Corso di Smaterializzazione, Parte Teorica

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view post Posted on 25/3/2024, 23:46
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Tassorosso
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Interazioni: Ayumo & Memory


Susan Gɯen Nieranth ¬ Tassorosso, 2° anno – 15 anni

N
ulla, quello che si aspettava di vedere oltre la finestra non c'era. L'incantesimo era sicuramente lo stesso effettuato nei sotterranei del Castello, dove la Sala Comune favoriva la luce perfetta per tutte le piante presenti; lo stesso valeva per l'illuminazione in quell'aula, per questo non si meravigliò di non essere riuscita ad intravedere gli strati di roccia che normalmente compongono il sottosuolo terrestre. Stava già pensando a quale tipo di incantesimo ci fosse dietro una magia simile, se si trattasse di una qualche forma di trasfigurazione, che rendeva le particelle delle rocce come quelle dei fotoni, oppure qualcosa di maggiormente evocativo, una pura generazione di luce. Potevano anche essere finiti in un posto completamente diverso, con qualche teletrasporto effettuato magicamente da uno di quegli oggetti che avevano condotto tutti fin lì. Di congetture dovute alla sua ignoranza in materia poteva farne tantissime, ma fu interrotta da una voce familiare.
«Ciao Ayumo!» Non appena la Tassorosso riconobbe la sua collega e concasata iniziò finalmente a sorridere. Solo in quel momento si rese conto di non averlo fatto nemmeno una volta da quando si era imposta di lasciare il suo letto quella stessa mattina. Il terrore aveva pervaso il suo volto per tutto il tempo? Sperava di no.
«Certo che puoi sederti, è libero» Rispose subito alla sua seconda domanda, alzandosi per aiutarla con la sedia che aveva scelto. «In effetti è una decisione che ho preso all'ultimo minuto..» Aggiunse poi per rispondere anche alla prima questione, «Devo ammettere che mi spaventa un po' la smaterializzazione» confessò i suoi timori con un tono di voce più basso, per evitare che qualcun altro la udisse. Non che se ne vergognasse... E invece sì, a chi voleva darla a bere? Ovvio che se ne vergognava, ma allo stesso tempo il desiderio di capire ed imparare la magia che ne deriva l'aveva spinta nella direzione opposta.
«Però la voglia di scoprirne i segreti è stata più forte!» Concluse la sua confessione senza altri giri di parole, con la convinzione di poter essere capita dalla compagna. Anche se si sentiva imbarazzata dalla situazione, provava un senso di conforto nel sapere che Ayumo fosse al suo fianco. Aveva sempre ammirato la sua determinazione ed il modo in cui decideva di affrontare le situazioni, lavorare insieme aveva contribuito a rafforzare il loro legame. Sia nei momenti tranquilli che in quelli più complicati si era dimostrata una persona disponibile e cordiale, dando prova delle qualità che la rendevano parte di quel piccolo circolo di organismi a cui la Nieranth concedeva il proprio spazio personale. Poteva sembrare esagerato visti i modi sempre gentili ed educati che la Tassorosso mostrava a chiunque, ma ottenere uno spazio era un discorso completamente diverso e decisamente più complesso, forse dall'esterno non era molto evidente. Passo dopo passo, avrebbero potuto costruire qualcosa in continua espansione.
«E tu come ti senti?» Le avrebbe poi chiesto, curiosa di approfondire il punto di vista di Ayumo.

Non molto tempo dopo, alle orecchie della Tassorosso giunse una voce che aveva udito troppo raramente negli ultimi tempi, alla quale credeva di aver ceduto più spazio di quello che avrebbe dovuto. Si era legata a lei così tanto che la paura di perderla si era concretizzata ed aveva finito con il vedere la delusione nei suoi occhi, diventata come un riflesso del solco profondo che le si era creato nel petto. In un primo momento si era pentita di avere avuto il coraggio di confidarsi, ma adesso poteva finalmente provare il senso di liberazione come una brezza fresca dopo una tempesta. Questo però non alleviava il senso di colpa della ferita inflitta a Memory, sapeva che non sarebbe guarita facilmente e che per ristabilire la fiducia perduta avrebbe dovuto mostrare con azioni più concrete il suo impegno. Vederla dunque chiedere il permesso di sedersi al suo fianco fu quasi inaspettato, sembrava non sapere cosa dire, né cosa fare. Quando finalmente si decise a parlare, «No!» la voce risultò più acuta di quel che avrebbe voluto, evidenziando il suo disaccordo sul dispiacere che avrebbe potuto provare se Memory si fosse seduta al suo fianco. Si ricompose e corresse subito dopo, per evitare malintesi: «Cioè sì, puoi sederti qui» parlando con maggiore premura ed alzandosi anche questa volta per aiutare la compagna a recuperare la sedia che aveva scelto. «Sono contenta che ti sia iscritta anche tu» Aggiunse infine con assoluta sincerità.
Dopo essersi accomodate cercò di prendere per prima l'iniziativa, presentando Memory ad Ayumo e viceversa, senza tenere minimamente in considerazione la possibilità che non ce ne fosse bisogno. La maggior parte del tempo scolastico indossavano tutte i colori giallo-nero e probabilmente si erano già incontrate prima, anche solo di sfuggita, ma la Nieranth non poteva esserne certa.

Q
uando poi il cosiddetto istruttore McLure si presentò, la Tassorosso osservò i suoi movimenti prestando non molta attenzione alle sue parole. Stava ripetendo le informazioni già note grazie al bando che era stato pubblicato, quindi era superfluo ascoltare attentamente ogni frase. Cercò di capire che tipo di persona fosse e visti i suoi modi eleganti e precisi già immaginava una pianificazione della lezione così come probabilmente organizzava le sue giornate. Era veramente curiosa di capire tutto il necessario per quel magico metodo di viaggio e sperò che quel preambolo non durasse troppo. Cominciò a concentrarsi sul discorso quando l'istruttore nominò gli studenti del secondo anno: non si aspettava informazioni nuove, ma meglio non rischiare di perdersi qualche cambiamento dell'ultimo minuto.
L'aver nominato la Traccia, di cui conosceva le peculiarità per sentito dire, non la turbò quanto invece la possibilità di potersi smaterializzare anche senza il patentino. Avrebbe imparato tutto il necessario e in barba alle leggi, poteva andarsene dove e quando voleva? Sempre che fosse rimasta intera, ovviamente. Bisognava capire i limiti del "dove" e del "quando".

