Scarabocchio, [Quest di apprendimento]

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view post Posted on 20/3/2024, 15:51
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Il Fato

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Tuo padre ha ragione Lex: tu ci sai proprio fare con le persone.
Sarà per il tuo viso apparentemente angelico, per i grandi e limpidi occhi azzurri, per il sorriso smagliante e per i modi affabili. O forse sarà che alla vecchia piacciono i giovani come te. Oddio non nel senso che possiamo immaginare, ma, insomma, è sensibile alle buone maniere e tu ne hai da vendere.
Comunque lei pare ammorbidirsi e per fortuna non nota come ad Hans scappi uno sbuffo (divertito?) quando ti prodighi a dispiacerti per il tenero Brutus maltrattato. Tuo padre si gira e tu, oltre a quello, non fai in tempo né a notare il sorriso, né l’espressione cupa che subito prende il posto di quel momento di leggerezza che si è concesso.

«Beh…» La vecchia sembra indecisa, carezza con forza la testa del cane tirando indietro la pelle al punto da fargli sporgere gli occhi. Guarda lui, poi te; poi te e di nuovo lui. Brutus continua a ringhiare fastidiosamente, mentre le persone intorno a voi vi maledicono per starvene proprio in mezzo al corridoio; nel mentre, tuo padre si sposta e si allontana di qualche passo.
«Mica è un segugio, lui, non può ricordarsi a memoria le cose!» La strega si erge in tutta la sua ricurva altezza, assumendo di nuovo quel cipiglio da snob. Eppure il tuo viso riflette così tanto la tua preoccupazione che la vedi tentennare.
«… Questo è di Theodore. Credo. » Intromettendosi fra voi, Hans ti raggiunge ignorando totalmente l’anziana che lo guarda subito in cagnesco.
Sembra riluttante –come se avesse paura di sbagliare ad individuare qualcosa relativa al figlio, ma alla fine ti porge ciò che l’ha distratto mentre tu parlavi con la donna.
Un quaderno rilegato in cuoio.
L’album da disegno di tuo fratello.




Alexander Hydra
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view post Posted on 21/3/2024, 12:10
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Alexander Hydra | 23 annijpg

I tuoi modi dimostrano chiaramente come tu sia figlio di Loreen, e come il resto della tua indole sia fiorito in una serra di gentilezza e affetto.
Lo sai che ti costa da matti dichiarare Theo un irrispettoso ragazzino, tanto più che tuo fratello certamente non è così. Stai solo pensando che ti servono le informazioni e piegherai ogni tua giuntura per arrivare ad ottenerle.
Se Theo si è comportato in quel modo, tanto fuori dal suo ordinario, qualcosa deve essergli successo. E questi sono i momenti in cui maledici il destino, ed il fatto che con tuo fratello non funzionino le comunicazioni normali.
Non puoi sussurrare ad un magico anello per farti sentire, né ha senso gridare il suo nome per tutto l'Aerostazione. Cazzo però se lo faresti.
Quindi si, ti sfugge l'espressione di tuo padre ed in fondo dubiti che Brutus sappia fare quello che gli hai chiesto. Ti chiedi se sia il caso di trasfigurare quel canetto in un segugio ma in quel caso sospetti verresti denunciato. No, non lo faresti per davvero.

«Sì io, lo capisco...» mogio, rifletti sulle parole di una vecchina a malapena intenerita dal tuo porti. Puoi capire quello che ti dice, ma questo certo non ti mette più tranquillo. Annuisci cercando una via di fuga dal nodo in gola che ti risale, quando è tuo padre a farsi avanti di nuovo.
Per un istante ti irrigidisci, hai paura che parlando cancelli i progressi che lentamente stai facendo tu, con questa diplomazia un po' dolorosa.
Invece no. Hans tira fuori un oggetto a te familiare, ed i tuoi occhi scattano nei suoi l'istante in cui lo vedi.

Cosa ci fa lui con l'album di disegno di Theo?
Perché ha toccato qualcosa di tanto sacro?
Perché non ce l'hai in mano tu?


