Il Ballo della FeniceLa Danza delle Ceneri

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view post Posted on 26/12/2018, 22:37
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Il Natale non era mai un periodo felice e gioioso. Per molte persone forse poteva assumere quel sapore di pan di zenzero e fiocchi di neve, ma per Drinky rimaneva una festa evitabilissima. Non le era mai piaciuto più di tanto e, col tempo, aveva collezionato una serie di ricordi disturbanti legati alla distesa di lucine che, da metà novembre, iniziavano a ricoprire ogni luogo abitato e non. Tutto ciò, però, non sarebbe bastato come giustificazione al non prendere parte ad un evento di tale portata: il Natale, in quel caso, era solo un’aggiunta e non aveva la pretesa di ergersi a protagonista, com’era suo solito fare.

L’ultima volta che aveva varcato i confini di Hogwarts si era trattato del giorno seguente all’attentato. La notizia dell’attacco si era diradata in fretta, come una macchia d’olio nero, e ogni fonte riferiva qualcosa di diverso, con dettagli che venivano continuamente modificati. Il comune denominatore, invece, rimaneva lo shock, il terrore, lo sgomento. E il suo pensiero, in quelle ore, era stato incentrato su una persona sola: KC. Mai, in tutta la sua esistenza, aveva provato un’angoscia così viva e prepotente. Mai avrebbe pensato quanto, l’essere legata a qualcuno, potesse avere effetti così irrazionali. In quel momento, all’idea che potesse esserle successo qualcosa, aveva provato una sensazione strana e orribile.
Un’amputazione. Qualcuno le aveva tagliato un braccio e l’aveva gettato via. Guai a pensare che potesse esserle successo qualcosa di peggiore; la sua mente si rifiutava. Non poteva avvicinarsi all’ipotesi più infausta. Non glielo permetteva perché, se avesse perso la speranza, sarebbe scivolata nella follia e nulla avrebbe mai potuto riportarla in qua.
Si era precipitata al castello, superando i controlli che erano stati posti per permettere alle famiglie dei coinvolti di riunirsi con i propri cari. Correva, urlava il suo nome, chiedeva a sconosciuti visibilmente sconvolti se l’avessero vista.
Casey Bell. La conosci? È alta più o meno così. Ripeteva, portando la mano aperta poco sotto il proprio mento. È una Grifondoro, ha tredici anni. L’hai vista? Dov’è?
Un’inquisizione che si era trasformata in lamento esasperato a cui sottoponeva chiunque le capitasse a tiro. Finché, un ragazzino con le mani fasciate e innumerevoli escoriazioni sul viso, le aveva fatto un cenno col capo, in direzione di un gruppo di persone. E lì l’aveva ritrovata. Stava bene, era viva, era ok. Poi si ricordava solo delle lacrime, le lacrime che le ustionavano il volto e di come avesse avvolto il corpo esile della ragazzina quasi fosse una morsa, con la sola intenzione di non lasciarla più andare.
Il braccio amputato era stato riattaccato.
Solo dopo, nei giorni seguenti, era riuscita a sviluppare una riflessione su quanto accaduto. C’è sempre grande empatia di fronte ad eventi simili, si cerca di immedesimarsi e un senso di ingiustizia inizia a fare fuoco e fiamme. Ci si chiede perché, perché degli esseri umani possano arrivare a tanto. Cosa possa essere equiparabile a delle vite umane distrutte o irrimediabilmente danneggiate. Che, poi, chi avrebbe sanato le cicatrici che si erano formate nel cervello di quei ragazzini?
Ragazzini. Erano solo ragazzini, la cui unica colpa era stata quella di trovarsi in un luogo rappresentativo del mondo magico. E quando queste cose ti toccano da vicino, quando non ci si limita ad apprendere la notizia dai giornali o dalle parole degli altri, non si tratta più di empatia. Diventa un vero e proprio contagio emotivo. Il senso di ingiustizia cambia forma, tramutandosi in rabbia cieca, e non si cercano più risposte, non si vogliono nemmeno sapere le ragioni. L’obiettività sparisce ed il ragionamento comincia ad essere più assimilabile a quello dei carnefici che a quello delle vittime. Drinky non voleva cadere in questa trappola. Cercava di razionalizzare il più possibile per non lasciarsi andare alla ricerca di una vendetta che, probabilmente, non avrebbe nemmeno mai potuto ottenere. La risposta migliore, dunque, non era l’attacco ma l’unione. L’iniziativa di Hogwarts non poteva essere più azzeccata di così - la paura non si vince con la paura.

*Quanto fa freddo, porca miseria. Schifo di inverno, inutilestagioneinutile. Ti odio. Inutile.*
Si strinse nel cappotto mentre continuò a procedere a passo deciso verso l’entrata principale. Non che fosse una a cui piacesse muoversi ad un ritmo tale da farle venire il fiatone, a dimostrazione del suo fisico scarsamente allenato... Ma il gelo era gelo. E non vi era altro modo per raggiungere il castello se non le proprie gambine. Si era aspettata di trovare molte persone fuori, in fila, pronte a sottoporsi ai controlli necessari per entrare; invece, c’era solo lei. Osservò l’ambiente circostante, pregando che soggiungesse qualcuno - possibilmente di sua conoscenza - con cui entrare, evitandole il disagio del recarsi ad una festa da sola. Temporeggiò, sbattendo gli anfibi che portava ai piedi l’uno addosso all’altro, come se questo gesto potesse in qualche modo produrre del calore.
*Beh, posso dirlo? Con queste temperature non mi pento minimamente di aver messo queste scarpe. Proprio per niente. Mai scelta fu più saggia, pfff.*
Più il tempo passava, più le dita divenivano insensibili e arrivava, inevitabile, la consapevolezza che difficilmente sarebbe arrivato qualcuno con cui introdursi alla festa. Le sue conoscenze nel mondo magico non potevano considerarsi così ampie.
Superati i controlli, all’interno del castello poté saggiare di nuovo una temperatura decente. Con un colpo di bacchetta, dopo esserselo sfilato, il cappotto si rimpicciolì fino ad assumere le dimensioni di uno zellino e andò ad inserirsi nella tasca interna della borsa che teneva appoggiata alla spalla destra. Ritrovarsi in quel luogo sfregiato, che non aveva timore di mostrare i segni di ciò che aveva subito, aveva un ché di inquietante, sì, ma anche di sfrontato. In senso buono. La sala grande, a differenza degli anni in cui lei stessa era un piccolo globulo che scorreva nelle arterie della scuola, non ostentava nulla di natalizio. Non che gli altri anni gli addobbi fossero eccessivamente sfarzosi. Tuttavia, essendo legati ad un evento che non le andava giù, li disdegnava. Quell’anno, invece, si respirava qualcosa di diverso, qualcosa che poco aveva a che fare con alberelli e palline colorate.
Il brusio si andò a spegnere quando la figura del preside, che Drinky vedeva sfuocato e alto pochi centimetri data la distanza, iniziò il proprio discorso. Mentre le parole fluivano nel respiro trattenuto dell’intera sala, la rossa cominciò a cercare con lo sguardo la figura di KC. Più il discorso andava a rivangare gli eventi accaduti, più la ricerca della ragazzina si faceva necessaria, quasi a doversi sincerare nuovamente che stesse bene, che non le fosse successo nulla. Quando il preside sancì l’inizio effettivo della festa, ebbe il via libera per muoversi e proseguire la sua ricerca; i suoi occhi incontravano di sfuggita visi già noti - o forse, semplicemente somiglianti - ma la concentrazione orientata verso un unico obiettivo le impediva di rendersi davvero conto di chi stesse o non stesse dribblando. E poi la vide, al di là l’enorme falò che si trovava al centro della sala.

Ehi, nanetta!
Esclamò dopo essersi parata alle sue spalle. L’attenzione si focalizzò oltre la testa di KC, sul ragazzo vestito di bianco (Camillo) e sul calice che teneva in mano. L’aspetto del contenuto era ben lontano dall’essere invitante.
Ragazzi, ma siete sicuri di voler bere quella cosa?




Edited by Drinky - 26/12/2018, 23:47
 
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view post Posted on 26/12/2018, 23:54
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LA MANGIAMORTE

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//Tutti sono stati più o meno citati. Intereazione con Drinky, Kc e Camomillo//

Ritirò la mano, osservandosi poi il palmo. Un sottilissimo strato di fuliggine si era posato sui polpastrelli, iniziando quindi a sfregarli tra loro per rimuovere lo sporco prima di tornare nuovamente ad osservarsi attorno. Non era lontana dalla porta mezza nascosta dall’albero e vide un ragazzo (Daddy), uscirne rapido, sbattendo quest’ultima come con stizza. S’incuriosí dalle movenze del giovane e lo segui con lo sguardo a lungo, prima di venire distratta da volti noti. Adocchiò Maurizio, non troppo lontano da Issho. Non aveva assolutamente voglia di unirsi a loro, cioè avrebbe voluto unirsi all’italiano, in un modo del tutto sconveniente, ma la figura del giapponese si era rivelata poco piacevole e quanto Vath aveva detto a suo riguardo, lo rendeva a suo modo pericoloso. Vide che vennero raggiunti da Joele, ricordava la ragazza e l’avventura condivisa, chissà, forse l’avrebbe nuovamente invitata a ballare. Un motivo in più per evitare il terzetto. Sopra alla figura di una moltitudine di ragazzini, vi era una montagna umana che non tardò a notare. Aiden, il buon bugiardo si stava intrattengo in compagnia di qualcuno. Prima o poi ci avrebbe parlato, avrebbe giocato con lui come il gatto con il topo ma non era quello il posto, né il momento. Continuò a scrutare da quella posizione defilata, cercando il volto di Camille, o di Patrick o ancora di Rhaegar. Avrebbe voluto parlare con uno dei tre, chiedere se quella lettera avesse portato ad azioni e rivelazioni, ma non parve notare nessuno di loro. Le figure di spicco del mondo magico si stavano comportando come al solito, al di sopra di tutto e di tutti e mancando almeno al momento, ad un evento di fondamentale importanza. Scosse il capo, quasi abbacchiata per la loro assenza tornando poi a perscrutare la sala. Non potè notare tutti, mancò d’incrociare Lia che parlava con uno che alla fine, non era per Rowena un perfetto sconosciuto, Non vide nemmeno Vath, ma era sicura che il ministeriale non si sarebbe mai perso un evento simile. La persona più vicina fu dunque Drinky. La conosceva poco, gli anni passati nella stessa casata erano passati ognuna delle due facendosi i fatti loro, ma il fatto che fosse così vicina al tavolo delle bevande, era un punto a favore della giovane rossa.
Mosse quindi il passo in sua direzione, accorgendosi solo poi della presenza di alcuni studenti con cui stava conversando. Chissà forse avrebbe interrotto qualcosa. Arrivò giusto quando stava parlando di una brodaglia da bere, cercando di giungerle quasi alle spalle.