PS: 254 — PC: 117 — PM: 137 — PE: 21.5
 
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view post Posted on 26/3/2024, 12:39
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Jean Grey
17 anni - Corso di Smaterializzazione

Il problema del posto a sedere si rivelò un non-problema. Alice si era defilata e con un gesto l'aveva invitata a prendere il posto che Jean voleva. Si era messa in un banchetto davanti, da sola, togliendole l'impiccio di trovarsela accanto durante tutta la lezione. Per quanto in un primissimo momento questo allontanamento le avesse dato fastidio, come se fosse l'ennesima conferma che ad Alice di lei non gliene fregasse una mazza, un istante dopo gliene fu grata, perché quanto meno aveva evitato un imbarazzo eccessivo. Era difficile per Jean cercare di spiegare persino a se stessa come si fosse sentita riguardo alla faccenda di Alice. Inizialmente ci era stata male, molto male. Non riusciva a prendere coscienza di cosa provasse per lei, sapeva solo di averla desiderata tanto, sempre, e di aver provato una fortissima gelosia al pensiero o alla vista di lei con altre persone. Le era costato un bel po' rispettare il suo desiderio, chiaramente espresso negli spogliatoi, di non cercare altro da lei. Ci era riuscita, per rispetto per Alice ma soprattutto per se stessa, per non rendersi ridicola. Ma era stato doloroso. Tutta la storia con Alice era stata più dolorosa che bella, le sensazioni positive erano state fortissime e non le avrebbe mai dimenticate, ma nemmeno avrebbe dimenticato quanto male ci era stata. Jean aveva ormai capito che, per quanto le piacessero le emozioni forti e perdersi nella passione, non era da lei farlo con la stessa leggerezza con cui, legittimamente, lo faceva Alice. Quindi, insomma, dopo un po' aveva dovuto arrendersi all'evidenza che lei e Alice sarebbero andate in direzioni differenti. Questa consapevolezza l'aveva aiutata a farsene una ragione, ad andare avanti, anche se non era stato solo questo ad aiutarla. Anche Derek, soprattutto Derek, aveva inciso profondamente in questo progresso. Ciò non voleva dire che la presenza di Alice non la turbasse un minimo. Ma era normale che fosse così. Anche Genny le faceva ancora un po' di effetto, per tutti i ricordi e la profondità emotiva che il suo pensiero si portava appresso, non le sarebbe mai stata indifferente, nonostante non provasse più gli stessi sentimenti. Stesso discorso valeva per Alice. E a modo suo, con le dovute proporzioni, valeva anche per Casey, per quanto non fosse successo nulla tra loro Jean non avrebbe mai dimenticato il modo in cui si era sentita a riguardo, per quel breve lasso di tempo. Aveva accettato l'inevitabilità di quel fatto, che non si può ignorare chi ha lasciato un segno importante nella propria vita, e che un piccolo tuffo al cuore o un po' di imbarazzo erano normali e non erano nulla di grave.
Questo non voleva dire che a Jean piacesse l'idea di passare tutta la lezione a sentirsi imbarazzata. Insomma, evitare quella strana situazione era sicuramente meglio. Fu grata, davvero tanto grata di avere Megan di fianco. La presenza dell'amica la confortava sempre e comunque. Quando le chiese come stesse, sicuramente un po' preoccupata di come Jean potesse sentirsi per via di Alice, la rassicurò subito con un sorriso. «Sto bene, davvero. È acqua passata». Era da tanto che non parlavano di questioni personali, forse proprio dalla volta in cui Megan le aveva raccontato di Alice e Casey, non ne era certa. Ricordandosi di quella conversazione, poteva certamente capire perché l'amica si fosse preoccupata di come stesse in quel momento. Ma stava bene davvero, era sincera. Aveva apprezzato tanto il suo gesto, e sorrise ancora per faglierlo capire. Sarebbe stato bello, nel prossimo futuro, ritagliarsi un momento per aggiornarsi tra loro sulle loro vite.
Nel frattempo, il ministeriale aveva iniziato a blaterare un sacco di cose sul regolamento di quel corso. Nulla che non fosse già stato comunicato in precedenza, e nulla che si applicasse a lei direttamente. Era ora di iniziare ciò per cui erano venuti tutti.

 
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view post Posted on 26/3/2024, 14:15
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𝑤𝑒'𝑟𝑒 𝑎𝑙𝑙 𝑚𝑎𝑑 𝘩𝑒𝑟𝑒

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15 anni • studentessa • II anno • Serpeverde • Scheda

Le sue parole mi provocano brividi lungo tutta la schiena: ho appena realizzato quanto questo corso eccezionale possa essere pericoloso. Eppure le sue parole rivelano una punta di ironia, perché - ovviamente - a un corso del genere non succedono queste sventure. E, poi, è stato organizzato dal Ministero stesso!
Posso stare tranquilla, in fondo. E, così, sorrido inevitabilmente e commento divertita:

« Morgana, pensa che macello! » e, così, nella mia testa si insinuano pensieri poco cordiali nei confronti di tutte le persone che sopporto poco e che - di sicuro - avrei incontrato proprio lì. Se mi fosse stata chiesta una mano nel caso remoto di una materializzazione riuscita male, penso proprio che mi sarei girata dall’altra parte, sorda all’improvviso.
Una volta dentro l’aula, seguo a ruota Helena. Lei saluta Haru, reginetta e sua concasata che ho notato solo al ballo scolastico. A differenza sua, dato che non la conosco affatto e non è mai capitata l’occasione di presentarci, le rivolgo solo uno sguardo sfuggente, quando insieme alla tassina la superiamo per accomodarci una accanto all’altra.
Proprio prima di sedermi lancio un segno di saluto a Draven e Megan, saluto che non allungo volutamente ad Alice Wagner proprio lì, nelle loro prossimità: a lei dedico solo uno sguardo poco amichevole, sebbene sembri poco presente mentalmente in aula. E l’altra rossa al banco dietro di lei? Deve essere la tipa di qualche ballo scolastico fa. Proprio quel ballo lì.
Nel voltarmi, una piccola morsa al cuore mi prende quando mi siedo. E così deglutisco aria mentre rivolgo un breve sguardo ad Helena affianco a me. Le iridi verdi, a quel punto, vagano per l’aula, con l’unico scopo di sopperire quel che è stato con una passiva curiosità di vedere chi fosse presente lì, quel giorno. Nieve accanto ad Haru, Jonathan - suo concasato -, Camille, Gwen - che è da tempo che non vedo, dopo l’episodio in guferia -, una tipa che non conosco affatto e - addirittura - Memory, collega del C.r.e.p.a e compagna di avventure. L’avrei salutata, se si fosse voltata a guardarmi.
Tutti studenti, di diversi anni e casate, riuniti lì per il corso. È una lezione speciale, che può prendere una piega interessante. Non so ancora cosa ci aspetta, ma una scintilla di curiosità - stavolta vivida - mi attraversa gli occhi. Cerco Helena con questi, per chiederle con un sorrisetto scherzoso:

« Che dici, usciremo tutte intere? » sollevo una mano per poggiare il mento sul palmo, in una posizione più comoda, quando aggiungo con un piccolo sbuffo: « Spero che la teoria duri poco. »
E, ad un tratto, il professore comincia a parlare. La mia attenzione si sposta tutta sul docente e, al suo commento sulle “facce tutte intere”, lancio uno sguardo eloquente alla mia compagna di banco, accompagnato da un sorriso a piegarmi un angolo delle labbra.
La porta dell’aula si chiude, la lezione comincia. Ascolto con interesse il professore e, fino alla sua ultima frase, rimango in silenzio perché - no - non ho domande in particolare da fare.
Così, attendo che il corso continui.


