P iano piano le parole del Preside Peverell tornarono ad essere comprensibili, mentre a fatica si costringeva ad uscire dall’isolamento temporaneo che aveva deciso di meritare. Torturandosi le mani aveva pensato a mille modi per trascorrere quella serata lontano da Weiss, l’Auror che l’aveva convinta con le sue parole a cedere all’istinto di rivelare ogni cosa e, al contempo, l’aveva fatta pentire di quella scelta. Nessuno degli scenari che la sua mente elaborò in quei lentissimi minuti sarebbe stato adeguato al contesto nel quale si trovavano: agghindata a festa, tra studenti ed insegnanti che non sapevano nulla di quella che per lui doveva essere stata una scaramuccia, Thalia capì di non poter sfuggire al proprio Destino. Non sapeva quale fosse - come avrebbe potuto? -, ma era certa che prima o poi il Fato le avrebbe presentato il conto. Se non quella sera allora sarebbe stato un altro giorno. Avrebbe persino potuto anticipare i tempi, cercandolo e dandogli finalmente la possibilità di dire la sua - come se nel boschetto di betulle ad Hogsmeade, un mese prima, Aiden non avesse fatto abbastanza. In realtà, per quanto provasse a mantenere un atteggiamento composto, sicuro di sé e decisamente dalla parte della ragione, la Tassorosso provava solamente un senso di impotenza: non poteva fingersi indifferente nei suoi confronti né pensare di affrontarlo in quella Sala piena di persone che avrebbero parlato e sussurrato del suo probabile e poco consono comportamento. In quelle settimane era riuscita a controllare la collera, persino a sorridere davanti a Fiona e di fronte all'insistenza del mago; era una facciata, costruita
ad hoc per non incappare in quelle spiegazioni che così poco desiderava dare a chi la circondava in un dato momento. Era il sorriso amaro di chi sapeva di non avere scelta, di dover cedere il passo all'altro nella speranza di trovare pace. L'ennesimo sospiro fu sufficiente - accompagnato dai precedenti - a permetterle di riprendere la calma necessaria a proseguire quella serata agli esordi, senza tuttavia eliminare completamente il peso che le gravava sullo stomaco. Fu lisciando la gonna del lungo abito per l’ennesima volta che percepì con sorpresa il contatto che l’avrebbe riportata definitivamente alla realtà.
Nieve la osservava, scrupolosa e attenta, ma soprattutto discreta. Scorto il suo sorriso appena accennato e percepito il calore trasmesso dalla sua mano, si sentì per un solo momento al sicuro da ogni male. Quei gesti, semplici e accorti, agirono come un balsamo sulle sue ferite invisibili. Nieve non sapeva nulla e la Tassorosso era consapevole che un suo cenno sarebbe bastato a non farle mai rivolgere la domanda incriminata; era conscia che Nieve, nella sua innata capacità di donare e donarsi senza riserve e senza ricevere molto in cambio, sarebbe sempre stata lì, al suo fianco. Ad eccezione di pochi altri, la Rigos era l'unico essere umano in grado di comprendere il suo stato d'animo, la sosteneva e la guidava con la sua dirompente sagacia e ironia. Non le serviva esternare un problema, poiché l'altra sapeva sempre - in un modo che la faceva spesso dubitare della propria imperscrutabilità - che cosa le ronzasse nella testa.
Di fronte a quell'atto di conforto, estremamente sincero e mosso dall'affetto che le legava, Thalia si sentì colmare della spensieratezza che la fotografia, scattata poco prima, aveva immortalato per sempre; i loro sorrisi, gli abiti eleganti e quella semplice spontaneità la fecero sentire grata.
⚜⚜⚜
Dopo che il Preside ebbe lasciato il podio, il silenzio dei primi istanti fu percorso da un brusio di fondo dalla vita breve. Nessuno voleva più parlare di quanto accaduto pochi mesi prima e se quella doveva essere la sera della rinascita dalle ceneri di un fuoco maledetto, allora sarebbe stato bene fare in modo che i pensieri fossero tradotti in azioni chiare. *
Con noi o contro di noi.*
Aveva ragione Peverell, il nocciolo della questione era tutto in quella frase, semplice eppure dal significato profondo: i due schieramenti erano già allineati per quanto invisibili e il brivido di non sapere di chi potesse davvero fidarsi da quel momento in poi fu l'ennesimo atto di una tragedia in corso.
Esaminando i volti attorno a lei, finì per volgere lo sguardo al punto in cui, fino a pochi istanti prima, Aiden Weiss era appostato come uno dei Gargoyle a guardia dell'Ufficio del Preside. Il momento in cui la sua mente realizzò che il vuoto lasciato dall'Auror avrebbe significato un suo spostamento là dove il suo occhio non aveva prestato attenzione, fu lo stesso in cui Nieve lasciò la sua mano. La sentì dire qualcosa riguardo un amico che desiderava salutare e annuì distratta, mentre la preoccupazione cresceva in lei e lo sguardo si rivolgeva nuovamente all'ingresso. Poco più avanti delle pesanti porte in legno massiccio, sovrastate da un arco monumentale in pietra, vide l'esaminatore del suo corso di Smaterializzazione. *
Quell'uomo è ovunque.*
Vath Remar era comparso all'improvviso nel suo campo visivo e con lui c'era Mike.