-Suvvia quell’intruglio non sembra così male…-

disse con un sorriso cortese tirato tra le labbra. Le mani erano ad altezza del grembo, le dita della sinistra, giocavano con un anello nero indossato all’indice della destra.
 
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view post Posted on 27/12/2018, 00:50
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non cliccare

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SI era incamminato verso la porta che aveva attirato l’attenzione di molti arrivato infatti lì davanti si accorse con suo grande rammarico che la fila per entrare era lunga, il che rese Derek ancora più curioso di sapere cosa vi fosse all’interno. Ma non era il momento adatto, quella fila non si sarebbe smaltita subito. Considerati gli eventi non poteva fare male una bella sigaretta, tanto più che non sapeva cosa fare il alternativa, non si sarebbe mai fermato a parlare con qualcuno, o comunque non in quel momento, così girò i tacchi ed iniziò la sua uscita verso la porta della sala grande per poi uscire nel chiostro d’ingresso della scuola. Una volta giunto fuori una sensazione di freddo lo assalì, era comunque inferno e lui aveva solo una giacca addosso. Andò con la mano verso la tasca interna sinistra e prese un pacco di tabacco, aprendo quella scatolina, prese prima una cartina e poi un filtrino che ripose tra le labbra per iniziare a “fabbricarsi” la sua sigaretta.
Una volta che questa fu pronta, prese l’accendino a gas dalla tasca sinistra dei pantaloni, lo accese e portandolo verso la sigaretta che teneva in equilibrio con le labbra l’accese, alcuni filini di tabacco si bruciarono all’instante cadendo a terra, altri rimasero per saldi ed accesero la cartina. Un lungo tiro per iniziare al meglio, ed espirò, guardandosi attorno e facendo finta che non stava morendo di freddo, con la mano desta prese la sigaretta, mentre la sinistra era ben ancorata dentro la tasca, e diede un colpettino dalla parte del filtrino per far cadere la cenere in eccesso. SI girò verso l’ingresso e vedeva studenti ed altri adulti entrare ed uscire dalla sala grande. Era inevitabile chiedersi se tra di loro vi fosse qualcuno che aveva attaccato la scuola o che l’avrebbe fatto seguendo quegli “ideali”. In sostanza si chiedeva di quante persone poteva realmente fidarsi quella sera, seppur lui non si era mai esposto in un senso o nell’altro, nella fattispecie quella sera non vi erano nemici o alleati per lui. Se mai avessero attaccato la scuola con ogni probabilità avrebbe dovuto combattere nuovamente per se stesso e per la sua vita.
La sigaretta si spense, non aveva fatto un tiro da quasi un minuto, così tirò fuori nuovamente l’accendino e accese nuovamente la sigaretta, questa volta senza farla spegnare fino alla fine. Così gettato a terra il mozzicone lo schiacciò con un piede e si diresse dentro la sala grande per vedere a che punto era quella benedetta fila. Una volta entrato andò direttamente a mettersi in fila, mentre aspettava si chiedeva cosa avrebbe visto o sentito al di là di quella porta, ma soprattutto cosa ci fosse dentro. Si girava intorno nella speranza di vedere qualcuno che conosceva ma nulla, guardando avanti si accorse che una ragazza uscì parecchio sconvolta. Non riusciva a capire. Entro il ragazzo che era in fila prima di lui. Forse erano passati tre minuti prima che uscisse, poteva giurare che era uscito in lacrime. SI guardò indietro e vide la fila che ricambiava come a dire “Cosa aspetti?”. Si girò avanti ed entrò.
La prima cosa che vide era il salotto interno, gli arazzi ma ciò che in tutta la sua maestà troneggiava dentr queolla stanza era uno specchio che aveva un aspetto alquanto macabro, artigli di chissà quali creature. Il suo occhi cadde proprio su dei graffi vicini agli artigli. *Non è che si muovono?* Parecchio dubbioso su da farsi, per quanto fosse presumibile, si spostò pian pano davanti lo specchio. Vide, infine, il suo sguardo dubbioso davanti a lui, che cosa faceva quello specchio? Nemmeno fece in tempo a chiederselo che dentro lo specchio esattamente ai suoi piedi un fumo nero stava diventando sempre più denso. SI guardo intorno d’istinto per capire se era un immagine riflessa e quindi il fumo lo stava realmente circondando, ma nulla. Tutto stava accadendo nello specchio. DI colpo l’affluenza del fumo si arrestò ed iniziò a salire verso di lui, formando un punto interrogativo di un nero simile a quello dell’inchiostro, tanto grande da coprire il suo volto e parte del busto, di colpo il fumo si diradò a davanti a lui vide un uomo di spalle davanti a due sentieri, uno era irto e pieno di ostacoli ma alla fine si intravedeva una luce che al solo sguardo dava un senso di pace mai provato. L’altro sentiero sembrava essere più corto, ma non era tanto quello che lo caratterizzava ma quanto più l’assenza di ostacoli o difficoltà nel raggiungere si una luce ma di un bagliore diverso che alla sola vista non dava lo stesso senso di pace. Mentre contemplava la scena questa cambiò nuovamente, un altro punto interrogativo fece capolino ma questa volta di color bianco. Quando il fumo si diradò vide il suo volto, ma mancavano gli occhi il naso e la bocca. Era sgomento nel guardare quel volto svuotato da ciò che lo rende unico e diverso dagli altri. Cosa aveva appena visto? Distogliendo lo sguardo si era appena accorto di un tavolino che presentava dei fogli di pergamena, un piuma e dell’inchiostro. Era tempo di cambiare perché quando una verità scomoda di viene sbattuta in faccia, puoi fare due cose, vivere l’inerzia o cambiare. Quello specchio gli aveva appena sbattuto in faccia la sua capacità di non scegliere mai, nulla. Da ciò che ricordava l’ultima vera scelta riguardava il suo decidere di andare ad Hogwarts. Nemmeno davanti a ciò che stava accadendo nel mondo magico aveva preso una posizione, eppure quel giorno anche lui che si trovava al quarto piano avrebbe potuto perdere la vita. Era tempo si fare delle scelte e di assumersi delle responsabilità. Non poteva più vivere come se il mondo esterno non esistesse, e ciò non riguardava semplicemente la battaglia, anche il resto, nella sua vita privata, l’incapacità di mantenere rapporti personali. Anche perché le scelte che compiamo rendono la nostra vita ciò che è, unica nel suo genere come i nostri volti, chi non sceglie rimane anonimo, vive una vita anonima come un viso senza connotati. Ecco cosa rischiava: una vita anonima, sempre ai margini del "mondo". Non poteva cambiare da un giorno all'altro come se nulla fosse stato prima, ma poteva sicuramente iniziare il suo cambiamento e iniziare a crescere realmente. Solo in quel momento capì la funzione di cosa vi fosse sul tavolino, si avvicino e scrisse qualcosa per poi uscire dalla stanza con una rinnovata libertà d'animo.
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view post Posted on 27/12/2018, 02:46
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You are not saving this world, you are preparing it for me.

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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

U0HFCMK
Maurizio aveva da sempre una dote che più volte si era rivelata socialmente distruttiva, aveva la capacità di saper fare innervosire qualsiasi persona. Ci era riuscito con Trhesy nonostante ci stesse provando il che è tutto dire.
Eppure questa volta era diverso, con Il Signor Fuji-Tora si era più volte ritrovato a parlare, constatando come i due sembrassero due rette parallele, avevano un modo così tanto diverso di pensarla che Maurizio dopo la festa si era ripromesso di evitare di aizzarlo e sfruttare il suo "potere sociale".
Questa volta fallì miseramente e inoltre il fato sembrava volergli giocare brutti tiri da quando era a Londra.
L'Asiatico, colta la frase, sbottò in un rimprovero da saggio padre che prova a far comprendere la propria retta via. Maurizio coltò da un primo momento di imbarazzo fu poi colto dalla rabbia esattamente durante l'ultimo discorso tanto da stringere il pugno sinistro che iniziò a vibrare leggermente, l'Italiano fu però molto rapido a nasconderlo dietro la pelliccia.
Ancora una volta delle etichette venivano affisse alle cose, ma questa volta l'uomo (Issho) non si limitava ad etichettare gli esseri umani come buoni o cattivi, adesso puntava anche il dito contro le irrazionali bestie, andando un toccare una ferita ancora aperta e pulsante..."Non seguono la ragione" quella frase gli sarebbe rimbombata più volte nella testa nel corso degli anni.
Ricacciata dentro l'anima sarda che era in lui riuscì a darsi quanto più contegno possibile ed evitare di perdersi alla bestia che era in lui, il ballo avrebbe sicuramente perso parte della sua importanza commemorativa con un lupo mannaro in giro per la sala.
"La fate sempre troppo facile voi col dono della parola. Riuscite a dimostrare tutto, a fare sì che la gente vi ascoti e vi capisca, che pianga con voi per le tragedia che continuano ad accadere in questo mondo."
Non se ne stava rendendo conto, eppure faceva dei micro-movimenti che lasciavano intendere quanto stesse lottando per non faris prendere dalla rabbia.
"Eppure per il lavoro che faccio sono costretto a farmi mille domande e qui mi chiedo: Dov'era l'ex-Vicepreside durante l'attacco, mentre la Preside scappava, teste di Ministri cadevano e bambini morivano per la "sua" Scuola?
Ci teneva molto ad evidenziare quella parola, proprio per questo accompagnò l virgolette con un gesto delle dita.
Dammi pure del complottista o dell'idiota, ma in un periodo di massima allerta non mi fido di nessuno, specialmente di chi parla troppo.
Ispirò per qualche istante a godersi il silenzio del vociare che li circondava, chissà se qualcun'altro avesse colto le sue parole cosa sarebbe successo. Sta di fatto che Maurizio aggiunse due frasi abbastanza famose tra gli Italiani.