«» rispondi a tuo padre, aspetti che ti permetta di prendere quell'album tra le mani, ma poi guardi Brutus. Non hai voglia di farglielo annusare perché hai la sensazione che morderebbe anche quello, ed i disegni di Theo non si toccano, soprattutto se sei stato tu ad istigarlo ad usare il disegno nelle giornate di merda.
«Mi... ci serviva solo sapere dove fosse andato» triste, ti rivolgi ancora alla vecchia, ma fai un passo indietro. Perché tuo padre ha attirato di nuovo l'attenzione. «, questo dove l'hai preso?» la risposta potrebbe essere ovvia ma tu, dopo averlo chiesto, apri l'album. Lo apri con la sensazione che - qualunque cosa ci sia - saprai decifrare il suo umore osservando i tratti colorati o grigi dei suoi carboncini.


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↳ In un porta bacchetta da fianco.

Caramella d'illusione [in tasca]
↳ Chi la ingerisce si “sdoppia” rendendo difficoltoso per l'avversario riconoscere quello vero!

Maleficium [collana]
↳ Antiche leggende dicono che la magia dei Draghi non smetta d'esistere neanche dopo la loro morte: il Maleficium è un teschio permeato di magia, ha la forma di una testa di Drago in miniatura (come monile) con fauci e zanne. Sacrificando una goccia del proprio sangue come pungendosi sulle corna, il teschio torna in vita, mutando in un Drago scheletrico di circa due metri a propria difesa e attacco (privo di fuoco, ad es. codata, carica, zanne ecc.) per 3 turni. Dopodiché tornerà teschio in attesa di sacrificio. Valido una volta in Quest / Eventi, tempo di ricarica un giorno

Intreccio di scaglie [bracciale]
↳ Bracciale fatto con scaglie di drago, note per essere refrattarie a quasi tutti gli incantesimi. Realizzato sul momento, si potranno scegliere le scaglie del Drago preferito oppure richiedere una combinazione di scaglie differenti (colori, forme e resistenza cambiano). Se indossato, vi proteggerà dalle fatture presenti fino Quarta Classe (esclusi Proibiti). Utilizzabile una sola volta in Quest / Eventi

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Vedi, Lex, se i tuoi occhi sono come il cielo luminoso di fine primavera, quelli di tuo padre sono il cielo cupo del mare in tempesta.
Fra le sue nuvole capti un raggio di sole, ma batti le palpebre ed ecco che quel fascio di luce scompare in favore del più oscuro dei nembi.
Hans non sa se tu stia sospettando di lui, ma dopo l’accoglienza che gli hai riservato a casa, è più prevenuto del solito.
Del resto, ormai si è abituato alla tua sottile reticenza e a quella un po’ meno sottile di tuo fratello. Una parte di sé la reputa una giusta punizione, ma l’altra…

«L’ho trovato per terra.» Si mette subito sulla difensiva, incrociando le braccia. La vecchia, nel mentre, fa saettare lo sguardo fra voi, improvvisamente interessata.
«Laggiù.» Aggiunge Hans, con un cenno del mento proprio in mezzo al corridoio dell’aerostazione.
«Sì sì, io ero proprio là!» La strega si intromette di gran carriera e per fortuna non si accorge dell’occhiata irritata che le rivolge tuo padre. Lui fa un passo in tua direzione, ma è restio e finisce per immobilizzarsi, sporgendo comunque il collo per vedere fra le pagine di quell’album che tu sai essere così prezioso per tuo fratello.
Così i fogli scorrono uno dopo l’altro come immagini di un film muto; muto come Theo. Paesaggi di Castelobruxo in acquerello, sketch in grafite raffiguranti volti di professori e compagni di classe, appunti veloci su date o orari, tu.
Sì, Lex, ci sei anche tu. È stilizzata, la tua figura, come un figurino di moda, ma i colori sulle braccia –fiori principalmente– ti ricordano come tuo fratello si sfogava da piccolo: colorandoti ogni centimetro di pelle. E in mancanza di te, Theodore ha dovuto arrangiarsi come poteva per esprimere quei turbamenti che lo hanno colto in chissà quale momento della sua vita lontano da casa.
I disegni, più della metà del taccuino, infine si interrompono, seguono pagine bianche finché… Finché una pagina completamente scarabocchiata di nero cela due occhi gialli a pastello che ti guardano proprio al centro del nugolo buio. Occupa un intero foglio. E poi un altro, e un altro, e un altro ancora.

«Mamma mia che brutto!» Commenta la vecchia; tuo padre serra le labbra, gli occhi fissi in quelle iridi gialle.




