A.A.A. Cercasi adulto promettente che possa fare da Supplente, Colloquio Supplente Camillo Breendbergh

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Camomillo
view post Posted on 29/3/2024, 13:47 by: Camomillo
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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edgar zwick ▸ 20 anni ▸ supplente in prova
5mtQebGCamillo, sotto mentite spoglie, immaginava che alcuni studenti fossero abituati ad un certo tipo di approccio per quanto riguardava i compiti. Il metodo classico, quello che lui avrebbe definito il fare “all’antica”. Ragion per cui non si meravigliò quando lo stesso studente rosso-oro che era intervenuto prima, chiese delucidazioni riguardo i compiti.
Evidentemente, si disse, non era stato abbastanza chiaro. O magari l’alunno si era solamente distratto, capitava. Lui stesso per anni si era affezionato al dover compilare pergamene e quadernetti, tempestandoli d’inchiostro per volere dei docenti. Una pratica barbara e poco stimolante, a suo avviso.
Non si scompose, ma guardò il ragazzo, mostrandogli un sorriso genuino. Forse, si era detto, avrebbe potuto proporre un compromesso tra ciò a cui la classe era abituata ed il suo modo poco ortodosso di affidargli delle consegne.
«Oh sì, come dicevo prima, mi basta che sperimentiate con il Commuto nel tempo libero. Quello che cerco sono utilizzi pratici ed innovativi. Sta a voi trovare le applicazioni più interessanti per questa classe di incantesimi». Ribadì quanto già detto, con fare gentile. Poi aggiunse.
«Non è obbligatorio, ma vi suggerisco di prendere qualche appunto e registrare i vostri progressi e le vostre scoperte su un diario, credo tornerà utile a molti. In ogni caso, dedicheremo una parte della lezione alla discussione, credo fermamente nella condivisione delle idee e che possiate prendere spunto reciprocamente da ciò che ne tirerete fuori. Vedetelo come una sorta di gioco di squadra». Concluse così. Quelli erano i compiti. Lui stesso era piú interessato a cosa sarebbe uscito dal cazzeggiare responsabilmente – e magari irresponsabilmente, perché no? – con quella diavoleria. I giovani sapevano rivelarsi estremamente creativi quando gli si lasciava carta bianca, letteralmente e metaforicamente. Piuttosto che annoiarli con un carico di compiti scritti, avrebbe preferito si dessero alla pazza gioia, per poi parlare apertamente di come avevano integrato il Commuto nella loro quotidianità. Sperava fosse tutto, ma se ci fossero state delle obiezioni, era lì per trovare un punto di incontro, tra le tante cose.
E così, chi avesse voluto adottare il metodo Zwick, avrebbe potuto liberarsi del fardello di un lavoro extra, mentre gli irriducibili avrebbero potuto darci dentro con la scrittura.

Una rapida panoramica della classe svelò al supplente in prova che le sue indicazioni avevano dato i frutti sperati. Già gli alunni avevano iniziato a sperimentare, per sua grandissima gioia, senza evidenti problemi nel gestire l’Incantesimo di Scambio.
C’era una piccola eccezione, quel corvonero alle prese con una matita, di cui poté notare l’insoddisfazione.
Con gli altri studenti impegnati ad esercitarsi, trovò il tempo di muovere qualche passo in sua direzione. Una volta raggiunto, avrebbe ispezionato piú da vicino e con discrezione il suo operato.
«Posso dare un’occhiata?» Gli avrebbe chiesto, affabile, con la palese intenzione di aiutarlo. Non era lì per rimproverare nessuno, né mettere qualcuno in imbarazzo. Parlò quasi sottovoce.
Se il bronzo-blu glielo avesse permesso, avrebbe tastato con mano la matita, notando egli stesso che non era stato in grado di trasferire completamente le proprietà della carta al legno e alla grafite. Poi l’avrebbe rimessa al suo posto.

«Un successo parziale è comunque un successo, specialmente al primo tentativo, non trovi? Ora vediamo di sistemare come si deve questa matita». Lo avrebbe incoraggiato così, anche perché non se la stava cavando male. Un incantesimo appena spiegato non era facile da padroneggiare immediatamente, qualche incidente sul percorso era inevitabile.
«Rifacciamo tutto da capo, insieme. È il metodo migliore». Avrebbe quindi aggiunto. Era inutile tentare nuovamente con la matita in quelle condizioni, un po’ perché la trasfigurazione già l’aveva incasinata – il che rendeva le cose piú difficili –, un po’ perché doveva abituarsi a far tutto in un colpo.
Con la bacchetta pronta, un Inversum gli avrebbe permesso di riportarla al suo stato originale. L’avrebbe puntata contro l’oggetto, sfiorandolo appena, enunciando mentalmente la formula: “Inversum”. Un “Otummoc” avrebbe avuto lo stesso effetto, ma preferì mantenere le cose sul semplice.
Controllò la disposizione dei due oggetti, per verificare se fossero abbastanza vicini al corpo dello studente, per pignoleria li avrebbe sistemati, tenendo conto di alcuni fattori, tra cui la statura del ragazzo e la lunghezza delle sue braccia.

«Ora chiudi gli occhi, immaginati la matita, stessa consistenza della carta. Immagina di poterla ripiegare come un Origami, immagina di poterla stropicciare. Concentrati su queste immagini e sulle sensazioni che rievocano». Gli avrebbe proposto, per far sì che iniziasse a percepire l’oggetto non piú come un’ asticella di legno con cui scarabocchiare, ma come un banalissimo foglio di cellulosa lavorata. Era certo che nella sua vita gli era capitato di giocherellare con la carta, ma se anche così non fosse stato – per quanto assurdo, era un ragazzino –, avrebbe avuto altri ricordi a cui appellarsi.
«Quando li riapri, tieni viva quell’immagine. Mi raccomando, cerchi ampi, in senso antiorario, li stringi pian piano. Poi una piccola stoccata. Mi raccomando anche per la formula, Commuto. Ogni pezzo di questo puzzle si deve incastrare con naturalezza». Inutile dire che l’ispezione citata in precedenza gli avrebbe permesso di capire qual era il risultato che voleva ottenere. Lo avrebbe indirizzato con gentilezza, senza mettergli pressione, mimando lui stesso i gesti, questa volta non piú di fronte a lui, ma al suo fianco, così che potesse imitarlo.
Se fosse riuscito a farsi ascoltare, gli avrebbe fatto un cenno affermativo con la testa, per dargli il via. Ed una sicurezza in piú.
«Se qualcosa va storto ci sono io». Ora attendeva solo di vederlo all’opera.

Nel mentre, teneva le orecchie aperte, e gli occhi che placidamente scandagliavano i suoi studenti, perché nessuno facesse stupidaggini. Era pronto ad intervenire, in caso, ma confidava nella distrazione che gli Incantesimi di Scambio fornivano. Un intrattenimento piú piacevole dei crimini contro le cioccorane o del ping pong con la stagnola. Ai crimini che sarebbero derivati da un uso sconsiderato del Commuto, invece, ci avrebbe pensato più avanti. O magari, si disse, non sarebbe stato affar suo se Hogwarts avesse rifiutato la sua candidatura. E lì avrebbe augurato buona fortuna al sostituto della buona e vecchia Atena.

”Fate pure bordello, affari del bidello”



Come dicono in Cina: “Condizionale è meglio che essele condizionati” :ph34r:

 
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