Trampas y Secretos, Privata

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view post Posted on 27/11/2018, 21:17
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Tolta la scomposta scivolata e l’atterraggio del Serpeverde sulla sua gamba, Eloise non si era fatta granché e, a sentire dalle sue imprecazioni, ad Elijah doveva essere andata peggio di lei. Solo dopo aver sollevato sul busto per assicurarsi che non fosse successo nulla di grave aveva notato che il peso sulla sua gamba si era affievolito, segno che il ragazzo si era risollevato a velocità lampo.
A giudicare da come le loro voci avevano rimbombato nell’ombra, la rossa considerò che il cunicolo doveva essere parecchio lungo, e la strada che li attendeva non doveva essere poca. Quanto tempo ci avrebbero messo a percorrerlo per intero? Mezzora? Dieci minuti? Qualcuno avrebbe notato la loro assenza, o tra i vivi e i morti che bazzicavano per Hogwarts non c’era anima viva che badasse a loro?
Ancora ingenua sotto tanti punti di vista, Eloise non riusciva a preoccuparsi per le conseguenze di quella gitarella notturna: neanche le passava per l’anticamera del cervello che sarebbe potuto succedere qualcosa di grave, che Hogwarts era sotto la loro responsabilità, o che qualcuno potesse accorgersi della loro assenza. Schermandosi dietro al fatto che il Castello era immenso, si diceva che una giustificazione sarebbe riuscita a trovarla, in caso di imprevisti. Non c’erano scrupoli di questo genere a solcare i suoi pensieri, perché il richiamo del mistero e dell’avventura esercitava su di lei un fascino troppo ammaliante ed irresistibile per poter dire di no.
Davanti a quella ricerca, neanche il fatto di trovarsi in un buco sottoterra le generava problemi. Non era mai stata un’amante dei luoghi chiusi e angusti - e i recenti fatti di Atene non erano certo stati di aiuto - ma quando questi celavano un mistero, o esercitavano una funzione di suo interesse, o si nascondevano agli occhi dei più, non c’era claustrofobia che reggesse. Amava troppo quelle mura e quei passaggi per lasciarsi spaventare.
«Non me ne parlare...» Le mura dei cunicoli gerosolimitani erano incise a forza nella sua mente, e la luce tremolante delle torce ancora le danzava in testa, come fosse un presagio di incubi orribili. La condizione in cui era arrivata in Infermeria, sorretta da Emily e trascinata di peso, era raggelante. Era rimasta scossa a tal punto che, se avesse percepito una scossa di terremoto, avrebbe preso in considerazione di tornare sui suoi passi, tanto era rimasta colpita da quello che l’aveva sepolta in quella torbida avventura.
Avrebbe voluto dire qualcosa per sdrammatizzare, ma per un istante boccheggiò, alla ricerca di aria. Non era del tutto sicura di essere pronta a farlo, e il contesto in cui si trovava non era d’aiuto per trovare un appiglio e combattere quelle memorie oscure. I suoi occhi si spalancarono al pensiero che quella dannata tomba sotterranea potesse inficiare in qualche modo il suo rapporto con i passaggi segreti, ma ancora non riusciva a trovare qualcosa su cui scherzare. «Il mio gruppo è finito...» Esitò per qualche istante, concentrando su ciò che c’era di positivo in tutto quello: almeno non avevano trovato creature pericolose come le bestie citate da Elijah. «… Sepolto vivo un attimo prima di riuscire a raggiungere i Ribelli, o comunque andare avanti ed entrare in Gerusalemme...» L’idea che Elijah potesse essere nel suo stesso cunicolo di Gerusalemme non l’aveva sfiorata neanche per un istante, almeno nel momento in cui gli eventi erano stati appena rispolverati.
Il terreno sconnesso e il percorso a zigzag le permisero di concentrarsi su qualcosa di più concreto di quei tentacoli, spingendola a celare i fantasmi in un angolo recondito della sua mente e fornendole un aggancio per riprendere il discorso di poco prima. «Oh, sì. Sono piuttosto integralista a riguardo.» Sogghignò, grata di potersi concentrare su altro. Si abbassò per superare il masso sporgente sopra la sua testa, mentre il rimbombo dei loro passi ancora echeggiava nel corridoio. La prospettiva che Elijah aveva messo sul tavolo era allettante, ed Eloise non escludeva che - anche se si considerava un’esperta in materia - il libro della sorella potesse fornire appigli validi tanto quanto quello che stavano vivendo.
Pur avando visto che il Serpeverde era un tipo irrequieto, da saper trattare e decisamente puntiglioso, la serata si stava rivelando piacevole. La ricerca, che era l’importante, stava procedendo al meglio. «Ci sto.» Affermò, senza rifletterci troppo a lungo. «Però cercheremo passaggi diversi da quelli che conosco già, sono sicura che non ce ne sono a sufficienza.» Se avesse diretto il Lumos verso la sua faccia, Elijah si sarebbe accorto che stava sorridendo soddisfatta.
Non si accorse che il ragazzo si era fermato davanti alla salita finché i suoi piedi non urtarono verso qualcosa di duro. Abbassando lo sguardo, aiutata dalla flebile luce della bacchetta del Serpeverde, vide che da quel punto partiva una lunga scalinata, di cui era impossibile distinguere la cima. Apparentemente, dietro o sotto di essa il passaggio finiva: quella era la loro unica strada. Curiosa di scoprire cosa li attendeva, tornò ad aprire il cammino, salendo lungo quella scalinata. Dieci, venti gradini. Cinquanta, e ancora non si scorgeva niente dell’arrivo.