"Si può spegnere ogni tanto il cervello
Smettere almeno di usare solo quello."


Sicuramente l'Asiatico non avrebbe potuto cogliere la citazione, ma l'Italiano non ebbe nemmeno il tempo di risolverla o continuare poiché il suo cantare fu interrotto da una voce che ricordava con molto piacere.
Si voltò verso Jolene con la mascella serrata (cosa che avrebbe sicuramente tradito il suo nervosismo durante quella situazione) salvo poi scioglierla alla sua vista. Era stato un incontro molto particolare il loro, eppure era da tantissimo tempo che non rideva così tanto al primo incontro con qualcuno.
"Ciao, cara.Come stai?"
Se c'era una cosa che tutti avrebbero dovuto sapere di Maurizio è che era molto invadente degli spazi altrui, così accompagnò il saluto con un caloroso abbraccio.
"Le mie feste hanno preso una piega decisamente spiacevole di recente, mia nonna è tornata in Italia."
Le fece un occhiolino sfoggiando il suo classico sorriso da "prima cagata della giornata".

PS: 202 ◆ PC: 147 ◆ PM: 163





//Interaizoni con Giolin ( :sbrill: ) e Shisho ( :arrabbiato: )


Mentre scrivevo parlavo da solo:
"Personalità 1:Posso citare Vasco? Dai, mi sembra troppo ridicolo.
Personalità 2: Pronto?!? Siamo Maurizio, siamo i re del Trash, alla prossima citiamo la DPG!"

Direi che P2 ha ragione :asd:
 
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view post Posted on 27/12/2018, 10:11
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We can MASTER the future.

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La danza delle ceneri
« Il Ballo della Fenice »
Capitolo III
Vath Remar
28
Purosangue
Dip. Ministeriale V° Livello C.M.I.
Acero, pelle di Runespoor, 12 pollici e 3/4, rigida.
Ex Serpeverde
Legilimens Apprendista
«La conoscenza è potere.»

Una volta che fu uscito dalla stanza volle trovare qualcosa con cui distrarre la propria mente dalla visione nello specchio. Vide Rowena, Drinky e il ragazzo che aveva seguito durante l'esame di Materializzazione, Camillo Breendbergh ma, in quel frangente, non volle unirsi a loro. Tuttavia il suo sguardo intercettò tre persone a lui note: Quale modo migliore per distrarsi se non gettarsi in una conversazione tra Issho, Maurizio e Jolene, i tre li conosceva e dato che due di loro non erano stati invitati alla festa a casa sua avrebbe approfittato dell'occasione per far loro gli auguri. Solo quando si avvicinò recepì un brandello della loro conversazione

«E non essere più schiavi per lo meno.
Di un'idea come di un'altra, di un mistero.»


Avrebbe esordito così, in italiano, alle spalle del possente Antimago. Un lieve sorriso nel sentire poche frasi in quella che per l'inglese di Canterbury era una seconda lingua madre. «Ohayōgozaimasu Issho-Sama, bentrovato Maurizio, mi spiace che vedete Hogwarts in un momento così difficile tuttavia lo splendore del Castello è ancora ben visibile nonostante i segni di devastazione, Miss White buonasera e buon Natale a tutti voi.» Vath si schiarì la voce e, abbassando leggermente di modo che solo i tre potessero udirlo chiese loro. «Non credo di averli visti, se ci fossero me ne scuso, ma non vi pare quanto meno inopportuno che ad una commemorazione così importante il Ministro Pompadour, il Capo Auror Wilde e il segretario Swan non siano presenti? Come Ministero della Magia non stiamo facendo una buona impressione agli occhi della Gran Bretagna.» Poi, posato lo sguardo su Jolene ne avrebbe atteso lo sguardo per poi dire. «Non mi sono dimenticato della promessa, la torta è stata un successo e come vedi non ho dovuto attendere gli undici anni che preventivavo per vedere Hogwarts di nuovo.»

//Citazione a Rowena, Camillo e Drinky. KC Vath non la vede a causa della sua bassa statura. Interazione con Issho, Maurizio e Jolene.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
PS:215/215 ~ PC:143 ~ PM:142 ~ PE:29

code © by Vath Remar


 
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view post Posted on 27/12/2018, 14:27
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Suntino: proposte indecenti a Camillo. Ciao Drinky e Rowe!

Quella situazione aveva riportato a galla vecchie questioni del Testa di Porco che le avevano fatto vivere momenti di puro panico. Quel folle dell'elfo delle cucine gettava di tutto e di più nelle pietanze. Chiaramente era un ottimo metodo per risparmiare nei periodi di magra - e KC ringraziava il cielo che la maggior parte dei clienti venisse lì per il fantomatico whisky incendiario di Abe - ma il delinquentello non faceva differenza fra i cavolfiori e le sole delle scarpe. Quel fatidico giorno in cui mise la polvere di capperuncolo nella tequila, la garzona non sapeva assolutamente nulla di cosa si trattasse, e lo servì tranquillamente allo stregone impomatato che discorreva suadente con una strega al bancone. Quando il primo sorso gli cadde a capofitto nello stomaco, quest'ultimo assunse vita propria e gli strappò via in panciotto a morsi, per poi fendere l'aria coi suoi nuovi denti acuminati. L'arrivo degli Antimago venne sventato grazie alla promessa a tutti i presenti che le loro ordinazioni sarebbero state offerte dalla casa.
KC continuò a far saltellare il suo sguardo dal cocktail fumogeno al tizio. Non l'aveva mai visto prima, ma era sicura che fosse abbastanza giovane da essere un suo compagno di scuola. Era uno di quei tipici ragazzi di cui non avrebbe mai notato l'esistenza se non fosse stato la sua esuberanza, essendo un po' paffuto, coi capelli schiacciati sulla testa e con la faccia di chi non ha idea di chi sia, cosa stia facendo e dove si trovi. Nel momento in cui lui le lanciò quell'apprezzamento così sfrontato da tagliarla in due come una katana, la ragazzina spalancò gli occhi, rientrò il collo fra le spalle alla maniera di una tartaruga e si strinse dentro lo scialle. Spostò subito lo sguardo altrove, lasciandolo svolazzare sulla folla in maniera confusa. Che imbarazzo, ma che imbarazzo! Avrebbe preferito continuare a parlare di capperuncoli o persino mettere a nudo i traffici di sostanze magiche illecite che avveniva sul retro del Testa di Porco piuttosto che farsi vedere così timida, specie da un ragazzo più grande. Tuttavia, mentre una frusta di fuoco vivo aveva preso a schiaffeggiarle violentemente la faccia, dovette ammettere a se stessa che dopo quel complimento si sentiva più alta.
- Grazie - disse forzatamente tirando su le guance fin sopra gli zigomi in un'espressione che non riusciva a far trapelare altro che dolore. Poi continuò, senza alcun motivo, con un - anche tu stai bene.
Fu felice di percepir sciogliersi l'imbarazzo di fronte alla tremenda parlantina dell'individuo. Continuò a fissarlo stranita, con la stessa domanda che le sorse qualche momento prima sul fatto che ci fosse o ci facesse. Alcuni pezzi del suo discorso vennero perduti fra il tubolare disperato di alcuni piccioni che si erano avvicinati troppo alla pira e al capovolgersi delle parole stesse nella mente della ragazzina che non ci stava capendo un mero tubo. Rimase a bocca aperta per metà discorso, e a bocca ancora più aperta nel momento in cui il tizio le mostrò il proprio cellulare chiedendole se il suo funzionasse.
- Mi prendi per i fondelli, vero? - disse. Non poteva essere altrimenti, dati tutti i controlli posti ad Hogsmeade e all'entrata del castello. Se si fosse trattato di un vero babbano almeno sarebbe dovuto essere invitato da un mago o una strega e quindi essere a piena conoscenza di tutto.
- E no che non voglio assaggiare, non voglio rischiare di farmi saltar via la lingua. Piuttosto - esclamò puntandogli il dito e picchiettandoglielo sul braccio con decisione - tu non mi infinocchi mica, man.
Poi si mise a braccia conserte, e lo squadrò severamente battendo un piedino per terra. A pochi metri da lei, proprio dietro le sue spalle, la rossa Drinky aveva intrapreso una corsetta nella loro direzione intenta a coglierla di sorpresa. Proprio per questo motivo KC non si accorse che in quel momento li stesse già ascoltando.
- Avanti su! Esci la bacchetta!
Appena sentì la voce della strega rimbombarle nell'orecchio destro, la ragazzina fece un salto in avanti e lanciò un gridolino.
- Ragazzi, ma siete sicuri di voler bere quella cosa?
- Gli stavo giustappunto dicendo di lanciarla nella pira.
- Suvvia quell’intruglio non sembra così male…
Si voltò stranita dall'altra parte. Un'altra tizia, una sconosciuta, si era unita inavvertitamente al gruppetto. KC iniziò a sudare freddo senza capirne il perché.


