Attesa, Privata

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Jean Grey.
view post Posted on 14/6/2023, 15:38 by: Jean Grey.
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Jean Grey
17 anni - emozioni miste

Non era la prima volta che leggeva quel libro. Dieci piccoli indiani era stato uno dei primi gialli che aveva letto da ragazzina, ed era stato subito amore. Era uno di quei libri che dà l’effetto *wow* reale solo la prima volta che lo si legge, ma era scritto in modo talmente magistrale che riusciva comunque a meravigliarsene ogni volta. Questa era la quarta rilettura, e non sarebbe stata l’ultima. Ne era così assorta da aver smesso di dare peso al tempo che passava. Non seppe, infatti, quanto tempo fosse passato quando Derek si presentò al suo tavolo.
« Ciao Jean, scusa per il ritardo. »
Ancora col libro in mano, un po’ imbambolata, istintivamente guardò l’orologio: le 18:05. Quello non era ritardo, per lei. Ma Derek era un ragazzo con un’educazione fuori dal comune, questo lo aveva già capito. Jean gli rivolse un sorriso naturale, spontaneo, e ricolmo di emozioni differenti di cui stava prendendo consapevolezza di attimo in attimo. Innanzitutto, il solo percepire l’ombra della sua alta figura in avvicinamento le aveva fatto provare un leggero crampo allo stomaco. La prima emozione era stata certamente la gioia. Era contenta che fosse venuto, che avesse accettato il suo invito. Subito dopo aveva provato un inaspettato sollievo, come se avesse capito solo in quel momento quanto in realtà avesse temuto che non si presentasse, anche se non voleva ammetterlo. E subito dopo era arrivato un pizzico di ansia. Che fare? Che dire? Ora che si trovavano uno di fronte all’altro, da soli, per la prima volta da quando si conoscevano, che cosa avrebbero potuto dirsi?
Ancora seduta, mise il segnalibro tra le pagine prima di chiudere il libro e posarlo sul tavolo. Poi, seguendo un impulso senza senso del suo corpo, si alzò in piedi. L’enorme differenza di altezza tra un Derek in piedi e lei seduta l’aveva messa un po’ a disagio, per cui si era alzata in piedi. Ma ora si sentiva una deficiente. In piedi per cosa? Sentiva il panico appendersi alla sua gola e non ne capiva il motivo. Deglutì, cercando di ricomporsi, e finalmente riuscì a spiccicare parola.
«Ciao, Derek. Non ti preoccupare, in realtà sei puntualissimo. E poi non stavo facendo troppo caso all’ora. » Un po’ era vero, un po’ no. «Perché non ti siedi?» gli chiese con un sorriso, indicandogli la sedia. *Come se lui non la vedesse, cretina*. Si riaccomodò anche lei dov’era seduta prima, il libro ancora posato sul tavolo. Decise di sciogliere subito il ghiaccio con il motivo più banale. «Che prendi? Io vorrei un gin. È il primo che posso bere legalmente, sai?» Rifletté un attimo, e poi si rese conto che non aveva idea di quale gin chiedere. Sceglilo pure tu per me, io sono poco pratica. È Megan l’esperta del gruppo, di norma!» Rise, sentendo di aver già limato un po’ la tensione. Avrebbero chiamato un cameriere una volta che anche Derek avesse deciso la sua ordinazione. Era strano averlo davanti, così vicino, senza un motivo specifico. Era proprio un bel ragazzo, Derek, oltre a essere una persona dai modi gentili e di grande intelletto. E più pensava ciò, più si rendeva conto di essere incredibilmente curiosa all’idea di conoscere meglio quella persona che aveva sempre visto come un collega più grande, bello e inarrivabile. Non sapeva di cosa parlare, ma c’era sempre un bel modo di iniziare una conversazione. Banale, forse, ma meno scontato di quanto potesse sembrare. «Come stai?»


 
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