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 29/11/2018, 16:27






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A quanto pareva, anche Eloise aveva avuto le sue brutte gatte da pelare a Gerusalemme. Non era stata una semplice avventura storica quella, ma un qualcosa che andava ben oltre. Lui aveva sofferto moltissimo, soprattutto gli schieramenti. Le parole della Tassorosso gli fecero arricciare leggermente il naso. I Ribelli nei cunicoli? Fermi tutti, ma erano loro quelli lì. Scosse la testa, lasciando che la pochissima luce occultasse i suoi movimenti.
- Io ero tra i Ribelli – sparò a bruciapelo, conscio del fatto che lei ne fosse del tutto consapevole. Bella prova! Se non era atterrato con lei, era logico che fosse nell’altro schieramento.
- Sono un appassionato di Storia Romana – confessò senza mai smettere di guardarsi intorno – uno dei miei sogni è sempre stato quello di vedere le Legioni, ma ho sempre pensato che fosse impossibile. Quando ho sentito dove ci avrebbe spedito, ero pronto a mischiarmi a loro. Finalmente il mio sogno sarebbe diventato realtà. Davvero, ci avevo sperato. E' stata una delusione ritrovarmi dentro le mura – fece un respiro solenne – ma li ho visti, i legionari, dritti di fronte a me, nei cunicoli sotto alla città. Credo che sia stato un momento che non saprei descriverti con le parole. Un attimo dopo sono stato investito da un’onda di fuoco e mi sono risvegliato nell’ufficio del Preside quasi carbonizzato. Credo che mi abbia portato in Infermeria il suo aiutante, ma non ne sono certo. Ricordo molto poco.
Continuava a guardarsi intorno. Buffo come i cunicoli abbiamo tutti lo stesso aspetto. Almeno lì non si sentiva puzza e non aveva addosso quella tunica urticante.
- E’ andata allora !! e vada anche per delle nuove esplorazioni, non è un problema – sapeva adattarsi, sapeva pazientare come poche persone al mondo e, allo stesso modo, la perdeva – la pazienza - con estrema facilità.

Quando arrivarono ai piedi delle scale che l’avrebbero riportati in alto, Eloise non gli diede nemmeno il tempo di elaborare un piano d’azione. Cominciò a salire la scalinata dritta sulla loro testa. Una parte del Serpeverde gliene fu estremamente grata perché, a quanto pareva, la Tassorosso aveva completamente dimenticato di avere addosso la divisa scolastica. Elijah sollevò leggermente la bacchetta accesa verso di lei e ghignò.
- Spero che tu ci veda bene, Lynch. Io qui ci vedo benissimo, fidati.
Senza aggiungere altro, si mise alle calcagna di Eloise, muovendo verso l’alto il legno di prugnolo. Si avvicinò il più possibile, annullando così la visione. Finita la prospettiva, finito lo spettacolo. Erano davvero sul punto di scoprire qualcosa? E se sì, cosa? Salirono, salirono ancora, ma la scalinata non accennava a finire. Possibile che quando erano scivolati, fossero arrivati così in basso. Non sembrava, ma i fatti li stavano smentendo.
Eloise procedeva senza sosta e il Serpeverde non aveva alcun problema a starle dietro. Sperò solo, per lei, di non dover sentire il suono di una capocciata da un momento all’altro.


