These violent delights have violent ends, Arruolamento Ordine della Fenice

« Older   Newer »
  Share  
view post Posted on 12/3/2022, 16:24
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:




Stentavi a credere ai tuoi occhi, ma non ti stavano ingannando: di fronte a te, riverso su quel che rimaneva di una bancarella e ferito in più punti, giaceva proprio il capo dei malfattori. Il destino era ironico con te, Jolene, quasi a volerti strappare una risata amara dalle labbra. Tu però rimanesti mortalmente seria, serrasti le mascelle con tanta forza da sentir sbattere dolorosamente i denti.
Compisti gli ultimi passi lentamente, guardinga, a dispetto del cuore che batteva più velocemente ora che avevi un oggetto concreto contro cui riversare tutte le tue emozioni. Eri arrabbiata, comprensibilmente, e delusa; quest'ultimo sentimento era un po' più difficile da spiegare, perché non si trattava semplicemente della constatazione che Ieremias era morto e il suo aguzzino no. Questa particolare delusione riguardava solamente te. Sono venuta qui per lui? Questo ti chiedevi, con l'istinto di storcere la bocca. Ti eri fatta forza, ti eri alzata, avevi fatto tutta quella strada tra le macerie e il fumo, ed era questo il ferito che chiedeva il tuo aiuto. Un pensiero maligno scivolò nella tua testa, allora, e immaginasti di voltarti, semplicemente, di fare finta di non aver visto nessuno. Saresti potuta andare ad aiutare in qualche altro modo, addirittura spegnendo l'incendio, perché no. Cosa aveva fatto quell'essere per meritarsi la tua misericordia? Nello sguardo che teneva incollato su di te ti parve di riconoscere i medesimi pensieri, mischiati al dolore e alla paura di un animale in trappola. Qualcosa ti diceva che ti aveva riconosciuta. Potevi voltargli le spalle, e avrebbe saputo chi lo aveva abbandonato. Avresti potuto farlo, invece decidesti di restare.
«Assassino» sussurrasti con la voce arrochita dal ricordo del pianto. Nessuna soddisfazione venne da quella parola, ti avvelenava la bocca con il suo sapore amaro.
Allora gli puntasti contro la bacchetta. L'avresti sollevata con mano sorprendentemente ferma, così come erano ferme le tue intenzioni. La punta sarebbe stata diretta verso il busto dell'uomo, al centro della sua figura massiccia, da cui non staccasti gli occhi nemmeno per un istante. «Accio bacchetta.» Avresti scandito le parole con decisione, nessun tentennamento nella voce. Nella tua mente potevi visualizzare chiaramente il materializzarsi delle tue intenzioni, il catalizzatore dell'uomo che si liberava da una tasca, o dalla sua presa ormai debole. Non potevi sapere se invece non l'avesse già persa, ma non volevi rischiare: avevi di fronte il criminale che aveva esortato Ieremias ad attaccarti, anche se non avevi mai rappresentato alcun pericolo per lui. Da un individuo del genere ti aspettavi i gesti più disperati: lasciargli a disposizione qualsiasi arma avrebbe potuto essere pericoloso, perfino quando versava in quelle condizioni. Se l'incanto avesse funzionato, avresti preso la bacchetta al volo e l'avresti riposta al sicuro in una tasca interna del cappotto, là dove normalmente tenevi la tua. Se non fosse accaduto nulla, avresti concluso che non c'era nessuna arma di cui preoccuparsi.
Solo a quel punto ti avvicinasi maggiormente all'uomo. Aveva un aspetto pietoso. «Sei un assassino, ma per tua fortuna io sono meno crudele di te.» Ti chinasti su di lui, studiandone rapidamente le ferite. Ti faceva ribrezzo stargli accanto, ma eri convinta della tua scelta. Se non lo avessi mai trovato e lui fosse morto lì da solo, allora avresti potuto credere in una regolazione dei conti da parte del destino: una vita per un'altra vita, i pentiti a cui veniva negato il perdono, i malvagi su cui ricadevano punizioni esemplari. Ma era successo che ti venisse assegnato un ruolo in quella tragedia, e che ora la vita di Melchior fosse responsabilità tua. In quanto infermiera avevi il dovere di proteggere qualsiasi essere umano, indipendentemente dalla sua condotta morale; ma la questione non si limitava a quello, vi riconoscevi qualcosa di profondamente personale. Se ti fossi messa a decidere della vita e della morte altrui; se improvvisamente avessi approfittato del potere che solo il caso ti aveva messo nelle mani, e della debolezza di altri esseri umani: che cosa ti avrebbe distinto da Melchior, allora? Avevi un'idea precisa dei limiti dei tuoi diritti sull'esistenza altrui, superarli ti avrebbe portata a non riconoscerti più. Non era quella la giustizia che avevi promesso a Ieremias. Potevi essere disgustata da quel criminale; potevi recriminargli l'averti usata come prigioniera, l'omicidio del ragazzo, tutta la distruzione della mostra. Potevi ritenerlo un essere umano orribile, e augurargli di venire catturato e giudicato per i suoi crimini. Tutto ciò rientrava nel tuo diritto; ciò che non ti saresti mai permessa, era pretendere di detenere la verità sulla giustizia. L'unica vita che ti apparteneva era la tua.
Ci sarebbe voluto dell'impegno per salvare quella di Melchior, ne eri abbastanza sicura. Non potevi fare niente per la ferita alla spalla: sarebbe servita un'intera equipe medica per togliere la gamba del tavolo e riparare i tessuti interni, il tutto assicurandosi che l'uomo non perdesse troppo sangue. Preferisti non toccarla, e concentrarti invece sul ginocchio spezzato, di cui avresti potuto occuparti personalmente. «Puoi ancora sopravvivere. A differenza di Ieremias.» Lo guardasti in viso, nemmeno tu sapevi che cosa desideravi vederci: pentimento? Sofferenza? Gratitudine, o forse paura? Niente. Non farebbe nessuna differenza.


