Riflessioni notturne, Role privata con Draven Shaw

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view post Posted on 23/10/2020, 21:33
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Ocean eyes.

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Il movimento del volto seguì la brezza estiva che, delicatamente, le accarezzava i capelli e la pelle. Un moto lento, che era stato preceduto da un chiudersi degli occhi e un respiro profondo. Ora, Megan incontrava la luce della luna e le pupille si stringevano accogliendone l’effimera intensità.
Prima ancora che potesse muovere qualche passo in direzione della finestra, si ritrovò attratta da un suono lontano; passi lenti e compensati in avvicinamento. Girò completamente il proprio corpo, lasciando ai vestiti catturare a tratti il tenue bagliore; stretta in mano la bacchetta puntava dritta davanti a sé. Quando vide l’ombra di una sagoma nel riflesso del vetro, stese il braccio e in sincronismo un ragazzo varcò la soglia. Il Caposcuola incontrò i suoi occhi e ci vollero una manciata di secondi a convincerla di abbassare l’arma. Il blu cobalto, rifletteva di verde acqua accogliendo il chiarore; Megan fece un passo in avanti, tendendo a piegare la testa da un lato con espressione severa, impassibile.
In quel momento una voce acerba recise il filo appena teso, la Corvonero cambiò punto di attenzione. Una bambina spuntava al lato del giovane, il viso impassibile tradito da una tensione ben visibile sul gracile corpo. Poi, la certezza in quelle poche parole, sussurrate forse; Megan ne avvertì il significato senza capirne, tuttavia, una singola lettera. Lo sguardo della ragazzina, ora, cercava il proprio compagno. Voleva sostegno?
«Dunque, cosa porta due studenti Serpeverde nelle alti Torri?» chiese; il tono piatto, addolcito dal suono leggero. «Mi auguro abbiate la giusta motivazione, non potete stare qui a quest’ora.» L’orologio, a quelle ultime parole, parve ticchettare più forte stabilendo le ventitré in punto.
Il coprifuoco.
Non sapeva ancora quali fossero le motivazioni dei due studenti, non era sicura nemmeno di poter avere da loro la verità. Tuttavia, comprendeva quelle azioni; infondo, per molti, la curiosità di vagare nel castello di notte, lasciandosi abbracciare dalla dolce tensione che permeava o dal terrore più profondo, portava le sensazioni in un elettrizzante contrasto. Si era chiesta più volte perché l’oscurità l’avesse da sempre attratta; il desiderio di sondarne l’infinità del nulla e del tutto. Quando calavano le tenebre, Megan si sentiva più al sicuro: era un momento in cui nessuno l’avrebbe mai vista come realmente era. Poteva nascondersi meglio, altresì farsi conoscere veramente.


 
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view post Posted on 18/11/2020, 18:00
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Era rimasto imbambolato in una situazione che richiedeva, invece, sangue freddo e risposta pronta… Razionalmente, in un barlume di lucidità, si trovò a pensare che fossero spacciati. Eppure, la convinzione di non aver ancora superato l’orario del coprifuoco gli fece mantenere la calma. Era difficile, però, ragionare con quegli occhi che lo fissavano di rimando… Perché lo sguardo era stato ricambiato, vero? Non se l’era immaginato, no? La voce di Narcissa che gli parlò con un sussurro e lo strattonò delicatamente per la divisa per riportarlo alla realtà sortirono l’effetto desiderato: Draven si voltò a guardare la ragazzina e le annuì, non in risposta alla sua affermazione, ma come a volerla silenziosamente rassicurare. Erano ancora in tempo per tornare in sala comune entro gli orari stabiliti dal regolamento scolastico, ne era sicuro, insomma… Lui non aveva mai infranto le regole!

Stavamo giusto andando via.iniziò a dire, posando una mano sulla testa di Narcissa, nella speranza che l’amica che lo avrebbe assecondato.

Aspettava una lettera importante da casa e, beh, non riceviamo molte lettere nei sotterranei… Era ancora presto quando siamo venuti qui, ma non volevo che vagasse da sola per il castello, quindi le ho fatto compagnia. Dobbiamo aver perso la cognizione del tempo.proseguì, facendo poi cenno a Narcissa di restare ferma, prima di avanzare di qualche passo verso la Caposcuola. Il fatto che non riuscisse a guardare quella ragazza dritto in faccia la diceva lunga, ma cercò di essere il più convincente possibile. In fin dei conti, le stava raccontando parte della verità. Il ticchettio dell'orologio che segnava lo scattare del coprifuoco gli provocò un brivido di terrore lungo la schiena e una serie di imprecazioni che bloccò sul nascere, arricciando le labbra in un'espressione pensierosa.