Dato che stanno facendo la ronda, ho dato per scontato che siano in divisa :ue:


 
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view post Posted on 7/12/2018, 18:52
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Fu un piacere suggellare l’accordo con Elijah dopo aver stabilito le condizioni che l’avrebbero reso accettabile. Non avrebbe mai pensato di riuscire a farlo sottostare a quei punti, a farlo cedere a una serie di premesse, ma il Serpeverde riuscì a sorprenderla e spiazzarla. Era evidentemente che la rigidità che gli aveva attribuito dal loro incontro a quel momento non era del tutto veritiera, ma che c’erano aree in cui dimostrava un’apprezzabilie capacità di adattamento. Si disse che, in un certo senso, era come se l’avesse sottoposto a una prova, ed era chiaro che l’aveva superata.
«E tu non guardare, idiota...» Dopo aver digrignato i denti, lasciò cadere lì la questione, sperando che quella volta non ci fossero seguiti a quel discorso. Possibile che si dovesse andare a parare sempre in quella direzione? Non erano così tanti i conoscenti con quell’atteggiamento, ma Elijah sembrava pensare unidirezionalmente, in certi momenti. Si affidò alla sua buona fede, augurandosi che a un certo punto si annoiasse di provocarla sempre allo stesso modo.
La lunga scalinata proseguiva senza freni, mettendo alla prova una pazienza di cui entrambi sembravano sprovvisti. Se avessero dovuto raggiungere una meta differente da “un luogo nascosto, celato ai più, destinazione di un passaggio segreto” era probabile che avrebbero mollato lì l’impresa e preferito dedicarsi all’ordinaria ronda. Tuttavia, tra un commento e un richiamo a episodi passati, le informazioni da condividere non sembravano poche.
«Allora la prossima volta facciamo cambio, visto che io avrei voluto provare l’avventura dall’interno delle mura...» Commentò dopo aver ascoltato le sue parole, considerando che di sicuro, da quel lato della barricata, avrebbe avuto il vantaggio di vedere meno morti. Le venne spontaneo domandarsi come fosse possibile che provasse una passione così forte per la storia romana, visto quant’era distante dal loro vissuto e dalla loro cultura. Quale altro adolescente di Hogwarts avrebbe affermato con tanta foga che quello era “sempre stato il suo sogno”? Quella constatazione così fuori dall’ordinario risvegliò la sua curiosità. «Perché ti piacciono così tanto i Romani?» Non c’era colore nella sua frase, né l’ombra di un giudizio aleggiava tra le parole, ma solo pura e semplice spontaneità.
A pensarci bene, non sarebbe stato così assurdo immaginarsi Elijah e Peverell a sorseggiare tè e discutere di quanto fossero belli i tempi andati. Per lei, d’altro canto, quella meta e stata forse quella che meno le era piaciuta di tutte le avventure di Atene. «Anche il mio cunicolo ha visto esplosioni varie, inizio a pensare che fossimo ai lati opposti della barricata… » E, considerate le condizioni in cui gravava nel momento dell’atterraggio, non era la persona più indicata per descrivergli cos’era successso una volta ritornati a Hogwarts. «Ti è piaciuto partecipare?» Non aveva aspettative a quei riguardi: le opinioni su Peverell e sulla sua Scuola di Atene erano sempre state contrastanti. Per lei quelle avventure erano tra le esperienze che l’avevano cresciuta di più, di quelle capaci di creare e consolidare legami che ancora in quell’oggi erano tra i più importanti, all’infuori della sua famiglia.
La scala che pareva interminabile finalmente trovò la sua conclusione, annunciata da uno strofinio di capelli su una superficie ben diversa dall’aria. Era come una porta sul soffitto, come una botola vista dall’interno. Dopo essersi assicurata che oltre all’apertura non ci fossero rumori, Eloise la sollevò di poco, limitandosi a scrutare nel buio. Recuperò la bacchetta - che aveva riposto durante il cammino - l’accese con un Lumos non verbale e scrutò l’ambiente che si trovava davanti ai suoi occhi: polvere, pietra scura, grandi scatoloni in legno: non era altro che un magazzino.
Mentre spostava la sequoia come se avesse una torcia in mano, le parve di cogliere un guizzo d’ombra nel lato destro della sua area visiva, ma, dopo aver strizzato un paio di volte le palpebre, si convinse che doveva essere frutto della sua fervida immaginazione. «Se puoi girarti, per favore...» Si issò nell’apertura con il solo ausilio della braccia, come un nuotatore che esce da una piscina. Appoggiò le ginocchia sulla fredda e dura pietra e in un passo fu su, pronta alla fase tre di quell’avventura imprevista.

