FILOSOFIA E RELIGIONE NEL I SEC. d.C.

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stellina_29
TOPIC_ICON1  view post Posted on 12/3/2008, 01:01




Quando, nel I sec. d.C., la filosofia si trasforma in una religione, si ritorna, in un certo senso, alle origini orfiche, pre-filosofiche, ma senza l'ingenuità di allora. La nuova religione vuole porsi come superamento di una filosofia astratta, aristocratica, isolata.

Ma ciò che propone la religione non è meno astratto, anche se, nell'immediato, essa appare come una filosofia "popolare", con tanto di riti, dogmi e sacramenti: una vera consolazione sociale per l'aldilà.

Engels direbbe che, dati i tempi, cioè le condizioni storico-oggettive, questo era inevitabile. In realtà, invece di parlare d'inevitabilità bisognerebbe attribuire quei limiti a delle cause soggettive, cioè allo scarso livello di consapevolezza politica dell'alternativa.

Gli uomini (e questo è possibile anche oggi e lo sarà anche domani) non avevano sufficiente fiducia nelle loro capacità di trasformare le cose. Forse perché pensavano che le cose potessero trasformarsi da sole, o con l'aiuto di qualche leader carismatico.

Questa sfiducia è certo il prodotto soggettivo di un limite oggettivo, ma non si può sostenere che il limite oggettivo di allora fosse molto più grande di quello odierno. Questo è un modo di vedere le cose positivistico.

Bisognerebbe invece dire che i limiti oggettivi sono in relazione all'ambiente in cui gli uomini vivono. Non si può infatti sostenere che nei secoli passati la liberazione sociale non fosse possibile perché non ne esistevano ancora i presupposti materiali. Non si può condannare il passato in nome del presente, altrimenti si finisce col rimandare a un futuro imprecisato quella liberazione che nel presente non si è stati capaci di realizzare.

Le condizioni dunque c'erano: solo che gli uomini non le hanno sapute sfruttare. La liberazione era possibile in relazione al livello di consapevolezza raggiunto. La rinuncia (più o meno volontaria) a questa liberazione non ha affatto aumentato, storicamente, la consapevolezza della sua necessità, poiché tale consapevolezza resta sempre un frutto della libertà. Ai fini della liberazione gli uomini di oggi non sono più avvantaggiati di quelli di 2000 anni fa, solo perché ci sono 2000 anni di storia che li separano. La differenza fra gli uomini di oggi e quelli di allora sta unicamente in questo: la liberazione oggi riguarda il mondo intero.


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