Alexander Hydra
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view post Posted on 26/3/2024, 16:54
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Alexander Hydra | 23 annijpg

Sei molto attento quando Hans ti parla. O per meglio dire, quando si giustifica. Ha trovato il taccuino di Theo in un punto poco distante, là dove la vecchia conferma essere passato tuo fratello.
Si, no questa è un'informazione perfetta, ma non ti dice ancora dove sia tuo fratello ed i suoi disegni non ti rassicurano. Certo quando ti sei visto hai sorriso, tracciando con l'indice i disegni che già sapeva di portarti fare lungo tutte le braccia. Ricordi l'ansia quando ti tatuavi, non per il dolore, ma perché non avresti dato spazio a Theo per i suoi sfoghi: se la tua pelle era già piena di inchiostro, come poteva ricavarsi il suo tempo per dipingertela?
E, sfogliando le pagine, ti perdi. Disegno dopo disegno, cresce un senso d'angoscia che stringe in gola, come se tu cercassi - da una prima pagina bianca - sentimenti che tuo fratello ti ha nascosto. Ti sei distratto troppo, Lex? Non sei più stato il porto sicuro di cui aveva bisogno? No, certo che no! V-vero?
E vacilli quando il tuo sguardo incontra quegli occhietti gialli in una pagina nera. Cazzo. Cosa diavolo è? Perché è ripetuto per altre pagine?

Non guardi tuo padre, stringi il taccuino in una mano, sfili la bacchetta con l'altra. Cammini per conto tuo, di testa tua nel punto dove papà ha trovato il libricino. Dai le spalle agli Aeroccamy, «Mh» sbuffi, ma il cuore in gola lo senti battere come un forsennato. C'è troppa gente, e nessuno di loro senti che possa darti una mano, e c'è troppa luce. Forse Theo ha cercato un posto più scuro? Hai bisogno di lasciargli un segno. Uno dei vostri, ma non puoi dipingere strisce di colore in un'Aerostazione di questa portata. Eppure, un'idea...

Oh certo non ti accorgi di essere stato tanto maleducato quanto tuo fratello, nell'allontanarti dalla vecchia senza neanche ringraziarla. Non ti importa, non se Theo fa quesi disegni e tu non ce l'hai davanti per chiedergli come sta. Allora ingoia un grumetto di rabbia acida, la spingi giù, hai bisogno di svuotare la mente. Chiudi gli occhi. Ti appelli ai ricordi, quelli che ami da morire. Quelli di gioco con Theo, quelli felici.
Ti appelli all'ultima campagna dei vostri guerrieri, fermi alla porte di Baldur's Gate, dopo anni - veramente anni - di avventure e livelli raggiunti, di incantesimi e colpi imparati a sudore e fatica.
Di risate, tanto che a ripensarci sorridi di nuovo. Ridi di Theo che si arrabbia perché non riesce ad abbattere un ippogrifo da solo, e poi ridi di quando ti ha salvato il culo più di una volta, prima che ti toccasse cambiare personaggio. Ridi del modo in cui, quell'ultima volta che avete giocato, si è alzato in piedi a mimare l'azione di Anathor - il suo personaggio - e di come poi siete ricaduti sfiniti sul divano, a battaglia vinta. E' passato un anno, ma il cuore esplode come allora.
Impugni la bacchetta solo quando questo ricordo arriva al suo apice e la felicità della prospettiva di tornare a giocare con Theo, scioglie ogni nero rimasto scoperto.
Esegui un movimento del polso semicircolare, lo fai in senso orario. "Expecto Patronum" enunci dentro di te, con sicurezza, riaprendo gli occhi nell'attesa di vedere il fenicottero al tuo cospetto. Ancora sorridi.

**SE lo evochi, ti fai vicino. «Avanza, fatti vede qui in giro, e... se lo trovi, portalo da me» non sei sicuro che il tuo Patronus possa capire tutto questo, ma anche solo tenerlo a svolazzarti in testa e nei dintorni può essere un segno per farvi notare da Theo. Lui lo conosce, giocate ad evocare il tuo patronus da quella volta che sei riuscito a dargli corpo e scoprirne la forma!

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Ecco un altro buon bilanciamento: se tu sei disperato per Theo, tuo padre è sì, preoccupato, ma la sua calma ha un che di irritante se non si conosce il tumulto che lo agita internamente.
Come te, è rimasto piuttosto inquietato da quegli occhi gialli e quel pastello premuto sul foglio con tanta forza, da lasciare le impronte sulla carta delle pagine successive. Allora Hans aggrotta le sopracciglia bionde, batte le palpebre e d’un tratto l’illuminazione verga gli occhi verdi.
La vecchia allunga il collo, sta per dire qualcosa, ma poi, quando te ne vai, serra la bocca e quasi giureresti di sentire lo schiocco della dentiera. Il cane ringhiante viene stretto al petto coperto da fronzoli rosa antico.