 
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view post Posted on 27/12/2018, 15:39
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isshonome
Dipendente Ministeriale ☯ C.M.I. ☯ 44 anni ☯ Giapponese
PS: 185 ☯ PC: 132 ☯ PM: 126 ☯ EXP: 27,5


Sorrise quasi divertito alle parole del collega degli antimago. Fu inevitabile per lui uscirsene con una frase che solitamente non avrebbe mai detto se non per casi secondo lui disperati e poco affini all'istituzione. Il tuo lavoro e' solo seguire gli ordini. Se non ti fidi di chi parla troppo, fidati dei morti...vai a chieder a loro... ah....giusto. Sono morti. E subito dopo avrebbe ghiacciato il discorso, pronto a esser scaldato da una voce che non gli suonava nuova ma che al momento non collegava al volto. Solo un delicato sporgersi poco piu' di fianco lo avrebbe portato a scovare un'angelica figliuola, rossa di capello e aggraziata nell'abito. Se non fosse stato per il contrasto fra capelli e pelle, non avrebbe saputo ricondurre subito la figura alla conoscenza. Mrs. JolenE, che piacere. Torno' il sorriso in volto, cominciando a cercar di non pensar piu' all'italiano snervante e impegnandosi a pronunciare bene il nome della strega. Stupenda come sempre lei, di grazia. Mezzo inchino a occhi socchiusi tipicamente a mandorla per riprendere. L'intervento di gentil donne come lei non interrompe mai, anzi...rallegrano le feste. Veloce colpo di tosse, ironico e inveente contro Pisciottu. Le feste? Un perfetto momento per riscoprirsi in se stessi e non lasciarsi a istinti fiabeschi e maccheronici. Tutto bene, la ringrazio. Una rapida occhiata intorno noto' l'abito rosso di un'altra degli individui che meno avrebbe voluto incontrare al momento per rovinarsi ``'l'appetito`` di discorsi; la profetessa Abyss aveva fatto la sua entrata in scena, avvicinandosi alle figure dei ragazzi...non gli piaceva affatto ma fortuna volle che col suo smeraldo vestito facesse la comparsa anche la carissima Drinki; poteva star piu' tranquillo come un nonno, mentre riprendeva il discorso con Jolena. Quella peste? Se fosse qui sarebbe gia' saltata in testa alla gente e farmi uscire pazzo. No, direi proprio che non sia un tipo da evento mondano ahaha. Si lascio' a una risata vera con una bella compagnia. Fu subito dopo interrotto, nuovamente, dal collega biondo d'ufficio. Mr. Remar si era fatto strada per i corpi degli studenti e adulti per raggiunger l'orientale e dar sfoggio al suo italiano e al giapponese da poco imparato. Konbanwa, Remar-san....L'hoayo lo lasci al giorno. Sorrise ancora, porgendo una stretta di mano al collega, riprendendo subito dopo a rispondergli: Le cicatrici rendono piu' attraente un qualcosa o un qualcuno, giovane Remar. In quel senso, fanno parte ora del castello e lo adornano ulteriormente. Acquisteranno valore, simbolo e significato col tempo e ricorderanno ai posteri un problema e un dubbio che le ha causate. Il ricordo e' forza. Ricordare con decisione e' ancora piu' forte di ogni altra magia o parola stessa. Poi, breve riflessione sull'assenza delle maggiori cariche istituzionali, per concludere con il serpeverde: Beh...mancheranno loro, ma ci siamo noi. Si riferiva a tutti gli adulti lavoranti al ministero. Lo sguardo nuovamente sull'italiano, ritrovando serieta' e freddezza nei suoi confronti: La natura ha dato all'uomo due estremita', una su cui sedere e una con cui pensare. Fin da allora il successo o il fallimento dell'uomo sono dipesi da quella che ha usato di piu'. Avrebbe ammiccato a sfotto', dichiarandolo fra le righe come personalita' che viveva di passivita' e sempre perennemente seduta al suo posto. Voluto? Forse si o forse no. Fatto sta che ora si voltava verso le altre conoscenze, proferendo: Vogliate scusare lo sgarbo e la poca partecipazione, ma la mia natura curiosa mi spinge a far la fila e infilarmi in quella stanza indicata dal padrone di casa. Un sorriso cordiale a tutti a eccezion dell'italiano, e prese a addentrarsi fra la gente per arrivare all'obiettivo.
hogsmeade
Fra gomitate, spintoni da terzi che non conosceva, fra bambini, ragazzi e adulti, avanzava con fatica, fra scuse e permessi per non disturbar troppo la quiete generale. Arrivo' all'altezza della collega Anser, con i due ragazzini e la profetessa letale. A tutti avrebbe concesso un saluto e sorriso cordiale, lasciando alla Abyss indifferenza e freddezza, le armi principali della stessa. Avrebbe voluto intrattenersi con i 4, ma l'ulteriore calca di gente atta a raggiunger la stanza lo avrebbe impossibilitato, lasciandosi far trasportare con essa, facendo gesto con l'indice della mano destra, verso la signorina Bell o Anser, che sarebbe ``ripassato``, sempre se fosse stato notato in tutta l'azione.

stanzacuriosa

La fila che si venne a creare fu quasi snervante ma, a prime occhiate, le singole entrate non duravano chissa' quanto tempo. Qualsiasi cosa ci fosse dietro quella porta, era chiaro che rendeva tristi, felici, impauriti o indifferenti ....tutti sentimenti che avevano una durata di pochi minuti. Questa siffatta porta si apriva e chiudeva in un pendolo quasi scandito da pochi minuti, lasciando che chi uscisse fosse preso dalle lacrime o nervoso o indifferenza...in pochi avrebbe visto col sorriso. Lo stesso ragazzo stravagante e quasi insolente contro il preside, dalla maglia ``Ah Ah Ah...no``, adesso piu' chiara, sembrava esser rimasto perplesso.
Non esattamente commemorativo... avrebbe pensato l'orientale che vedeva finalmente giunger il suo turno. Entro' a passo leggero, educato, lasciandosi alle spalle la porta chiusa. Locale quasi spoglio, confusionario nel contorno di arazzi e oggettistica lasciata li' chissa' per quale motivo. Non permetteva a pieno di metter a fuoco pareti, tetti, pavimenti...tutto era quasi studiato per un secondo fine. Un fine posto al centro della stanza, particolare e affascinante. Uno specchio... Bisogna sempre aver paura di uno specchio. Gli venne spontaneo affermare, ricordando quante volte in infanzia si affaccio' su quelli per veder la propria cicatrice in volto. E bene, questo era particolarmente ornato nel contorno da artigli di anonimo animale. Richiamava la natura dell'uomo a sporgersi su esso, cosi come se fosse stato creato per cio': Attirar a se' e farlo perdere nel riflesso. Volle farsi attirare...decise di cadere in trappola. Era preparato? Non poteva saperlo....sapeva solamente che chi entrava nella stanza la lasciava in un altro stato d'animo. Vediamo...



⚜⚜⚜



specchio

Vediamo cosa, esattamente?. Dal nulla il suo stesso riflesso prese animazione e vita, con tanto di risposta. Inquietante, tanto da lasciar il ministeriale in silenzio. Penso che tu oramai ti conosca straniero in terra straniera. Cerchi la gente, la vuoi conoscere...la vuoi cambiare. Cos'altro vorresti vedere? La tua visione del tutto in tutti? Apri l'altro occhio e datti una svegliata. Davvero vuoi ``vederti`` riuscire in cio'? Non allo stato attuale...lo sai. Sei uno...sei da solo...sei emarginato...sei straniero. Un colpo basso. Il silenzio dell'orientale continuava a prolungarsi; stava pensando ma era come se cio' che pensava venisse effettivamente detto dall'altro Issho nello specchio. Oramai lo hai capito no? Limitati pure a risponder...tanto sono te stesso che pensi. Tanti si perdono nei pensieri, si celano...tu parti avvantaggiato. Tu sei te stesso. Mai bisogno di nasconderti o nascondere. Tuttavia devi accettare ....cosa? Accettare di darti una mossa. Sorrise sia l'alter ego che lo stesso Issho che ora prendeva parola: Sei pericoloso... sghignazzo', trovando le parole di contro-risposta. Come a te. Sorrideva ancora, mentre la figura dello specchio si avvicinava contro il reale ministeriale, battendo al vetro col proprio bambu' riflesso. La gente aspetta...ha pazienza. Cerca aiuto e vuole compagnia. La societa' invoca cambiamento...le personalita' vogliono primeggiare...gli ideali voglion spaziare. E' questo cio' che si lotta.... il problema del mondo e' l'umanita' stessa. Vanno guidati...vanno istruiti...vanno puniti. Nel giusto, e' chiaro. Fermezza, disciplina, ordine e severita' contro il male. Niente scorciatoie, niente perdoni per il macchiato certo. Giustizia? Bisognerebbe riscoprirne il valore e l'assolutezza. Giustizia assoluta, ancor prima che morale. Un pari-passo e' quello che vai cercando, ma....Sospiro', cosi come sospirava il fisico Fuji. Delle volte necessitiamo di esser forzati per far qualcosa. Cosa facciamo? Cosa facciamo? Avrebbero entrambi concluso, mentre voltatosi di spalle, le due figure della stessa persona si trovarono ad allontanarsi, sparendo una dalla vista dell'altro.

⚜⚜⚜




Uno scranno, appena adocchiato ma sempre stato presente si mostro' all'occhio vigile del giapponese. Poteva notare pergamene stracciate e macchie di inchiostro. Aveva capito....i famosi buoni propositi? Forse era un qualcosa che da ora si sarebbero dovuti portare avanti. Calligrafia nati'a, in giapponese. L'inchiostro si mescolo' alla carta che veniva ora accartocciata. Lascio' la stanzetta con il suo solito sorriso ora riscoperto. Aveva trovato un nuovo obiettivo e consolidato il precedente. Mai piu' societa' nemiche...ma piu' vittime e mai piu' criminali. Serviva solo applicare e usare uno strumento gia' in mano da parte della societa'...bastava migliorarlo. GIUSTIZIA ASSOLUTA. Le due parole che avrebbero bruciato nell'anonimato nel grande braciere in sala grande.


isshomaur

Issho risponde freddo a Maurizio; saluta e intrattiene sia Jolene che Vath per poi allontanarsi da tutti per andare verso la stanza. Nella strada, cerca di fermarsi da Drinki, Rowena e i due ragazzi ma, riservando uno sguardo freddo verso la Abyss, si lascia trasportare dalla calca di gente cercando di riferire alle due buone conoscenze che sarebbe tornato in un secondo momento. Arriva alla stanza, osserva chi entra e esce, ricordando il ragazzo dalla maglia bizzarra (Daddy) e infine entra anche lui, specchiandosi per consolidare il proprio volere, la propria ideologia e lasciar bruciare in sala grande il proprio foglietto di pergamena.

simbolo2issho


 
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view post Posted on 27/12/2018, 18:47
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entropia.