PS : 166 PC : 103 PM : 111 PE : 13,5



Interazioni: Helena, Haru, Draven, Megan, Alice
Menzioni: tutti :rolleyes:
 
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view post Posted on 26/3/2024, 17:33
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Scuola di Magia e Stregoneria di Hogwarts

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Tutt’intorno mi sembra che anche altri stiano prendendo posto. Me ne disinteresso, mentre Megan mi si accoccola su una spalla e mi racconta del dissenso di Lysander. Ogni volta che mi parla del proprietario dell’Ars Arcana penso a quante probabilità ci siano che lui e Sinister siano la stessa persona o gemelli separati alla nascita.
«Nemmeno il vecchio ne era tanto felice. Ha cambiato idea solo quando ha realizzato che con questa capacità potrò fare le consegne più rapidamente. Mi si ritorcerà contro…» - commento, con uno sbuffo, osservando la Grifondoro che si sistema davanti a me, anche lei dal lato della finestra.
Quando cambierò posa, so che mi ritroverò con il segno del pugno chiuso contro la guancia, ma non ho comunque interesse a muovermi tanto presto. Intendo restare a risparmio energetico fino a nuovo ordine. Il massimo che faccio è drizzare il dito medio dall’incastro a cui l’ho sottoposto e solo ed esclusivamente perché Alice se lo merita tutto. C’è un tempo e un luogo per le smancerie e non è di certo questo; sedermi al fianco della mia ragazza, che solitamente frequenta corsi diversi dai miei, mi sembra il minimo. Almeno una gioia, visto che ho dovuto svegliarmi presto per venire fin qui.
Trattengo a stento uno sbadiglio e mi ritrovo ancora una volta con gli occhi offuscati. Non che mi interessi particolarmente mettere a fuoco i dintorni, ma la curiosità mi spinge a farlo comunque. L’aula, inizialmente spoglia e silenziosa, inizia a riempirsi di figure più o meno riconoscibili e di suoni, tra bisbiglii e sedie. L’amica di Megan si accomoda al suo fianco e sento quest’ultima chiederle se stia bene. Inevitabilmente, mi ritrovo ad alternare lo sguardo tra loro e la figura di Alice che mi dà le spalle; mi rendo conto solo ora che avrebbe potuto mettersi al fianco della rossa e che ha scelto, invece, di starsene per conto suo. Chissà che cazzo le ha combinato per farla reagire con un tale moto di solitudine… Mi viene da guardare storto la Corvonero e, mentre sul viso mi si forma una smorfia di sdegno, ho la prontezza di riflessi di deviare lo sguardo altrove per non infastidire Megan inutilmente. D’altronde, e giustamente, non sono fatti che mi riguardano; purtroppo, non ho voce in capitolo sulla gente che Meg decide di frequentare.
Incontro lo sguardo di Lyvie e rispondo al suo saluto con un cenno del capo. Credo ci siano altri Serpeverde nella stanza, ma lei è l’unica che mi fa piacere di vedere lì. Se non erro, però, rientra nella categoria di coloro che non potranno effettuare l’esame pratico oggi. È una cazzo di fortuna che il Ministero abbia riaperto il corso dopo il compimento della mia maggiore età; mi avrebbe dato fastidio non poco l’idea di dover tornare in un secondo momento per completare l’iter.
A conferma del filo dei miei pensieri, ecco che l’uomo rimasto in attesa del nostro arrivo si presenta e conferma quanto ci era già stato accennato nelle voci di corridoio scolastiche. Annuisco, più per educazione che per altro, visto che tutto ciò non mi concerne più di tanto, poi stringo un po’ la mano di Megan per attirare la sua attenzione.
«Hai una penna e fogli in più?» - chiedo in un bisbiglio, distendendo le labbra in un sorriso. Uscendo dal castello, ero ben consapevole che il corso di smaterializzazione fosse costituito da una parte teorica e di una pratica, ma comunque non mi è minimamente passato per la testa il pensiero che potesse rivelarsi utile prendere appunti. Ci penso solo ora, mentre l’istruttore McQualcosa attende di dare il via ufficiale al corso.
draven, enrik shaw – serpeverde – IV° – 17 anni
 
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Megan M. Haven | 19 yo
corso smaterializzazione.



Numerosi passi lenti, veloci. Rumore di sedie trascinate, zaini e borse a terra, pergamene sui banchi, il tintinnio di penne e pennini. L’aula si stava riempendo lentamente. Figure indistinte si fecero largo occupando gli ultimi posti vuoti. Voci eccitate per l’incontro, altre assonnate. Megan non seguì la scena attorno a sé, rimase con la testa appoggiata alla spalla di Draven, la mano destra intrecciata nella sua. Il pollice accarezzava con delicatezza la sua pelle, la calma in cui si riversava sembrava intangibile.
Lo sguardo, da quella posizione, non aveva abbandonato Alice. Dopo averle rivolto un sorrisino beffardo - in risposta alla sua affermazione - aveva seguito i suoi movimenti, posto degli interrogativi a se stessa che per l’ennesima volta si ritrovò ad elaborare dando una definizione a quello che sembrava un comune comportamento difensivo. Tutto suggeriva che indossasse una maschera sebbene il sorrisino e l’aria apparentemente gentile, circostanziale, con cui forse pensava di poter vincere contro qualsiasi cosa. La schiena sosteneva il corpo stanco sulla sedia, spalle dritte ma leggermente infossate verso l’interno. Se ne stava composta, attenta, lo sguardo dritto avanti a sé per catturare ogni minimo movimento dell’uomo. I lunghi capelli rosso vermiglio le ricadevano lungo le spalle, come onde di sabbia e metallo riflettevano la luce che si diffondeva nella stanza aumentando d’intensità man mano che il giorno prendeva spazio sulla terra. Si chiese a cosa stesse pensando in quel momento e, inevitabilmente, se dall’ultima volta che l’aveva vista felice, o così le era parso, fosse cambiato qualcosa. Si costrinse ad abbandonare quei pensieri, socchiuse le palpebre un paio di volte per tornare a mettere a fuoco tutt’intorno. Incontrò lo sguardo di Lyvie in mezzo alla stanza e ricambiò il saluto: strizzò naso e alzò il mento in un’espressione curiosamente dolce.
«Tutto ok?» chiese poi rivolgendosi a Jean con un piccolo bisbiglio. Non sapeva come stesse da un po’ e solo in quel momento si rese conto della distanza che nell’ultimo periodo, involontariamente, le aveva costrette a discutere nient’altro che di lavoro per la casa Corvonero, per il castello e le sue esigenze e l’Ars Arcana. Con la mano libera le toccò il ginocchio. Sorrise verso la sua direzione assicurandosi che fosse presente a se stessa, poi le parole dell’uomo riecheggiarono nella stanza, placide. Il suono limpido, il silenzio tutt’intorno. Megan si abbandonò a un lungo sospiro, posò gli occhi sul ministeriale e ascoltò ogni singola sillaba.
Dunque, in quanti resteremo fino alla fine? Si chiese. Per la prima volta, portò realmente l’attenzione sulla classe e si concentrò sui presenti. Certamente le file dei minorenni erano in netta maggioranza. Riconobbe Nieve, Helena, Camille e alcune nuove leve della casa Tassorosso. Sistemò sul banco il necessario per prendere appunti, la borsa oscillò lungo la spalliera della sedia per l’assenza del peso e tintinnò sul legno.
«Hai una penna e fogli in più?» bisbigliò Draven. Annuì in risposta e allungò ciò che le aveva chiesto. Rimase in attesa, gli occhi fissi lungo la fila di banchi dinanzi a sé persi nel vuoto.

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Menzioni: Alice.
Interazioni: Lyvie, Jean e Draven.
 
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Weave, weave the sunlight in your hair...

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what if i got weirder
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H
aru percorre distrattamente con lo sguardo l’intero perimetro dell’aula di Smaterializzazione. L’agenda non si schioda di un millimetro dalla sua posizione protettiva, totalmente dimenticata là dalla sua padroncina disorientata e mentalmente assente. Non è affatto abituata a dover attendere che le cose comincino (non le è mai capitato, ripensandoci). Fino a dieci minuti fa era molto fiera di sé per la straordinaria impresa appena compiuta. Ora, ad esperimento fatto (e tutt’ora non finito), deve ammettere che non è per niente una fan. 0/10, would not recommend, ma letteralmente chi glielo fa fare alla gente di arrivare con largo anticipo ai luoghi di ritrovo? Esperienza da non ripetere in un futuro prossimo.