Suo padre è scomparso, le è stato detto tramite una stupida lettera. È devastata… abbiamo perso tempo perché non voleva tornare in sala comune e farsi vedere in quello stato dai suoi compagni. Stavamo davvero andando via con l’intenzione di non superare il coprifuoco.disse poi alla Caposcuola, a voce bassa per non farsi sentire da Narcissa. Con enorme sforzo, quasi fosse impaurito da quegli occhioni blu, a testa china rialzò lo sguardo a incrociare il suo, sperando che potesse vedere nei propri occhi che non stesse mentendo.
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Narcissa Miller
view post Posted on 18/11/2020, 18:42




Narcissa Elodie
Miller
«O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori, quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!»

► Mood: Heartbroken► Età: 11 anni ► Ruolo: Studentessa► Outfit: Divisa di Serpeverde

S
e l'idea era quella di rientrare in Sala Comune senza alcun intoppo... beh, vi sbagliavate di grosso. D'improvviso, una volta che Draven e Narcissa rientrarono all'interno dell'aula di divinazione, una voce inattesa riempì l'atmosfera, facendo notare loro di non essere soli. Per quanto la voce appartenesse soltanto a una studentessa, Narcissa non poté esimersi dal trasalire e dal deglutire nervosamente, avvertendo lo stomaco contorcersi in una morsa ferrea e la sensazione di essere in trappola come una volpe di fronte a un cacciatore.
*Oddio... sento puzza di guai* pensò sforzandosi amabilmente di mantenere la calma, per quanto la situazione attuale e le precedenti circostanze, unite ai suoi undici anni, glielo potessero permettere. Davanti a loro c'era il Caposcuola di Corvonero, Megan. Narcissa non ci aveva mai parlato prima, semplicemente la conosceva per nomina, ma... nomina positiva o negativa non le era dato a sapere. L'avrebbe scoperto in diretta nel giro di pochi istanti.
L'idea di fuggire e darsela a gambe stava iniziando a farsi strada dentro di lei. Ma se fosse scappata davanti a una Caposcuola non avrebbe aggravato la sua posizione, già in labile equilibrio sul filo di un rasoio? E poi le gambe le tremavano troppo per poter anche solo pensare di andare oltre di qualche altro passo...
Narcissa cercò con lo sguardo Draven. Lui, che era più grande e (forse) aveva più esperienza anche in termini di regole infrante e conseguenti punizioni, avrebbe sfoderato una soluzione efficace?
Fu proprio la voce del compagno Serpeverde a replicare per prima. La Caposcuola di Corvonero aveva chiesto loro per quale motivazione si trovassero lì. Per un fortuito caso del destino quel maledettissimo gufo di sua madre sembrava essere arrivato non solo per portarle pessime notizie sul fronte familiare, ma anche - e soprattutto - per fornire loro un alibi. Sospirò appena Narcissa, gli occhi che si inumidirono nel momento in cui le si riaffacciò nella mente una delle frasi usate da sua madre: "Ti chiedo di non fare niente di stupido, ma di limitarti solamente a seguire le mie indicazioni senza agire di testa tua". E adesso cosa avrebbe potuto fare, vista la situazione in cui si era cacciata?
Draven sembrò prevenire quei pensieri. Con una dissimulata tranquillità quasi disarmante fornì immediatamente una soluzione plausibile a Megan, che adesso si trovava esattamente di fronte a loro con aria indagatrice, nell'attesa di sentirsi propinare qualche scusa sciocca e, probabilmente, anche bizzarra. Narcissa strinse i pugni e la mano sinistra si arrotolò ulteriormente attorno all'accartocciata pergamena che riportava ancora in superficie le parole di sua madre, sebbene un paio di lacrime ne avessero in alcuni punti logorato l'inchiostro. Ciò però non ne avrebbe compromesso la lettura, anche perché Narcissa già sapeva che l'avrebbe odiosamente conservata all'interno del suo diario e l'avrebbe rispolverata ogni volta che la sua mente avesse provato anche solo a partorire qualche idea immensamente sciocca e pericolosa per mettersi alla ricerca del suo scomparso padre.
Con somma sorpresa di Narcissa, Draven accusò immediatamente lei, indicandola come "l'artefice" di quella fuga notturna. Non per altro, ma - pensò Narcissa - così a bruciapelo le aveva dato anche un briciolo di fastidio che il suo dramma personale fosse stato servito su un piatto d'argento a una che, per quanto Caposcuola, restava pur sempre una perfetta sconosciuta nei suoi confronti. Narcissa avvertì la collera impadronirsi del suo piccolo corpicino, ma si sforzò di restare in silenzio nella semioscurità per tutto il tempo che Draven utilizzò per fornire una fin troppo dettagliata spiegazione della motivazione che lei invece stringeva tra le mani. Tra una frase e l'altra di Draven, restava impassibile, priva di qualsiasi mimica facciale che potesse anche soltanto minimamente discostarsi dal dolore e dalla disperazione.
Fu soltanto in quel preciso istante che Narcissa ebbe una felice intuizione. Se tra le mani aveva ancora quell'odiosa pergamena - per quanto alcune parole fossero state vittime di un paio di lacrime, che contribuivano ad aumentare la credibilità del suo stato d'animo e delle parole del suo compagno di casa - era pur sempre vero che Draven s'era dimostrato un dissimulatore perfetto e aveva colto al balzo l'occasione per dimostrare a Megan che non sussisteva alcuna valida motivazione per cui avrebbe potuto mandarli direttamente in presidenza o in punizione, anche alla luce del fatto che il coprifuoco fosse scattato da non troppo tempo.
A quel punto, Narcissa si lasciò trascinare dagli eventi e, esattamente nello stesso istante in cui Draven concluse il suo sermone giustificativo, fece timidamente un paio di passi in avanti, tendendo la manina sinistra verso Megan e dispiegando il palmo sotto i suoi occhi azzurri. Sul viso le si dipinse un'aria afflitta, che riuscì a mantenere credibile soltanto perché dentro di sé non faceva altro che pensare alla tragica scomparsa di suo padre, che effettivamente le provocava un dolore indescrivibile a parole.

