| Draven Enrik Shaw Studente, III° anno ‹ 15 anni ‹ Garzone da Magie Sinister Forse proprio perché la situazione che stavano vivendo era così realistica da sembrare vera, al punto da risultare angosciante, quel momento di leggerezza aveva rinvigorito lo spirito di Draven. In una situazione normale non si sarebbe mai sentito così elettrizzato e carico di rinnovata adrenalina solo per aver trovato delle merendine scadute e dell’acqua, ovviamente. Eppure, era bastato così poco. Nonostante la parentesi anello lo avesse, per un attimo, innervosito, si sentiva pronto ad affrontare qualche altro pericolo in compagnia di Alice. D’altronde, sarebbe potuta andare molto peggio di così: avrebbe potuto trovarsi lì da solo o con un compagno di avventure fastidioso. Perlomeno, Alice non era poi così male. Certo, dovendo scegliere avrebbe di gran lunga preferito tornare subito al sicuro nei corridoi di Hogwarts, ma aveva abbandonato già da un po’ l’idea di tornare alla loro realtà semplicemente desiderandolo: si trovavano in una specie di quest da videogioco survive e, tutti gli indizi su come funzionasse quel mondo, lo avevano portato a credere che l’unico modo per uscirne fosse di ‘completare il gioco’. Riuscendo a trovare la cucina e ciò di cui avevano avuto bisogno, avevano constatato che l’ambiente circostante fosse, in qualche modo, reattivo nei confronti delle loro intenzioni. Quantomeno quelle di Alice, visto che lui per il momento aveva fatto ben poco. Aveva pensato così tanto intensamente a dell’acqua che si era aspettato più di trovare un bagno che una cucina, mentre al primo tentativo di Alice erano riusciti a trovare le provviste; inoltre, era sicuro che la ragazza fosse riuscita a far apparire l’arco e le frecce con le quali si era difesa dagli “inferi” nella camera da letto, mentre lui aveva potuto fare affidamento unicamente sui propri riflessi assestando un bel calcio. Zaino in spalla, fastidiosamente incastrato a tracolla, annuì alla proposta della ragazza di andare per prima. Era saggio mandare avanti chi avesse un’arma e, di conseguenza, una più concreta probabilità di liberare il passaggio per entrambi nel caso in cui fossero stati nuovamente attaccati da quelle creature; non aveva avuto possibilità di obiettare, insomma, ma non gli piaceva per niente stare dietro… Non poteva dire di avere poche cose che gli mettessero ansia nella vita, perché era probabilmente il quindicenne più fobico e ansiogeno sul pianeta, ma non gli piaceva essere colto di sorpresa e non avere le spalle coperte da qualcuno aveva appena triggerato vecchi piccoli traumi. Così, in un modo che ritenne abbastanza spontaneo, si limitò ad affiancarsi ad Alice dopo pochi passi: almeno, in quel modo, sarebbero stati in pericolo alla pari se qualcosa avesse provato a prenderli alle spalle. Poco tattico? Probabilmente sì, ma forse era più strategico ai fini della propria sopravvivenza. Il suo egocentrismo aveva avuto la meglio anche in una tale situazione…Andiamo di là, magari troviamo un’arma anche per me. – propose, mentre istintivamente si era già proteso verso una delle porte chiuse di fronte alla cucina. Lo aveva fatto istintivamente, nonostante si fosse convinto di non avere alcun potere decisionale in quel posto e che, invece, tutto dipendesse dalle intenzioni di Alice. Eppure, aprendo la porta, si trovò davanti un’altra camera da letto, stranamente illuminata dalla luce naturale della luna che entrava dalla finestra in fondo alla stanza; una luce abbastanza forte da permettergli di vedere, sin dall’uscio, le innumerevoli armi da collezione appese alle pareti…Non è strano per niente. – commentò, tra l’affascinato e il disgustato, arricciando il naso in una lieve smorfia. Quale persona, per quanto amante del collezionismo, si metteva a dormire tranquilla nel suo letto circondata da così tante armi, se non era uno psicopatico? Col senno di poi, era stata una fortuna che avessero incontrato i padroni di casa già in formato zombie… Con quelle premesse, incontrarli da umani sarebbe stato presumibilmente peggio. Per un attimo, quella scena gli ricordò l'armadio che i suoi genitori avevano tenuto per molti anni nella loro camera da letto quando lui era ancora molto piccolo; aveva dimenticato quel ricordo, ma quell'istante gli riportò alla memoria l'angolo di armadio ricolmo di armi che suo padre teneva per collezione. Non se ne sarebbe mai ricordato se non fosse stato per quell'improvvisa visione... Ma comunque, non era il momento di pensarci. Avanzò all’interno della camera e si diresse spedito verso le armi da taglio, visto che fucili, pistole, archi e balestre non avrebbe saputo come usarle. Non che avesse, invece, nozioni o competenze sull’uso di armi da taglio, ma quantomeno sapendo tirare a pugni ipotizzò di trovarle più facili da maneggiare. Le scandagliò con lo sguardo una ad una, cercando quella che, almeno a una prima rapida occhiata, avrebbe attirato maggiormente il proprio interesse. Ma era difficile interessarsi di spade e pugnali quando il massimo nella vita era stato imparare a usare il coltello da cucina. Quel pensiero lo sconfortò, ma fu un breve e singolo attimo, perché lo sguardo si posò prontamente su qualcosa che fu in grado di rimettere in sesto il proprio umore ballerino: un’accetta, dal bastone abbastanza lungo da risultare bilanciato e comodo da portare. Lo afferrò con entrambe le mani e tirò di forza verso di sé, per scardinarla dal muro. Non fu poi così difficile, ma il rumore fu abbastanza assordante… Ebbe come l’impressione che avesse echeggiato nella stanza al punto da farglielo provenire da un punto lontano della casa. Si volse d’istinto verso la porta e poi a guardare Alice. Era stato lui con l’accetta a fare quel rumore, vero? Vero? Restò completamente immobile, quasi smettendo anche di respirare pur di mantenere un silenzio tale da sentire anche oltre le proprie capacità, nella speranza che quel silenzio proseguisse, ma pochi secondi dopo si sentì un altro tonfo e stavolta non c’era modo di dubitarne la provenienza: qualcuno, o meglio, qualcosa aveva appena fatto irruzione nella casa.La finestra. – bisbigliò, rivolto ad Alice, prima di avvicinarsi alla ragazza e spronarla a seguirlo verso quella che, sul momento, gli sembrò la loro unica via di fuga. Erano al secondo piano di un’abitazione che, da un piano all’altro, non aveva così tante scale da fargli credere che si trovassero a tanti metri di altezza dal terreno, ma in piena onestà non aveva fatto caso alle dimensioni della casa prima di entrarci. Potevano scegliere di combattere in casa, con le limitazioni che combattere in un luogo chiuso comportava; potevano scegliere di buttarsi di sotto o arrampicarsi in qualche modo per uscire da lì, ma col rischio comunque di essere circondati fuori da quelle creature. Nessuna delle ipotesi che passarono per la mente di Draven in quel momento sembrava promettere bene.‹ PS: 127 ‹ PC: 78 ‹ PM: 89 ‹ EXP: 7.5
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