PS: 247 / 257 | PC: 200 / 205 | PM: 242 / 242 | PE: 35

Bacchetta
Macchina fotografica magica (caduta)

Gioielli indossati:
Anello Vegvisir: aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi.
Anello della Gorgone: se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
Bracciale Yūrei: porta incastonato in una piccola sfera di vetro infrangibile un fluido argenteo in grado di percepire la presenza degli Spiriti. Se colui che lo indossa si trova nei pressi di uno di essi, il fluido diviene gassoso e si connota di sfumature dal bianco al rosso, attraverso tonalità intermedie, che ne certifica la pericolosità.
Bracciale di Damocle: concede la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest/Evento.

In borsa:
Spettrocoli: permettono di vedere creature invisibili o immaginarie. Se indossati per troppo tempo possono provocare stordimento.
Essenza dell'Elfo (x1 boccetta)
Taccuino
Penne biro (un paio)
Sacchetto con 10 Galeoni

Vestiario: jeans, camicia, anfibi e un cappotto leggero.
INVENTARIO

Fino alla IV classe di incantesimi, esclusi i proibiti.
VI classe: Adduco Maxima.

Vocazione: Animagus inesperto (rondine).
CONOSCENZE
 
Top
view post Posted on 17/3/2022, 14:08
Avatar

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
126

Status:


Capitolo nove4u9MHBY
Capovolgimento dei ruoli




Melchior non aveva granché da dire. Difendersi non era nelle sue possibilità, né fisicamente né verbalmente. Molto semplicemente, se prima la presenza della sua banda gli permise di trovarsi in una posizione di forza, ora, privo di bacchetta, solo e ferito, incarnava il ruolo del debole. Niente gli avrebbe permesso di smentire in toto quanto la ragazza di fronte a lui diceva; nessun "non è vero", "pietà" e "non sono stato io" sarebbero valsi qualcosa di fronte alla sua rabbia. Nel momento in cui ella appellò la sua bacchetta, già lontana sotto una catasta di libri, percepì che era giunto il momento di fare i conti con la Morte e di lasciarsi andare al Diavolo, con l'unica consolazione che presto non avrebbe più provato l'immenso dolore alla gamba e alla spalla.
Se fosse stato in Jolene non avrebbe perso tempo: un colpo ben assestato, uno Schiantesimo, una pugnalata al cuore con un coccio di vetro. Per impedire all'altro di riprendere abbastanza forze da ribellarsi e ribaltare la situazione. Quella era la sua indole, il suo primo pensiero da criminale che segue le leggi della strada. Quando gli si avvicinò avrebbe voluto chiederle cosa stesse aspettando a seccarlo.
Lui non si sarebbe rialzato. Non avrebbe mai potuto ribaltare la situazione. Ancorato a terra da un pezzo di legno che lo trapassava da parte a parte, era in trappola. La ragazza avrebbe potuto fare di lui tutto ciò che desiderava.
«Cosa stai facendo?» grugnì con la voce spezzata dal dolore. Perché si era chinata? Perché analizzava le sue ferite? Ora lei aveva persino la sua arma in mano, perché non lo aveva ancora fatto fuori?