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Interazione con Aiden, Thalia e Mike.
Menziona vaga a Jolene.



NIEVE RIGOS
« Ma tu che vai, ma tu rimani, anche la neve morirà domani. L’amore ancora ci passerà vicino nella stagione del biancospino. »
Per selvaggia e fuori dagli schemi che fosse, Nieve Rigos possedeva un buon intuito e una discreta capacità di adattarsi alle circostanze senza soffrire troppo gli stridori di un brusco cambio di direzione. Ciò che, invece, le era assolutamente estraneo era il tempismo! Le apparteneva, infatti, quell’innata tendenza a intervenire nei momenti in cui sarebbe stato appropriato rimanere in disparte; o a esordire con una parola di troppo laddove chiunque avrebbe trovato saggio tacere. Questo l'aveva aiutata ad assicurarsi la simpatia di chi sapeva coglierne subitaneamente la naturale veracità. Allo stesso tempo, le era costato un paio di soprannomi piuttosto azzeccati, a dire il vero. Quello di “Soffocatrice Seriale”, per dirne una, aveva la sua ragion d’essere.
Liberò Thalia dalla stretta con un sorriso appena accennato. Conosceva la musica sulla quale procedeva il loro passo a due e sapeva danzarla. Nel rispetto del carattere dell’amica, Nieve comprese che avrebbe fatto meglio a darle lo spazio necessario a ricomporsi.

«Mi sembra di aver colto di sfuggita qualcuno che conosco in quelle zone. Vado a salutarlo. Tu vedi di non conquistare troppi cuori, mentre non ti tengo d’occhio. Torno subito!»

La lasciò dopo averle rivolto una smorfia che, per un verso, conservava una lieve sfumatura di apprensione e, per un altro, sfoggiava l’innata birboneria che ne infuocava l’animo. Da ultimo, i suoi occhi abbandonarono quelli grigi dell’amica nel tentativo di rintracciare la chioma rossiccia che aveva intravisto pochi istanti prima.
Procedendo tra gli invitati, Nieve si compiacque delle ragioni che avevano mosso una sua scelta in particolare: rifiutare di indossare scarpe alte le aveva risparmiato un supplizio che si era categoricamente imposta di non sperimentare ancora. Non avrebbe mai potuto avanzare altrettanto fluidamente, se avesse ceduto alle rimostranze di chi la voleva “perfetta almeno per una sera”, si disse, gongolando, mentre svicolava tra una sagoma e l’altra e trovava le spalle larghe di Weiss.
I pomeriggi trascorsi a Hogsmeade per un tè in amicizia, dopo la festa di Beltane, le avevano insegnato nel tempo a cambiare idea sull’Auror: era una cara persona col vizio dell’impulsività. Avesse imparato a contare fino a dieci prima di lanciarsi nel vuoto, avrebbe guadagnato in riscontro. Ma, del resto, la Rigos non aveva i mezzi per fargli una predica, difettando — pur in modo diverso — della stessa capacità.

«Un Weiss in ghingheri!»

L’agguato avvenne nei modi semplici che si esprimono quando si possiede una forte spontaneità. Nieve proruppe in quel modo che era dietro Aiden, prendendosi la briga di poggiargli entrambe le mani sulle scapole. Se l’obiettivo era stato rendere nota la propria presenza, era evidente che ci fosse riuscita. Non la sfiorò neppure il dubbio che la persona alla quale si stava rivolgendo non fosse quella che cercava: avrebbe riconosciuto Weiss tra mille per il modo in cui si muoveva e, soprattutto, mangiava.
Ridacchiò innocentemente nell’assistere al quasi soffocamento dell’altro. Dunque, si prodigò per rimediare: Preston, un Grifondoro giovanissimo che aveva preso in simpatia, aveva spalancato la bocca per assaporare il suo succo di zucca appena servito quando Nieve glielo sottrasse senza troppe cerimonie. Porse il bicchiere ad Aiden nella speranza di aiutarlo a riprendersi.

«Bevi, forza,» lo sollecitò, incalzante, nonostante la modulazione delle labbra ne tradisse ancora il divertimento. «Presty, grazie per l’assist,» fece all’indirizzo del concasato, ammiccando con un occhiolino. «Questo signore se ne ricorderà e ti raccomanderà, quando proverai a entrare al Ministero, non è così?» Batté ripetutamente la mano tra le scapole di Aiden per aiutarlo a superare la fase critica. La matricola rosso-oro arrossì. «Sbaglio o mi dicevi che cercate sempre qualcuno che si occupi della pulizia dei camini?» Com’era arrossito, Preston sbiancò. Nieve non fece in tempo a fermarlo, che era già sparito tra la folla. «Mi farò perdonare,» commento allora, rivolta a sé stessa, prima di tornare all’Auror. «Ti sei ripreso? O vuoi che chiami l’infermiera? Così, ti faccio da spalla, laddove volessi provarci. È davvero molto graziosa o, come direste voi uomini, un bel bocconcino.»

❆ ❆ ❆


Erano immersi in chiacchiere di poco conto — Nieve si era riproposta di evitare accuratamente l’argomento G.U.F.O. al ballo — quando la voce di Thalia subentrò () e la costrinse a voltarsi. Ne seguì lo sguardo quanto bastava a incrociare quello di Mike e salutarlo con un sorriso e un mezzo inchino volto a scimmiottare i modi altolocati dell’amica. Poi, si risolse a tacere e a compiere — e fisicamente, e mentalmente — un passo indietro.
L’istinto le suggerì la presenza di una stonatura nell’esecuzione dello spartito ben prima che i suoi occhi trovassero quelli della Tassorosso. Allora, Nieve passò in rassegna i presenti e colse i soli dettagli che le fosse dato di carpire dalla sua posizione di ignoranza: Thalia non era a suo agio e Aiden non le era estraneo. Ebbe l’impressione — ma tale fu costretta a rimanere — che le circostanze delle loro interazioni esulassero dall’avventura a Gerusalemme. Non riusciva nemmeno lontanamente a immaginare che fosse scorsa così tanta acqua sotto i ponti tra i due amici senza che lei ne fosse appropriatamente edotta.
Perché entrambi avrebbero dovuto tacerle di conoscersi, del resto?

«Non so voi, ma il fatto che ad accomunarci tutti e quattro sia Peverell mi affascina e inquieta insieme,» intervenne per soccorrere Thalia, smorzando l’atmosfera di tensione che era venuta a crearsi e che aveva evidentemente contagiato anche Aiden. «Mi chiedo se questa cosa salti anche agli occhi degli altri, come se portassimo scritto in fronte “trauma ambulante”.» Rise, gioviale, sfiorando brevemente il septum in un incontrollato segno d’irrequietudine. Le spettava di giocare un ruolo scomodo e Thalia le avrebbe dovuto un paio di spiegazioni prima delle vacanze di Natale. In quel momento, però, ciò che importava era toglierla dall’impiccio. Si decise a far leva sul solo argomento che avesse in comune con Mike, eccezion fatta per l’essere compagni di corso… e d’Esercito. «Hai notato quant’è bella la Moran, oggi? Tientela stretta o rischi di vedertela soffiare da qualche malintenzionato. Tipo questo qui, che è un gran donnaiolo,» esclamò, indicando Aiden col pollice.

Non poteva sapere di aver detto la sola frase che avrebbe dovuto tenere per sé.
Ah, il tempismo e la Rigos!
Ship!
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view post Posted on 27/12/2018, 20:11
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Triste, come chi ha perso il nome delle cose.

