva dal longobardo *skirnjan, comprovando, insieme a molti altri verbi concreti ed espressivi (arraffare da *hraffon, ghermire da *krimmjan, spaccare da *spahhan), il carattere popolare di tale influsso linguistico, secondo quanto largamente documentato da Arrigo Castellani.

    Per evitare, infine, di indulgere troppo facilmente allo scherno può essere non inutile rammentare i consigli esposti da Giovanni Della Casa nel Galateo: «Schernire non si dee mai persona quantunque inimica, perché maggior segno di dispregio pare che si faccia schernendo che ingiuriando [...] Ed è lo scherno un prendere la vergogna che noi facciamo altrui a diletto senza pro alcuno di noi [...] E sappi che niuna differenza è da schernire a beffare, se non fosse il proponimento e la intenzione che l'uno ha diversa dall'altro, conciossiaché le beffe si fanno per sollazzo e gli scherni per istrazio».

    Luigi Romani

    a buoni intenditor...
    ls

    Edited by schmit - 19/3/2008, 12:16
     
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4 replies since 16/3/2008, 15:49   184 views
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