Bismillāh, Privata

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view post Posted on 16/12/2018, 14:42
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Era tutto finito. Pix aveva levato le tende, con lo stile magnificente e caotico che lo distingueva. Il “POP” che aveva segnato l’uscita di scena del poltergeist era stata la ciliegina sulla torta, il sigillo alla sua ennesima performance eseguita di fronte, come sempre accadeva, ad un pubblico non interessato. Ironia della sorte, un rumore così fisico, che richiamava alla mente tutto ciò che di corporale poteva esserci nel mondo, era stato prodotto da qualcosa di incorporeo. Il suono, grottesco e quasi osceno, risuonò a lungo nelle orecchie di Caleb, anche dopo che la sua ultima eco si perse nel corridoio buio e deserto. Si alzò, guardandosi intorno e cercando senza successo alcuno di sistemare, con movimenti meccanici e frettolosi, i suoi vestiti stazzonati. Ripensò al colloquio avuto con Pix o, meglio, al confronto che aveva dovuto sostenere. L’eccitazione provocata in lui da quanto successo, la vergogna che ora provava per l’essersi esposto così tanto davanti a perfetti sconosciuti, l’ardore che lo aveva contraddistinto e che ora malediceva provocavano in lui un intenso bollore, che sicuramente gli stava imporporando velocemente le guance. Immerso in questi pensieri gli sembrò che Casey fosse comparsa al suo fianco all’improvviso, come se anche lei fosse un fantasma spuntato dal soffitto. Al vedere l’amica, la sua espressione preoccupata, Caleb ebbe un tuffo al cuore. Dopotutto teneva a lui, sembrava stupita e preoccupata al tempo stesso. Ritornava però, fastidiosa e prepotente, quella sensazione sgradevole, una fitta dolorosa che lo pungeva al pensiero di Casey e del Serpeverde, di quello che avevano passato insieme senza di lui, dei segreti che l’amica aveva e che lui non avrebbe mai potuto sondare. Aveva paura di tornare da solo, di perdere la sua compagna di avventura. Ma non era quello il momento per pensarci. Avevano affari più urgenti da sistemare.
Sto bene, Casey...grazie. le disse, cercando di simulare una certa tranquillità che non possedeva affatto, in quel momento. Poi, con voce bassa quasi come un sussurro:
Lo so, accidenti, lo so. E ora come facciamo con loro?
Casey prese la parola e Caleb tornò al suo ruolo di osservatore, lasciando che l’amica gestisse le pubbliche relazioni con i due sconosciuti. Solo in quel momento realizzò che il ragazzo (come l’aveva chiamato Casey? Anderson o giù di lì) e la Tassorosso che sembrava rispondere al nome di Gwen dovevano per forza aver sentito tutto. Che fare? Di Gwen avrebbero anche potuto fidarsi. Era amica di Casey, era una Tassorosso e sembrava animata da sincera curiosità, non da malizia. Ma Anderson? *Digli di farsi una giratina, KC. Diglielo. Diglielo. Diglielo. Diglielo...ti prego!* pensò, mentre Casey spiegava che cosa stava succedendo. Ma quando sentì le ultime parole della ragazza e vide il suo sguardo verso la Serpe, come un’offerta che Caleb non sarebbe stato mai in grado di fare a colui che non conosceva e di cui quindi diffidava in automatico, sentì una corrente gelida percorrergli la schiena. Non ebbe il coraggio, tuttavia, di contraddirla. Non gli rimase altro da fare che dire loro quello che era già ovvio, date le circostanze.
Potete unirvi a noi, se volete. Ormai sarebbe comunque tardi per tornare nei dormitori, tanto vale provare a investigare. Se non volete, almeno non fate la spia.
La sua voce era incerta, aveva perso l’energia che aveva sfoggiato con Pix.
Mentre attendeva un cenno dai nuovi arrivati, qualcosa attirò la sua attenzione. Per terra, vicino al Serpeverde, quella che sembrava una cuccuma stava borbottando, fischiando e tossendo come se fosse su un fuoco vivace. La guardò meglio. Gli ricordava qualcosa, a cui a prima vista non ero riuscito a dare un nome. Poi ci arrivò. Sembrava la lampada di Aladino. L’aveva vista in un libro illustrato che sua madre gli leggeva la sera, prima della nanna. Era dorata, dalla forma allungata e sinuosa, cesellata con una perizia e motivi che apparivano strani, esotici. Sua madre gli aveva detto che la fiaba di Aladino proveniva dal misterioso Oriente. Ma se quella era la lampada di Aladino allora dentro vi era un genio, che ora stava provando a uscire. Faticosissimamente.
 
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view post Posted on 23/12/2018, 12:18
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L
a rivelazione della situazione del compagno di Casey lasciò Gwen incredula, immaginava che ad Hogwarts potessero esserci dei pericoli, ma sembrava qualcosa di così remoto che sentirlo la lasciò piuttosto atterrita. Però se si trattava di un compagno, anche se lei non lo conosceva direttamente, non avrebbe esitato a dare una mano, soprattutto se la causa poteva essere qualcosa di malvagio. Mentre Casey parlava di voler comprendere in dettaglio gli avvenimenti, Gwen annuiva in modo da farle capire che poteva contare anche su di lei e che, dato che lo sguardo della compagna ricadeva diversamente su senza nome-Anderson, l’avrebbe difesa nel caso in cui avesse fatto la spia nella maniera sbagliata; a confermare tale ipotesi fu anche l’altro Grifondoro presente, al quale Gwen si sentiva in dovere di rispondere: «Non farei mai la spia, soprattutto se state cercando di aiutare qualcuno.» Cercava di parlare con decisione, non era il suo forte, ma ci provava perché non voleva che pensassero di dover nascondere qualcosa di utile per le indagini in corso. «Mi piacerebbe molto aiutarvi,» continuò stringendo un poco i pugni sotto le lunghe maniche della sua divisa, «ditemi solo come posso essere utile!» Non voleva chiedere altre informazioni se non fosse stata sicura che anche il Serpeverde era intenzionato a seguirli, probabilmente i due Grifondoro sapevano già qualcosa che non avevano ancora rivelato per paura che i due estranei non avessero intenzione di collaborare, quindi il massimo che poteva fare in quel momento era fargli capire che avrebbero potuto fidarsi di lei.