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 15/12/2018, 21:44






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Cercò di trattenere una risatina alle parole di Eloise. Era sveglia la Tassorosso, non tutte avrebbero capito la finezza della sua battuta arguta. Lei invece ci era arrivata all’istante e questo gliela rendeva decisamente simpatica.
- Sarei idiota se non guardassi, Lynch.
Non aggiunse altro, ma la seguì nella risalita, lasciandosi avvolgere da una conversazione che lo interessava e coinvolgeva parecchio. Gerusalemme era stata un incubo sotto certi aspetti, vedi la tunica delle meraviglie, ma per altri era stato un vero miracolo.
- Sul serio? Volevi essere dalla parte opposta? - la guardò sgranando gli occhi, per quanto gli venisse concesso dalla poca luce – No, credimi. La tunica che ci siamo ritrovati addosso era sudicia, logora e piena di animali, dei quali non ho voluto approfondire la natura. Quelle bestie mi hanno morso e quella tela era talmente dura che...mi sono riempito di bolle. E non ho la pelle delicata.
La loro avanzata procedeva a passo cadenzato ma sicuro ed Elijah continuò tranquillamente a parlare con il suo vocione caldo. Era strano sentire la sua voce in quel momento. Aveva quasi l’impressione che stesse parlando di nuovo a Mike in quei cunicoli.
- Perchè mi piacciono i Romani? - si trovò a ripetere a voce alta come sua sorella Clarissa.
Era difficile spiegare in poche parole come mai fosse così appassionato di quel tratto di Storia Antica. C’erano davvero miliardi di aspetti di quel mondo che l’avevano tremendamente affascinato. Da dove poteva cominciare esattamente?
- Ammiro molto tutto quello che sono riusciti a creare. Un Impero vasto e diversificato che credo non abbia uguali nella Storia. Se ci sono stati casi simili, sono stati a posteriori.
Si grattò il mento, raspando la barba leggermente incolta – Bisogna pensare ai mezzi che avevano, al periodo storico in cui questo è successo, e non è una cosa da poco, non credi? Sono stati capaci di unire culture diverse, di adattarsi ad esse pur assorbendole alla perfezione nel loro sistema.
Appoggiando la mano sul muro, si ritrovò una ragnatela tra le dita. La scosse ma niente, quella roba appiccicosa era ancora lì. Senza troppi complimenti strofinò il palmo sulla divisa e arrivederci.
- Erano puliti e su questo le Terme parlano piuttosto chiaro. Inoltre avevano un esercito pazzesco.
Pronunciò quelle parole con una certa enfasi. Conservava ancora quel libro con i disegni dell’esercito Romano. L’organizzazione delle Legioni, la disposizione della testuggine, le baliste d’assalto.
- Buffo che fossimo entrambi dalla parte sbagliata – in fondo volevano la stessa cosa, ma in modo diverso.
- Mi è piaciuto moltissimo partecipare e spero che il Preside Peverell possa darmi una seconda possibilità.
In quel momento, Eloise sembrò essere arrivata al capolinea. Era ora.
Quando gli chiese di voltarsi, Elijah sollevò gli occhi al cielo. Aveva già visto tutto, che senso aveva voltarsi?
- Va beneeee – il vocione rimbombò mentre la Tassorosso risaliva la botola sulla loro testa. Il Serpeverde mise la bacchetta di prugnolo tra i denti e si issò a sua volta. Dopo averla ripresa in mano, la sollevò e cominciò a guardarsi intorno. Era pieno di scatoloni e di botti.
- Eloise, credo che siamo finiti in un magazzino o in una cantina.
Avvicinò la punta della bacchetta ad una scatola – Qui c’è scritto “Stecche”.
Si voltò a guardare la sua compagna d’avventura sollevando il sopracciglio sinistro.