«Deve educare meglio i suoi figli, sa?» Prorompe acida rivolgendosi a tuo padre che, confuso, ti vede andar via.
«Sì, beh… lei dovrebbe fare qualcosa per quel cane, prima che gli venga una sincope.» Risponde distrattamente. Avrebbe potuto mitigare il commento con un sorriso, ma Hans non è così: è duro come il granito, glaciale come una lama.

Ma tu sfuggi via, perso nei tuoi pensieri e aggrappato a quel taccuino che tanto racconta di Theodore quando tu sei lontano da casa. Te ne vai e ti accoccoli con la mente a quei ricordi splendidi di quelle serate di gioco, di mute risate, di ghigni di sfida e di dadi sfortunati che solo tuo fratello sa ribaltare a vostro vantaggio.
È normale che quel fenicottero che ti aspetti, prenda vita davanti a te, meravigliosamente forgiato dal fulgore del sorriso che permea le tue labbra. Qualche passeggero di corsa si ferma e rallenta a guardarsi intorno, come se si aspettasse di vedere insorgere qualche pericolo, prima di affettarsi ad andare via. Un bambino, stretto alla mano della madre, spalanca gli occhi di sorpresa e grida, additandolo: “guarda, mamma!”
Certo un patronus in questa stazione è come un plimpli fuor d’acqua, ma cosa vuoi che importi? Gli occhi perlacei della bestia ti guardano vacui, ma comprende il tuo ordine e lo vedi sparire via, svolazzando fra gli Aeroccamy deciso quanto te a trovare Theo.

«Ma che diavolo hai in mente?» Hans ti raggiunge in breve, ma più che un rimprovero, è perplessità che leggi sul suo viso. Poi allunga una mano verso di te, il palmo aperto verso l’alto.
«Mi dai il taccuino?» Chiede. «Per favore.» Aggiunge, abbassando appena lo sguardo verso il quadernino.
Dietro di lui, vedi le spalle di un uomo alto intento a parlare con la vecchia.





Alexander Hydra
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view post Posted on 28/3/2024, 16:46
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Alexander Hydra | 23 annijpg

Tutta la tua concentrazione è qui, nel battere silente d'ali del tuo patronus. Trovartelo davanti, ti stringe un po' il cuore, ma sei determinato e serio quando gli chiedi di fare a Theo da guida.
Tuo fratello sa che può contare su di te in ogni momento, perché ti spaccheresti in mille pur di aiutarlo. E magari è vero che ultimamente chiederti aiuto è difficile, che ci sta voglia fare le cose anche da solo, in fondo certo non indebolisce il tuo amore. E' giusto, è un ragazzino e sta crescendo, e Dio se non vedi l'ora di uscirci a bere come due adulti ed aprire insieme un nuovo mondo di interazioni ed avventure. E' con questo pensiero che guardi il fenicottero librarsi tra gli Aeroccamy. Sai che - se troverà Theo - poi proverà a guidarlo da te.

"Ma che diavolo hai in mente?"
«Sto dando un segnale a Theo» mastichi trai denti, appena il patronus si allontana. «Funziona così quando non puoi gridare per chiedere aiuto, Pà. Vista, olfatto e tatto, lui non ha altro che loro» E non ci riesci. Non riesci a non fargli una lezione su come si tratti con tuo fratello, visto che lui ha recuperato tutto in fretta - a tuo dire - quando finalmente è tornato sui suoi passi. Allarghi le braccia, ma poi le riabbassi, non vuoi... non sei bravo a litigare, non vuoi che succeda e non vuoi diventare nervoso adesso. Non avete tempo per questo. «E a quanto pare adesso potrebbe avere anche paura del buio o voglia di rintanarcisi» per il disegno, mh? Se solo tu potessi capirlo.
In questa ricerca non sei solo, e tuo padre ora pare di nuovo interessato a parlarti... per farsi dare il taccuino. Tu riporti gli occhi su di lui, quando sai bene che il primo istinto è "no, col cazzo". No, perché se quel libro è pieno di disegni, è perché in qualche modo avete dovuto - tu e mamma - far passare a Theo la sensazione di essere sbagliato perfino per papà.