Dopo lo scoppio del primo Schiantesimo la confusione atterrì tutti i presenti. Furfanti e guardie, dapprima immobili come statue, erano scattati al primo impercettibile movimento. Il risultato fu tragico: l'esplosione travolse l'ingresso della fiera disperdendo bancarelle, libri e persone; la folla di civili corse a perdifiato tra gli stand nella direzione opposta calpestandosi e spintonandosi vicendevolmente. Appena scoppiata la zuffa, i ladri si resero conto di essere in stretta minoranza e di aver perso il loro capo. Cominciarono a darsela a gambe, correndo fra le stradine di Diagon dritti verso Nocturn Alley, fonte sicura di salvezza. Auror e Antimago li rincorsero, smaterializzandosi da un punto all'altro per tentare di fermarli. Riuscirono a catturarne due, immobilizzandoli e trascinandoli subito al Ministero. L'inseguimento ad ogni modo continuò, e l'ordine di pattugliare la zona del disastro e il sobborgo oscuro sarebbe rimasto fino ai giorni successivi. Allo sbocco per Nocturn, Santiago Balmaceda divise i suoi uomini: tre avrebbero portato i catturati agli interrogatori, quattro avrebbero proseguito l'inseguimento di corsa, mentre lui e altri due uomini sarebbero tornati indietro per trovare cercare Melchior. Probabilmente si era smaterializzato, magari con l'ostaggio. Dopo l'esplosione entrambi si erano letteralmente smaterializzati da sotto il suo sguardo. Ma se l'esplosione li aveva investiti non dovevano essere andati lontano e, anzi, non potevano essere lasciato a loro stessi.
Una giravolta e Balmaceda e i due suoi sottoposti si ritrovarono sul tetto del palazzo rapinato, a circa tre piani più in alto rispetto alla strada venti minuti prima ancora tappezzata di libri e persone. Dall'alto la ricerca fu più veloce, benché il fumo spinto dal vento ostacolasse la visuale. Un incendio stava prendendo piede alla loro destra e occorreva spegnerlo al più presto. A sinistra c'era un corpo disteso in una pozza di sangue.
«Capo, sono lì!»
Forrest alzò l'indice e lo puntò in mezzo alla via. Non appena una nuvola di fumo grigio venne spinta via dal vento fu in grado di vederli pure lui: la rossa e l'uomo che cercava di catturare da mesi. Lei gli stava davanti, in piedi e armata. Lui era visibilmente in difficoltà con la gamba spezzata. Santiago ebbe un sussulto e con lui i suoi uomini, che istantaneamente mossero un piede pronti a smaterializzarsi.
«No.» ordinò lui bloccandoli con un braccio. Continuava a contemplare la scena con attenzione.
«Dobbiamo intervenire!» Insistette Forrest.
«Forrest, vai a spegnere il fuoco. Cooper, controlla il corpo sulla sinistra. Io mi avvicino a loro.»
C'era una vaga possibilità che si stesse sbagliando, ma il suo intuito gli diceva che quella ragazza non avrebbe colpito Melchior.


Jolene White
PS: 247/257
PC: 200/205
PM: 242/242
Prossima scadenza: 27/03/2022 ore 23.59

 
Top
view post Posted on 27/3/2022, 18:26
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:




Cosa stai facendo?
La tua espressione non si ammorbidì, né lo fece la voce quando rispondesti: «Ti aiuto. Stai fermo». Non che Melchior avesse molta scelta, come lui stesso doveva rendersi conto, dal momento che non ebbe altre reazioni al tuo avvicinamento se non quelle poche parole rantolate con difficoltà. Ferito e disarmato, poteva solo aspettare e vedere che cosa la sorte avesse in serbo per lui.
Per prima cosa, intendevi porre rimedio alla piega innaturale del suo ginocchio: gli avrebbe risparmiato un bel po' di dolore, oltre a rendere più semplice e sicuro il suo trasporto, permettendoti così di cercare aiuto per la ferita più grave della spalla. Non avevi tempo da perdere.
Per prima cosa ti sforzasti di schiarirti la mente dai molti pensieri che l'avevano attraversata in un così breve lasso di tempo. Sarebbe stato impossibile accantonare del tutto le forti emozioni vissute fino a quel momento, ma credevi di poterle tenere a bada abbastanza da eseguire un incanto che conoscevi bene. Sfruttasti il ritmo regolare del tuo respiro come ancora per la concentrazione: ti parve che anche i battiti del cuore rallentassero, infondendo nei tuoi arti una calma controllata. Il personale medico doveva essere in grado di lavorare sotto pressione, te l'avevano ripetuto costantemente. C'era da domandarsi dove fosse posta l'asticella della sopportazione, quanto fosse alto il livello di pressione che un'infermiera, o un qualsiasi essere umano, poteva sopportare prima di abbandonarsi definitivamente alle proprie emozioni, da esse travolto e annullato. Credevi di aver raggiunto quella stessa soglia nel momento in cui avevi visto il corpo di Ieremias farsi immobile; ora, però, nuove forze erano intervenute a regolare la tua fermezza. Sapevi cosa dovevi fare, e riuscire in tali azioni appariva come un riscatto a portata di mano.
Impugnavi già la tua bacchetta, così tutto quello che avresti dovuto fare era puntarla verso la gamba ferita dell'uomo. Eri convinta di poter garantire una presa ferma, aiutata anche dalla familiarità dell'incanto. Concentrata interamente sull'operazione di cura, allora, avresti ruotato il polso in senso orario – un piccolo cerchio preciso dietro a cui stava il ginocchio di Melchior, che infine saresti andata a colpire appena, lievemente, senza che vi fosse un contatto netto tra di esso e la punta della bacchetta. «Artum Emendo» avresti scandito contemporaneamente, curando la pronuncia con un'attenzione addirittura maggiore rispetto al solito, dato che sapevi di dover badare ad ogni più piccolo dettaglio.
Se anche l'incanto fosse riuscito, e quella prima cura avesse avuto successo, ci sarebbe comunque stato altro da fare per mettere al sicuro l'uomo. Sulla strada ancora minacciata dall'incendio, la necessità di spostarlo in un luogo più sicuro andava di pari passo a quella di raggiungere altri soccorsi. Era probabile che la distruzione della mostra avesse generato altre vittime, e che quindi una squadra di primo soccorso fosse in arrivo, se non addirittura già lì, al sicuro da qualche parte dove le fiamme non costituivano un pericolo immediato. Melchior avrebbe avuto bisogno del loro intervento, poiché, nelle condizioni in cui versava, temevi che una Smaterializzazione sarebbe stata rischiosa.
Potevi pensare di spostarlo da sola, e l'avresti fatto, ma prima volevi assicurarti rapidamente se ci fosse o meno qualcuno che potesse aiutarti. Diagon Alley non poteva essere totalmente deserta. Ti tirasti in piedi, e scrutasti i dintorni alla ricerca di altre figure umane – tra tutti, speravi di scorgere qualcuno degli Auror che prima avevano circondato i malfattori. Strizzasti gli occhi per spingere lo sguardo attraverso la distruzione e il fumo, ignara del fatto che alcuni di quelli che cercavi ti avessero già individuata.