M
entre le trattative proseguivano, qualcosa ai loro piedi tossiva in maniera sempre più energica, come se volesse in qualche modo attirare la loro attenzione e ci era riuscita: Gwen si voltò per capire da dove provenisse quella emissione di fiato quasi insistente e notò quella che doveva essere una semplice lampada ad olio, come quella che si immaginava quando leggeva i libri di fiabe babbani e si meravigliò di come gli effetti della bollitura di qualsiasi cosa ci fosse all’interno, sembrassero dei veri e propri colpi di tosse quasi umani e sorrise un poco per quella coincidenza. Il suo sorriso però durò pochi istanti poiché si rese conto che il contenuto non poteva bollire in quel modo senza neanche una fonte di calore, quindi osservò con più curiosità l’oggetto che forse si stufò di essere sotto gli occhi dei presenti e decise di sua spontanea volontà di saltellare, allontanandosi dal punto in cui si trovava. Saltellava senza seguire una linea retta ad ogni balzo il suo coperchio raggiungeva in ritardo il punto in cui doveva essere situato per evitare che quel vapore, sonoramente umano, fuoriuscisse. Gwen rimase ad osservarla scetticamente fin quando i suoi occhi poterono vederla: la lampada magica aveva svoltato il corridoio, nascondendosi dagli sguardi indiscreti.



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Daniel Anderson
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Sorrise beffardo quando vide Pix scagliarsi contro il grifondoro scaraventandolo per terra, per poi scomparire in una delle tubature. Dalla posizione in cui si trovava era riuscito ad osservare tutto il susseguirsi degli eventi senza perdersi nulla, aveva prestato particolare attenzione alle varie reazioni dei due grifondoro, non degnando della minima attenzione la tassorosso, che come lui sembrava essere capitata lì per caso, quindi, per il momento, non rappresentava nessun motivo di interesse per Daniel. Non si lasciò neanche sfuggire la reazione di Casey che, dall'atteggiamento del suo corpo sembrava essere indispettita per quanto era successo con Pix. *Bene bene, le cose non stanno andando esattamente come speravi..* Rimase ancora una volta in attesa, fermo ad ascoltare il breve resoconto che Casey stava dando ad alta voce a Gwen. La faccenda sembrava particolarmente interessante, anche se sicuramente avrebbe optato per una compagnia diversa per risolverla. Vide la ragazza spostare lo sguardo su di lui, mentre concludeva il suo discorso. Dalle loro parole capì che sembravano essere disposti a tollerare la sua presenza. *Sono davvero così ingenui da sperare che me ne stia qui buono? Basterà aspettare il momento giusto.. * Mentre pensava il suo sguardo era fisso su Casey, si chiese come poteva essere così ingenua da fidarsi di lui, dopo la loro discussione in sala grande *Magari le servirà da lezione* << Beh dato che sono qui e che questa faccenda ha stuzzicato il mio interesse, direi che sono interessato ad unirmi alle vostre...>> Lasciò la frase in sospeso dato che sentì uno strano rumore provenire da vicino ai sui piedi, abbassò meccanicamente lo sguardo per osservare cosa lo stesse provocando, gli ci volle qualche istante per identificarlo tra la miriade di oggetti sparsi davanti a lui. Non aveva familiarità con quel tipo di oggetto, però i rumori che stava emettendo non preannunciavano niente di buono. Non si azzardò minimamente a toccarla, si limitò ad osservarla con uno sguardo misto tra il perplesso e l'incuriosito, mentre quest'ultima aveva iniziato a saltellare per poi sparire dietro l'angolo del corridoio.



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view post Posted on 5/1/2019, 19:25
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Seguì con gli occhi la teiera che sbuffava e saltellava di qua e di là ai piedi di Anderson. Dapprima rimbalzò sul posto, poi, quando i colpi di tosse si fecero più grossi e raschianti, balzò in avanti, dritta verso una diramazione del corridoio. KC la fissò incerta finché questa non scomparì dietro l'angolo per poi guardare stranita gli altri. Infine scosse la testa e facendo un cenno a Caleb si incamminò nella direzione di Gwen e Daniel. Quante cose strane accadevano ad Hogwarts. C'erano fantasmi, poltergeist, quadri parlanti e chi più ne ha più ne metta. Cose come teiere saltellanti che in preda a raptus di tosse scappano via dovevano esser cose all'ordine del giorno in quel posto. E forse voleva starsene solo per i fatti suoi, mentre loro, con tutto quel trambusto, l'avevano disturbata.
- Bene - disse allora ai tre con serietà - allora dobbiamo ricominciare da capo con tutti gli indizi che abbiamo recuperato.
Era un altro passo falso? Qualcosa le diceva che stava sbagliando, e non si trattava solo dello sguardo di Caleb. L'amico era diffidente per natura nei confronti dei serpeverde, e chiaramente era una credenza ben giustificata se si considerava Daniel. Lei lo aveva trattato malissimo, lui l'aveva trattata malissimo: come potevano adesso far finta di nulla? Aveva serbato rancore nei suoi confronti per innumerevoli mesi, guardandolo di straforo durante le lezioni e i pasti in Sala Grande. Ogni volta che scorgeva la sua figura una sensazione amara come il fiele le distruggeva l'appetito e qualsiasi barlume di spensieratezza. In fondo però sapeva che quell'odio non era innato; sapeva che tutta quella sofferenza era stata scaturita dalle parole da lui pronunziate alla fine dell'anno: "a me non interessa nulla di te e della tua patetica esistenza. Forse non ti è chiaro il concetto: non è mio interesse fare amicizia o dialogare con te". Erano rimaste impresse nella sua memoria sino a quel momento. Se lo ricordava quando faceva colazione la mattina, quando si guardava allo specchio, quando si esercitava con gli incantesimi, quando gli insegnanti le chiedevano di credere in quello che faceva. Persino in quel momento le sue parole erano ancora come tizzoni ardenti sulla pelle nuda, eppure desiderava fidarsi di lui. La sua più intima speranza era cancellare tutto, ricominciare da capo per fargli capire che lei non sarebbe mai stata come tutti gli altri con lui.
- Innanzitutto, da ora in poi sappiamo che non è stato Pix. In secondo luogo, persino lui ci ha detto che Hogwarts è pieno di pericoli improbabili.
Se avessero scoperto insieme cosa fosse successo a Gavin al terzo piano, si sarebbero placate le acque? Si sarebbero avvicinati? Sarebbero diventati amici? *O forse... non proprio amici*.
- Dunque proviamo a cercare nel corridoio, probabilmente ci sarà qualche passaggio nascosto, qualche quadro che potrà darci delle informazioni oppure...
- Miao.
Gli occhi di Casey si spalancarono. Abbassò lo sguardo e si vide i fanali gialli della scheletrica Mrs. Purr puntati addosso. Bastò solo quel sottile miao per farle venire la pelle d'oca. La gatta si sedette accanto a lei e riprese a miagolare, sempre più insistentemente, finché alle loro spalle, giù per le scale, la voce del custode non la chiamò:
- Mrs. Purr? Cosa c'è, Mrs. Purr?
- Via.
Era l'unica soluzione che l'istinto le aveva dato. Sussurrò quella parola - o consiglio, si potrebbe dire - ai suoi compagni facendogli cenno di darsela a gambe. Scattò in avanti verso la continuazione del corridoio: se fossero scomparsi da lì in men che non si dica, Gazza avrebbe solo visto la catasta di oggetti caduta dallo sgabuzzino e avrebbe inveito contro Pix, che in fondo era il vero artefice del danno. Di sicuro non si voleva far mettere in punizione insieme a tutti loro per qualcosa che non aveva fatto.