"Ha ragione lui, è solo colpa mia" esordì Narcissa remissiva, chinando appena il capo e fissando il pavimento con concitato dispiacere.
L'aria afflitta non accennava a diminuire e in quel preciso istante la consapevolezza che forse avrebbe deluso suo padre - semmai fosse stato ritrovato, intendiamoci - si fece strada in lei. Una leggera lacrima le scese lungo la guancia destra, ma Narcissa inclinò appena il capo cercando la semioscurità, cercando di non far vedere a Megan il segno tangibile della sua disperazione. Con un gesto convincente, protese la mano in direzione di Megan, facendole notare la presenza della pergamena tra le sue dita e facendole capire che poteva prenderla, lei non si sarebbe tirata indietro. In fondo, il suo segreto ormai lo conosceva, no?
La pergamena era accartocciata su sé stessa, esattamente nelle condizioni in cui l'aveva ridotta Narcissa sulla terrazza subito dopo averla riletta la seconda volta. Il gesto d'odio che aveva compiuto su quella lettera voleva essere una specie di rito indiretto rivolto alla madre, quasi avesse voluto stritolarla sotto il peso dell'odio che aveva provato durante la lettura di quelle drammatiche parole.
Narcissa sospirò affranta, con la speranza che Megan prendesse la lettera dalla sua mano e valutasse la veridicità delle parole di Draven. Tutto sommato, per quanto le sue intenzioni inizialmente fossero quelle di mostrarsi impenetrabile, la sua sensibilità legata al contenuto della lettera non riuscì a non manifestarsi, creandole un inghippo in gola tale da impedirle qualsiasi altra parola o giustificazione che s'allontanasse da quanto era riuscita a dire pochi istanti prima.
Se Megan avesse voluto avvallare la versione di Draven, lei non poteva far altro che farle leggere la lettera, a dimostrazione che non stavano mentendo. L'avrebbe letta lasciado così passare quell'infrazione del regolamento scolastico o l'avrebbe ignorata lasciando che i due Serpeverde andassero incontro a un destino più brutto?