Il Prefetto indossava il mantello e piccoli fiocchi di neve avevano iniziato a sciogliersi sulle spalle e sui capelli scuri del ragazzo. Sospirò di sollievo, aspettando che fosse lui a voltarsi nella sua direzione: interrompere la sua conversazione col Ministeriale non era certo nelle sue intenzioni.
Lo aspettò pazientemente, senza distogliere lo sguardo da lui mentre si avvicinava con un sorriso appena accennato sulle labbra.
«
Non sapevo conoscessi il signor Remar.» mormorò a mezza voce, dopo un bacio al volo sulla guancia «
Era il mio esaminatore per il patentino di Smaterializzazione.»
Quel giorno, ad eccezione di un capogiro di troppo, era stato perfetto e nella sua memoria sarebbe rimasto impresso come l'unica volta in cui sua madre si congratulò con lei per il risultato raggiunto. Leanne non era una donna facile, austera e coi modi pomposi che anche Remar usava con chiunque gli si parasse di fronte, ma sapeva riconoscere il merito anche se lei aveva sempre pensato il contrario.
«
Dovevo immaginare che avrebbe insegnato anche al tuo corso.» aggiunse poi «
Anche se non mi hai più detto nel dettaglio com'è andata.»
Sapeva bene quanto l'ambizione di Mike fosse un potente espediente per il raggiungimento di tutti i suoi obiettivi e si aspettava che anche la prima Smaterializzazione sarebbe andata a buon fine quanto la sua.
⚜⚜⚜
Per un po' lei e Mike rimasero immobili nello stesso punto, compiacendosi del modo in cui, nonostante tutto, la Sala Grande fosse stata addobbata per la festa.
«
Non sei curioso di sapere che cosa c'è dietro quella porta? Peverell è stato così criptico che vorrei proprio sapere di che cosa si tratta.» e così dicendo si spostò leggermente per vedere la porticina in questione chiudersi alle spalle di una figura sconosciuta.
«
Vieni, cerchiamo Nieve. Sono venuta qui con lei, non voglio lasciarla sola... chissà quali disastri potrebbe combinare!» ridacchiò divertita.
Al suo cenno di assenso, lo prese per mano e lo guidò tra gli invitati alla celebrazione, camminando al suo fianco senza mai superarlo.
I tavoli dei buffet erano già all'orizzonte e di lì a poco la chioma bionda di Nieve fece la propria comparsa. Da quel punto non riusciva a scorgere la figura con la quale l'amica si stava intrattenendo e dunque procedette senza indugio, sorridendo affabile al Serpeverde. «
Poi mi dirai che cosa facevi in giardino, al freddo. » gli sussurrò all'orecchio quelle poche parole, prima di allungare la mano a pochi centimetri dalla spalla di Nieve.
Non riuscì a sfiorare l'amica subito, poiché al primo tentativo un gruppetto di ragazzini le sfilò sotto il naso, rischiando di calpestarle l'abito, diretti con foga ai tavoli imbanditi. Con disappunto li osservò scivolarle dinanzi e sbuffò un po', prima di tentare di allungare il braccio destro, la mano munita dell'inseparabile borsetta.
Al suo tocco leggero Nieve si voltò e le sorrise di rimando, prima di far avanzare Mike.
«
Scusate se vi interrompo, ma... guarda un po' chi ho trovato!» e così dicendo indicò Mike con un cenno del capo.
Di ciò che accadde in seguito la Tassorosso rimosse ogni dettaglio: non udì la borsetta scivolarle di mano, né ebbe la cognizione del fatto di aver schiuse le labbra rosee in un'espressione di stupore misto ad orrore. Deglutì e il suo cervello cercò di colmare quel silenzio in ogni modo possibile.
«
S-signor... Weiss.»
Pronunciare il suo nome fu estremamente difficile. Trovarselo davanti in quel modo fu uno scherzo del Destino bello e buono, pari ad una doccia fredda in pieno inverno. La sua mano, stretta ancora in quella di Mike, allentò la presa e la mente corse a quel tardo pomeriggio quando, immersi nell'oscurità, Aiden Weiss l'aveva baciata con un chiaro intento di scherno che all'inizio non aveva compreso. Era sempre lui, ma anche diverso in un certo senso.
Esaminò i tratti del suo viso per cercare il pentimento che tanto aveva millantato nelle sue lettere e maledì il Fato per averli ricongiunti. Erano lì tutti e tre. Lei, l'oggetto di una contesa mai davvero compresa, Weiss e Mike, l'unico inconsapevole insieme a Nieve. Il silenzio che calò in quel momento durò interminabili secondi, finché non si decise ad infrangerlo con il tono più deciso che riuscì a trovare. «
Signore... questo è Mike. Prefetto di Serpeverde e... il ragazzo di cui vi ho parlato.» e sorrise nervosamente nel porre l'enfasi su una specifica parola *
E che di quei fiori non sa assolutamente nulla.* aggiunse mentalmente. L'occhiata eloquente che gli riservò in quel momento espresse pienamente il pensiero che le aveva appena attraversato la mente. Se solo avesse osato fiatare, lo avrebbe trascinato di peso fuori da Hogwarts. *
Fosse l'ultima cosa che faccio.* «
Mike, non so se ricordi il signor Weiss. Ci ha accompagnati a Gerusalemme nell'ultimo viaggio della Scuola.»
Lo sguardo si spostò allora su Nieve e in quel caso non ebbe bisogno di comunicare alcunché all'amica: era certa che a quel punto sapesse esattamente cosa stava accadendo davanti a lei ed era altrettanto sicura che la ragazza non l'avrebbe messa nei guai.