 
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view post Posted on 8/1/2019, 15:56
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Quando pensava di aver visto tutto, o perlomeno tanto, di quello che Hogwarts poteva offrire in fatto di stranezze, ecco che ancora una volta il Castello lo sorprendeva. Dopo fantasmi senza testa, poltergeist folli e tentacoli nel lago, ora ci si metteva anche quella specie di incrocio tra una lampada delle fiabe e un samovar borbottante e saltellante a acuire il suo senso di straniamento. A volte, nella Scuola, non sembrava di trovarsi in un luogo per maghi, bensì in un posto in cui gli esseri umani fossero solo ospiti più o meno tollerati dalle altre strane creature che vi abitavano. Dopo che il silenzio si fu posato ancora una volta tra loro, sentite le parole di Casey, non gli rimase che iniziare le presentazioni ufficiali.
Allora non ci resta che indagare a fondo, come dice Casey. Piacere, io sono Elliott... cioè Caleb,secondo anno.
Aveva appena finito di dire quelle poche parole, quando intravide con la coda dell'occhio l'espressione orripilata della sua compagna. In un attimo realizzò in che pasticcio stavano per cacciarsi. Se il custode li avesse trovati là a quella ora avrebbero potuto scordarsi avventure notturne e buoni voti. La punizione sarebbe stata tragica. Iniziò a correre a perdifiato dietro l'amica, senza curarsi degli altri due compagni. Ma poi, preso da un improvviso rimorso, si voltò quel tanto che bastava per urlare loro di fuggire e seguirli. Non era la prima volta che incappavano nel custode, con un pizzico di fortuna sarebbero riusciti a farla franca
 
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view post Posted on 10/1/2019, 12:02
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11 anni ~ studentessa I anno



S
ia la piccola Tassorosso che il giovane Serpeverde avevano acconsentito a dare una mano ai due Grifondoro. Probabilmente era insolito che ben tre Case si stavano unendo per collaborare tra loro, ma era anche molto avvincente.
Dopo che la lampada si fu allontanata, nessuno sembrò darci troppo peso e Gwen tornò ad attendere che qualcuno parlasse. In fondo si trovavano ad Hogwarts, misteri e magie erano all’ordine del giorno. Ascoltò le parole di Casey mentre tentava di aggiornarli sulle scoperte ottenute fino a quel momento, cercando di collegare gli indizi a qualcosa che nella sua mente era ancora totalmente ignoto. Ad un certo punto la compagna fece una pausa, forse per riordinare i suoi pensieri, l'altro Grifondoro colse l'occasione per presentarsi, ma prima che si potesse rispondere in qualche maniera tutto si fermò a causa di un insistente miagolio. Casey, Caleb e Gwen guardarono inorriditi il colpevole: Mrs Purr. La sua presenza significava una cosa sola e non c’era altro tempo da perdere. Vide i due Grifondoro iniziare a correre e li seguì subito, immaginando che anche il Serpeverde avrebbe fatto lo stesso, ci avrebbe rimesso una punizione anche lui se fosse rimasto lì.
Dove sarebbero finiti per seminare il custode? Di certo non potevano nascondersi nelle vicinanze, il gattaccio li avrebbe sicuramente individuati. Avrebbero continuato a correre all’infinito per tutta la sera? Le uniche alternative, oltre il quarto piano, erano le due torri e Gwen iniziò a pensare di essere in totale svantaggio, il suo dormitorio era dalla parte opposta.



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Daniel Anderson
Serpeverde | Studente | 12 Anni f995fDH
Si erano bevuti le sua storiella, la cosa fu confermata prima da Casey e poi dal ragazzo, che disse di chiamarsi Caleb e come aveva ipotizzato Daniel, confermò di non appartene al primo anno, come loro tre ma invece di essere al secondo. Questa informazione fece sentire inquieto il Serpeverde, come avrebbe potuto confrontarsi con un ragazzo con più esperienza e maggiore conoscenza della magia? Avrebbe dovuto fare attenzione ed agire in maniera oculata, stando attento a non destare il minimo sospetto. Magari poteva cercare di coglierlo impreparato, di sorpresa nel momento più propizio. Mentre la sua mente continuava ad elaborare le più svariate idee, Casey aveva iniziato a formulare ipotesi su quanto detto da Pix. *Sicuramente Hogwarts contiene innumerevoli misteri e probabilmente esiste anche qualche passaggio segreto, ma dubito basti spostare un quadro per trovarne uno, non credo possa essere così semplice..* Pensò mentre continuava a mantenere lo sguardo fisso sulla ragazza, ma anche in quel caso decise di non esprimere ad alta voce i suoi dubbi, del resto il successo di quella improbabile missione non gli importava veramente, quindi che agissero pure come preferivano, li avrebbe semplicemente assecondati. Ma ecco arrivare l'ennesima interruzione, questa volta però si trattava di un qualcosa potenzialmente molto più preoccupante di una lampada rumorosa, era un gatto. *Mrs. Purr..* Daniel la squadrò per qualche istante, pronunciando solo mentalmente il nome dell'animale. Questo poteva significare solo una cosa, Gazza era nelle vicinanze. Aveva già avuto a che fare con il custode e sicuramente non avrebbe voluto ripetere quell'esperienza. L'inutilità di quell'uomo gli dava da sempre sui nervi e la cosa se possibile era ulteriormente peggiorata in seguito ai fatti avvenuti nell'ufficio/sgabuzzino del custode. *Se finiamo in punizione, giuro che li ammazzo.* Questo avrebbe significato passare maggior tempo in loro compagnia e quella opzione non rientrava tra le preferite del giovano Serpeverde. In pochi istanti iniziarono tutti e quattro a correre per il corridoio, sperando di mettersi al riparo dalla miriade di problemi che avrebbe causato loro la comparsa di Gazza.