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Per KC, Drinky e Rowena



Auuuu
Camillo, in grado di farsi beffe di chiunque con estrema naturalezza, fu lieto di constatare l’interesse della sua interlocutrice per la storia che andava narrando. Non tutti reagivano allo stesso modo di fronte alle sue deliranti interpretazioni. Negli anni aveva visto così tante persone arrendersi durante i primi trenta secondi di dialogo che ormai aveva perso il conto. Tra chi lo trattava con indifferenza e chi cercava di ferirlo in tutti i modi, purché si tenesse alla larga, i pochi che rimanevano erano per lui persone meritevoli di esser definite speciali. Ogni momento passato in loro compagnia era prezioso e ne conservava sempre gradevoli ricordi.
Non ci volle molto all’olandese per inserire la biondina in questa categoria d’elite. Nonostante la sua reazione vivace ed energica, sembrava interessata a restituirgli il senno. Doveva essersi resa immediatamente conto che le assurdità narrate lasciavano grossi buchi nella trama. Quando le domande erano più delle risposte, qualcosa finiva per non quadrare. La presenza di un babbano inatteso ad Hogwarts era di per sé un evento impossibile, al di là di ogni tentativo per trovarvi una giustificazione. Tuttavia, per lui che faceva di sogni ad occhi aperti prezzemolo da gettare qua e là in ogni dove, il disordine narrativo si trasformava in un punto di forza.
Il tassorosso aveva scrollato la testa ogni qualvolta veniva accusato di aver proferito menzogne. Lui non prendeva in giro nessuno. Lui non infinocchiava gli sconosciuti. Di questo si dovevano convincere. A detta sua si trovava lì per caso e mai avrebbe ritrattato. Puntava tutto sulla sua ostinatezza, perché così la vita gli aveva insegnato. Il fato, per quanto ne sapeva, non aveva mai premiato quelli che tornavano sui propri passi, almeno questo valeva per lui.
Sebbene si fosse ripromesso di condurre la sua performance con una buona dose di lucidità, per qualche istante si trovò in balia di una piacevole distrazione. La concentrazione dello studente si spostò sulla spiccata espressività facciale della sua nuova amica, così come sulla decisione con cui si muoveva. Anche senza parlare, ci ragionò, si sarebbe rivelata molto eloquente. Tutto, dal disgusto che il suo viso aveva mostrato per reagire al complimento, fino al dito puntato sul braccio, aveva aggiunto energia ai concetti da lei formulati. A quel punto la diffidenza doveva essere alle stelle, come provavano le braccia conserte. Si aspettava veramente che scoprisse le carte!
Mentre Camillo giurava nuovamente a se stesso di non cedere alle sue intimidazioni, due figure si aggiunsero a quel simpatico quadretto, ritardando la sua risposta. La prima, un’incantevole ragazza dai capelli rossi, probabilmente di poco più grande di lui - così aveva pensato -, sembrava in confidenza con la bionda. L’appellativo che aveva utilizzato per richiamare la sua attenzione la diceva lunga sul rapporto di familiarità che le legava. Lo sguardo dell’olandese, prima distratto ed ora acceso dalla curiosità, catturò quanti più dettagli possibili su di lei. L’abito che aveva scelto di indossare, con quella sua tonalità pacata di verde, creava un armonioso contrasto con il fuoco di cui era tinta la sua chioma. L’armonia cromatica fece sfuggire un lieve sorriso al Diavolo dei Sotterranei, che con gli angoli delle labbra paralizzati in quella posizione ebete si limitò a salutarla muovendo placidamente la mano libera.
L’altra persona, una donna adulta dai capelli corvini, non avrebbe saputo dire con esattezza se conoscesse qualcuno dei presenti. Il primo dettaglio che aveva notato di lei era stata la capigliatura setosa, di un nero così profondo da creare nella sua mente l’immagine di un cielo notturno senza stelle. I giochi di luce creati dalla pira, o forse l’attrito con la tinta scarlatta del suo abito, dovevano averlo tratto in inganno in merito alla questione, ma ormai se n’era convinto. Forse il problema era stato proprio quel vestito così provocante. Camillo aveva ringraziato il Demonio, Nanauatzin e Poeseidone - che non c’entravano nulla, ma erano le prime divinità che gli erano saltate in mente - di non vederci poi tanto bene come credeva. Nella frazione di secondo in cui le sue iridi avevano agganciato la sua scollatura, lo sgangherato ragazzetto si era reso conto di non aver visto bombe simili nemmeno in otto anni di Call of Duty intensivo e che forse era necessario l’intervento degli artificieri per disinnescarle. Per non essere sgarbato ed invadente, il marmocchio aveva immediatamente girato il viso in una direzione neutrale, ma ormai il gioco era fatto. La pupilla dell’occhio dal lato di Rowena si era girata verso l’alto, simulando una rotazione da camaleonte, prima di tornare a riassestarsi nella sua sede originale. Disgustoso.
Doveva dire qualcosa.
«Oh beh, piacere di avervi qui ragazze. Chiunque volesse tentare la sorte, se non teme la mononucleosi, è autorizzato ad assaggiare. Giuro che non è così male come sembra.»
Camillo era tornato a mentire per il gusto di scoprire cosa avrebbero potuto pensare di quell’intruglio palati diversi dal suo. La parentesi drink si sarebbe chiusa in caso qualcuno avesse davvero accettato, sfilando il bicchiere dalla sua mano, o rifiutato la proposta. La seconda eventualità non lo avrebbe di certo sorpreso.
Per concludere, Breendbergh aveva infilato la mano libera in una tasca interna della giacca, tirando fuori il suo portafogli. Poi, arrangiandosi come poteva, aveva aperto l’oggetto, estraendo una comunissima carta di credito babbana, di quelle che ti mandavano gratis a casa siti internet di dubbia affidabilità.
«Biondina, non c’è bisogno che ti provi nulla, ti ho già detto che non sono ricco come voi. Non sarà un’American Express di platino, non potrò farci magie, ma nessun kebabbaro me l’ha mai rifiutata, parola di lupetto. È a questo che ti riferivi, no?»
Se non fosse stato trucidato prima, il ragazzo avrebbe nuovamente fatto sparire quella babbanata nella tasca da cui era uscita, accennando una veloce linguaccia alla nanerottola. Non sapeva come l’avrebbero presa gli altri presenti, ma poco gli importava. Tanto ormai tutto aveva preso la parvenza di una barzelletta.

Una bionda, una rossa ed una mora si presentano ad una festa…

Anzi, più che una barzelletta sembrava uno sei suoi strampalati sogni erotici. Ci avrebbe messo la mano sulla pira, in qualche modo sarebbe riuscito a rovinarlo: era scemo forte.


 
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view post Posted on 27/12/2018, 21:29
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Se da lontano non aveva potuto cogliere il tono delle parole e le sfumature delle espressioni, le bastò un'occhiata alla mascella tesa dell'italiano per capire che aveva interrotto l'avvicinarsi di una tempesta. Se la tensione fosse dovuta a uno scambio tra i due uomini o a uno stato d'animo personale del più giovane, al momento non avrebbe saputo dirlo.
I due, ad ogni modo, si premurarono di accoglierla con calore: Maurizio, in particolare, la strinse in un abbraccio che la fece letteralmente sparire, tra la costituzione massiccia e
l'orso che portava drappeggiato sulle spalle. Jolene rimase spiazzata da quella esternazione inaspettata, ma si affrettò a ricambiarla come meglio le riuscì; quando si staccarono, piccole rose erano sbocciate sulle guance altrimenti candide.
Gli occhi si spostarono sul giapponese, un sorriso che si allargò impercettibilmente nel sentirsi dare della “Mrs”. Probabilmente Issho non era ancora del tutto familiare con gli appellativi inglesi.
«E' passato un po' di tempo dal nostro incontro, ma non ho ancora avuto modo di mettere su famiglia. Mi chiami pure Miss.» Lo corresse con una risata benevola: meglio raddrizzare quelle piccole imperfezioni prima che qualcuno più permaloso di lei potesse prendersela a male.
Una reazione meno moderata venne invece rivolta al presunto nipote.
«No, Maurizia!» L'esclamazione venne accompagnata dalla classica e drammaticissima mano sul braccio. «Spero che torni presto, non posso prendere il tè in biblioteca senza di lei.»
Tra una scemenza facezia e l'altra, significati oscuri nelle parole dell'Orientale sembravano caricare l'aria di una tensione che Jolene non comprendeva. Si limitò a lanciare sguardi interrogativi ora all'uno ora all'altro, prima che un quarto arco venisse ad aggiungersi alla loro strana sinfonia.
«Buona sera, Vath.» Gli restituì le proprie impeccabili maniere come uno specchio, in una compostezza ritrovata. Notò una tranquilla familiarità tra l'ultimo arrivato e Mr Fuji-Tora: era prevedibile che, in quanto colleghi al Ministero, si conoscessero di già.
L'osservazione di Vath era l'ultima che avrebbe sperato di udire, anche se – o forse proprio perché - dovette dargli ragione. Una smorfia quasi impercettibile le increspò le labbra: la semplicità con cui Issho liquidò quella faccenda la lasciò insoddisfatta, anche se conveniva che il suo fosse l'atteggiamento più prudente. A seguire quella che sembrava una frecciata non troppo velata a Maurizio, e che le fece inarcare un sopracciglio finemente disegnato.
«Beh, se siamo qui almeno possiamo vantare le buone intenzioni.» Era il suo personale, diplomatico modo di dire "peccato che non possiamo sapere quale delle due estremità stiano utilizzando ora i piani alti".
In seguito rispose all'ex Verde-Argento.
«Non ne dubitavo, avevi fiducia in te da vendere, quando parlavi di quella torta.» Fece una breve pausa, in cui lo osservò attentamente. «Come sta andando con la nostalgia?»
Quando Issho li lasciò, Jolene gli rivolse un sorriso gentile ma indagatore: non mancò di notare la totale freddezza che aveva riservato a Maurizio, e giunse alla conclusione che gli opposti, anziché completarsi, si limitassero a fare a pugni. Quante altre prove desiderava, dopo quella avuta sulle sponde del ruscello? Alzò lo sguardo sull'italiano, una domanda muta sulla natura delle loro divergenze. Non si espresse a voce, però, perché non era il caso di iniziare un discorso così delicato in presenza di terzi non coinvolti.
«Secondo voi a cosa è andando incontro Mr Fuji-Tora?» Domandò invece, accennando alla natura misteriosa della stanza dietro alla porticina.


Proseguono i discorsi con MaurIssho (:flower:) e Vath.

 
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view post Posted on 27/12/2018, 23:06
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Interazione con Ecate Soxilia O'Connor


⫸ Outfit ⫸ Identità Non si aspettava quello sguardo, tanto meno la risposta che ne seguì. Al sorriso timido di lei, ambrato dall’improvviso disagio, ribatté quello consapevole di lui. L’aveva inquadrata?
In un primo istante avrebbe fatto tranquillamente valere la propria fierezza e avrebbe risposto che sì, aveva capito il tipo di persona che aveva davanti ma le parole di lei obbligarono la sua certezza a piacevole un passo indietro.
Estasiato, checché ne dicesse lo sguardo gentile, raddrizzò la schiena, liberando la donna dal suo faccione e osservando la sala. Con mezzo sorriso dipinto sul volto, a metà tra melanconia e serenità, posso gli occhi piccoli sull’ammasso di gente che gli si parava innanzi. Non conosceva praticamente nessuno o, almeno, pretendeva che fosse così e anche se la sua espressione poteva dirsi rilassata e pacata, Paul stava in realtà studiando ogni singolo Mago che ricopriva il suo raggio visivo così come ogni angolo e dettaglio della Sala. Deformazione personale?
Le mani andarono a cingersi oltre la schiena e il volto sfigurato tornò su colei che, proprio in quel momento, lo deliziava della sua gentilezza.
Dal rimando a uno dei quadri che più odiava, Paul aveva inteso che non si trattava di una mera domanda di cortesia. Ne aveva sentite così tante, tutte dettate dallo stesso tono e poteva affermare con sicurezza che non era lo stesso che Ecate, in quel preciso momento, gli stava rivolgendo.