Quei disegni esistono per colpa sua e per merito tuo.

Con calma, gli passi il taccuino. «Non so cosa vuoi fare tu, ma io intendo battere ogni angolo di questa stazione, e di corsa» non stacchi lo sguardo dal suo, non hai la capacità di ricercare ogni forma grafica dentro il taccuino, tu vuoi fisicamente trovarlo e dopo, se succede, vuoi che sia lui - con i suoi tempi - a spiegarvi perché non è tornato a casa.
«Ma non lo voglio spaventare» ammonisci, quasi, tuo padre. Invitandolo a non spaventarlo a sua volta. «Ha sicuramente un motivo per non tornare, e voglio che ce lo dica lui, non voglio andare in paranoia finché non me l'avrà detto»

Ché Hans non si è perso solo i primi anni di Theo, si è perso tutta la tua adolescenza, tutti i tuoi dubbi, tutti quei momenti in cui di un padre - e di una sua guida - avresti avuto bisogno.

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«Io non penso voglia fare né l’una, né l’altra cosa.» Tuo padre parla secco, senza fronzoli né dubbi a intorpidirgli le parole. Prende il taccuino dalle tue mani con calma, senza strappartelo dalle dita, ma abbastanza deciso nel dubbio che tu possa ripensarci. In realtà solo un’ora fa lo avrebbe fatto volentieri, dopo l’accusa che gli hai rivolto. Non sembra, ma l’ha incassata peggio di quanto non abbia dato a vedere.
Hans Hydra è un uomo orgoglioso, dal temperamento acceso, schietto fino all’offesa. Una pietra aguzza che non si è mai smussata del tutto, a maggior ragione dopo l’allontanamento e conseguente ritorno da voi. Lì, l’orgoglio, l’ha seppellito sotto strati e strati di terra. Eppure non è remissivo con te: sa perfettamente le ferite che ha procurato a te e tuo fratello, ma non è da lui chinare il capo e accettare ramanzine, per quanto tu sia nel giusto.
Non ti risponde, anche se ti ha ascoltato; forse non ha proprio colto la tua ammonizione a non spaventare Theodore o forse ha deciso di non assecondarti volontariamente. Il punto è che è assorto mentre guarda tra le pagine del taccuino, aggrotta le sopracciglia sull’ultima, sfiora col pollice un punto in particolare del pastello nero. In fretta, passa alla pagina bianca successiva.

«Ah.» Esala improvvisamente toccando anche quella e, senza neanche guardarti, si volta e si allontana a gran passi verso la biglietteria con la bacchetta sguainata.
Nel frattempo, la vecchia si congeda stringendo la mano all’uomo di cui ancora vedi le spalle. Sembra soddisfatta e il canetto che ha in braccio dà una sonora leccata al palmo dello sconosciuto che senti ridere. Quando l’anziana si volta, l’uomo scuote la mano con un gesto incredibilmente irato. È allora che vedi uno stemma ricamato sulla stoffa spessa della manica; uno stemma che non fai fatica a riconoscere:

“Squadra Antimago”.




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Tu e tuo padre vi palleggiate il taccuino di Theo come se non poteste agire come una sola unità. Questo forse sa ferirti un po' di più, sa fare stringere i denti anche a te che - di solito - sei il ragazzo buono della situazione, quello zen, quello che sorride perché non c'è mai tempo di essere tristi.
Ma non sei stupido, Lex, questo a volte te lo ripeti troppo spesso. Segno che una parte di te creda a questa diceria. Ma no, ragazzino, non sei stupido, hai solo scelto un modo di vivere che cozza con alcuni punti ancora irrisolti della tua vita. Come l'assenza di Hans per tutta la tua adolescenza, e la pretesa di tornare qui e crescere Theo come se, prima, non fossi stato tu a pensarci. Hai perfino creduto di aver fatto un buon lavoro, in combinato con mamma, per dare spazio a tuo fratello affinché non crescesse con il demone di essere l'ombra di qualcuno.

«Pa?!» lui, di nuovo, parte. E tu sei assorto dai suoi modi, da come spinga le dita lungo segni tracciati come se vi leggesse qualcosa che tu - da solo - non vedi. «Cosa ci hai vi-» Ma ti viene già da pensare che parlargli sia inutile, e che visto che sta tornando verso la biglietteria a spron battuto, poi ti tocchi seguirlo così da evitare che la vecchi- ah, ecco, appunto.
La vecchia, con un Antimago. Perché tu le autorità le riconosci, non vogliamo davvero scavare sul perché tu te ne tenga amorevolmente alla larga. Ma resti allibito. Quel rognosino del cane fa tanto il prezioso e poi la mano di quell'uomo la lecca.