 
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view post Posted on 8/12/2020, 23:51
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La difficoltà dipinse il volto del giovane Serpeverde, un bagliore assente ma che agli occhi di Megan parve lampante nella semioscurità. Era la prima volta che le capitava di trovare due studenti in giro per il castello fuori dall’orario concesso e doveva ammettere che era davvero divertente osservare le espressioni dei volti colti impreparati sul fatto. Si morse le labbra nell’attesa, rimanendo impassibile ai movimenti del ragazzo, pronta a qualsiasi eventuale azione. In tal modo, lo osservava senza perdere alcun dettaglio in quei secondi decisivi. La mano di lui ad accarezzare la testa della bambina e poi quelle parole a definire un quadro personale, macchiato di un crimine del quale egli si faceva carico di comunicare con una sensibilità che perdeva attrito ad ogni sillaba pronunciata. Così, in quegli istanti Megan poté sentire lo stomaco stringersi e il cuore accelerare improvviso. Il passato era tornato alla luce e non v’era alcun modo per rispedirlo indietro, non in quella circostanza. I successivi movimenti furono dettati dall’istinto: gli occhi indugiarono sulla biondina e lo sguardo severo si ammorbidì per qualche attimo scoprendo la dolcezza del suo volto. Non le sembrò una bugia, poiché nelle espressioni della ragazzina poté scorgere lo stesso dolore che aveva provato anni prima per la perdita dei propri genitori; quando quella notizia le aveva inevitabilmente distrutto la vita, segnando per lei una strada precisa, tracciando cicatrici profonde e alzando un muro invalicabile difficile da abbattere. Lottava costantemente con quel dolore, sebbene adesso riuscisse a mascherarne quasi perfettamente l’intensità. Tuttavia, era consapevole di cosa quella bambina, così giovane e immatura, stava provando e quanto avrebbe provato ancora.
«Ha ragione lui, è solo colpa mia» la voce affranta della piccola Serpina lasciò stringere un nodo alla gola. La mano si tese, fra le dita stretta la missiva, la prova di quella confessione. Megan si avvicinò e invece di afferrare la lettera si accucciò raggiungendo l’altezza della giovane; poi, con un gesto delicato poggiò la mano sulla sua e lentamente la guidò verso il basso. «Quale è il tuo nome?» le chiese pronta a ricevere una risposta, poi avrebbe proseguito. «Ti credo. Non ho bisogno di leggere per avere una conferma. Non sono affari miei e poi… Poi lo vedo chiaramente.» Un attimo di pausa e involontariamente strinse la presa sulle dita della Serpina. «Fa male, lo so, e più passeranno i giorni più sarà peggio» chinò la testa da un lato desiderando che lei incrociasse finalmente i suoi occhi da quella distanza, voleva che percepisse la sincerità. Il suono delle parole era chiaro, deciso ma attento a non infliggere ancora altro dolore. «Ho perso anche io qualcuno quando avevo più o meno la tua età. Non è facile e non lo sarà ma dovrai essere forte e andare avanti. È l’unica cosa che conta. Non farti spezzare.» Non fare come me, avrebbe voluto aggiungere ma non lo fece. Mollò la presa e le mostrò un mezzo sorriso appena accennato. «Vai avanti intanto, ho bisogno di parlare un secondo con lui, ok? Aspetta vicino alla botola, presto ti raggiungerà.» Con un cenno del capo avrebbe cercato ancora un segno dalla bambina, poi si sarebbe alzata in piedi tornando a guardare il ragazzo; solo quando la giovane sarebbe stata lontana abbastanza avrebbe parlato.
«Il tuo nome invece?» chiese, il tono tornò serio. «È una bambina, non ha colpe né tantomeno puoi essere così indelicato» avrebbe continuato qualche istante dopo abbassando la voce. « Non vi toglierò alcun punto ma in alcun modo deve ripetersi una cosa simile. Minotaus non sarebbe contento di vedere i suoi protetti far perdere punti a Serpeverde. Ora va e prenditi cura di lei che avrà bisogno di un sostegno, hai una responsabilità.» In tal modo avrebbe aumentato le distanze dal ragazzo consentendogli di passare. «Cercate di non farvi beccare, può dirvi bene una volta ma non tenterei con una seconda. Muovetevi, forza!» Così, un ultimo sguardo avrebbe dapprima incontrato Draven e poi Narcissa; li avrebbe lasciati andare.