L’occhiolino divertito di Helena la riscuote dalla rêverie mista a borbottio interiore in cui è immersa abbastanza da strapparle un ghigno altrettanto ammiccante. Il Ballo dei Draghi è stato uno spasso (ed è anche e soprattutto merito della sua partner di danze nonsense), c’è poco da fare. Osserva la concasata prendere posto accanto ad una ragazza castana che non riconosce. Per un istante, lo sguardo smeraldino della sconosciuta incrocia quello nocciola di Haru. Da ghigno furbesco e complice rivolto alla concasata, il sorriso di Haru si fa invece curioso e cordiale. La Tassorosso accenna un saluto con la mano alla sconosciuta, ripromettendosi di chiedere intel a Mademoiselle Whisperwind sulla sua presunta amica(?) dagli occhi di bosco. Mademoiselle Whisperwind non gliela racconta giusta, pensa. Un angolo della bocca si incurva all’insù.

Sporgendosi un po’ a scrutare il resto dell’aula, Haru intravede prima il suo Prefetto del corazón e poi il suo Prefetto-San-Francesco. Il cenno che rivolge a Draven col capo è giusto un pelo più sogghignante del necessario, ma è più forte di lei: semplicemente lo guarda e non può fare a meno di pensare che starebbe alla grande a capo di un’armata di brontosauri; Camille si becca invece un sorriso caloroso e intenerito al pensiero della prossima seduta di pet therapy che indubbiamente condivideranno a breve.
Incrocia occhiate di studenti mai visti prima d’allora su cui non si sofferma con particolare attenzione. Verrà il tempo di farci amicizia e di adottarne anche di altri, ne è certa. Non vede l’ora. Sta ancora studiando il lento fluire di nuovi studenti più (letteralmente i suoi bro) o meno (i bro a cui avrebbe dovuto chiedere una mano, invece di farci inutilmente l’orgogliosa per tentare di giungere a destinazione in perfetta autonomia) spaesati nell’aula, quando un rumore di passi accanto a sé la avverte che qualcuno le si sta avvicinando.
Si volta in automatico verso la sorgente del suono, imponendosi di non farlo troppo velocemente. Come sempre, la tentazione c’è ed è molto forte, ma le è parso di capire in diverse occasioni che non sia proprio buona norma farlo. Ritarda abbastanza a lungo l’azione da osservare la ragazza (mai vista prima) giusto sedersi accanto a lei. Le piace la naturalezza un po’ spaccona con cui l’altra prende posto al suo fianco, invece di porsi dubbi sul fatto che la Tassorosso la voglia là. Dal canto suo, Haru non potrebbe essere più contenta; ha il petto invaso dello stesso calore che prova quando un micio scostante la sceglie apposta per accoccolarcisi accanto. Tanto più che non può fare a meno di notare un lieve tremore nelle mani dell’altra quando posa la bacchetta sul banco. Impensierita ma determinata a non corrucciare la fronte in un’espressione visibilmente preoccupata, Haru si chiede se la sconosciuta non sia più nervosa di quanto non voglia dare a vedere. Beh, tempo di mettere in atto la strategia Adotta-Anche-Tu-Un-Altro-Micetto-Scostante-E-Fallo-Sentire-A-Suo-Agio, no?
Haru inclina la testa di lato, pronta a concentrare i fanali della sua attenzione interamente sulla nuova arrivata. Ha una missione. L’obiettivo le è chiaro. La vittima prescelta anche.
È l’altra a esordire inaspettatamente con un «Nieve Rigos, incantata!», ma quella che resta incantata per qualche secondo di troppo è Haru. La bocca si schiude in una piccola ‘o’. Imbambolata, la fissa senza dire una parola. Nota a malapena l’intonazione nordica che sfuma i contorni delle sue parole. Poi, finalmente, si risveglia. «Nieve Rigos, incantata!», ripete meccanicamente la Tassorosso. Improvvisamente acutamente consapevole della gaffe, le guance di Haru diventano color granita al lampone.
«Ehm… No, in realtà io», si corregge Haru, indicando sé stessa nel vano tentativo di rammentare al proprio cervello di chi sta parlando, «sono Min Haru. Haru e basta». Riflette per qualche istante. «E tu», indica Nieve, sempre per imprimere la direzione corretta alla propria mente, «Tu sembri fatta della stessa sostanza della luna». Gli occhi di Haru vagano curiosi dalla chioma candida alle iridi nivee dell’altra ragazza, e poi al contrario.
Contagiata dal luccichio mischievous dello sguardo dell’altra, il sorriso di Haru prende a sua volta una piega dispettosa ed entusiasta. «È un piacere conoscerti. Ah, e sappi che non mi ricordo già più il tuo nome. Ero troppo concentrata a non sbagliare il mio».
Che poi ha effettivamente sbagliato comunque, ma nel senso.


*poses for the security camera*


INTERAZIONI: Helena Whisperwind, Lyvie Synfenir, Draven Shaw, Camille Donovan, Nieve Rigos

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view post Posted on 29/3/2024, 21:54
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entropia.

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Rigos
Nieve










Ridacchia, Nieve. Non può farne a meno nell’intercettare l’espressione stupita sul viso della piccola Haru — adesso ne conosce il nome. In un lampo, decide che le piace. La Grifondoro è un’istintiva, come si conviene ai colori della Casa che le è famiglia del resto. Lo è nel prendere la maggior parte delle decisioni e nel giudicare le persone, ché poi in realtà giudicare non è proprio il termine migliore da usare a meno di voler apparire spocchiosi. Non regge mica in mano le sorti degli altri, quasi lavorasse per il Wizengamot. Perciò, ritiene che quel paio di occhiate scoccate alla sua compagna di banco siano sufficienti per formarsi una prima impressione — eccolo, il termine giusto.
Dipenderà dalla dolcezza scanzonata che sembra emanare da quel fagotto ripieno di meraviglia, oppure dai lineamenti del viso naturalmente morbidi. In effetti, un po’ le ricorda una puffola pigmea dai colori rosati. O, magari, sarà perché quel piccolo errore in fase di presentazione le è particolarmente stato a genio. Sta di fatto che le regala un altro sorriso, stavolta più disteso e gentile. Nemmeno si accorge che la distrazione offertale dall’interazione ha ridotto un poco il tremore che le scuote le mani.
«Nessuno me lo aveva mai detto prima. Grazie» risponde a quello che suppone essere un complimento — questo le suggerisce il modo di parlare della piccola Haru. Arrossisce appena perché non è abituata alle lusinghe e, dunque, non sa tanto bene come prenderle senza perire sotto i colpi dell’imbarazzo. Per questo, si affretta a parlare ancora: «Non perché mi senta in obbligo di ricambiare, ma sei molto carina. Lo eri anche al ballo. Il tuo costume era astronomico.»
Fa ridere pensare che, dopo ciò che ha pensato solo pochi minuti prima, in realtà la chiacchierona si stia dimostrando proprio Nieve. D’altra parte, i tratti della vecchia sé che l’ultimo anno e mezzo ha contribuito a resuscitare convergono nell’affermare che, prima di tutti i casini che le sono capitati tra capo e collo, ella fosse molto più socievole di adesso. Il pensiero della Grifondoro vola di nuovo a Isabella e il suo sorriso si allarga. Riflette che quel concentrato di muscoli e spontaneità sta avendo una grossa influenza sul suo carattere. Forse perché riesce a farla ridere tanto, come non faceva da un pezzo; o forse perché resistere a Isa è praticamente impossibile.
«Comunque, a futura memoria e per quel che importa, mi chiamo Nieve. Ma puoi chiamarmi anche “ehi tu”. Non sono una tipa che si prende troppo sul serio.»
Sobbalza, d’un tratto — segno che lo stato d’allerta non è ancora andato a farsi un bagno a Mergellina. È che la voce tuonante di uomo proprio non se l’aspettava, presa com’era dallo scambio con Haru. Si volta, allora, e ascolta… fino a un certo punto. Quando capisce che il tipo sta ripetendo cose già note, le scappa un impercettibile sbuffo e il suo sguardo torna a vagare per l’aula. Ne vede altri di volti noti. C’è Megan Haven, bellissima come si conviene a una delle ragazze più popolari della scuola. C’è la piccola Lyvie, che Nieve ha conosciuto a inizio anno in Sala Grande in circostanze non proprio tranquille. C’è Camille Donovan, anche lei intercettata quella famosa mattina in cui i pugni sono volati con la maledizione dei più taciturni. C’è Helena, conosciuta sempre lì, dove ha fatto casino. Tanto per cambiare.
Nieve è annoiata. Odia chi non va dritto al sodo e si perde in voli pindarici di ovvietà. Se si parte così, pensa, quel corso si preannuncia proprio uno spasso. Non si pente di non aver portato con sé pergamena e piuma. Si sarebbe limitata a disegnare cose stupide sopra, visto il tenore della parte teorica. È sicura che sopporterà a stento l’obbligo di starsene seduta buona buona, se quello la tirerà ancora per le lunghe. Ciononostante, torna con lo sguardo su di lui, negli occhi una supplica. Che si muova a dire qualcosa di interessante, prima che le tocchi cominciare a battere la scarpa sul pavimento per trattenere l’impazienza.