 
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view post Posted on 14/1/2019, 14:40
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Femminilità, intimità e pulsioni erano concetti che facevano parte di un mondo totalmente estraneo a Eloise, ma apparentemente quotidiano per Elijah. Non era sorpresa da come li aveva tirati in ballo, e si era rassegnata al pensiero di essere lei l’eccezione. Continuando a procedere sulla scaletta, basandosi solo e soltanto sulla buona fede del Serpeverde, si ritrovò a pensare alla Festa di Natale di qualche anno prima, in cui lei, Daddy e Niko si erano ritrovati a salire le scalette degli spalti dello stadio. Anche in quell’occasione lei aveva aperto la strada, ma - vuoi per l’alcol in corpo, vuoi per i lunghi vestiti, vuoi per la sua natura ingenua - non si era posta alcun tipo di problema. Avrebbe dovuto ri-analizzare la situazione, considerata l’epifania che Sullivan le aveva indotto? Rivedere quei ricordi e modificare i pesi della memoria non era l’idea che l’allettava di più, e si sforzò di focalizzarsi sulle sue parole, piuttosto che sulla biancheria intima presente e passata.
«Pensi che il metallo delle armature romane fosse comodo?» Rise superficialmente, convinta che fosse solo una giustificazione formale. Certo non le sarebbe bastato: per lei lo schieramento era qualcosa di molto più profondo e viscerale, che sposava gli intenti profondi del popolo che stava supportando. La Città Santa apparteneva di diritto ai gerosolimitani, e non ai Romani: con quale libertà si erano arrogati il diritto di conquistarla?
Le parole di Elijah ampliavano il concetto degli abiti ribelli, ma non rispondevano alla questione di fondo che aveva inquietato Eloise fin dal principio: erano buone cose, le innovazioni che avevano diffuso nel mondo, ma quando la pietra fondante su cui avevano costruito il loro Impero veniva a mancare, allora tutto crollava. «Ecco, è che… Penso che il presupposto di base sia ingiusto, e che imposi sulle culture pre-esistenti sia sbagliato. Per quanto il progresso sia innegabile qualche elemento delle tradizioni locali sia stato rispettato, trovo ingiustificabile l’imporsi sugli altri. Obbligarli a pagare dei tributi. Impostare la loro vita secondo le proprie preferenze.» Forse era un discorso anacronistico, insensato, che se applicato concretamente nel passato avrebbe impedito l’evoluzione di cui potevano giovare nel mondo contemporaneo, ma Eloise non poteva chiudere gli occhi davanti a quel disagio. «Penso che il concetto stesso di guerra - e di predominio - mi dia fastidio.» concluse, scrollando le spalle e concedendosi finalmente di dare uno sguardo attorno.
Davanti alla possibilità di indagare su ciò che li circondava, fu totalmente distratta dal discorso su Atene. Un nuovo mistero, nella forma di una stanza buia e misteriosa, si svelava davanti ai loro occhi: e dirigendo i passi verso le grandi casse ammassate sui lati dovette ammettere che sì, sembrava proprio un magazzino. «Stecche… Zuccotti… Pallini...» Un ghigno consapevole si tracciò sul suo volto, mentre vittoriosa trovava la conferma concreta di quanto aveva previsto, di ciò che la mappa dei gemelli indicava e a cui la sorella di Elijah alludeva. «Indovina dove siamo!»
Mentre alcune delle casse erano ben sigillate, altre erano in uso, e i coperchi adagiati su di esse consentivano di accedere al loro contenuto. Curiosando qua e là, infilando le dita sotto a questo e quel coperchio, contemplò l’incommensurabile tesoro a cui avevano appena avuto accesso: una scorta infinita di dolciumi, per sempre, raggiungibile senza neanche troppo impegno.
Tornò verso Elijah, le mani nascoste dietro la schiena. A guardarla, sembrava una bambina birichina, con una luce furbesca negli occhi e un ghigno stampato in faccia. Quando fu davanti al Serpeverde, gli mostrò i pugni chiusi. «Ho un dolce in ogni mano. Ne scegli una, e poi mangi dieci pezzi di quello che hai scelto. Ma scegli bene...»