Fortunelli! È stato un piacere, alla prossima! :gattello:

 
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view post Posted on 18/12/2020, 12:50
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Quella serata era stata carica di emozioni. Sebbene il punto focale si fosse spostato presto su Narcissa e i suoi problemi famigliari, Draven era solo parzialmente riuscito a smettere di pensare ai propri. Si sentiva nervoso e l’incontro con la Caposcuola lo aveva fatto agitare ancora di più. Per quanto poco sensibile da provare, l’aver dovuto pensare alla ragazzina per non risultare troppo insensibile di fronte ai suoi drammi gli era stato comunque d’aiuto a distrarsi. Lui era fatto così… Ormai, considerava Narcissa un’amica, ma il suo egocentrismo aveva sempre e comunque la meglio. Motivo per cui non si pose il minimo problema nell’addossare a lei la colpa di quella loro fuga. Per quanto brutta fosse la situazione di Narcissa in quel momento, la lettera che aveva ricevuto gli aveva fornito un alibi troppo perfetto per poterlo ignorare. Lui che non era mai stato punito in tre anni di scuola, non aveva potuto far altro che approfittarne. Non se ne pentì ed era certo che non lo avrebbe fatto nemmeno in seguito. Dato che il contatto visivo con la Caposcuola gli risultava difficile da mantenere, cercò lo sguardo di Narcissa con la coda degli occhi… Magari, almeno, le avrebbe chiesto scusa una volta tornati al sicuro nella loro sala comune. Sperò solo di non assistere a una sua scenata di lei che avrebbe potuto costargli l’assoluzione da quell’infrazione del regolamento scolastico. Motivo per cui l’intervento della ragazzina lo stupì; vederla così motivata e sentirla assecondarlo lo sorprese, piacevolmente. Provò uno strano moto d’orgoglio nei suoi confronti, nonostante il suo intervento rese la situazione ancor più melodrammatica.
Draven arricciò il naso in una smorfia. Perché una sconosciuta avrebbe dovuto interessarsi così dei problemi di una ragazzina qualunque? Per lui, l’empatia che la Caposcuola mostrò negli istanti seguenti, fu qualcosa di inconcepibile. Per un attimo pensò di intervenire nel suo monologo e chiederle che senso avesse per lei cercare di rassicurare Narcissa, ma visto che la situazione – sorprendente empatia compresa – non faceva altro che volgere a suo favore, rimase in silenzio e distolse lo sguardo con un sospiro.
Si volse di nuovo a guardare le due nel sentire la Caposcuola che, in tono gentile, chiedeva alla ragazzina di andare avanti. Presumendo che Narcissa avrebbe potuto fare storie – e pur non sapendo perché quella bellissima e fin troppo gentile ragazza volesse rimanere da sola con lui – annuì all’amica come per chiederle silenziosamente di fare come le era stato chiesto. Quando si forzò di alzare gli occhi a incrociare il profondo blu di quelli della Caposcuola, sussultò impercettibilmente nel notare il rapido cambio d’espressione: pensò immediatamente di non esserle risultato piacevole. Che novità… Le persone lo trovavano sempre così piacevole!


Draven Shaw.rispose seccamente, sostenendo a fatica il suo sguardo. Ebbe come l’impressione che a ogni battito di ciglia riuscisse a entrargli sempre più nell’anima, come nel tentativo di scorgere qualcosa di lui che non fosse di sola facciata. Si sentì a disagio. E non gli capitava mai di sentirsi a disagio con qualcuno. Rimase imbambolato a guardarla senza la capacità di replicare. La testa completamente vuota da qualsiasi pensiero, le annuì e si allontanò da lei per raggiungere Narcissa in corridoio.

Responsabilità?! Che c’entro io con la vita di Narcissa?!cominciò a bofonchiare tra sé e sé, rimuginando su quanto aveva appena ascoltato.
Una volta raggiunta Narcissa, si affiancò a lei e si volse a guardarla. Pensò di doverle chiedere se stesse bene o, meglio, chiederle scusa per aver sfruttato la sua tristezza solo per farla franca e non essere puniti, ma stava ancora pensando alla Caposcuola e si fermò di colpo, strabuzzando gli occhi a un pensiero…


Cazzo! Non le ho chiesto il nome! Tu sai chi è?furono le uniche parole che rivolse all’amica, voltandosi a guardare alle proprie spalle nella speranza di rivedere quella ragazza.
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Narcissa Miller
view post Posted on 18/12/2020, 18:00




Narcissa Elodie
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«O forse a Serpeverde, ragazzi miei, voi troverete gli amici migliori, quei tipi astuti e affatto babbei che qui raggiungono fini ed onori!»