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Interazioni: Haru
Menzioni: Megan, Helena, Lyvie, Camille
 
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view post Posted on 30/3/2024, 14:47
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Jonathan Wilson
‹Studente III Anno ‹ 15 ‹ Outfit

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L’aula si riempì di persone in pochissimo tempo, già era piena quando Jonathan era entrato, ma poi era arrivata ancora gente. Aveva notato, quando aveva deciso di iscriversi, che c’erano parecchi nomi sulla lista di iscrizioni, ma non aveva davvero pensato che tutte quei studenti avessero deciso di partecipare, sapeva che spesso chi si iscrive poi decide, spesso all’ultimo, di non andare, chi per un motivo chi per l’altro.
Certo quella era un’occasione più unica che rara e solo uno stupido non ci avrebbe fatto almeno un pensiero, infondo era una cosa molto utile, poter svolgere adesso quel tipo di corso e non appena raggiunta l’età giusta.
Si mise a sistemare le cose per prendere appunti, sperava che la spiegazione fosse accurata e rispondesse a tutte le domande che si era sempre posto sulla smaterializzazione, in caso contrario avrebbe chiesto e preteso delle risposte esaustive. Sapeva che la smaterializzazione non era una cosa semplice da fare e, se fatta male, le conseguenze potevano essere alquanto spiacevoli. Sentiva un po’ di ansia crescere dentro di lui, la sua sicurezza vacillare per un secondo. Lui era in grado di eseguirla senza rischiare? Probabilmente no, di sicuro non lo era adesso e, forse, non lo sarebbe stato neanche dopo la teoria. Però doveva mettercela tutta, se avesse fallito non sarebbe stata la fine del mondo, probabilmente non sarebbe neanche stato l’unico, non conosceva bene le persone che stavano facendo il corso con lui, ma era sicuro che ognuno dei presenti aveva i suoi limiti e dubitava fortemente che fossero tutti capaci di fare una smaterializzazione. Solo il tempo poteva dargli ragione o dargli torto.
Per fortuna non avrebbe dovuto aspettare molto, l’insegnante di quel giorno prese la parola, una volta che furono tutti seduti. Sembrava sicuro di sé e diede l’impressione al Serpeargento che fosse più che in grado di spiegare. Ne aveva dubitato? Assolutamente sì, lui giudicava tutti, ancora prima di conoscerli, era un’anima che partiva sempre con il pregiudizio sulle persone, la maggior parte delle volte si ricredeva, ma qualche volta aveva azzeccato il giudizio. Forse anche questa volta aveva sbagliato, avrebbe atteso di sentirlo spiegare la teoria, prima di dare un giudizio definitivo.
Non aveva particolari domande da fare, o meglio ne aveva, ma erano tutte da fare dopo la spiegazione, in caso fosse stato necessario. Anche gli altri studenti sembravano abbastanza silenziosi, probabilmente attendevano anche loro di sentire la teoria, prima di fare qualsiasi domanda.
La preoccupazione maggiore di Jonathan rimaneva la parte pratica, gli sudavano le mani al solo pensiero di provare a smaterializzarsi, sperava con tutto il cuore di non dover essere il primo a fare la parte pratica, voleva vedere quanto poteva essere difficile per uno studente. Aveva sentito fin troppe volte che la gente finiva incastrata in una parte per aver svolto la smaterializzazione in maniera scorrette e, sinceramente, non aveva una gran voglia di finire così anche lui.

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‹ PS: 120 ‹ PC: 70 ‹ PM: 70 ‹ EXP: 7