PS: 247 / 257 | PC: 200 / 205 | PM: 242 / 242 | PE: 35

Bacchetta
Macchina fotografica magica (caduta)

Gioielli indossati:
Anello Vegvisir: aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi.
Anello della Gorgone: se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
Bracciale Yūrei: porta incastonato in una piccola sfera di vetro infrangibile un fluido argenteo in grado di percepire la presenza degli Spiriti. Se colui che lo indossa si trova nei pressi di uno di essi, il fluido diviene gassoso e si connota di sfumature dal bianco al rosso, attraverso tonalità intermedie, che ne certifica la pericolosità.
Bracciale di Damocle: concede la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest/Evento.

In borsa:
Spettrocoli: permettono di vedere creature invisibili o immaginarie. Se indossati per troppo tempo possono provocare stordimento.
Essenza dell'Elfo (x1 boccetta)
Taccuino
Penne biro (un paio)
Sacchetto con 10 Galeoni

Vestiario: jeans, camicia, anfibi e un cappotto leggero.
INVENTARIO

Fino alla IV classe di incantesimi, esclusi i proibiti.
VI classe: Adduco Maxima.

Vocazione: Animagus inesperto (rondine).
CONOSCENZE
 
Top
view post Posted on 27/7/2022, 17:00
Avatar

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
126

Status:


Capitolo dieci4u9MHBY
La dignità di vivere




Qual era il limite di sopportazione di un membro del personale medico? Quale quello di una normale persona? Al di là del Giuramento di Ippocrate e di Florence Nightingale e di tutto ciò che si includeva nel mero lavoro, la componente umana dello sdegno, dell'orrore e della fuga dal pericolo è qualcosa di premente nell'interiorità di ogni individuo.
Le persone scappano di fronte al fuoco. Le persone esercitano il proprio potere nella vendetta, qualora la propria posizione glielo permetta. In quegli attimi, però, si era consumato uno degli eventi più straordinari che potessero manifestarsi sulla scena di un delitto: la vittima aveva manifestato l'intenzione di curare il suo carnefice. Santiago aveva intuito che tale situazione non poteva includere peculiari legami morbosi. Sapeva anche bene che di atti compassionevoli come quelli ne aveva visti ben pochi.
«Adesso, signori.» Il suo ordine venne eseguito repentinamente, e ancora una volta nell'aria vibrò il crac della smaterializzazione.

Le scelte che un essere umano compie determinano il suo io. Non si può negare alla mente di vagliare le offerte donate da una situazione, sia le più cupe che le più giuste. I pensieri rimangono pur pensieri e i fatti rimangono pur fatti. Ma cosa è giusto? Cosa è sbagliato? Speculare su tali domande può solo portare a una continua serie di risposte amorfe che ritraggono le sensazioni e i bisogni dei singoli e delle istituzioni da loro create. Si continua a vivere secondo la propria legge interiore, che può considerarsi in armonia con la legge in quanto tale di una comunità e di un luogo.
Questo bene, secondo i molti, non può che coincidere con l'esaltazione della vita stessa. La cura, piuttosto che la morte, il dono della dignità dell'esistere nonostante un credo giudicato soggettivamente sbagliato, è semplicemente qualcosa di profondamente straordinario da parte dell'essere umano.
Ogni azione della nostra vita, anche la più piccola, è responsabile della bellezza o della bruttezza del mondo. In cosa consistesse tale bellezza o bruttezza era relativo, ma per Santiago quel che Jolene stava facendo rappresentava la punta di diamante del suo credo.
Sotto lo sguardo sgomento di Melchior, la bacchetta di Larice si insinuò con la magia nelle pieghe della pelle mortificata, attecchendo sull'osso del ginocchio. In spasmi e grida soffocate dal dolore, la gamba riacquisì una posizione naturale e, proprio per l'orrenda sofferenza che ciò comportava, il criminale svenne.
Nei momenti immediatamente successivi, quando Jolene si guardò attorno per cercare aiuto, gli scenari cominciarono a cambiare. In primo luogo i fuochi vennero spenti. Antimago e Auror penetrarono nel labirinto di macerie per esaminare gli spazi. Un gruppo numeroso si avvicinò a Melchior facendo indietreggiare l'infermiera. Intervenne immediatamente una equipe di medimaghi e infermieri che, con estrema cautela, si concentrarono sulle ferite del criminale e lo disposero su una barella.
Anche Jolene venne accolta dai soccorritori, che prima ancora di porle domande sull'accaduto controllarono che non avesse subito traumi fisici rilevanti. Le diedero cure e insieme spazio, allontanandola dalla scena del crimine verso una postazione sulla banchina in cui si sarebbe potuta sedere con una coperta sulle spalle. Lontana in particolar modo dal corpo di Jeremias.