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A
l solo ripensarci, quelli furono gli attimi più lunghi della sua vita. Per quanto spesso e volentieri avesse avvertito la terra sparirle sotto i piedi, mai come in quel preciso istante si era sentita così fragile, vulnerabile e impotente. Aveva avvertito il mondo crollarle addosso, temeva che i castelli di bugie che s'era abituata a recitare come un mantra le si potessero ritorcere contro, così aveva preferito usare poche ma incisive parole, protentendo la manina e aspettando che Megan trovasse la prova delle sue precedenti affermazioni. Con somma sorpresa di Narcissa, però, ciò non avvenne. Quel che s'era prefigurata, rimuginando sulle miriadi di possibili punizioni che lei e Draven avrebbero dovuto sorbirsi da lì a alla fine dell'anno - corredate di imprecazioni del prefetto O'Hara e del caposcuola Minotaus, sicuramente poco lieti all'idea che gli smeraldi verdi fossero calati nel cuore della notte - scomparve in uno sbuffo di fumo. La Corvonero si limitò a domandare a Narcissa il nome, mostrandosi totalmente disinteressata nei confronti della consumata pergamena che Helena Cooper le aveva spedito quella sera stessa.
*Ma davvero?* si domandò la bimba con perplessità, mentre la sua indole per natura diffidente la portava continuamente a chiedersi dove fosse la fregatura in una domanda tanto banale quanto semplice. Le stava chiedendo il nome... che fosse la quiete prima della tempesta?
Narcissa deglutì, sentendo la gola in fiamme, come se improvvisamente il canale respiratorio si fosse prosciugato dopo una lunga corsa.

"Miller, Narcissa Miller" si limitò a rispondere alla Corvonero, continuando a mostrarsi mesta e affranta.
Per quanto però se ne sforzasse, la sua non era più una semplice recita per salvarsi il fondoschiena. Il dolore c'era veramente e, nel frattempo che i minuti scorrevano, la lettera sembrava bruciare tra le sue dita, procurandole, metaforicamente parlando, un'ustione di quelle coi fiocchi. Ogni granello di sabbia che cadeva nella clessidra favoriva la metabolizzazione di una notizia che dapprima l'aveva destabilizzata, ma che adesso stava lentamente prendendo la forma di una consapevolezza amara e difficile da accettare. Mentre Megan parlava nella sua testa frullavano parole all'impazzata: papà, scomparso, non tornare a casa, vai dalla nonna, non fare di testa tua, punizione, coprifuoco, e...

*Maledizione, basta, basta, basta!!!*
A parlare fu il suo inconscio, stanco di quel contrasto interno. Non era abituata la piccola Narcissa a ritrovarsi attanagliata dal dolore, dai pensieri e da sensazioni nuove. Quella storia le stava togliendo il fiato, come se stesse annaspando in mezzo all'oceano e la corrente marina la stesse trascinando a fondo facendola annegare lentamente. Era una sensazione orribile, della quale non riusciva a capacitarsi.
Sentiva su di sé lo sguardo di Megan, dapprima indagatore, ora invece più dolce, meno crudo. La sensazione di una punizione sembrava - forse - svanire dietro quegli occhi azzurri e profondi che sembravano persino aver stregato il tenebroso Draven, che da quando lei s'era fatta avanti s'era invece mantenuto in disparte, a osservare in silenzio quello struggente scambio di battute.
Quando Megan disse 'fa male, lo so', Narcissa avvampò. Avvertì le guance andare in fiamme e gli occhi bruciare. Sentiva che le lacrime erano sull'orlo di farsi vedere, ma non voleva sembrare debole davanti alla Caposcuola di Corvonero. L'ultima cosa che desiderava in quel momento era passare per frignona incapace di gestire i sentimentalismi. E soprattutto, non voleva essere compatita da nessuno, special modo da qualcuno che non aveva mai avuto modo di conoscere prima di quel determinato frangente. Al tocco delle dita della ragazza, Narcissa sussultò appena, evitando però di ritrarre la sua mano.