 
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view post Posted on 31/3/2024, 14:39
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Ayumo Vanille
ps: 207/207 PC: 124/124 PM: 147/147 EXP: 26.5
Vedere Gwen tutta presa a guardare oltre la finestra mi fece venire in mente quando la beccavo con le bacchette a mezz’aria persa a fantasticare sulle creature che abitavano le nostre pareti dell’Himiko’s Taste.
Era una ragazza piena di solerzia e solarità, non l’aveva mai vista abbattersi di fronte a niente all’interno del locale e trattava sempre tutti con estrema gentilezza, nonostante questi fossero tra la peggior specie di maleducati esistenti sul globo.
abbia lati negativi in generale, ma è inevitabilmente migliore se paragonata alle altre.
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Avevamo fatto la strada per tornare ad Hogwarts assieme una quantità innumerevole di volte, ci fermavamo a parlare delle faccende buffe che accadevano durante il servizio e forse in quei minuti ci prendevamo la libertà di sfogarci di tutte le frustrazioni che ci venivano riversate addosso.
Forse non sarebbe stato un rapporto duraturo per tutta la vita, ma gli concedevo ogni singola opportunità per evolversi e lasciarmi lo spazio di respirare e divertirmi, Gwen era un concentrato di idee e aveva una visione del mondo così diversa e positiva rispetto alla mia che semplicemente mi facevo travolgere dalla sua parlantina.
Ed anche adesso, mentre lasciavo cadere il mio corpo sulla sedia non potevo far altro che ascoltarla mentre mi raccontava delle sue paure e del fatto che infine la curiosità l’aveva comunque portata lì ad affrontare quella lezione.
Io non riuscivo ad avere scopi così nobili, vedevo nella Smaterializzazione sono un metodo comodo per muovermi da un punto all’altro del mondo.
Lei invece trovava l’avventura anche nelle serate più monotone dentro al ristorante e per fortuna condivideva quelle con me, movimentandomi le giornate.
Sorrisi ascoltandola, notando anche un’altra figura femminile avvicinarsi alla nostra postazione.
Era una ragazza che aveva già notato in Sala Comune e di certo l’appartenenza ai Tassorosso era riconoscibile anche dagli accessori che indossava, ammirava sempre coloro che anche fuori dai contesti scolastici si prodigavano a mettere in mostra la propria appartenenza ad una delle quattro Case e in passato l’avevo fatto anche io per poi lasciarmi andare alla moda; non che ne fossi particolarmente entusiasta, purtroppo però avevo appreso che in certi contesti l’apparenza era fondamentale, un primo impatto difficilmente si poteva scordare.
Salutai la compagna, mentre Gwen si apprestava a fare le dovute presentazioni.
L’avevo vista agitarsi all’arrivo di Memory e per questo motivo mi convinsi che giustamente c’era qualcosa che non sapevo tra i trascorsi delle due, ma di fondo non erano affari miei.
Finite le presentazioni dedicai la mia attenzione al Professore, puntuale quasi fosse un orologio lo vidi mettersi in piedi a fare le dovute presentazioni allo scattare dell’orario che ci era stato comunicato.
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Un riepilogo introduttivo dell’organizzazione del corso stesso, la divisione in Teoria e Pratica e tutti i vari cavilli inerenti ai minorenni, chi avrebbe potuto prendere parte alla Pratica per poi attendere la maggior età, chi invece doveva limitarsi alla Teoria.
Per sua somma fortuna avrebbe seguito tutto potendo usufruirne fin da subito, niente snervanti attese.
Il professore mi appariva tranquillo e in grado di alleggerire la situazione, di certo non come alcuni vecchi austeri che ci avrebbero riempito di informazioni teoriche per dare una parte risicata alla pratica, sembrava abbastanza pragmatico e questo mi lasciava non poco incuriosita.
Presi fuori un quaderno dalla tracolla e un paio di penne a sfera e evidenziatori, era nella mia natura prendere appunti e seppur il professore sostenesse la semplicità di quella prima parte, non volevo eventualmente perdermi dettagli o sciocchezze a causa di qualche gaffe delle mia memoria.
Osservai se altri avessero con sé qualche foglio, vidi alcuni estrarre delle pergamene e dei fogli, saziata la mia curiosità tornai a concentrarmi sulle parole dell’Istruttore McLure.
Conoscere Davvero Qualcuno è qualcosa di talmente Complesso, Raro, Fatale. Conoscere davvero qualcuno è per Sempre.

Interazioni e Menzioni: Susan Gwen e Memory
 
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view post Posted on 31/3/2024, 17:54
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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La sedia tocca piano il pavimento, finendo perpendicolare al banco che ho scelto. La scosto leggermente e mi metto comoda, mentre attendo che la lezione inizi recupero il necessario dalla tracolla ai miei piedi. Estraggo una decina di pergamene pulite, una piuma e l’inchiostro con cui scrivere. Poggio infine ogni singolo oggetto sul banco di fronte a me, tenendo tutto a portata di mano. La luce fittizia che filtra dalle finestre fa sbrilluccicare il vetro della boccetta semipiena di liquido nerastro, io mi perdo in quei giochi festosi finché la voce dell’uomo dietro alla cattedra mi riporta alla realtà. Distratta vergo la carta, giusto un paio di scarabocchi mentre l’istruttore ci fornisce le prime dritte. Che la smaterializzazione sia più semplice di quanto pensiamo da un lato mi rincuora, dall'altro temo che voglia solo evitare di spaventarci – intimamente spero non sia così, detesto le bugie. Mia zia Maya ne ha viste fin troppe persone con danni fisici dovuti a questo metodo di spostamento, racconti che mi hanno sempre fatta rabbrividire, ma tutto sommato non mi hanno mai scoraggiata dall'apprezzarla, anzi. Per non parlare delle ramanzine a riguardo fatte a mio cugino, non voleva che la usasse per darmi passaggi appena ottenne il patentino. E se io un po’ me ne dispiacevo, ora sorrido guardandomi attorno e rendendomi conto che ci sono molti miei coetanei in stanza, oltre ai maggiorenni. Forse, se persino il Ministero ha ben pensato di fornirci gli strumenti per affrontarla – seppur teoricamente –, non siamo così a rischio dopotutto. Probabilmente il rischio sopraggiunge se, agendo di fretta e senza riflettere, si commettono errori sciocchi. Mi volto e rispondo ai sorrisi dei volti noti, felice di vederli in un’aula che non sia quella scolastica. Magari dopo – durante la pausa – ci sarà occasione di fare due chiacchere, scambiarsi opinioni sull’argomento. Sposto poi lo sguardo, così come la mia attenzione, nuovamente sull’istruttore.
Ci fornisce con cura varie istruzioni riguardo alla nostra partecipazione, una lunga e noiosa lista di burocrazia da svolgere in seguito a questo primo incontro mattutino. Prendo nota per non dimenticare, conoscendomi potrei incappare in questo minuscolo inconveniente se trascorre troppo tempo in vista della pratica. Le traccio con una grafia piuttosto sbrigativa, sottolineando i passaggi che ritengo chiave, fondamentali. Non ho domande da porre al momento, sono solo curiosa di entrare nel vivo della discussione e chiarirmi quelle parti a me ancora oscure. Ho sempre e solo visto metterla in pratica, ma non ho effettivamente idea di come funzioni realmente. L’unica cosa che conosco in merito è la sensazione di nausea che resta addosso, che passa facilmente stringendosi forte all'avambraccio dell’altra persona – o almeno, per me è un metodo vincente. Per quanto mi riguarda è niente a confronto a quella lasciata dalle passaporte, quel dannato vortice che ogni volta mi causa fastidiose vertigini. E poi nel primo caso “l’atterraggio” in piedi è decisamente più comodo, non causa traumi e lividi per le cadute dolorose. Storco il naso anche solo rimuginandoci su, meglio evitare prima che mi si torca lo stomaco.

Camille Donovan | Hufflepuff Prefect








 
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view post Posted on 31/3/2024, 22:00
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No rain, No flowers

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Helena S. Whisperwind
Hel
Il banco nella fila centrale dove ci siamo accomodate io e Lyvie, più o meno a metà aula, è abbastanza lontano dalla cattedra per non esporci in primo piano alle grinfie del professore, abbastanza vicino per poterlo sentire bene, ma soprattutto non troppo lontano dalle finestre per permetterci di godere di una bella luce che mi ricorda un po’ quella così familiare della nostra sotterranea Sala Comune.
Assorbo con piacere le vibes positive di Haru, che ricambia il mio ammicco nel modo quanto più affine possibile al nostro scambio di virtuosismi di danza contemporanea durante lo scorso Ballo invernale. Sorrido, di nuovo.
Nieve siede accanto a lei. Mi chiedo come stia e se per lei quell’episodio di alcuni mesi fa in Sala Grande sia totalmente superato. Non ho più avuto modo di parlarle, né le voci di corridoio hanno rivangato la cosa e questo è un bene per lei, immagino. In ogni caso vederla seduta accanto ad Haru mi fa quasi piacere: così diverse, eppure così azzeccate.
Mentre aggrotto le sopracciglia nel domandarmi come diavolo sia possibile essere così introversi da perdersi costantemente negli affari propri, ma allo stesso tempo avere così a cuore la serenità altrui, noto Gwen e Memory nel banchetto poco davanti a noi, e la mia espressione si scoglie in un sorriso.
Mi volto verso Lyvie, per un breve commento, ma seguendo il suo sguardo colgo chiaramente un cambio nel suo mood a seguito di un’occhiata in direzione di Alice Wagner e il gruppetto di Draven, Megan e Jean. Non è la prima volta in cui vedo Lyvie cambiare umore nel vedere Alice, e di nuovo mi torna in mente quella pazza mattina in Sala Grande. Stavolta però sembra essere più a disagio, che infastidita. Sempre che sia Alice a crearle quello scombussolamento, e non un'altra persona tra le altre in quella direzione! Incrocio lo sguardo di bosco della serpina per un attimo, ma è sfuggente e si posa presto altrove.

