Corso di Smaterializzazione, Parte Teorica

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Camille Donovan
view post Posted on 31/3/2024, 17:54 by: Camille Donovan
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Ama, ama follemente, ama più che puoi e se ti dicono che è peccato ama il tuo peccato e sarai innocente. (William Shakespeare - Romeo e Giulietta)

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La sedia tocca piano il pavimento, finendo perpendicolare al banco che ho scelto. La scosto leggermente e mi metto comoda, mentre attendo che la lezione inizi recupero il necessario dalla tracolla ai miei piedi. Estraggo una decina di pergamene pulite, una piuma e l’inchiostro con cui scrivere. Poggio infine ogni singolo oggetto sul banco di fronte a me, tenendo tutto a portata di mano. La luce fittizia che filtra dalle finestre fa sbrilluccicare il vetro della boccetta semipiena di liquido nerastro, io mi perdo in quei giochi festosi finché la voce dell’uomo dietro alla cattedra mi riporta alla realtà. Distratta vergo la carta, giusto un paio di scarabocchi mentre l’istruttore ci fornisce le prime dritte. Che la smaterializzazione sia più semplice di quanto pensiamo da un lato mi rincuora, dall'altro temo che voglia solo evitare di spaventarci – intimamente spero non sia così, detesto le bugie. Mia zia Maya ne ha viste fin troppe persone con danni fisici dovuti a questo metodo di spostamento, racconti che mi hanno sempre fatta rabbrividire, ma tutto sommato non mi hanno mai scoraggiata dall'apprezzarla, anzi. Per non parlare delle ramanzine a riguardo fatte a mio cugino, non voleva che la usasse per darmi passaggi appena ottenne il patentino. E se io un po’ me ne dispiacevo, ora sorrido guardandomi attorno e rendendomi conto che ci sono molti miei coetanei in stanza, oltre ai maggiorenni. Forse, se persino il Ministero ha ben pensato di fornirci gli strumenti per affrontarla – seppur teoricamente –, non siamo così a rischio dopotutto. Probabilmente il rischio sopraggiunge se, agendo di fretta e senza riflettere, si commettono errori sciocchi. Mi volto e rispondo ai sorrisi dei volti noti, felice di vederli in un’aula che non sia quella scolastica. Magari dopo – durante la pausa – ci sarà occasione di fare due chiacchere, scambiarsi opinioni sull’argomento. Sposto poi lo sguardo, così come la mia attenzione, nuovamente sull’istruttore.
Ci fornisce con cura varie istruzioni riguardo alla nostra partecipazione, una lunga e noiosa lista di burocrazia da svolgere in seguito a questo primo incontro mattutino. Prendo nota per non dimenticare, conoscendomi potrei incappare in questo minuscolo inconveniente se trascorre troppo tempo in vista della pratica. Le traccio con una grafia piuttosto sbrigativa, sottolineando i passaggi che ritengo chiave, fondamentali. Non ho domande da porre al momento, sono solo curiosa di entrare nel vivo della discussione e chiarirmi quelle parti a me ancora oscure. Ho sempre e solo visto metterla in pratica, ma non ho effettivamente idea di come funzioni realmente. L’unica cosa che conosco in merito è la sensazione di nausea che resta addosso, che passa facilmente stringendosi forte all'avambraccio dell’altra persona – o almeno, per me è un metodo vincente. Per quanto mi riguarda è niente a confronto a quella lasciata dalle passaporte, quel dannato vortice che ogni volta mi causa fastidiose vertigini. E poi nel primo caso “l’atterraggio” in piedi è decisamente più comodo, non causa traumi e lividi per le cadute dolorose. Storco il naso anche solo rimuginandoci su, meglio evitare prima che mi si torca lo stomaco.

Camille Donovan | Hufflepuff Prefect








 
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