Santiago Balmaceda, facendo rapporto ai superiori e scortando i detenuti al Ministero, si prese il tempo necessario per riflettere. Non si trattò di molto. Il fermento generale, l'andirivieni dei soccorritori e dei vigilanti con la smaterializzazione, rendevano caotico e veloce ogni passo fra i resti e le ceneri della ex fiera del libro. Sapeva che l'ostaggio, ora notagli come Jolene White, non sarebbe stata rilasciata subito, che probabilmente sarebbe stata scortata fino al San Mungo e invitata a depositare la sua versione dei fatti, seppur nel limite delle sue capacità attuali.
Prima ancora che tutto ciò potesse accadere, egli si prese un momento per presentarsi al suo cospetto.
«Spero, signorina, che la stiano trattando come si deve» esordì. Restò in piedi, a circa due-tre metri di distanza da lei, con una tazza di tè caldo al limone in ambo le mani. «Posso?» Le fece un cenno con la testa, per farle intendere che voleva avvicinarsi. «Desidera una tazza di tè caldo?»


La situazione si è ristabilita. Puoi considerare che le tue ferite stiano guarendo per via delle tempestive cure dei medimaghi. Alla fine della quest non avrai necessità di passare dal San Mungo.
Perdona il mio immenso ritardo. Per via del tuo avviso di semi-assenza, non mi sento di darti scadenze attualmente. Riprendi a tuo agio, senza ristrettezze.

Jolene White
PS: 247/257
PC: 200/205
PM: 242/242

 
Top
view post Posted on 18/8/2022, 10:45
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:




Dal momento in cui era scoppiato il caos e fino ad allora, ti eri mossa in uno scenario desolato, provando la sensazione di essere l'unica persona rimasta con un potere decisionale e la conseguente responsabilità. L'intervento di Auror e Medimaghi, quando infine raggiunse anche te, ti sgravò di quel peso immane. Fu con sollievo che ti abbandonasti alle loro cure; la prima volta che uno di loro si rivolse a te, per un istante ti sembrò che le gambe non dovessero più reggerti, e che stessi per scivolare a terra – tanto, scopristi, eri esausta. Lasciasti che il tuo corpo diventasse molle bambola di pezza nelle mani dell'equipe medica: accettasti le cure rimanendo il più possibile in silenzio, desiderosa solo di annullarti così che, con te, scomparisse anche tutto ciò cui avevi assistito. Che diventasse la responsabilità di qualcun altro. Quando da bambina combinavi qualche pasticcio, uno dei primi istinti era sempre quello di correre dall'adulto più vicino – che fossero mamma e papà, un conoscente, perfino un perfetto estraneo. Andavi da loro e, anche se piangevi, c'era in quelle lacrime già il principio della consolazione: il controllo passava in mani più esperte così che il tuo compito si ridimensionava al solo dispiacerti o sentirti triste, mentre gli adulti avrebbero sistemato ogni cosa. Certo, in quel preciso caso c'era ben poco che si potesse sistemare.
Ti trattarono con competenza, medicarono le tue ferite e ti permisero di startene da sola per un po'. Non chiedevi di meglio. Subito dopo l'attentato di Hogsmeade ti eri aggrappata a Maurizio, la sua presenza aveva attenuato la profonda solitudine in cui ti aveva spinta il dolore. Ma adesso non vi era intorno nessun viso conosciuto, e piuttosto che sopportare un estraneo preferivi rimanere per conto tuo. Ti stringevi nella coperta che ti avevano dato; tenevi le mani ora intorno agli avambracci, ora tra le ginocchia, sempre aggrappate a qualcosa nel tentativo di calmarne il tremore.
Si chiamava fase dello shock: durava dalle 24 alle 72 ore successive all'avvenimento traumatico. Le sue manifestazioni fisiche includevano nausea, sensazione di freddo, tremori, pianto; a livello emotivo e psicologico, la vittima sperimentava una gamma di sensazioni negative a partire dalla tristezza, fino alla rabbia e alla paura; confusione ed incredulità contribuivano a rendere il suo stato davvero miserabile.
Avere quelle nozioni, riconoscerti uno o più sintomi non ti era granché d'aiuto. Per quanto ti sforzassi di dare ai tuoi pensieri un corso razionale, non potevi impedirti di tornare sempre sulle stesse immagini: il fuoco che divorava ogni cosa; Ieremias, ovviamente, trafitto come un martire. A tratti ti sembrava di aver visto le stesse ferite anche sul corpo di Melchior, che i vetri avessero colpito anche lui. Non eri più così sicura delle condizioni in cui lo avevi lasciato: quanto era probabile che sopravvivesse? Forse avresti fatto meglio a voltargli le spalle. Averlo aiutato, per attirare poi su di lui l'attenzione dei soccorritori, a tratti ti sembrava come una beffa ai danni di Ieremias, che quella opportunità non l'aveva avuta. Avevi fatto bene, avevi fatto male? Che cosa ti avrebbe dato più sollievo, la compassione o la vendetta?
«Spero, signorina, che la stiano trattando come si deve.»
La voce fece irruzione nei tuoi pensieri del tutto inaspettata. Di scatto sollevasti il capo, riconoscendo l'uomo con il cappotto di cammello. Se non avesse parlato, avrebbe anche potuto sedertisi di fianco senza che tu ti accorgessi di nulla, ma in virtù della sua preparazione professionale – e forse anche di una certa sensibilità innata, chissà – si era fermato a debita distanza. Sapevi che ricopriva una posizione di comando nelle forze dell'ordine: era stato lui a guidare gli Auror contro la banda di Melchior. Qualcosa ti diceva che, a scavare nella confusione di quei momenti trascorsi, saresti anche arrivata a ritrovare il suo nome, qualcosa di straniero; ma non avevi nessun desiderio di compiere quello sforzo. Il suo arrivo poteva significare solo una cosa: il tuo tempo di solitudine era finito, volevano cominciare con le domande. La prospettiva era alquanto sconfortante.
L'uomo, però, si comportava con una certa gentilezza. Annuisti, quindi, alla sua offerta. Anziché tendere le mani per prendere la tazza di tè, gli facesti cenno di appoggiarla accanto a te mentre si sedeva. Premesti più forte le ginocchia contro alle mani, cercando di renderne meno evidente il tremore persistente.
«Grazie.» Un automatismo, più che un gesto di cortesia. In quel momento le attenzioni che normalmente riservavi agli altri erano cadute, private dalla situazione del loro significato.
Non aspettasti, come sarebbe stato appropriato, che fosse lui a parlare. L'inquietudine si traduceva in desiderio di sapere.
«Il ragazzo di prima, quello che è...» Dillo. «Quello che è morto.» La schiettezza non ti fu di alcun conforto. «Ieremias. Sapete qualcosa di lui? Lo avevo conosciuto solo questa mattina.»