"Non ho intenzione di spezzarmi. Anzi, quando arriverò in Sala Comune questa" - e indicò la lettera stropicciata che ancora stringeva tra le dita - "finirà dritta nel camino. Certo che fa male, per carità, ma piangere non porta a niente. Sono sicura che mio papà tornerà a casa" si sforzò di minimizzare, cercando di trattenere il groppo in gola che sembrava invece sul punto di esplodere con prepotenza.
Narcissa avvertiva le tempie pulsare, come se il cuore si fosse trasferito dal petto alla testa. Spingeva furiosamente, rendendola frastornata e incapace di ragionare in maniera lucida, anche se esteriormente si sforzava di mantenere un certo contegno, per quanto i suoi undici anni glielo concedessero.
Le dita di Megan, che si erano strette attorno alle sue, lasciarono la presa e Narcissa tornò a posare i suoi occhi color del ghiaccio sulla Corvonero. Sino a quel momento s'era scoperta fissare un punto non meglio precisato nel vuoto alle sue spalle.
Sbatté le ciglia un paio di volte, nuovamente stordita da quella situazione, cercando al contempo di mettere a fuoco e realizzare quale fosse effettivamente la realtà. Quando Megan le chiese di andare perché aveva necessità di parlare con Draven, annuì meccanicamente, voltandosi verso il compagno Serpeverde, che stazionava nell'ombra poco distante. Li avvertì borbottare tra loro, ma non fu in grado di percepirne le parole, perché la sua testa, ormai sgombra dall'incombenza di doversi tutelare dall'eventuale punizione, aveva ripreso a lavorare febbrilmente, ricordandole l'odiosa situazione nella quale si era ritrovata.
Megan si congedò, lasciando Draven laddove era stato sino a quel momento ed evitando di levare loro anche solo un punto. Il cuore di Narcissa ebbe un tuffo di gioia, con la consapevolezza che Mike e Daniel non avrebbero mai dovuto venire a conoscenza di quel piccolo misfatto notturno da parte loro, altrimenti sarebbe arrivata un'altra sonora lavata di capo.
Il compagno sembrò bofonchiare qualcosa che alle orecchie di Narcissa arrivò indistinto. L'unica cosa che riuscì a percepire fu il suo nome e la parola 'responsabilità'. Per un istante temette che Megan avesse cambiato idea verso la fine e che Draven avesse scelto di scaricare la colpa su di lei. O che la Corvonero le avesse mentito facendole la bella faccia e poi annunciando a Draven che, visto che era sparito suo padre e che erano lì per colpa sua, la responsabilità era solo sua e avrebbe dovuto risponderne con Mike una volta in sala comune? L'idea la terrorizzò per qualche attimo, togliendole il respiro e smorzandole la voce in gola.
Si passò una mano nei capelli e poi deglutì nervosamente.

"Ha cambiato idea e ha deciso di darmi la colpa?" domandò con diffidenza a Draven, temendo che la Caposcuola di Corvonero fosse ancora nei paraggi e potesse udirla. Si guardò attorno con circospezione, prima di proseguire.
"Sii sincero. Se hai dato la colpa a me non mi offendo, al posto tuo avrei fatto la stessa identica cosa pur di salvarmi" rispose con franchezza.
A confermarle che Megan se n'era definitivamente andata e che lì erano rimasti ormai soltanto loro due fu l'esternazione immediatamente successiva di Draven. All'udire l'imprecazione Narcissa allargò gli occhi incredula, non aveva mai sentito Draven parlare in quel modo. Sembrava quasi che fosse scattata una scintilla tra lui e quella ragazza e che l'amico Serpeverde, con una semplice imprecazione, avesse risvegliato in Narcissa quella latente convinzione. La bimba, di tutta risposta, sorrise, anche se scrollò la testa per negare.

"No, si chiama Haven, ma il nome non me lo ricordo. Francamente nemmeno mi interessa, ciò che conta è che ci ha graziati" si limitò a dire, prima di assumere un'aria da furba.
"Non mi dirai che ti sei preso una sbandata per occhioni blu?" domandò scherzosamente certa che Draven da un momento all'altro o si offendesse o manifestasse in maniera piuttosto palese il suo disappunto. Ormai Narcissa conosceva il ragazzo, sapeva quanto potesse essere permaloso e soprattutto quanto poco amasse mettere in piazza i suoi sentimenti. Ma non ci poteva fare niente, lei era fatta così e la lingua a freno non era riuscita a tenerla nemmeno quella volta.
"E comunque, non so te, ma io, al posto nostro, me ne andrei in Sala Comune prima che occhioni blu cambi idea" aggiunse, facendo un cenno verso la soglia dell'aula, che era rimasta socchiusa. Tornare in Sala Comune, arrivati a quel punto, restava la soluzione più logica e sicura da adottare.
 