«Oh, spero con tutto il cuore di sì!» rispondo alla domanda di Lyvie tirando giù gli angoli della bocca e mimando un’espressione di ironica preoccupazione. Annuisco in silenzio al commento sulla durata della lezione teorica, perché proprio in questo momento l’insegnante si alza e prende improvvisamente parola.
Facce nuove e ancora intere mi fa di nuovo arricciare le labbra, ma stavolta in modo decisamente meno ironico.
Il signor McLure fa una breve introduzione sulle cose importanti da sapere, lo ascolto con attenzione e ben presto apprendo di dover andar via al termine della parte teorica. Se da un lato è un sollievo che questa duri soltanto due orette circa -sono le undici e ho fiducia che la pausa pranzo possa iniziare verso l’una-, dall’altro è un po’ deludente realizzare di essere tra le persone che dovranno obbligatoriamente abbandonare la lezione al termine della prima metà.
Questa classe mista con compagni di vari anni mi incuriosisce proprio. Sono contenta di poter seguire almeno una parte della lezione con Lyvie, dato che essendo io al primo e lei al secondo anno, non è certo un evento di ordinaria amministrazione.
È per questo, forse, che sento un’irrefrenabile bisogno di godermi l’evento. Oltre imparare la fantomatica teoria, s'intende. Vorrei chiacchierare con Lyvie, chiedere a Memory come sta, tirare un bigliettino ad Haru con un’illustrazione di noi due che twerkiamo male sotto al palco al Ballo dei Draghi, e…
Già, un bigliettino. Quale modo migliore di comunicare senza disturbare, quindi possibilmente senza che l’insegnante si possa lamentare?!
Prendo subito il taccuino dalla borsa che avevo posato per terra accanto al banco, tiro fuori una penna e senza staccare gli occhi dal prof, scrivo nell’angolo in basso a destra di una delle ultime pagine aperte a caso:
Ti ho vista un po’ stranita prima. È tutto ok?
Abbasso lo sguardo per un attimo: le lettere sono un po’ storte e le parole tendono verso l’alto, ma è assolutamente chiaro e leggibile. Stacco il pezzetto di carta in modo quanto più silenzioso possibile e lo allungo a Lyvie, facendo passare la mano sotto le ciocche di capelli che mi ricadono sul petto, in modo da non dare nell’occhio. Ho fatto proprio bene a non tagliarli questa estate.
13 y.o. • first year • Corso di Smaterializzazione


Interazioni: Lyvie
Menzioni: Haru(x2), Nieve, Memory(x2), Gwen, Alice
 
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view post Posted on 31/3/2024, 22:59
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Nemo me impune lacessit Nessuno mi aggredisce impunemente.

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Memory MacWood
13 anni, II anno
Tassorosso
Stats
PS 260 PC 106 PM 145
PExp 32,5 Ppoz 225
Conoscenze
Incantesimi fino alla III Classe - escluse le eccezioni
Teoria dell’Ardemonio
Oggetti
Bacchetta (Larice, piuma di Fwooper, goccia di Rugiada; 10 poll.e ¼ abbastanza elastica)
Borsa tracolla
Riassunto
Ritrovo con Gwen e Ayumo. Un sorriso verso Helena.
Presta attenzione al programma illustrato da McLure fino a sentirsi punta sul vivo in merito alla questione "Traccia"
Interazioni e Menzioni
Gwen | Ayumo | Helena
Era arrivata che già diversi allievi occupavano quella che sarebbe stata l’aula per l’occasione, oltre all’uomo che avrebbe fatto da guida quel giorno. I loro volti le erano abbastanza noti: erano studenti di Hogwarts, dopotutto. Succedeva di incrociarsi tra i corridoi; di restare sulle Scale finchè non avessero smesso di cambiare; diversi erano i Tassorosso; altri facevano parte della sua personale sfera riservata al Quidditch, compagni o rivali che fossero.
E poi la vide. Lì, nella parte piuttosto centrale della stanza. I suoi capelli scuri rilucevano alla luce proveniente dalla finestra. Una luce che per logica non pensava fosse naturale, essendo stato verso il basso il movimento che l’aveva condotta in quell’area ministeriale. Ma era abituata alla sua Sala Comune e non fu necessario soffermarsi poi molto su quel pensiero: se ne sorprendeva ancora, ma ormai la risolveva con un sorriso tra sé e sé. Gwen era intenta a parlottare con un’altra Tassina piuttosto nota. Non le era mai dispiaciuta quella ragazza, tutt’altro. L’aveva incrociata più volte tra dormitorio e Sala Comune, ma per la maggiore le erano rimasti impressi nella memoria gli scambi necessari, quelli che aveva dovuto avere con lei perchè era tornata malconcia da chissà dove quando si era trovata ad aiutare in Infermeria…
Non avrebbe voluto interrompere Ayumo e Gwen, ma nonostante tutto, le era impossibile non preferire la compagnia della sua migliore amica. Non che lo ammettesse a sè stessa! Dalla sera del rito, qualcosa di grande era cambiato nel loro modo di guardarsi. Mem riconosceva in ogni gesto di Gwen la forte convinzione di averle fatto del male, ma ancora non era mai riuscita ad affrontare questo punto e mettere finalmente in chiaro che non era lei tra le due ad essere stata davvero ferita.
Oh certo, si erano incontrate tante volte e tante volte avevano parlato di questo e di quello, ma non avevano toccato quei loro argomenti scottanti. Perciò Memory era cosciente di dover fare qualcosa, ma finora il meglio che le era riuscito di fare era di non allontanarsi troppo sul serio da Gwen.
Quindi eccola lì, in piedi a chiedere uno spazio, come se fosse la cosa più naturale del mondo. Non potè non leggere nelle pieghe della bocca di Gwen come invece l’altra non era certa che fosse davvero così naturale. Tuttavia - e in questo Mem voleva credere con tutta sè stessa, senza la minima ombra di dubbio - il loro legame era profondo, perciò fu più che ben accetta dall’amica.
Le lasciò fare le presentazioni, ma quando ella concluse, rivolse ad Ayumo un sorriso e scherzò:
Direi che anche lei ha avuto delle occasioni di vedermi, da averne addirittura abbastanza.
Ciao Ayumo, è un piacere incontrarti in una circostanza diversa dal solito.


