| L’odore della sigaretta permea l’aria intorno a noi e ci avvolge nelle lingue di fumo che espiro una dopo l’altra con una certa fretta. Non è che mi stia proprio godendo il momento, visto il pericolo di incappare in qualche ficcanaso o in un docente. Ma le abitudini sono dure a morire: dopo colazione devo fumare, a ogni costo. Certo è che avrei potuto ingegnarmi a trovare un posto più appartato del cortile interno; solitamente, ho tempo di imboscarmi e riemergere come se nulla fosse raggiungendo l’albero isolato in prossimità della Foresta Proibita, ma qualcuno stamattina mi ha intrattenuto più del previsto. Forse per questo, o forse per apparire più disinteressato di quanto effettivamente sia, guardo l’ora sull’orologio da polso e inalo, con sguardo ancora basso, un paio di tiri veloci. Tiro indietro la testa e, con la stessa aria indifferente, espiro il fumo dalla bocca in una serie di cerchietti. Anche se non sembra e mi sto impegnando parecchio per apparire noncurante, in realtà mi interessa la risposta di Lyvie e l’ascolto con attenzione. Elaboro ogni sua parola, nonostante abbia frainteso la mia domanda indiretta. So che Megan è la ragazza più bella della scuola, lo so ben oltre chiunque altro. So che arrosisce e arriccia il naso con imbarazzo ogni volta che la guardo un po’ troppo intensamente, o che lo fa quando è lei a fissarmi e la noto con la coda degli occhi. So che è felice con me, perché le si illuminano gli occhi ogni volta che i nostri sguardi si incontrano e il suo corpo smette di essere teso, in allerta, ogni volta che le sono vicino. Non sono così idiota da non rendermene conto. Intendevo sapere altro… Ma, col senno di poi e mio malgrado -visto che di solito non me ne frega niente delle considerazioni altrui-, mi ritrovo ad accogliere con un certo buonumore la serie di osservazioni esposte dalla serpina. In un modo un po’ strano, che non rientra minimamente nelle mie abitudini, mi fido della sincerità nel suo tono di voce.
Noi non abbiamo problemi. – mi ritrovo poi a commentare, seccamente, mentre riporto lo sguardo a incontrare il suo. Con chiunque altro penso che non avrei avuto interesse a giustificare qualcosa che mi riguardi, o peggio che riguardi anche Megan, ma le ho chiesto io di parlarne e mi assumo la responsabilità di chiarire ad alta voce qualcosa che non la riguarda, che non dovrebbe sapere, ma che sento sia giusto specificare. Ha solo espresso un dato di fatto, una di quelle cose che in maniera generica riguarda chiunque in quanto essere umano, ma non è così per noi. Megan ed io non abbiamo problemi di coppia, insieme siamo una bomba. I nostri problemi sono esclusivamente personali. Lei ha i suoi, io i miei, ma in qualche modo si incastrano nel nostro rapporto. Non ho esperienza in fatto di situazioni di coppia, dato che Megan è la prima vera relazione che abbia mai avuto, ma lo stesso vale per lei e abbiamo imparato insieme le cose che avevamo bisogno di conoscere. Ne impareremo altre e spero che non smetteremo mai. Prendo un altro tiro, stavolta più lungo, e lo trattengo nei polmoni per qualche secondo. Il flusso dei miei pensieri viene interrotto dalle parole seguenti di Lyvie e seguo il suo sguardo diretto alla sigaretta. Arriccio le labbra in una smorfia e in un attimo le sopracciglia si corrucciano in un’espressione piuttosto contrariata.
Comprati le tue sigarette se vuoi provare. – rispondo, espirando il fumo tra le parole, mentre lascio cadere a terra ciò che rimane e acciacco il mozzicone sotto un piede. Le parole ammonitrici di Megan di non inquinare l’ambiente mi risuonano nella testa, ormai di consuetudine come ogni volta che finisco una sigaretta, per cui mi chino subito a raccogliere la cicca e la deposito temporaneamente nella tasca posteriore dei miei jeans.
Fila in classe. – aggiungo poi, rialzando lo sguardo su Lyvie per assicurarmi che non intenda fare brutti scherzi. Ok tutto il melodramma e la fonte di distrazione, ma non deve lasciare che la cosa interferisca con la sua vita e la sua quotidianità; credo di averglielo già detto, tra le tante -troppe- cose che ho detto in così poco tempo. E spero le sia entrato in testa che, a prescindere da cosa accadrà, lei per se stessa deve venire prima di chiunque o qualsiasi altra cosa al mondo. Mi scosto dal muro e mi guardo un'ultima volta intorno, tanto per accertarmi che effettivamente nessuno ci abbia notati lì, poi la supero e mi incammino vero i corridoi del piano terra. A un certo punto della giornata, dovrò trovare il tempo di rispondere alla lettera di mia madre, anche se sto seriamente pensando di ignorarla... Ho di meglio da fare, in effetti. E sento di aver già dato fondo alla mia tollerabilità nei confronti del prossimo con la conversazione appena avuta con Lyvie. Mi sa che rimando la questione a domani; ho un limite di sopportazione giornaliero che che è invalicabile. Finirò col dimenticarmene... E, l'ipotesi, non mi turba affatto.
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