„Mi sento spaesato, lo ammetto. Ma è pur sempre un po’ casa nostra, no? Siamo qui per questo, infondo.”
Una risposta semplice, non tanto lontana dal vero per certi versi, rivolta più a Lei e al suo malessere che al proprio. Paul si sentiva, in effetti, più che bene.
„L’arte può ingannare, nella sua staticità. Il viandante resterà sempre a fissare la nebbia. E la nebbia non andrà mai via.”
La voce dell’uomo risuonò come un sussurro che si spegneva nel trambusto dell’evento. Si lasciò andare a quel piccolo commento semplicemente perché era raro trovare qualcuno che conoscesse o colorasse d’arte la dinamica realtà della sua esistenza. Era da ammirare per quanto, in fin dei conti e al termine della serata, non ne sarebbe rimasto nulla, null’altro che una conversazione con una bella donna. Anche se…
„Può stare qui ad aspettare che si diradi da sola o fare in modo che ciò accada. In alternativa, può sempre cambiare altura e sceglierne una da un bel panorama ma è dispendioso… Procediamo a piccoli passi.”
Le offrì il braccio, non nel modo più galante, un po’ goffo a dirla tutta, ma con un’agilità che mostrava sicurezza. Odiava doversi sforzare così tanto nel dar fiato ai suoi pensieri ma aveva previsto anche questo: non tutti gli incontri gli avrebbero permesso di giocare le carte che voleva.
„ Dunque, che ne dice di bere qualcosa? Dicono che l’alcol annebbi la mente ma un mio amico disse che a volte aiuta a fare chiarezza sulle cose. Non ho mai capito cosa volesse dire ma tanto vale provare.”
E attese un cenno dalla donna. V’erano due possibilità: o che accettasse, perché era quello che Paul si aspettava, o che lo scacciasse, fingendo di aver incrociato il volto di chissà quale vecchia amicizia. Nel secondo caso, studiando ancora una volta la donna, avrebbe puntato sull’orgoglio: poteva tranquillamente mandarlo a raccogliere vermicoli per il semplice gusto di non dargliela vinta.
In ogni caso, lui ci avrebbe guadagnato. Certo era meglio farsi scortare al buffet da una bella donna che sembrava capire d’arte piuttosto che andarci da solo ma la serata era appena iniziata e lui aveva tutte le intenzioni di farla finire come premeditato. Poteva, voleva Ecate essere la chiave di volta?



 
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view post Posted on 27/12/2018, 23:24
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Rise di fronte a quel sobbalzo unito ad un gridolino acuto lanciato da KC, che le aveva ricordato uno di quei video in cui i gatti cadono nelle vasche da bagno piene di acqua e impazziscono, cercando di uscirne quanto più velocemente possibile.
Devi lavorare sul tuo unagi, non puoi saltare così ogni volta che ti sorprendo alle spalle, suvvia.
Le poggiò una mano sulla nuca per farle una carezza, proprio come avrebbe fatto con il gatto precedentemente caduto nella vasca, per coccolarlo un po’. Una voce quasi sconosciuta si era unita alla conversazione, commentando quanto, la bevanda tenuta tra le mani del ragazzino, non sembrasse poi così disgustosa. Lo spavento per quella intromissione improvvisa fece fare uno scatto a Drinky - e lì capì che, forse, comparire alle spalle della gente non era poi così simpatico. Quando si girò per intercettare l’autrice di quelle parole, rimase un attimo basita nel constatare che si trattasse di Rowena Abyss. Nel periodo scolastico non avevano avuto modo di interagire più di tanto, ma mesi prima l’aveva “ri-conosciuta” durante una festa a casa di Vath Remar, festa dalla quale lei era sparita per altri motivi, senza salutare gli altri invitati. Non aveva avuto mai modo di farsi un’idea precisa su di lei, vista la fugacità del loro incontro, ma a pelle la considerava una figa. Una con cui, fare festa, sarebbe stato divertente.
Rowena, buonasera! Mi fa piacere incontrarti di nuovo. E mi dispiace per essere sparita alla festa di Vath, all’epoca.
Cortesia insegna che, tra adulti, ci si porga la mano in segno di saluto quando la confidenza non è tale per dare vita ad altri tipi di interazione. Dunque, le porse la mano, fissando per un secondo l’anello con cui, la strega dai capelli corvini, stava giocando.
E quindi, tu ti fideresti a bere quella cosa, ah?
Lo sguardo si spostò nuovamente sulla strana bevanda rossastra, che tanto le ricordava lo scivolo, una schifezza che, da giovincella, si ostinava a trangugiare per raggiungere l’ebbrezza. Un senso di nausea fece capolino alla bocca dello stomaco. Ma con esso, giunse anche uno strana curiosità nei confronti di quel liquido che ben si abbinava alla camicia di colui che l’aveva sorseggiato fino al suo arrivo. Colui che, si era appena fatto fautore di un movimento innaturale dell’occhio.
*Oddio ma come ha fatto? Ma starà bene? Ok strabismo di Venere ma questo sembra Marty Feldman lupo ululì ululà e oddio.*
Si distrasse un secondo per poter incrociare la figura di Issho che li salutò passando, prima di essere risucchiato dalla calca.
Ohi, Miyagi! Esclamò a voce alta, agitando un braccio in segno di saluto.
Il giapponese le era sempre piaciuto - era una di quelle persone capaci di infondere calma solo con la propria presenza e, per quanto non fosse stata in grado di scambiarci più di un saluto da lontano, saperlo presente alla festa le infuse subito un senso di sicurezza.
La curiosità verso la brodaglia, aveva vinto.
Con la mononucleosi ho già dato, quindi passa pure qui…
*Nome, nome. Mi serve un nome. Ha la faccia da Gianni, ma non penso si chiami così.*
Come posso chiamarti?
E sorridendo, sottrasse il bicchiere dalle mani di Gianni, portandolo sotto il proprio naso. Lo annusò per assicurarsi che fosse, quantomeno, bevibile e non marcio. Ne prese un sorso e subito un sapore dolciastro e fruttato le riempì la bocca. Non era male, non era male per nulla. Poi sentì la gola chiudersi, la faccia diventare paonazza e gli occhi velarsi di lacrime. Si trattenne per non iniziare a dire oscenità ad alta voce, ma la piccantezza del liquido era piuttosto prepotente.
*Ma lui l’ha bevuta fino ad un secondo fa! Come ha fatto a dissimulare così bene mentre io sto morendo?!*
Non voleva far vedere di non essere in grado, quindi, con qualche colpo di tosse e allontanando il bicchiere quanto più possibile dalla sua persona, si limitò a commentare:
Delicatissimo.
Era uno strano personaggio, non c’era che dire. Lo osservò mentre tirava fuori il portafogli adducendo a qualche sorta di pagamento nei confronti di KC - davanti a simili frasi dette nei confronti della propria “figliola”, si sarebbe concessa un delirio di rabbia e un tentativo di evirazione, ma non le sembrava il tipo. Anzi, il suo modo di fare l’aveva fatta ridere, inducendola a scherzarci insieme.
Ehi, non hai anche qualche cammello da offrire? E tu Casey, fai la carina con lui. Se vuoi davvero che ti regali la Gelbsturm, dobbiamo iniziare anche da piccole somme.
E fece l’occhiolino al suo piccolo e, da poco biondo, pezzo di cuore.



Interazioni con Rowena, Casey e Camomillo. Issho si saluta da lontano.
 
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view post Posted on 27/12/2018, 23:39
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La danza delle ceneri
« Il Ballo della Fenice »
Capitolo IV
Vath Remar
28
Purosangue
Dip. Ministeriale V° Livello C.M.I.
Acero, pelle di Runespoor, 12 pollici e 3/4, rigida.
Ex Serpeverde
Legilimens Apprendista
«La conoscenza è potere.»

Konbawa. Era quella la parola che avrebbe dovuto usare e Issho lo corresse amabilmente. Tuttavia, lo sguardo attento di Vath non poté fare a meno di notare come Issho trattasse freddamente Maurizio è si chiese come mai il pacato e gentile orientale avesse agito in quel modo poco consone a lui. Ascoltò anche come liquidò l'assenza dei vertici del Ministero con poche parole e, dopo che si fu congedato, lo osservò farsi strada verso la stanza dalla quale lui era da poco uscito. Il ventottenne si era fatto più taciturno e meno loquace rispetto al solito, complice la visione dello specchio che ancora gli dava da pensare. «Certo, ci siamo noi, pedine su una scacchiera prive di ordini dall'alto. Che differenza fa la nostra presenza se equivale a meno di zero?» Avrebbe mormorato più a sé stesso che alle persone accanto a sé. Il suo sguardo era fisso sull'anello monogrammatico che aveva all'anulare sinistro la cui mano era posta sulla testa di serpente del proprio bastone da passeggio. Vath si riscosse solo quando l'ex adepta di Priscilla si rivolse a lui, il suo sguardo pensieroso si fissò su quello della rossa. «Nostalgia? Adesso sono qui Jolene, ad Hogwarts, dove non pensavo di rientrare prima dello smistamento dei miei figli. Come ha detto Issho queste cicatrici un giorno acquisteranno valore ma non posso trattenermi dal rimuginare sul fatto che con la dovuta prevenzione questo scempio si sarebbe potuto evitare. Se solo potessi vedere i sotterranei un ultima volta, stasera, sarebbe come vincere la Coppa delle Case.» Solo quando lei chiese cosa ci fosse in quello stanzino Vath si rese conto che a differenza sua, Jolene, non c'era ancora stata. Un sospirò, per poi spiegare. «Io ci sono appena stato, eppure non saprei minimamente come fare per spiegarti cosa ci sia lì dentro perché per ognuno è diverso. L'unica cosa che posso dirti è di provare tu stessa. Con permesso.» Le avrebbe rivolto un cenno del capo in saluto. Solo dopo quelle parole si sporse per cercare la figura del Preside, solo quando l'avrebbe individuato si sarebbe diretto verso di lui.