PS: 247 / 257 | PC: 200 / 205 | PM: 242 / 242 | PE: 35

Bacchetta
Macchina fotografica magica (caduta)

Gioielli indossati:
Anello Vegvisir: aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi.
Anello della Gorgone: se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
Bracciale Yūrei: porta incastonato in una piccola sfera di vetro infrangibile un fluido argenteo in grado di percepire la presenza degli Spiriti. Se colui che lo indossa si trova nei pressi di uno di essi, il fluido diviene gassoso e si connota di sfumature dal bianco al rosso, attraverso tonalità intermedie, che ne certifica la pericolosità.
Bracciale di Damocle: concede la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest/Evento.

In borsa:
Spettrocoli: permettono di vedere creature invisibili o immaginarie. Se indossati per troppo tempo possono provocare stordimento.
Essenza dell'Elfo (x1 boccetta)
Taccuino
Penne biro (un paio)
Sacchetto con 10 Galeoni

Vestiario: jeans, camicia, anfibi e un cappotto leggero.
INVENTARIO

Fino alla IV classe di incantesimi, esclusi i proibiti.
VI classe: Adduco Maxima.

Vocazione: Animagus inesperto (rondine).
CONOSCENZE
 
Top
view post Posted on 7/9/2022, 22:50
Avatar

Group:
Discepolo del Fato
Posts:
126

Status:


Capitolo undici4u9MHBY
L'invito




Santiago si avvicinò alla ragazza con cautela. Poggiò la schiena contro un lampione poco vicino e chinò lo sguardo sul tè al limone che rigirava fra le mani.
Sapeva che sarebbe stato difficile parlare, vuotare il sacco come si usa dire. Lo shock dopo un evento così tremendo poteva irretire il raziocinio di un essere umano al punto da imporgli di mutare del tutto per poco o per sempre. Tuttavia doveva tentare e, se in mezzo alle pire di libri carbonizzati Jolene era stata in grado di tener fede con lucidità alla propria morale, saggiare in quell'esatto momento la sua resistenza avrebbe potuto dargli ulteriore prova del suo valore. Ma sembrava afflitta, sfinita, e non poteva darle torto di fronte a tanto sconforto. Detestò costringersi a darle il tormento in un momento simile.
La prima cosa che Jolene gli chiese furono notizie sul ragazzo morto. Allora Santiago alzò il capo e la guardò. Possedeva dei toni e dei modi studiati per affrontare il suo mestiere. Un distacco professionale unto di compassione che gli permetteva di stazionare come una roccia di fronte a cuori trafitti dal dolore. Non era una sua dote innata. Si era plasmata col tempo, ed era stato necessario al fine di tornare in ufficio anche il giorno successivo al peggiore dei disastri.
«Ieremias Kumar, diciannove anni» disse. «Lo espulsero da scuola al quinto anno per via di un incidente che incluse una coppia di babbani. Pensiamo che facesse parte della banda di Melchior da meno di un anno, dopo che la famiglia lo ha disconosciuto. Stiamo cercando di rintracciarla per capire chi possa realmente occuparsi di lui in questo momento.»
Non doveva essere semplice sentirsi raccontare in due stringate frasi i punti salienti della vita di una persona con cui si aveva appena condiviso gli ultimi attimi di vita. Tuttavia, per quel poco che le forze dell'ordine avevano scoperto, Jolene faceva parte di un mondo lavorativo altrettanto crudele, e Santiago supponeva che ella avesse discusso della morte con professionalità prima di allora, seppur in altra maniera.
«Non lo lasceremo solo, ovviamente» tenne a proseguire. Si piegò e poggiò il bicchiere ancora colmo sul bordo del marciapiede. Il miele e il limone in quel momento smisero di fargli gola. Successivamente congiunse la mani davanti alla vita e tornò a guardare la ragazza.
«Fra una decina di minuti i miei uomini la porteranno in centrale e le porranno qualche domanda. Dopodiché i medimaghi ripasseranno per un ulteriore controllo» cominciò. Stava per immergere entrambi nella parte più ardua di quella giornata senza che Jolene lo sapesse. «Al termine del giro io sarò lì e vorrei chiederle di scambiare insieme quattro chiacchiere sull'accaduto. So che sarà provata da tutto, ma so anche che è necessario parlarne il prima possibile senza rimandare.» Non poteva essere specifico in quella sede ma, per non rischiare di stressare ancora il cuore della ragazza, desiderò placare eventuali ulteriori nervosismi.
«Ciò che ha fatto quaggiù, in mezzo alle fiamme, con Melchior è stato ammirevole. Non tutti avrebbero agito alla stessa maniera nei confronti dell'uomo che ci ha causato tanta sofferenza.» Lo sguardo gli si incupì per qualche istante. «Questo è un grande valore di cui la nostra società ha bisogno più di qualsiasi altra cosa.»
Dandosi una leggera spinta si staccò dal lampione e riprese il tè da terra.
«Spero di trovarla.» Abbozzò un sorriso. «In ogni caso, io sono l'ispettore Santiago Balmaceda.»
Fece il suo saluto e, mentre i medimaghi passarono a ricontrollare le bende della ragazza, si allontanò per smaterializzarsi.



Siamo giunti alla fine di questa lunga parte. Santiago ha riposto la sua attenzione su Jolene e le ha posto il suo invito. Sarà dunque necessario che lei faccia la sua scelta nel prossimo post. Se deciderai che vorrà incontrarlo aprirò nella sezione apposita, altrimenti semplicemente non si presenterà all'incontro.
E' stato un piacere fino a qui! Il tuo role è stato impeccabile e la quest densa di spunti narrativi ed emotivi. Speriamo di incontrarvi a breve. ;)

Jolene White
PS: 247/257
PC: 200/205
PM: 242/242

 
Top
view post Posted on 13/12/2022, 19:46
Avatar


Group:
Docente
Posts:
2,312

Status:




Kumar, ripetesti mentalmente, Ieremias Kumar. Diciannove anni. Era più giovane di te, quindi, e già morto.
Prendesti la tua tazza di tè e la stringesti con entrambe le mani, aggrappandoti ad essa come se potesse in qualche modo impedirti di naufragare di nuovo. Il tono dell'Auror era impeccabile: fermo ma compassionevole, perfettamente adatto alla difficile situazione che doveva gestire. Un attacco alla pubblica sicurezza, una vittima, dei feriti e una giovane donna sotto shock – un bel po' di disgrazie pesavano sulle spalle dell'uomo, ma lui le stava gestendo senza battere ciglio. Ti sentisti intimorita davanti a tanto autocontrollo, ma anche intimamente ammirata. Avresti voluto trovare riprovevole quell'uomo, che ti stava riassumendo in così poche frasi banali un'intera esistenza; ti sarebbe bastato provare anche solo un po' di antipatia. Così, però, non era: ti sentivi stranamente a tuo agio in sua compagnia, più che con l'equipe medica che ti aveva appena prestato soccorso. La sua compostezza aveva un effetto calmante, istintivamente lo riconoscevi come un punto fermo: se ti fossi fissata su di lui con sufficiente attenzione allora, forse, il mondo avrebbe smesso di girare vorticosamente e avrebbe acquisito una sorta di ordine.
«Non lo lasceremo solo, ovviamente.»
No, non l'avrebbero fatto. In quel momento avresti creduto a qualsiasi promessa e, anzi, desideravi chiederne all'uomo altre: che i delinquenti sarebbero stati tutti catturati e mandati a processo; che Melchior, soprattutto, avrebbe pagato il giusto prezzo; che la memoria di Ieremias sarebbe stata riscattata per i suoi cari, perché non era stato una persona malvagia, e le sue ultime azioni lo avevano dimostrato. Avresti voluto chiedere, ancora e ancora, come una bambina, di essere confortata: e anche se sarebbero state solo parole, tu avresti fatto di tutto per crederci fino in fondo.
Ma rimanesti muta, lasciando che fosse l'altro a riempire il silenzio tra di voi. Prendesti un sorso del tuo tè, mandandolo giù senza sentire davvero il sapore di miele e limone, accorgendoti appena di esserti scottata la lingua. Annuisti meccanicamente a quanto ti veniva detto: ovviamente, sarebbero seguite le domande. E poi ancora altre cure, chissà quando ti avrebbero lasciata andare. Ti aspettavi già quella parte, non era la prima volta che rimanevi coinvolta in un attacco del genere. Ciò che ti stupì, invece, fu che l'Auror volesse parlare con te ancora una volta, al termine di tutto. Ti accigliasti leggermente, ma non osasti controbattere. A cosa sarebbe servito parlare ancora, se a quel punto avresti già risposto ai suoi uomini? Forse voleva essere lui personalmente a toccare alcuni punti chiave, ma in quel caso avrebbe potuto approfittare del momento presente, senza perdere altro tempo. Non capivi, e la tua mente era troppo provata per fare grossi sforzi di immaginazione. In fondo, non ti importava nemmeno così tanto, l'unico aspetto davvero penoso era dover riaffrontare ancora e ancora il calvario che avevi vissuto. Ma se ti veniva chiesto da un pubblico ufficiale, chi eri tu per rifiutare? E poi, c'era quell'ultima parte, il commento su come avevi trattato Melchior. Un grande valore, disse davvero così, strappandoti finalmente dal tuo torpore, così che la tua espressione si colorì delle sfumature della curiosità. Lo pensava davvero? Anche lui, quindi, al posto tuo avrebbe agito allo stesso modo? Chissà se i dubbi avrebbero roso anche la sua coscienza, o se fosse già così convinto del suo codice morale da non metterlo in dubbio nemmeno in una situazione simile. Fatto sta che ti fece bene sentire l'apprezzamento di quell'uomo – di Santiago Balmaceda, come si presentò poco dopo. In automatico, forse un po' scioccamente, rispondesti col tuo nome: «Jolene White». Sul momento non ti preoccupasti del fatto che sicuramente gli avevano già comunicato il tuo nome, in quel momento era una questione di scarsa importanza. «Ci sarò, certamente.» Solo quello. Accompagnasti le parole con un gesto affermativo della testa, come se potesse sopperire alla tua scarsa loquacità.
Balmaceda infine si allontanò, lasciandoti nelle mani dei Medimaghi. Mentre accettavi le loro cure, l'incontro con l'ispettore e la promessa che gli avevi fatto passarono ad occupare solo una piccola porzione dei tuoi pensieri, che ancora faticavi a controllare. Per lo più ti immergesti nel torpore, limitandoti ad assistere come una spettatrice al tuo stesso corpo. Occasionalmente, alcune parole ti tornavano in mente, sempre le stesse: questo è un grande valore di cui la nostra società ha bisogno più di qualsiasi altra cosa.


PS: 247 / 257 | PC: 200 / 205 | PM: 242 / 242 | PE: 35

Bacchetta
Macchina fotografica magica (caduta)

Gioielli indossati:
Anello Vegvisir: aiuta chi si è perso a ritrovare la strada, infondendo coraggio e fiducia in se stessi.
Anello della Gorgone: se utilizzato contro un avversario umano blocca totalmente o parzialmente i suoi movimenti per 1 turno, non pietrificandolo.
Bracciale Yūrei: porta incastonato in una piccola sfera di vetro infrangibile un fluido argenteo in grado di percepire la presenza degli Spiriti. Se colui che lo indossa si trova nei pressi di uno di essi, il fluido diviene gassoso e si connota di sfumature dal bianco al rosso, attraverso tonalità intermedie, che ne certifica la pericolosità.
Bracciale di Damocle: concede la possibilità di lanciare un "doppio incanto", ovvero due incantesimi in un solo post/azione, ma non più di una volta ogni 6 post di Quest/Evento.

In borsa:
Spettrocoli: permettono di vedere creature invisibili o immaginarie. Se indossati per troppo tempo possono provocare stordimento.
Essenza dell'Elfo (x1 boccetta)
Taccuino
Penne biro (un paio)
Sacchetto con 10 Galeoni

Vestiario: jeans, camicia, anfibi e un cappotto leggero.
INVENTARIO

Fino alla IV classe di incantesimi, esclusi i proibiti.
VI classe: Adduco Maxima.

Vocazione: Animagus inesperto (rondine).
CONOSCENZE


Confermo l'interesse - mio e di Jolene - di proseguire con l'incontro con l'ispettore :fru:
Intanto grazie per questa prima parte di quest, mi è piaciuta moltissimo e mi ha dato parecchi spunti che sarò felice di approfondire anche in futuro ♡
 
Top
21 replies since 13/7/2021, 09:44   802 views
  Share