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view post Posted on 20/12/2020, 01:26
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Studente - III anno - 14 anni - Serpeverde
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La sequela di eventi che lo avevano spinto a uscire quella sera dal dormitorio lo aveva condotto nella Torre di Divinazione per puro caso. Aveva camminato senza una precisa meta e si era ritrovato lì dove, tra tanti che poteva incontrare, si era imbattuto in uno dei pochi esseri umani che non detestava in quella scuola. Trovare Narcissa non lo aveva solo distratto dai propri problemi, ma gli aveva anche impedito di commettere lo stupido errore di scrivere a casa e chiedere consiglio a sua nonna… Dopotutto, quella donna aveva solo l’ambizione nella testa, il successo era l’unica cosa che contasse davvero nella vita e non avrebbe mai saputo aiutarlo con i compiti o i problemi con Christelle. Quindi, tutto sommato, era andata meglio così. Sentiva dentro di sé di dover provare qualcosa per la situazione in cui era stata catapultata Narcissa, ma la soddisfazione di aver superato quella temporanea depressione, la ritrovata voglia di riprendere a studiare e i piani che avevano iniziato ad accavallarsi nella sua mente, pronti ad essere messi in atto per evitare di incontrare Christelle fuori dalle lezioni, avevano preso il sopravvento nel breve istante di silenzio che aveva anticipato l’incontro con la Caposcuola, riportando la propria concentrazione su sé stesso. Inoltre, essere riusciti a farla franca non aveva fatto altro che accentuare quel pizzico di ritrovato buon umore. Solo quando si riaffiancò alla piccola amica si rese conto di quanto egoisti fossero quei pensieri. Per carattere, le sue emozioni tendevano ad essere così volubili e instabili da fargli cambiare umore in pochi secondi; c’era più che abituato, ma quell’altalena di eventi era tanto da metabolizzare, troppo anche per i suoi standard. Sentì l’immediato bisogno di farsi una lunga dormita e di smettere di pensare.

Che?! No, certo che no. ribattè alle parole di Narcissa, quando l’amica lo scosse via dal filo dei suoi pensieri.
Voleva solo assicurarsi che stessi bene, credo.si affrettò ad aggiungere, cercando – seppur vagamente – di dare una risposta concreta alle sue preoccupazioni. In realtà, ciò che la Caposcuola aveva voluto fargli intendere era che avrebbe dovuto assicurarsi lui che Narcissa stesse bene, ammesso che fosse riuscito a interpretare correttamente quelle parole, e se fino ai pochi istanti precedenti se n’era davvero preoccupato, in quel momento nuove cose gli si palesarono nella testa per potersene curare.

Non avrei speranze con una così perfetta. si trovò a rispondere, poi, alle parole seguenti dell’amica. Per la prima volta da anni, trovò estremamente facile e naturale aprire la bocca e lasciare che esprimesse ciò che sentiva dentro e che, di solito, tendeva a reprimere, ma lo sguardo curioso di Narcissa gli ricordò immediatamente che era proprio per la curiosità insita negli esseri umani che aveva sviluppato la tendenza a evitare le interazioni sociali. Odiava sentirsi esposto, vulnerabile, compreso… Era più facile passare inosservato quando le persone non provavano alcun interesse.

Guarda dove metti i piedi quando cammini. Se cadi non ti raccolgo.disse qualche istante dopo, con il suo solito tono freddo e scostante, ma posando una mano sulla testa di Narcissa per farle scherzosamente voltare il viso e ‘costringerla’ a guardare davanti.

Facciamo in fretta. aggiunse poi, annuendole, mentre affrettò istintivamente il passo sugli ultimi gradini delle scale centrali, quasi sperasse di annullare l’ormai breve distanza rimasta da lì ai sotterranei.
Il coprifuoco era scattato già da qualche minuto, ma – forse – il peggio era passato.

PS: 124 | PC: 71 | PM: 71| PE: 5
codice role © Akicch~NON COPIARE - WANT YOUR OWN? GET IT


Fine :rule: :<31:
 
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21 replies since 7/9/2020, 10:15   759 views
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