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view post Posted on 25/1/2019, 12:25
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Ed eccola lì, ancora una volta, a correre. Questa volta però le sue gambe erano costrette a muoversi più velocemente, spinte dalla necessità di svoltare l'angolo prima che Gazza riuscisse a vederla. Ma dove sarebbero andati? Avrebbero continuato a correre a perdifiato per tutto il piano - l'accesso alle scale ormai era bloccato, considerato che il custode si sarebbe fermato a imprecare vicino la catasta di oggetti - oppure avrebbero dovuto trovare un nascondiglio? Il fato sembrò darle subito una risposta facendola quasi sbattere su una porta spalancata. Si fermò a guardarci dentro e, a parte la consueta ombra notturna, non vi era nulla di strano. Si voltò e fece un cenno frettoloso ai compagni, indicandogli di entrare. Li avrebbe aspettati, dal primo all'ultimo, e poi avrebbe chiuso la porta il più veloce che poteva e senza fare rumore.
Si rannicchiò a terra con le gambe incrociate e le spalle schiacciate contro la porta. In mezzo al silenzio, i respiri affannati dei quattro studenti si alternavano alle lamentele di un Gazza infuriato che inveiva contro Pix. Tentò di respirare più lentamente, di far passare l'aria dalle narici ai polmoni senza provocare suoni. Fortunatamente i passi dell'uomo si erano fermati parecchio più in là, lontano da quella postazione apparentemente sicura, che altro non era se non una normale classe piena di banchi e sedie. Lasciò andare la schiena sulla superficie, più tranquilla e si voltò a destra e poi a sinistra per osservare i volti dei suoi compagni d'avventura. Caleb, il primo fra tutti, sempre presente, l'amico di cui poteva fidarsi in ogni occasione; Gwen, l'impensabile responso che il destino le aveva dato, sua gemella nella storia delle loro vite e verso cui giorno dopo giorno si sentiva richiamata; in fine Anderson. Quest'ultimo non aveva uno spazio determinato nella sua vita, anzi, forse di spazio sufficiente non ce n'era per lui. I fatti fino ad allora li avevano solo condotti ad odiarsi, e di conseguenza lui sarebbe stato il prototipo perfetto di nemesi per l'intero trio. Ma Casey non voleva nemici, non ne aveva mai avuta intenzione. L'orgoglio era il muro più spesso da sfondare, e in grossa parte era stata sua la colpa di quel continuo fraintendimento. Gli occhi verdi scivolarono dal volto di Daniel, una macchia dai colori lunari nel buio, fino alla sua mano a pochi centimetri da lei, e le venne spontaneo chiedersi se un gesto tanto semplice quanto intenso potesse contribuire a sciogliere tutto quell'astio. Lentamente fece scivolare le dita dal ginocchio fino a terra, per congiungersi a quelle del Serpeverde, una mossa irrazionale, per quanto basata su un ragionamento che almeno all'apparenza stava in piedi. Dimentica di tutto quello che aveva attorno, spinta dai venti dell'emotività contingente, avrebbe tentato di risanare la voragine tra loro.




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view post Posted on 27/1/2019, 12:50
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Sei un ragazzino minuto, gracilino e con pochi muscoli. Sei più basso rispetto alla media della tua età. Sei un secchione e non sai fare a botte. Anzi, la sola idea che qualcuno ti dia noia ti fa venire una fifa blu, di quelle che ti fanno torcere le budella e venire sudorini freddi. I tuoi compagni sono più grossi e determinati di te nel crearsi le proprie ragioni attraverso l'utilizzo delle cattive maniere. Che cosa ti rimane per salvarti? Semplice: corri. Corri a perdifiato, come se non ci fosse un domani, corri per salvare la tua esistenza, come se tutto quello che hai al mondo dipendesse da quanto velocemente riesci a muovere le gambe e fendere l’aria. Così corse Caleb, seguendo Casey all’interno della stanza oscura nella quale si rifugiarono i quattro compagni di sventura. Per lunghi istanti i loro occhi si incrociarono nella penombra, mentre i loro petti lavoravano come mantici, ansando a più non posso. Con una rapida occhiata Caleb si era assicurato che fossero tutti: Gwen, Anderson e ovviamente Casey, senza la quale tutto sarebbe stato perduto. Ascoltò insieme agli altri i rumori che provenivano dal corridoio. Gazza imprecava in modo selvaggio, mescolando le parole volgari di tutti i dialetti delle isole britanniche che conosceva. Quando i passi del custode si furono allontanati nel corridoio e la loro eco fu un ricordo lontano, Caleb trasse un profondo respiro di sollievo, provando una piacevole sensazione.Avevano scampato il pericolo, avevano visto stranezze e ora si trovavano in una stanza buia e mai esplorata. Che cosa poteva esserci di meglio? Unica nota stonata: la presenza di Gwen e Anderson. Pazienza, però: in quel piccolo momento di euforia Caleb perdonò entrambi per l'intrusione, sorridendo loro. Il suo sguardo si allargò fino a Casey e fu in quel momento che vide la mano della compagna toccare Anderson. Nel buio, da quell’angolo di visuale, a Caleb sembrò che la ragazza stesse avvertendo la Serpe di qualcosa. Non ci fu tempo per pensare al perché Casey stesse avvertendo Anderson e non lui perché una piccola luce blu, tremolante e balzellante, avanzava verso di loro dalla fitta tenebra. Sembrava un minuscolo treno in una enorme galleria. Procedeva con decisione, saltellando e sbuffando e puntava diritta verso il gruppetto di fuggiaschi. Altri guai in arrivo?
 