Scambiò un sorriso di intesa incrociando lo sguardo di Helena, qualche banco più in là, facendole un sommesso cenno di saluto con la mano.
La voce dell’uomo che iniziava, la ricondusse bonariamente all’ordine e accomodandosi meglio sulla sedia, si apprestò ad ascoltare. L’uomo si presentò col nome di McLure e sebbene spiegasse in modo serio come si sarebbe svolta la giornata, di quando in quanto il suo volto si distendeva e con un tono gioviale accompagnava certi passaggi. Era piacevole dover ascoltare una persona cordiale e simpatica invece di un monotono e burbero istruttore.
Nel momento in cui menzionò “gli studenti dal secondo anno” le orecchie istintivamente si drizzarono. Seguì con ancora più attenzione e sorrise compiaciuta del fatto che poteva affrontare anche la pratica.
*Cosa? Come, scusa?*
Neanche il tempo di rilassarsi sulle parole “pratica” e “attestato”, che l’uomo pronunciò: “Traccia”, frantumando il sorrisetto sulle labbra della tredicenne.
*Per tutti i Granciporri, non sarà sufficiente sfruttare il fatto di essere alta per sembrare più grande… mi sa!*
Questa storia della Traccia non era specificata sulla pergamena, vero? - sussurrò alla volta di Gwen al suo fianco. Poi, senza aspettarsi davvero una risposta dalla concasata, anzi senza nemmeno pensare, in riflesso alla possibilità di fare domande, prospettata dalle ultime parole del signor McLure, alzò in alto la mano.
Qualora le avesse dato la parola, avrebbe chiesto: E se succedesse accidentalmente?
Ehm… voglio dire… Insomma, acquisendo la capacità… be’ ecco, non è un rischio da parte del Ministero insegnare ai minorenni quando potrebbe succedere di smaterializzarsi senza riflettere?

*Per tutti i Granciporri! Sei una sciocca, ragazzina* Non avrebbe potuto biasimare l’evenutale sconcerto dell’istruttore, tantomeno tutti gli occhi che si sarebbe potuta ritrovare puntati addosso.

© MEM
 
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view post Posted on 23/4/2024, 15:15
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Il Fato

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CodiceQuando la signorina MacWood fece il suo intervento, l’istruttore annuì. C’erano diverse linee di pensiero su come comportarsi riguardo la questione, ma quella che il Ministero aveva deciso di adottare era, a suo dire, una tra le più valide.
«Ebbene sì, non esiste una situazione in cui Smaterializzarsi non preveda dei rischi, per quanto questi si riducano con la conoscenza e la pratica». Una risposta che aveva un certo sentore di “gli incidenti capitano”, ma che non sapeva di minaccia, anzi. Si spiegò meglio.
«Ma siamo qui per questo. Il Ministero ci tiene a fornire gli strumenti necessari per prevenire incidenti di questo genere. Specialmente considerando che una Smaterializzazione può verificarsi pur non sapendo con precisione di cosa si tratti. Per pura fortuna, o sfortuna a seconda dei casi, ed in situazioni estreme, di pericolo, principalmente». Bastava immaginarsi un ragazzino con le spalle al muro che, sentendosi minacciato, desiderava di essere altrove e per sbaglio ci capitava, magari perché ne aveva sentito parlare da uno studente piú grande. Spesso con qualche pezzo di sé dimenticato al punto di partenza.
«La capacità di Materializzarsi è un’abilità a cui hanno libero accesso tutti i maghi e le streghe, quindi nelle giuste condizioni è qualcosa che tutti sono in grado di fare; con questo corso la si impara a controllare ed eseguire a comando, riducendo al minimo i pericoli intrinseci di questo mezzo di trasporto. Informarvi è parte della campagna di prevenzione dei rischi». Allargò un sorriso alla signorina, come per ringraziarla di avergli dato il La con il suo intervento. Per pignoleria, ci tenne a fare un’ultima precisazione.
«Ed è vero che, pur essendo preclusa per legge ai minorenni, sono le circostanze in cui avviene a determinare se avvalersene sia effettivamente un reato o meno». Quello che stava dicendo tra le righe era abbastanza semplice da comprendere: gli spatentati si sarebbero dovuti astenere dall’eseguire Smaterializzazioni azzardate, salvo situazioni di vita o di morte. Poi ci sarebbero state delle indagini ed eventualmente un processo, ma preferì non entrare nei dettagli e allungare inutilmente il brodo.

«Bene, ora che abbiamo chiarito questo punto, facciamo un piccolo passo indietro». Iniziò a spiegare, disegnando un omino stilizzato sulla lavagna, contrassegnato da una lettera A. Diede le spalle agli studenti solo per qualche istante.
«Come avrete potuto intuire quest’abilità vi consente di scomparire dal punto in cui vi trovate ed apparire istantaneamente altrove».
Disegnò una freccia e fece sparire l’omino con un colpo di cancellino, per poi ridisegnarlo oltre la freccia. Contrassegnò quella figura con una B.
L’ometto era riuscito a raggiungere con successo la sua destinazione e tutti erano contenti. Si voltò verso la classe.
«Per far sì che ciò accada senza incidenti dovete tenere a mente quella che in gergo chiamiamo “Regola delle tre D”. Ciò significa prendere in considerazione Destinazione, Determinazione e Decisione». Fece una breve pausa per lasciare il tempo di prendere appunti a chi fosse interessato.
«Fate attenzione, è questo passaggio che tende a trarre in inganno chi è alle prime armi, perché non è particolarmente intuitivo. Vi spiego cosa si intende:
1) Destinazione: Sapere dove ci si vorrà Materializzare, il luogo, avere un’immagine chiara del posto in cui vorrete giungere vi aiuterà ad arrivarci senza incidenti.
2) Determinazione: Focalizzarsi sul desiderio di raggiungere la meta prefissata. È anche importante considerare lo spazio che il vostro corpo occuperà all’arrivo e come lo occuperà.
3) Decisione: questo è il rituale da compiere per innescare il processo. Bacchetta alla mano, è necessario girare su sé stessi con decisione, per l’appunto, lasciandosi accogliere dal Vuoto per far sì che il vostro corpo si scomponga e si ricomponga nella meta desiderata. Non dovete esitare, per nessuna ragione. Una volta che si decide di partire, si parta! C’è sempre modo di tornare indietro, ma guai ad avere ripensamenti
».
Chiarì altri dettagli, dopo aver lasciato alla classe il tempo di appuntarsi ciò che aveva precisato.
«Niente formula, quindi, solo queste regole. È inoltre possibile eseguire quella che viene chiamata una “Smaterializzazione Congiunta”, che semplicemente significa portare qualcuno con sé. Ovviamente, in questo caso, dovrete tenere presente che ci sarà un altro individuo ad accompagnarvi durante il viaggio, con tutto ciò che comporta. Mantenete un contatto fisico saldo con l’altra persona e considerate anche le proporzioni del suo corpo, oltre alle vostre, e come entrambi occuperete lo spazio giunti dall’altra parte».

Concluse dando delle ultime informazioni, che lo facevano sembrare un bugiardino ambulante, piú che un essere umano in carne ed ossa.
«Smaterializzarsi provoca un suono sgradevole, come qualcosa che si spezza, quindi non abbiate paura quando lo sentirete, è normale. Le prime volte che si viaggia in questo modo è comune provare un senso di nausea e capogiri. Inoltre vi consiglio di non esagerare con la distanza che vorrete percorrere, perché più il tragitto diventa lungo, più il viaggio si fa rischioso. Detto questo, se volete fare delle domande sentitevi liberi di chiedermi ciò che volete sapere. Tra poco parleremo del rischio principale di una Smaterializzazione mal riuscita e vi darò qualche consiglio pratico per aiutarvi quando arriverà il momento della prova pratica. Poi ci sarà una pausa pranzo di un’ora». Insomma, non mancava molto alla fine della lezione teorica, se tutto filava liscio, dieci minuti al massimo e li avrebbe lasciati liberi di metabolizzare il quantitativo di informazioni che gli stava scaricando addosso.



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Penultimo post della parte teorica, siamo in dirittura d’arrivo!

Prossima scadenza: Domenica 5 Maggio, ore 23:59

 
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