Falcone Lucifero

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  1. schmit
     
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    Il marchese Falcone Lucifero https://it.wikipedia.org/wiki/File:Falconelucifero.jpg
    Falcone Lucifero era ministro della real casa Savoia.
    Chi è Falcone Lucifero?


    da memorie di Giovanni Semerano:
    ...L'udienza si concluse e il Re si fece con noi il tratto della stanza fino alla porta, senza consentirci di arretrare all'indietro come ci era stato suggerito.

    Dopo di noi entrò dal Re l'onorevole Giulio Andreotti accompagnato dal Ministro Falcone Lucifero. In attesa restava il giornalista Manlio Lupinacci a casa del quale il Re quel giorno sarebbe andato a pranzo.





    L'ultimo re. I diari del ministro della Real Casa (1944-1946) | 1ª ed.

    Falcone Lucifero
    Contenuto:
    Il 13 giugno 1946 è una giornata afosa, che minaccia tempesta. Dall'aeroporto di Ciampino, Umberto II lascia definitivamente il suolo italiano per andare in esilio. Pochi fedeli lo accompagnano allo scalo romano e ancora meno lo seguono in terra straniera: con la sua partenza si conclude una pagina, certo fra le più drammatiche, della recente storia italiana. Il referendum istituzionale del 2 giugno ha sancito, fra polemiche e accuse di broglio, la fine della Monarchia in Italia. La verità sugli eventi che hanno portato a quella fine è raccontata nei diari di Falcone Lucifero, il più diretto collaboratore - quale ministro della Real Casa - di Umberto II, Luogotenente Generale del Regno, prima, e Re, poi, dopo l'abdicazione di Vittorio Emanuele III. Scritti di getto, questi diari vanno dal febbraio 1944, quando Lucifero venne nominato ministro dell'Agricoltura da Badoglio, fino a poco tempo dopo la partenza di Umberto II. Costituiscono un documento di eccezionale importanza per comprendere i retroscena della vita politica e istituzionale italiana di quegli anni e per conoscere il vero volto, al di là dell'immagine pubblica, dei protagonisti, con i loro ideali e le loro piccole miserie. Rapporti contrastati con gli alleati, timori per il possibile avvento di un regime comunista, segrete trame politiche, contatti riservati con la Chiesa e alti prelati, epurazioni per vendetta personale: tutto ciò, e altro ancora costituisce la materia appassionante di una storia vera, che si dipana nell'arco breve di due anni segnati ancora da una guerra civile latente. Attori principali ne sono gli uomini che rimasero ai margini del potere fascista: De Nicola, Orlando, Bonomi, Badoglio, Croce, Nenni, Togliatti, De Gasperi e molti altri. E poi, lui, Umberto II, che sogna, d'accordo con il suo ministro Lucifero, una 'Monarchia di sinistra', che non piace agli ambienti più conservatori della Corte. Un libro straordinario, la testimonianza dell'uomo che fu più vicino alla Corona negli ultimi anni che precedettero la nascita della Repubblica.

    Edited by Letizia Schmit - 22/2/2018, 18:02
     
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  2. schmit
     
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    di Sergio Romano:

    Monarchia o Repubblica: la calda estate del ’46

    In un articolo del 14 aprile Piero Ostellino ricorda il contestato referendum Monarchia-Repubblica e riporta in sintesi che la Repubblica è il risultato di un broglio, ottenuto scavalcando la Corte di Cassazione per evitare una guerra civile. Guerra che (anche se non lo dice è implicito) sarebbe stata scatenata dai repubblicani per imporre la Repubblica in ogni caso, anche contro le risultanze del suffragio popolare. Il tutto viene definito un atto di realismo per evitare il peggio. Mi sono allora chiesto: ma se la festa del 2 giugno ricorda un broglio e la retorica che la celebra è di conseguenza ipocrita, se il realismo giustifica la violazione sostanziale dei valori democratici e se i «Padri fondatori» della Repubblica italiana si sono comportati da golpisti alla prima occasione, con quali tare e peccati originari è cresciuta la Repubblica?