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view post Posted on 30/1/2019, 19:55
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L
e gambe dell’undicenne si muovevano velocemente, reduci delle volte in cui era dovuta fuggire dai guai. E non erano poche. A volte si chiedeva come mai finisse così spesso a doversi mettere a correre, ma non in quel momento: correva seguendo i suoi compagni sperando di non essere scoperta.
Seguiva la schiena del giovane Grifondoro avanti a lei, finché notò che Casey aveva trovato un posto in cui intrufolarsi per nascondersi dal custode. Entrata nella stanza si sentì finalmente al sicuro, sapeva gestire bene l’affanno, ma il battito del suo cuore rimbombava talmente forte da riuscire a sentirlo nelle orecchie. Espirò piano cercando di calmarsi, rimanendo in piedi con la mano destra socchiusa sul petto, mentre ascoltava con gli altri i rumori provenienti dal corridoio. Una volta che fu certa che Gazza avesse superato la porta che loro invece avevano attraversato, si lasciò finalmente sprofondare sul pavimento e per qualche strana ragione sorrise; non provava una sensazione del genere da molto tempo e questo le procurò il disagio della nostalgia, che fece tornare serio il suo volto. Evitò di pensarci osservando gli altri, ma non fece in tempo fa fare alcuna considerazione perché una strana luce blu iniziò a muoversi nella stanza, borbottando e sbuffando a volume crescente. Osservando meglio all’interno di quell’alone luminoso, era possibile scorgere una lampada ad olio fluttuante, la stessa lampada che poco prima saltellava tossendo nel corridoio. I quattro avrebbero dovuto riconoscerla senza ombra di dubbio, ma nessuno riuscì a farlo notare in tempo poiché il coperchio volò via sbattendo contro il soffitto con una violenza tale che avrebbe dovuto frantumarlo in mille pezzi, mentre il resto della lampada roteava sul proprio asse verticale, scendendo lentamente verso il pavimento formando una spirale ipnotica. Contemporaneamente il bagliore emanato dall’oggetto cresceva verso l’alto, come se volesse recuperare il coperchio fissato sul soffitto ma la discesa del resto della lampada glielo impediva; quando poi la base toccò il pavimento, la sagoma che la luce aveva formato aveva creato una forma ben definita e riconoscibile, che non sembrava avere alcuna intenzione di recuperare il tappo sul soffitto: una testa, un collo, due spalle e due braccia incrociate sul petto, il resto di quello che appariva come un normale corpo umano terminava a metà sui fianchi, diventando una massa di vapore risucchiata dalla bocca da cui solitamente fuoriesce la fiamma delle lampade ad olio, come se ne fosse in qualche maniera vincolata. La luce emanata da quella figura si spense con un’esplosione che irradiò tutta la stanza per un breve istante. Gwen chiuse istintivamente gli occhi per evitare di accecarsi, portandosi il gomito verso la guancia e li riaprì quando udì il suono del coperchio tornare ad occupare il suo posto. Adesso la sagoma era meglio definita: l’aspetto di un vero e proprio fantasma il cui bagliore aveva delle sfumature azzurrine, degli abiti piuttosto insoliti quasi provenisse da un altro paese, e lo sguardo maligno.
«In questo castello non si può mai stare tranquilli»
Nell’udire quella voce, tutte le emozioni provate fino a quel momento dalla giovane figlia di Tosca si manifestarono contemporaneamente in un unico sobbalzo, che le fece spostare indietro la schiena come riflesso incondizionato. «Tanti, troppi ragazzini insolenti e maleducati che non hanno cura dei ninnoli» Non sembrava essere rivolto ai quattro studenti nella stanza, ma continuava a guardarli con disprezzo. Poi si chinò verso la lampada per controllare che fosse ancora integra. «Scaraventato sempre nei posti più orridi. Non ho pace da ere immemori»
Gwen osservò quello strano fantasma spaventata e curiosa allo stesso tempo, poi si voltò per controllare i compagni e capire se sapessero dare una spiegazione a tutto ciò.



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Daniel Anderson
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Quattro maghi che scappano da un guardiano per evitare una punizione.. mentre correva quello era il pensiero che rimbalzava nella mente di Daniel, non era più semplice girarsi e affrontarlo? No, invece scappavano con la coda tra le gambe. E poi dove diavolo stavano scappando? Quella sottospecie di missione si stava rivelando un vero e proprio buco nell'acqua. La loro corsa terminò dentro una stanza, una volta entrati si chiusero all'interno e mentre riprendevano fiato per lo sforzo si misero ad aspettare l'evolversi della situazione. Erano tutti in perfetto silenzio mentre fuori, nel corridoio, si sentiva Gazza continuare ad imprecare. Ma qualcosa attirò l'attenzione di Daniel, facendogli sembrare superfluo quello che accadeva intorno a lui. Sentì una mano che stringeva la sua, subito spostò il suo sguardo verso il basso e vide che si trattava dell mano di Casey. Rimase immobile, visibilmente sorpreso da quel gesto, che in altre circostanze e tra altre persone magari sarebbe stato banale, ma tra di loro non lo era di certo. Quasi automaticamente andò a spostare lo sguardo dalla mano al viso di Casey. *Perché?* Avrebbe voluto domandare a voce alta, ma non lo fece, non erano soli e la sua indole non gli permetteva di porre quella domanda davanti a tutti, nonostante la curiosità che aveva causato dentro di lui quella stretta di mano. Continuò a riflettere, da dopo il ballo non c'era mai stato un segno di civiltà tra di loro ed ora eccolo lì. Non riusciva a trovare una soluzione logica a quel gesto e la sua curiosità alla fine, ebbe la meglio su qualsiasi altra possibilità, quindi strinse anche le sue dita tra quelle di Casey, il suo sguardo era ancora fisso sulla ragazza, se lo avesse alzato anche lei avrebbe sicuramente incontrato le iridi celesti del Serpeverde che la scrutavano. L'attenzione di Daniel fu forzatamente attirata da una luce blu che in quel preciso momento si andò a palesare all'interno della stanza *Adesso che diavolo succede?* Staccò lo sguardo da Casey mal volentieri, continuando però a mantenere la mano stretta alla sua. La luce era emessa dalla lampada che in precedenza era saltellata via sbuffando, solo che ora al posto di saltellare, se ne stava a mezz'aria al centro di quell'alone blu. Stava iniziando anche ad emettere dei suoni sempre più forti *Con tutto il casino che sta facendo Gazza ci sentirà sicuramente.* Si guardò intorno all'armato mentre il coperchio della lampada improvvisamente schizzò verso l'alto andando a colpire violentemente il soffitto. La lampada sembrava come aver preso vita, continuava la sua discesa verso il pavimento, mentre il bagliore che prima la circondava adesso andava a muoversi verso l'alto. Daniel prese istintivamente la sua bacchetta, pronto ad agire in caso di eventuale pericolo. Quando finalmente la lampada raggiunse il pavimento, la sua attenzione fu catturata da qualcosa che lo lasciò completamente sbigottito: qualcosa si era andato a formare all'interno dell'alone blu, infatti da dentro la lampada era fuoriuscito quello che sembrava avere le sembianze di un essere umano, o almeno era così per la parte superiore, visto che quelle inferiore erano ancora all'interno della lampada. Poi ci fu un'esplosione di luce, che portò Daniel a serrare gli occhi per evitare di rimanere accecato, in tutto questo senza rendersene conto stava stringendo ancora di più la mano di Casey. Restò con gli occhi chiusi per qualche istante, poi quando si rese conto che le cose erano tornate alla normalità, li riaprì. La lampada si era ricomposta, il tappo era finalmente tornato al suo posto, ma lo stesso non si poteva dire della figura fuoriuscita dal suo interno che adesso era completamente visibile ai loro occhi, si trattava di un fantasma dalle sembianze umane. Daniel ascoltò le parole del fantasma senza emettere un suono, le frasi pronunciate dalla figura non sembravano essere rivolte direttamente a loro, non era neanche neanche sicuro che si fosse accorto della loro presenza in quella stanza. Dopotutto quella serata in seguito all'ingresso nella stanza, era finalmente diventata interessante per il giovane Serpeverde.