//Interazione con Issho, Maurizio e Jolene. Si sporge a cercare con lo sguardo Peverell per poi farsi strada verso di lui.

Narrato ~ «Parlato» ~ “Pensato”
PS:215/215 ~ PC:143 ~ PM:142 ~ PE:29

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Edited by Vath Remar - 30/12/2018, 00:18
 
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view post Posted on 28/12/2018, 00:11
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Oh, no… si figuri; Hogwarts non apre così di frequente le proprie porte. Sono sicuro che saprà sfruttare l’occasione, buona serata Mr. Remar.
Con la consueta cordialità, Mike avrebbe così evitato di iniziare con il ministeriale una più approfondita riflessione sulle parole dell’anziano Preside, lasciandogli l’opportunità di guardarsi attorno e di esplorare zone che normalmente erano precluse ai più.
Rimasto solo, il giovane Serpeverde avrebbe a sua volta abbandonato ben presto la zona adiacente all’ingresso per spingersi là dove la temperatura risultava più confortevole e accogliente, con la speranza di riprendere una maggiore sensibilità alle estremità corporee. Il freddo pungente della sera sembrava aver oltrepassato il pesante mantello invernale ma, sarebbe bastato percorrere qualche passo e compiere una prima ricognizione della Sala per porre fine a quella spiacevole sensazione; le iridi di Mike avevano infatti incrociato lo sguardo magnetico di Thalia, la sola ragazza in grado di riaccendere il calore nell’animo del Serpeverde.

Ogni passo di quel lento avvicinamento stava riproducendo nel cuore del Prefetto un’emozione sempre diversa che, ben presto, sarebbe andato a sfociare un sincero e semplice sorriso; cieco dinanzi a quella visione angelica, Mike non avrebbe potuto far altro che accostarsi al candido volto della Tassorosso per ricambiare il gentile sentimento.
Il tempo di compiere un breve e autentico gesto di apprezzamento nei confronti dello sfavillante abito della serata, ed ecco che Thalia sembrava non aver perso tempo nell’affrontare un tema che, forse per lungo tempo, il Serpeverde aveva mantenuto celato: Vath Remar, e la prova pratica durante il corso della Smaterializzazione.

Stenterai a crederci, ma la prima volta che ho incontrato il Sig Remar è stato alla Testa di Porco. Una semplice risata accompagnò quel dettaglio, prima rivelare un particolare di quel rapporto.
Immagina la mia sorpresa quando ho scoperto che nessun dipendente del trasporto magico era disponibile a tenere il mio corso; alla fine è stata quasi una fortuna ricevere una lezione privata da lui. L’ho trovato molto disponibile e affidabile, una rarità di questi tempi… per quanto fosse stato colto parzialmente in fallo su un argomento scivoloso, Mike avrebbe cercato di focalizzare tutta la propria attenzione sulla figura del ministeriale, tralasciando eventuali dettagli che avrebbero potuto creargli più di qualche imbarazzo circa il racconto della sua prova pratica. Dopotutto, perché andare a rovinare il clima sereno e cordiale che proprio in quel momento si stava andando a creare?
Non so se sia il caso di entrare nel dettaglio… provò a sussurrarle vicino all’orecchio, fingendo un’umiltà che proprio non gli apparteneva, ma nella parte teorica ho ottenuto il massimo risultato. Manterrai il segreto, vero? Una punta di ironia era infine emersa, a chiusura del cerchio.
Tra spensieratezza e condivisione, le parole sembravano correre veloci sin quando Mike, abbozzando un momento di apparente serietà, avrebbe cercato di rievocare le avventure che i due avevano condiviso da “perfetti Ateniesi”:
sai una cosa? Non sono così sicuro di voler sapere cosa ci sia oltre quella porta. Non vorrei trovarmi nuovamente catapultato in un contesto diverso; per quest’anno penso di aver già da dato.
Un cenno auto-ironico avrebbe completato quel momento, come se la giovane Tassorosso fosse in parte riuscita a smussare i lati più duri e profondi dell’animo del Serpeverde.

Complice quel profondo legame che vedeva nella felicità dell’altro il riflesso di un piacere più grande, Mike avrebbe subito acconsentito al raggiungimento della Rigos, la giovane Grifondoro che più di tutte sembrava essersi conquistata la fiducia di Thalia.
Con quell’atto le loro mani sarebbero tornate ad incontrarsi e a fondersi tra loro. Il calore della Tassorosso avrebbe fatto da contraltare al fresco palmo del Serpeverde che, ben presto, sarebbe tornato alla consueta temperatura. Per quanto la serata fosse solamente all’inizio, il giovane sembrava già aver dimenticato l’iniziale inquietudine e il pressante ricordo di giugno in favore di un nuovo equilibrio. Per quanto diversa nei colori e nei toni, anche quella conclusiva serata avrebbe potuto riservare piacevoli emozioni e nuove complicità.
La prima, di lì a breve, sarebbe potuta nascere con la giovane Grifondoro, alla quale Mike avrebbe riservato uno sguardo complice ma allo stesso tempo attento.

Nieve! Finalmente ho avuto l’opportunità e la fortuna di incontrarti nel corso di una festa… in un turbinio di azioni e reazioni, gli ulteriori vocaboli di quel primo discorso iniziarono via via a spegnersi, lasciando strada ad un lieve strato di fredda apprensione.
Ben presto, lo sguardo di Mike si sarebbe spostato sul volto della giovane Tassorosso, ignorando qualsivoglia altro stimolo o intervento esterno. Perché quel tono di voce? A cos’era dovuto quell’apparente cambio d’umore? All’improvviso, tutto sembrava essersi fermato, circondato da uno strato di crescente tensione.
Incapace di cogliere qualsiasi particolare al di fuori della voce di Thalia, il Prefetto avrebbe cercato di tener valida la promessa che, quasi due anni prima, i due si erano scambiati nel corso di un fresco e umido incontro nei pressi delle cucine. Cercando di non interrompere quel semplice contatto con la destra della Tassorosso, Mike avrebbe cercato di imprimere in quel gesto tutta l’energia di cui era capace, oltre ad un implicito messaggio di vicinanza.
*Io sono qui, al tuo fianco*
Insieme, uniti dal profondo desiderio di ricercare il bene nell’altro, avrebbero potuto vincere qualsiasi momento di debolezza o di semplice imbarazzo.

Il Sig. Weiss? Nonostante tutta la sua attenzione fosse attratta da ben altre circostanze, Mike avrebbe dato seguito per un solo istante alla presentazione della Moran, riconoscendo nella folta e vermiglia chioma dell’adulto dei lineamenti vagamente familiari. Quel semplice gesto, accompagnato da un semplice cenno, sarebbe bastato a far tornare la parvenza di un equilibrio?

Alcuni punti sono stati combinati con Vath, Thalia e Nieve.

 
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view post Posted on 28/12/2018, 16:14
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Maurizio Pisciottu ◆ 27 anni ◆ Antimago - Lycan

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Sorprendentemente Maurizio si limitò ad incassare le frecciatine del Giapponese, un comportamento che era onestamente fuori dalle sue righe, ma forse l'arrivo di Remar ruppe qualcosa nel suo meccanismo di sopportazione. Non odiava Vath, ma era una persona così diversa da Maurizio che alla fine si ricadeva nella noia e ritrovarselo lì assieme al proprio "padre mancato" che continuava a a punzecchiarlo ben bene lo distrusse internamente. Certo, gli scappò un leggero risolino nel sentire un Inglese che citava Vasco Rossi, ma fu una cosa momentanea. Sperò che gli altri non avessero notato quanto l'Italiano si stesse aggrappando a Jolene per sopravvivere alla breve discussione. Ma quando anche lei tirò fuori il nome di Issho non poté che vomitare una goccia di veleno.
Sicuramente non al buon senso, quell'uomo sembra averlo lasciato in Giappone.
Disse seccato, forse era la prima volta che non riusciva a contenersi nei confronti di qualcuno, ma era incredibile quanto riuscisse ad infastidirlo quella persona, non riusciva proprio a reggerla.
"Scusatemi per la scortesia, ho bisogno di andare a prendere qualcosa prima di rivedere il suo muso."
A buon intenditor poche parole. Maurizio si avvicinò al tavolo dove gli alcolici forti erano riversati verso la fine, non aveva mangiato ma si fiondò subito su quelli. Trovò il suo compagno di giochi nel Laphroaig, il Whisky preferito dal principe del Galles, chissà perché quei dettagli li ricordava sempre.
Riempito il bicchiere aggiunse un solo cubetto di ghiaccio e si guardò intorno un'istante, conosceva molte persone e non aveva tempo e voglia di tornare in quel gruppetto sapendo che prima o poi lui sarebbe tornato.
Tra le varie compagnie riconobbe all'istante l'inconfondibile chioma rossa di Aiden a pochi passi da lui che parlava con alcuni studenti, tra i quali l'inconfodibile ribelle Nieve. Combattuto tra l'aggiungersi a loro e restare li a bere in un primo momento si limitò a fare qualche passo verso di loro per poi fermarsi, ma qualche istante dopo vide la faccia dell'slandese cambiare di colpo, sembrava una che l'aveva appena fatta grossa, non poteva perdersela.
"Ullallà, chi non vedo se non Nieve Rigos in compagnia del vecchio Aiden Weiss."
Si voltò un'istante ricordando dalla noiosa discussione dalla quale stava fuggendo.
"Oddio, vi prego nascondetemi, sono Maurizio, piacere piacere."
Disse insinuandosi definitvamente cercando di mettere quante più facce possibili tra se e gli altri, guardando un po' più avanti vide come Issho stava uscendo dalla sala segreta. Non ci aveva ancora riflettuto su, l'Italiano avrebbe avuto il coraggio di entrarci?

PS: 202 ◆ PC: 147 ◆ PM: 163





//Interazioni con Jolene e Vath nella prima parte. Con Nieve, Aiden &co. sul finale

Sto iniziando ad odiare i balli, troppa gente, troppa roba mille, movimenti... mi chiuderò nella stanza solo per scirvere che Maurizio si fa un sonnellino. :aiuto:
 
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