E vorresti. Hai la stupida tentazione di sfondare le tue barriere, osare, andare dall'Antimago a chiedergli se può mobilitare una squadra per cercare Theo - ché a loro dovrebbe importare no?
Ma Hans, lui... insomma l'hai visto così convinto che, stringendo i denti e maledicendo un po' il muro che trovi faticosissimo abbattere tra te e lui, lo segui. Aumenti il passo e gli fai quasi da barriere, perché così concentrato non finisca per andare a sbattere contro qualcuno e finire ad infastidire tutta la gente che può esservi utile.

Alzi il muso giusto per cercare il fenicottero e capire se è a portata d'occhio o se, invece, è ancora immerso nella vostra fondamentale missione.

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Sai, Lex, è curioso come alla fine tu finisca sempre per assecondare tuo padre. Benché tu creda di avere una solida barriera a separarti da lui, i fatti dicono ben altro. Sarà la tua anima di bambino che, abbandonato, ricerca l’affetto di un padre assente, come un cagnolino aspetta il padrone davanti la porta e che, dopo un po’, capirà che non tornerà più.
Ma Hans è tornato e tu non sei più un ragazzino, non è così? Allora chissà perché, anziché mordergli la mano come in fondo hai fatto sulla soglia di casa, finisci per seguirlo, quasi a proteggerlo dal suo essere irruento. Già una volta hai salvato capra e cavoli ed è in fondo grazie a te che la vecchia vi ha dato delle indicazioni; è grazie a te che quel prezioso taccuino ora è nelle vostre mani. O meglio… nelle mani di Hans.
Lo raggiungi mentre sta prendendo una matita dal banchino del bigliettaio che lo guarda un po’ allibito, come se fosse pazzo. Tu lo vedi scarabocchiare con gran fretta le pagine bianche; la grafite prende il posto del candore delle pagine, un po’ come ha fatto la mano di Theodore quando ha tracciato quell’oscurità che solo i due grandi occhi gialli possono attraversare.

«Ah!» Senti Hans esclamare soddisfatto, lanciando la matita all’uomo oltre il desk che smanaccia nel tentativo di acchiapparla al volo (no, se te lo stessi chiedendo, non ci riesce).
Sentendoti arrivare, tuo padre sembra rinsavire e ricordarsi improvvisamente che c’è un altro figlio insieme a lui. Perciò ti mostra il taccuino alzandotelo verso il muso e battendo con l’altro dito il foglio.
Noti una scritta in rilievo che Hans ha evidenziato scarabocchiandoci sopra: è proprio ciò che succede quando calchi così tanto su una pagina da lasciare le impronte su quelle successive.
Il testo, un po’ sbocconcellato, dice:

h. 3.00 pm
Keizersgracht – magaz ovest

Non ci sono dubbi.
«Sembra un appuntamento.» Hans ti osserva, ti ficca in mano il taccuino e assottiglia lo sguardo. I magazzini potrebbero essere degli hangar dietro l’aereostazione dedicati allo scambio merci dei velivoli commerciali. Certo, forse potresti non essere andato lontano con la storia della ragazzetta, ma…
«Da quando tuo fratello, ha…»
Ecco, ora succede una bella commistione di cose. Hans si blocca, batte le palpebre perplesso.
«Perché quell’Antimago ti sta indicando? Che hai combinato?»
Non è ben chiaro, in effetti, perché l’ufficiale che hai lasciato con la vecchia ti stia ora puntando il dito contro. Con il vociare dei passeggeri a farvi da sottofondo, non capite cosa l’uomo stia dicendo ma, indubbiamente, qualcosa dice a giudicare dal muoversi della sua bocca e dal passo svelto con cui svicola tra una strega occupata a litigare con la propria valigia e un pilota.
E se tuo padre guarda alle tue spalle, tu, proprio in contemporanea, noti un bagliore perlaceo svoltare oltre l’angolo dell’uscita sul retro dell’aereostazione.
Non hai molto tempo per pensare, Lex: la priorità è sempre una, ma le vie del Fato sono infinite, come diceva qualcuno.




Alexander Hydra
PS 178/180 | PC 120 | PM 115
 
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