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view post Posted on 11/2/2019, 17:49
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Forse, per una buona volta nella sua breve vita, aveva trovato una possibile risposta a tante domande: era il contatto l'unico modo per salvarsi a volte, per chiarirsi e mostrarsi sinceramente senza l'impaccio delle parole. Lasciarsi andare era stato arduo se non impensabile, ma in quel preciso istante l'irrazionalità era l'unico balsamo per lenire le sue paure. Non avrebbe mai sperato che Daniel rispondesse a quel tocco. Le dita di lui si annodarono alle sue e, nella speranza di una promessa, Casey fece scivolare la mano dentro la sua e la strinse ancora. Una volta palmo contro palmo si sentì più forte, confortata, quasi protetta da quell'improvvisa unione in mezzo al buio della stanza. Subito dopo alzò lo sguardo e incontrò quello di Daniel e non riuscì a dire nulla. Il suo viso era serio e insieme scosso dall'intensa sorpresa di quell'atto. Avrebbe voluto caderci a capofitto, in quel momento, eliminare tutto il resto e rompere in mille pezzi le bugie, i muri e i silenzi. Avrebbe desiderato dirgli «hey, mi sono comportata male, ma era solo perché ci tenevo, più di quanto avessi voluto» ma non era l'istante adatto. Rimase dentro i suoi occhi turchesi, con le spalle al muro e il fiato sospeso, ma l'ondata di luce azzurrina li avvolse fino ad inglobarli per poi lasciare al loro posto solo oscurità. Presa dalle sue emozioni non aveva notato l'avvicinarsi della lampada. Probabilmente questa si era nascosta in quella stanza mentre loro erano ancora nel corridoio. Si era annidata in un angolo dell'aula, e il trambusto che i ragazzi avevano fatto era riuscito a farla uscire allo scoperto. Casey, di fronte a quell'essere ectoplasmatico fuori dal comune, si strinse ancora di più al muro. Estrasse goffamente la bacchetta con la sua mano debole, la sinistra, per non lasciare quella di Daniel che impensabilmente le dava più forza, ma rimase interdetta non appena l'omino azzurrino si mise a borbottare fra sé e sé con quella voce nasale. «Etciù!» del muco verdognolo zampillò sui banchi dell'aula. «Etciù! Etciù! Etciù!» l'essere continuò a starnutire ed estrasse un etereo fazzolettino da un taschino del suo gilet. Il naso aquilino, rispetto a tutto il resto del suo corpo, sembrava brillare di luce propria sotto gli effetti del raffreddore. «Bismillāh, devo farmi incidere sulla lampada che sono allergico alla polvere!». Lo strano fantasma continuò a barcollare spremendosi il naso fra i banchetti, ignaro della presenza dei quattro. Casey strabuzzò gli occhi e fece una smorfia inorridita nel vedere il muco gocciolare sul pavimento vicino a loro. Le faceva un brutto effetto avere a che fare con i fantasmi, persino con Sir Nick-quasi-senza-testa della sua casata e la sua orribile fenditura sul collo. Tuttavia non le era mai capitato di vederne uno di origini medio-orientali ad Hogwarts, con quel pizzetto appuntito e il turbante arrotolato sulla lunga chioma riccia. Le ci volle qualche secondo per riprendersi da tutto e per riuscire a fare due più due: la lampada proveniva dal terzo piano e Gavin era stato trovato al terzo piano; l'arnese era fuggito via da Pix e da loro, si era rifugiato nella stanza e l'essere aveva persino imprecato contro gli studenti di quel posto. «Hey, tu!» lo chiamò mentre questo ancora gli dava le spalle. Incoraggiata dalla vicinanza di Daniel e infervorata dai ragionamenti che la sua testolina aveva costruito, era disposta ad affrontarlo persino in un tête-à-tête. L'ectoplasma si voltò di scatto verso di loro, cercando la fonte di quel richiamo. Poi posizionò i fanali luminescenti che aveva al posto degli occhi sul loro giaciglio. «E voi cosa sareste? Sembrate delle scimmie!» chiese sorpreso e inorridito «Al mio paese se un bambino si rivolge così ad un adulto finisce sullo spiedo del kebab!».