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 30/1/2019, 16:25






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Amava parlare di Storia e poterlo fare con qualcuno che aveva condiviso con lui l’esperienza della Scuola di Atene era ancora meglio. La bellezza della Storia era proprio quella, era sempre identica a se stessa, fissa e immutabile. Allo stesso tempo, però, cambiava la sua veste a seconda dello spettatore che la stava osservando. Ognuno si faceva un’idea personale, mantenendo la sua visione delle cose.
- Meglio scomode che luride e infestate, Lynch
Il vocione del Serpeverde si allargò nel silenzio del passaggio. La voce era tranquilla sebbene fosse estremamente convinto di cosa stesse dicendo.
- La guerra, il potere, la conquista è tutto ciò su cui la Storia si fonda – fece un Reducio su un ragno che dondolava sulla testa di Eloise, pronto a candidarsi come suo nuovo fermaglio per capelli – deve esserci qualcuno in alto che decide altrimenti sarebbe solo anarchia.
Era un pensiero, quello della Tassorosso, che non riusciva a condividere in nessun caso. Nella Storia non esistono buoni sentimenti o altruismo. C’è sangue, morte e tutto ciò che gli gira intorno.
- Anche la catena alimentare è così, se ci pensi, il più grosso mangia il più piccolo, per buona pace di tutti.
Strano come nessuno si soffermasse a pensare quello che succede in natura. Certo! Quello accadeva perché le cose andavano in quel modo e, in fondo, la Storia non offriva lo stesso tipo di scenario? Cambiavano i protagonisti ma non la sostanza.

Appena riuscirono ad intrufolarsi nel luogo misterioso dove li aveva condotti il tunnel, il simposio storico venne soppiantato dalla curiosità. Il Serpeverde iniziò a guardarsi intorno. Scatole, casse, bidoni sigillati e semi aperti. C’era un odore fortissimo di miele e di zucchero. Riusciva a percepirlo in modo intenso e inspiegabile. Le parole di Eloise non fecero che affrettare le sue considerazioni finali.
- Mielandia
Il cervello di Elijah si mise in moto e tutti i pezzi andarono ad incastrasi nel posto giusto uno dopo l’altro. Avevano camminato un bel po' da quando erano scivolati sbattendo la testa, lui. Non era passato però moltissimo tempo e se doveva quantificarlo erano più o meno lo stesso con cui arrivava al Villaggio con passo tranquillo. Ora, o a Hogsmeade viveva un pazzo che faceva accaparramento di dolci in cantina, o erano nel magazzino di Mielandia.
Fece un ghigno. Che meraviglia! Cioccolato gratis e dei migliori. Sua sorella era una maledetta e ingegnosa furbastra, altro che storie. Avrebbe potuto dirglielo direttamente mille volte, ma sapeva bene che suo fratello minore avrebbe apprezzato un sacco quella piccola scoperta personale.
- La sinistra. “S” come Sullivan – lo disse senza alcuna esitazione – spero che tu ci abbia nascosto della cioccolata.
Lì la sfida sarebbe stata facilissima, ne avrebbe ruminate anche trenta di fila e senza battere ciglio.
Fece un ghigno divertito, storcendo appena le labbra. Qualche passo lo portò davanti alla Tassorosso – Quello che sta nella destra lo mangi tu. Ci stai?
Non c’era assolutamente alcun gusto in quel gioco senza rischio per entrambi. Era però certo che avesse scelto a monte già due cose di suo gusto.
Indicò la mano sinistra di Eloise, inarcando leggermente le sopracciglia – Dai, fammi vedere cosa mi è toccato.
La guardò, un leggero sorriso.


 
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view post Posted on 12/2/2019, 22:28
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«Ah, ma per fortuna noi ci distinguiamo dagli animali.» Proseguì la rossa sul tema, sicura che le argomentazioni di Elijah non si limitassero a una giustificazione così approssimativa e superficiale. Era una risposta adatta a concludere sbrigativamente una conversazione che non andava a parare da alcuna parte, non uno stimolo a proseguire un dialogo nelle profondità sondabili dall’intelletto. «Lo stai accettando come presupposto, come dato di fatto: perché non mi dimostri le basi su cui questa necessità storica si fonda?» Era provocatoria, lo sapeva, ma stuzzicare l’intelligenza là dove la incontrava, ingaggiare un confronto verbale e mettere alla prova le proprie certezze era qualcosa che le piaceva fare. «Dico, perché potrei anche dirti che non mi dispiacerebbe vedere cosa succederebbe in una condizione di anarchia, dove l’ordine si basa sull’autonomia dell’individuo.» Inclinato leggermente il capo, le spalle rivolte al suo interlocutore, aveva proseguito il cammino in attesa di scoprire la meta.

