Allora, chiedo subito scusa se divento schematico, ma non vorrei che si perdesse il succo del discorso.
Sia dall'articolo di Grim che dagli interventi mio e dell'appassionatissimo Potilllo credo si possano estrarre i due cardini della discussione, che prima metto in chiaro e poi esploro.
I due cardini sono nello stesso tempo distinti e intrecciati, perchè nonostante siano due concetti separati, sono anche uno la conseguenza dell'altro.
I due concetti sono
LA FORMAZIONE e
IL RICONOSCIMENTO.
Partiamo con la formazione. In senso proprio culturale.
E' quello che si domanda il tormentato Mr. Grim e che esprime anche Potillo: il fatto di riuscire ad avvicinarsi ad una musica che, per sue caratteristiche, non è immediata. La musica classica, in tutte le sue accezioni. Potillo stesso ammette che ci vuole fatica, per farlo. Mr. Grim riconosce il fallimento delle strutture formative attuali. Al di là del discutere su come si potrebbe fare questo o quello, il punto rimane, come Potillo testimonia con la propria vita, che ognuno si costruisce la propria formazione. Individualmente.
Ora, mi permetto di adottare un termine di paragone dove, non essendo io un musicista, mi sento più ferrato. Parliamo di arti figurative.
Finchè stiamo sul figurativo, ovvero fino diciamo agli impressionisti, l'arte figurativa è ancora fruibile da tutti. Perchè perlomeno se ne riconoscono i soggetti, siano un ritratto o un paesaggio.
La grande frattura fra il pubblico diciamo "di massa" e l'arte figurativa si pratica con le prime avanguardie, quando il soggetto non è più riconoscibile o smette di poter essere incasellato nella categoria del "bello". Parliamo di Picasso ma anche degli espressionisti, e poi via verso l'informalità con Mirò e il suprematismo di Malevich (scena di vita vissuta: al Centre Pompidou di Parigi, io e un mio amico davanti al Quadrato Nero su Quadrato Bianco. Io: oh, eccolo!!! Lui: Ma come! E' una piastrella!!!) e poi il concettualismo e la performance e tutto quanto il resto, fra cui la famosissima Merda d'Artista di quel genio immenso che era Piero Manzoni.
Potrei sbagliare, ma mi sembra che il fatto che QUESTO tipo di arte non sia immediatamente fruibile, se non dopo un'adeguata preparazione, mi sembra parallelo alla musica classica, che non può essere goduta con la stessa facilità di una canzone di Britney.
Anni fa Gillo Dorfles, critico d'arte, fece un interessante intervento: osservò che i siparietti della pubblicità Rai del periodo, ispirati a Mirò, potevano essere utili per i bambini, perchè li avvicinavano fin da subito ad una categoria visiva "diversa", favorendone la familiarità. In poche parole, un bambino che fin da piccolo frequenta un certo tipo di rappresentazione (arte astratta), crescendo sarà più in grado di avvicinarsene, rispetto ad un adulto cresciuto unicamente nella categoria del "bello figurativo" e riconoscibile. E poi gli adulti sono rigidi, si sa.
In questo senso, probabilmente, la formazione ideale è quella fatta di frequentazione e iniziata presto. E poi stiamo escludendo l'ingrediente fondamentale: la MOTIVAZIONE.
Parliamo ora del riconoscimento.
Una delle basi dell'amore per una forma espressiva è il coinvolgimento, ovvero il riconoscersi in essa. Lo stesso Potillo piange ascoltanto un'aria, perchè se ne fa pervadere.
Torniamo alla rabbia. E' facile riconoscere la rabbia in una canzone metal. Esiste la rabbia nella musica classica? Certo che sì. Ma per torvarla ci vuole preparazione. Così come esistono bellissimi ritratti nell'arte astratta. Ma bisogna saperli vedere. Bisogna cambiare l'occhio (e l'orecchio).
CITAZIONE |
La Musica NON è solo "espressione di stati d'animo", questa è un'analisi davvero, davvero povera e impoverente verso la ricchezza della Musica! La Musica è un LINGUAGGIO, coi suoi codici e con geni rivoluzionari che questi codici li rivoltano come calzini per creare qualcosa di nuovo. E' a mio parere terribile scadere nel "discorso" de: "la musica classica è per i signori, il metal è per i diseredati", svilente, davvero. Certo, può sembrare azzardato affermare che "tutto è per tutti", ma potenzialmente è invece proprio così. |
Sulla prima frase di Potillo ho alcuni dubbi: nel senso che la musica cos'altro è se non un'arte espressiva? E' chiaro che ha un linguaggio, ma se quel linguaggio non viene riconosciuto (è proprio di questo che stiamo parlando) fallisce il suo scopo. Il linguaggio della musica è l'articolazione di un'esigenza espressiva: così come gli accordi in maggiore sono ariosi e ti portano in alto, e quelli in minore sono più introspettivi (ho detto una cosa banalissima e probabilmente sbagliata), così come, in pittura, determinati colori sono intimamente legati a certi stati d'animo e scatenano determinate reazioni, fino alle leggi gestaltiche di organizzazione del materiale visivo. Sono regole legate alla percezione, la grammatica di un'espressione, ma come sempre certi maestri ti danno l'impressione di non aver nemmeno avuto bisogno del pennello, e altri del pentagramma.
E allora dove ci porta questa discussione? A pensare che in un mondo ideale non avremmo altra musica se non quella "classica" (ma che non si ferma a Beethoven, passa per Stravinsky e Terry Riley)? Non avremmo musica pop perchè non avremmo "massa"? Qui mi risuonano alla mente certi pericolosi proclami...
Dirò che IMHO il metal ha ed avrà sempre ai miei occhi una dignità espressiva che lo renderà degno di esistere. La musica classica, ma non quella prigioniera di Mr. Grim, sarà l'espressione ultima della musicalità umana (legata anche alle limitazioni del nostro orecchio, così come la pittura è legata allo spettro del visibile), racchiuderà in sè tutto, ma per raccontare un sabato sera d'inverno in periferia, forse i Judas Priest sono più adatti di Mozart.