 
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view post Posted on 12/2/2019, 16:41
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Gli occhi di Caleb (e come poteva essere altrimenti?) erano tutti per la figura azzurra uscita da quella borbottante lampada orientale che la Sorte aveva continuamente posizionato lungo il cammino dei quattro ragazzi, dall'inizio della loro piccola avventura. Quando vide il fumo uscire dal beccuccio dorato e prendere lentamente sostanza, fino alla forma di una figura umana senza gli arti inferiori, non fu così sorpreso né la reputò strana: dal momento in cui aveva visto la lampada, con i suoi fregi orientaleggianti, Caleb l'aveva associata alla possibile presenza di un Genio. Per una volta riusciva a sfruttare le conoscenze provenienti dal mondo babbano al quale apparteneva, anche se ovviamente l'esistenza di lampade magiche e di Geni che le abitano erano considerate solo fiabe, buone al massimo per la buonanotte dei bambini. I suoi occhi quindi si persero alcune cosucce interessanti, come le mani di KC e Anderson, più intrecciate di due bisce in lotta e lo scambio di occhiate che intercorse tra i due, ancora più significativo. Povero Caleb! Se solo avesse saputo! Ironia della sorte il ragazzo, che ancora godeva della spavalderia derivante dal suo colloquio con Pix, si frappose tra il genio e l'amica, nel tentativo di parare un possibile attacco. Tirò fuori la bacchetta, pronto a colpire. Era determinato e concentrato, niente lo avrebbe dissuaso. Per tutta risposta, il genio lo guardò per qualche istante e poi scoppiò a ridere in modo fragoroso.
Poffarbacco, siete veramente buffi! Che graziose scimmiette ammaestrate...che cosa mi tocca vedere dopo 2548 anni di onorata carriera: un moccioso che mi punta la bacchetta contro! Lo sai, ragazzo mio, che cosa temono davvero i geni? Polvere. Solo la polvere! E tu vuoi minacciarmi con una bacchetta? Meglio avresti fatto ad agitare uno spolverino usato, acciderbolina!
Per la seconda volta in un giorno a Caleb non restò che abbassare la bacchetta, pieno di vergogna. Si era reso nuovamente ridicolo; la cosa gli bruciava doppiamente perché lo aveva fatto davanti agli occhi della sua amica. Fu per superare quel momento di impasse che decise di chiedere qualche informazione al nuovo arrivato. La sua presenza iniziava infatti a spiegare quello che era successo a Gavin. Caleb tuttavia voleva la conferma, così da chiudere quella pratica che stava diventando sempre più scomoda.
Scusi, ehm, genio?
Jinn, prego. Vapore ectoplasmatico di prima classe, grazie all'Infinitamente Misericordioso. "Genio" è una dicitura offensiva che non viene più utilizzata...fammi pensare, pulce...almeno dal Congresso Spiriti, Fantasmi e Affini del 1867. Dovresti studiare un po' più Storia della Magia, gerbillo.
Ehm, jinn, ok... me lo...ricorderò...comunque, ehm... non è che...insomma...sì, certo, mi chiedevo...
Perdiana, microbo, sai o no parlare? Conosco ventordici linguaggi ma il tuo proprio non lo comprendo!
Mi stavo chiedendo: non è che, per caso, ha incontrato Gavin? Cioè, voglio dire...un ragazzino come noi, alto più o meno così e dai capelli biondi?
Il genio parve fermarsi un attimo a riflettere, la mano che andava su e giù stretta intorno a un lungo pizzetto che sembrava essere spuntato solo in quel momento su ciò che un umano avrebbe definito un lungo mento.
Uhm uhm uhm...Per Osiride e per Api, credo proprio di aver visto un "gavin" o come vattelappesca si chiama. Sì, ora ricordo! Stava armeggiando con le cianfrusaglie contenute in quel magazzino in cui io e la mia umile dimora eravamo custoditi e...che non ha fatto! Mi ha fatto cadere su un groviglio di bioccoli di polvere! Me tapino! Sciagura e iattura, pergiove! Al che mi sono leggerissimamente adirato con lui: qualche parolina ferma e decisa da jinn tutto qui, comunque! Sapete piccoli esseri-gavin, due cose proprio non tollero: la polvere e i maldestri!
 
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view post Posted on 15/2/2019, 16:23
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11 anni ~ studentessa I anno



Q
uando quello strano essere prese completamente forma davanti agli occhi dei quattro studenti, per qualche istante nessuno parlò, come se il tempo si fosse in qualche maniera fermato, oppure come se tutti fossero rimasti ipnotizzati dalla luce abbagliante che era stata da poco emessa. Il silenzio fu rotto solamente dagli starnuti e dalle parole del fantasma della lampada, che secondo le storie babbane che Gwen conosceva poteva tranquillamente essere un “genio della lampada”. La cosa la entusiasmava non poco, ma era troppo incerta sulla loro esistenza, in fondo si parlava di storielle e leggende. Osservando i compagni sperò che qualcuno di loro avesse qualche conoscenza in più rispetto a lei. Casey stava per dire qualcosa, ma il suo amico Grifondoro le si parò davanti come per proteggerla, con la bacchetta impugnata e puntata verso quell’essere, dimostrando ancora una volta che dietro quell’insicurezza e quei modi esitanti si celasse un vero cavaliere e ancora una volta Gwen ne fu colpita. Lo guardò con la testa all’insù visto che era ancora seduta sul pavimento, e con uno sguardo impigliato tra curiosità e ammirazione, incapace di distogliersi fin quando il genio non scoppiò in una fragorosa risata.
Scimmie? Scimmiette ammaestrate? A quelle parole anche Gwen si alzò in piedi, iniziando ad essere infastidita da quei modi, se persino gli adulti non mostravano rispetto come lo pretendevano dai bambini? Avrebbe voluto dire qualcosa, ma si trattenne perché sapeva che gettare fuoco sul fuoco non serviva a nulla. Fu Caleb a parlare, con fare educato, ed evidentemente l’essere lo apprezzò al punto da rispondere piuttosto gentilmente e presentarsi, rivelando lui stesso cosa fosse. Ciò provocò nella piccola Tassorosso la sua perenne emozione del voler sapere e conoscere: i geni delle favole esistevano davvero! Tutte le storie che aveva letto potevano ora essere anche vere. Come aveva fatto ad arrivare fin lì? Aveva davvero straordinari poteri cosmici, in un minuscolo spazio vitale? E i tre desideri? Esiste una scala di pericolosità anche per geni, come per le creature magiche? Il mondo formato non più solo da babbani non smetteva mai di stupirla e stava per riversare tutte quelle domande in una sola volta, impaziente, ma il Grifondoro iniziò a cercare di porre una questione, un po’ titubante. Gwen si voltò verso di lui e iniziò a spronarlo nella sua mente,
“Forza, cavaliere!”, senza mostrare nulla all’esterno, fin quando Caleb non ottenne la risposta che evidentemente desiderava: il Jinn aveva avuto a che fare con il ragazzo di cui aveva parlato Casey prima dell’arrivo di Gazza. Bene, il loro obbiettivo era cercare di capire cosa fosse successo a tale Gavin, quindi era un passo in più verso il loro scopo. Nulla da obbiettare. Domanda lecita, dovevano sapere cosa… Doveva sapere! «Come funziona la lampada?» Era la prima cosa che le era venuta in mente, che non centrava assolutamente nulla con tutto il resto. Guardò la figura fluttuante con interesse, attendendo con ansia una risposta, ormai era fatta. Si sarebbe tornati a parlare di Gavin, prima o poi.
Il jinn la guardò stranito, non si aspettava una domanda del genere da un pugno di mocciosetti, ma dal suo volto non traspariva nessuna emozione a riguardo, poteva essersi offeso oppure si era sentito il jinn più importante dell’universo nel poter descrivere la dinamica di quello che era in un certo senso il suo cuore, o forse più precisamente la sua dimora. Guardò la lampada alla sua estremità, il vapore che ne fuoriusciva e che formava poi il corpo di quell’essere gli fece provare l’emozione nota come nostalgia:
«La lampada è il mio vincolo, un obbligo e allo stesso tempo è il legame che mi sono imposto di curare.» Non era esattamente la risposta che Gwen si aspettava, anzi aveva creato in lei altre domande: «Legame?»
Il jinn sollevò nuovamente lo sguardo verso gli studenti e continuò: «Esattamente. È il mio legame con Allah», poi fece un lungo respiro alzando leggermente la testa e gli occhi verso l’alto, «Sto espiando tutte le mie colpe, come da giuramento, e Tu lo sai bene.» Stava parlando con il soffitto? «Ho commesso mali imperdonabili, crudeltà inenarrabili. Ma grazie a Te ho ritrovato la via.
Tu con questo vincolo mi hai concesso di espiare i miei peccati. Eternamente a Te sono legato.»
Subito dopo socchiuse gli occhi e portò le mani vicino al capo, con i palmi rivolti in avanti. «Allah akbar.
Subhânaka Allahumma wa bihamdika,
wa tabâraka ismuka, wa ta'ala jadduka,
wa la ilâha ghairuk.
Audhu bi Allahi mina ash-shaitani r-rajim»