    Giovanni Coduri, Verbania,

    Caro Coduri, la sua lettera mi ha invitato a riprendere in mano una delle migliori inchieste giornalistiche sul referendum del 2 giugno. Fu scritta da Luigi Barzini, si compone di otto articoli e apparve nel Corriere della Sera fra il 1° e il 9 gennaio del 1960. Se vorrà leggerla la troverà ora in un breve libro («La verità sul referendum») pubblicato dall'editore Le Lettere di Firenze con una prefazione di Francesco Perfetti nella Piccola Biblioteca di Nuova Storia contemporanea. Barzini fu uno dei migliori «figli d'arte» del giornalismo italiano. Il padre (Luigi Barzini sr.) aveva scritto memorabili corrispondenze per il Corriere all'epoca della guerra russo- giapponese, da Tripoli all'epoca della Guerra italo-turca e dal fronte italiano durante la Grande guerra. Il figlio si laureò in giornalismo alla Columbia University, fece uno straordinario debutto professionale in Etiopia (entrò tra i primi ad Addis Abeba con la colonna Badoglio) e in Cina, nel 1937, dove vide morire accanto a sé Sandro Sandri, inviato de La Stampa, ed ebbe una medaglia americana per l'audacia con cui contribuì a salvare l'equipaggio di una cannoniera degli Stati Uniti, colata a picco da un bombardamento giapponese. Dopo la fine della Seconda guerra mondiale Barzini fu tentato dalla politica, si dichiarò monarchico e venne eletto alla Camera per il partito liberale, ma rimase fondamentalmente un giornalista. L'inchiesta del 1960 gli fu suggerita dall'apparizione delle memorie di Giuseppe Romita, l'uomo politico socialista che era stato ministro degli Interni all'epoca del referendum e che molti accusavano di avere «manipolato» il suo risultato. Quando si mise al lavoro e cominciò a interrogare i testimoni di quegli avvenimenti, Barzini si proponeva di verificare le due accuse con cui monarchici e repubblicani si erano frequentemente attaccati negli anni precedenti. Vi erano stati brogli così consistenti da modificare il rapporto di forze tra i due campi? È vero che i monarchici avevano predisposto un putsch e che Falcone Lucifero, ministro della Real Casa, aveva minacciato di arresto Alcide De Gasperi durante un turbolento incontro al Quirinale? Barzini arrivò rapidamente alla conclusione che vi erano state molte irregolarità (non tutte dello stesso colore), ma non esitò a sostenere che Romita, pur essendo entusiasticamente repubblicano, si era comportato con impeccabile imparzialità. Forse un nuovo conteggio avrebbe modificato i risultati, ma non al punto di assicurare alla monarchia il vantaggio consistente di cui aveva bisogno per sopravvivere. Come Umberto II, Luigi Barzini sapeva che una maggioranza risicata a favore dei Savoia avrebbe provocato, in quelle circostanze, una guerra civile. Non vi fu un complotto monarchico, sostenne Barzini nella sua inchiesta, perché Umberto non volle che il suo nome e quello della dinastia venissero macchiati da una sanguinosa prova di forza. Ma vi fu certamente, tra De Gasperi e il ministro della Real Casa, un furioso scambio di battute. Accadde quando il presidente del Consiglio salì al Quirinale, il 10 giugno 1946, per chiedere che il re, con un atto pubblico, trasferisse i suoi poteri al capo dell'esecutivo. Falcone Lucifero replicò che la richiesta era assurda e aggiunse, battendo gli occhiali sul petto di De Gasperi, che le pressioni del governo sulla Cassazione erano «indegne». Fu questo il momento in cui il presidente del Consiglio perse la pazienza e disse: «E sta bene: domattina o lei verrà a trovare me a Regina Coeli o verrò io a trovare lei». A questa battuta Falcone Lucifero replicò: «Sarà più probabile che lei venga a trovare me che io lei». Per fortuna del Paese nessuno dei due finì in prigione.


     
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  3. francesco56_8
     
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    Letizia, ti fara' piacere leggere questa cartolina a firma di Falcone Lucifero

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    letizia schmit

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    grazie,la conoscevo...
    Falcone Lucifero era mio cugino aveva sposato Luisa Gherardi mia cugina...
     
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3 replies since 7/12/2007, 14:46   1167 views
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