Iddio è il più grande.
Sia gloria a Te o Allah,
sia benedetto il Tuo nome, esaltata la Tua Maestà e la Tua gloria.
Non vi è altro Dio all’infuori di Te.
Prendo rifugio in Allah contro Satana il lapidato.
Sembrava talmente concentrato da essersi dimenticato dei ragazzi lì presenti, Gwen allora fece un leggero e -palesemente finto- colpo di tosse, dopo il quale il jinn riaprì gli occhi sussultando. «Cosa volete ancora? Devo terminare la mia supplica!»



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view post Posted on 21/2/2019, 12:02

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Daniel Anderson
Serpeverde | Studente | 12 Anni f995fDH
Tutto era mutato troppo velocemente. Daniel avrebbe in qualche modo voluto approfondire il discorso con Casey, avrebbe voluto capire quello che stava succedendo, il perché di quel gesto. Ma aveva anche delle domande per se stesso, perché l'aveva ricambiata? Ma ora avevano dei problemi più impellenti da affrontare e potenzialmente più pericolosi. Il tutto si stava rivelando molto intrigante, ma non aveva la minima idea di come affrontare quella creatura, era la prima volta che ne vedeva una e il suo istinto gli diceva di andarci piano, quindi ancora una volta rimase in una posizione di attesa, aspettando che gli eventi mutassero in una qualche direzione. L'essere blu non si era accorto della loro presenza ed iniziò a parlare da solo, solamente quando Casey parlò si girò verso di loro formulando quella che sembrava una vaga minaccia per i modi usati dalla ragazza. Ed ecco che gli eventi iniziavano a mutare, osservò Caleb spostarsi davanti a Casey, sfoderando la sua bacchetta, era come se si volesse mettere a protezione della ragazza. *Bravo attaccalo, così con un po' di fortuna ti farà fuori.* Sorrise della possibile morte del Grifondoro, un ghigno comparve sul suo volto. Trovò quel gesto molto stupido ed avventato, andare a minacciare così deliberatamente un essere di cui non si conosceva nulla era veramente da folli. Però con sorpresa di Daniel il genio non reagì in maniera violenta e dalle sue parole capì che non riteneva quel gruppetto di bambini un pericolo per lui. Continuò ad ascoltare annoiato quella conversazione, Gavin qua Gavin dilla, ma poi chi era questo Gavin? *Che discussione entusiasmante.* Cercò di ricordarsi di lui, ma non gli venne in mente nessuno, nel mentre la discussione continuava ad andare avanti. *Non ama le persone maldestre, speriamo che Gwen non inciampi sulla sua lampada.* I Tassorosso maldestri, in quel breve periodo ad Hogwarts ne aveva viste già abbastanza per dare a quella casata quel sopranome. *Quindi mistero risolto, un attacco di un Genio ad un ragazzino goffo, perfetto, adesso possiamo andarcene?* La domanda di Gwen diede una risposta al giovane Serpeverde, no dovevano stare lì ad indagare su quell'essere. *Perfetto.* Ascoltò pazientemente la sua storia, poi quando finì, decise di prendere in mano la situazione, si era stufato di tutti quei discorsi. << Mi scusi, mi scusi, signor Jinn, mi dispiace interrompere queste storie alquanto interessanti e.. diciamo, si, particolari. Visto che siamo in argomento, lei esprime desideri, no? Potremmo metterci d'accordo, diciamo lei ci fa questo "piacere" e noi evitiamo qualche visita ministeriale, sono sicuro che troverebbero un Vapore ectoplasmatico di prima classe che si aggira indisturbato per Hogwarts molto interessante. Potrebbe essere una soluzione vantaggiosa per entrambi no? Noi con i nostri desideri realizzati, lei invece libero evitando così di finire in una qualche stanza piena di reperti, ho sentito dire che sono così polverose e buie. >> Aveva cercato di mantenere un tono normale, quella velata minaccia era sicuramente qualcosa di azzardato di molto azzardato, ma i modi utilizzati dal genio fino a quel momento, non indicavano un carattere troppo iracondo, quindi aveva deciso di sfidare la sorte per cercare di portare quella situazione a proprio vantaggio..




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