La reazione spontanea dipinta sul volto del Serpino nel constatare quale fosse la meta a cui erano giunti le dimostrò con chiarezza che doveva essere soddisfatto tanto quanto lei della scoperta. «Ho come l’impressione che diventerà una nostra meta frequente, a questo punto.» Aveva già qualche idea delle possibili applicazioni del passaggio segreto per le attività più disparate. Avrebbe potuto, insieme alla Bisca Clandestina, iniziare a spacciare dolciumi; avrebbe potuto rifornire le scorte durante le assemblee serali in Sala Comune Tassorosso; o anche solo garantire che nessuna riunione tra Prefetti li lasciasse spossati o senza energie. E infine, sopra ogni cosa, avrebbe potuto sgattaiolare fuori dal Castello - letteralmente fuori, e non nel parco di Hogwarts - quando le norme scolastiche glielo impedivano. E il lettore, saggio, che avrebbe mosso qualche accusa, come “e che ci vai a fare fuori da Hogwarts la notte?”, sarebbe stato zittito con un’alzata di spalle e la risposta secca di chi è felice anche solo di una libertà potenziale. Era, a conti fatti, una bella comodità.
«Ci sto.» Una bella sfida, quella lanciata dal Serpeverde che si era parato davanti a lei, andava accolta con un bel ghigno. La scelta era tipica di Sullivan - non c’era neanche più la novità di alzare gli occhi al cielo - ma la sua mente fu pronta. «A me la destra. “D”, di demente.»
Ruotando il polso sinistro e schiudendo le dita, svelò i dolciumi contenuti al suo interno. Erano Piperille, un tipo di dolciumi che lei avrebbe ripugnato con tutta se stessa. Forse l’unico cibo che non le piaceva su tutta la faccia della terra. «Piperille a te, Api Frizzole a me. Mi è andata decisamente meglio.» Lanciò in aria la Piperilla prescelta, aspettandosi che Sullivan la prendesse al volo. Voltatasi, raggiunse rapidamente la zona da cui aveva sgraffignato le caramelle, e indicò al collega la cassa a cui avrebbe dovuto attingere. Stava a stretto contatto con quella delle Api Frizzole. «Dieci a testa, niente di impegnativo. Chi finisce ultimo copre i turni dell’altro per… tre volte, a scelta del vincente. Ci stai?» Una luce diabolica le aveva solcato lo sguardo mentre l’idea prendeva forma e veniva comunicata in un unico getto. «Pronto? Via!»

 
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Elijah Matthew Sullivan
view post Posted on 19/2/2019, 15:59






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Un’espressione perplessa si dipinse sul volto del giovane Serpeverde, a questa seguì un ghigno.
- Esatto, noi e gli animali siamo diversi.
Era proprio quello il punto. Nonostante tutto gli animali dimostravano di possedere molto più giudizio degli esseri umani. Non dovevano essere indottrinati. Anche se di indole ribelle, sapevano sempre come comportarsi nei rapporti di gruppo. Avevano imparato a gestirsi alla perfezione e lo stesso non si poteva dire di creature ben più intelligenti.
- Credi davvero che gli uomini sarebbero in grado di autogestirsi in un regime di anarchia? - una smorfia gli fece storcere vistosamente il naso – certo, per pochi eletti potrebbe funzionare, ma parliamo di pochi eletti. Tutto il resto della marmaglia creerebbe il caos, minando la tranquillità comune.
Erano dei bei principi quelli di Eloise, e lui poteva anche comprenderli, ma non era certo così che funzionavano le cose. Si morse appena il labbro inferiore, tirandolo con gli incisivi.
- Immagina nella nostra scuola, Lynch. Chi si comporterebbe bene se non fosse costretto a seguire delle linee guida? Nessuno. L’anarchia porta confusione, aggressività e conflitti. E’ inevitabile. I regni dove tutti vivono in gioia e armonia esistono solo nelle leggende, la realtà è un’altra Storia.
Quella notte aveva avuto dei risvolti inaspettati e Elijah ne era davvero molto compiaciuto. Vuoi la mente perennemente volta alla scoperta di sua sorella maggiore, vuoi anche lo spirito d’avventura che infiammava la compagna di quella ronda, erano riusciti ad intrufolarsi nel magazzino di Mielandia. A quell’ora non c’era anima viva e il padrone non li avrebbe mai sorpresi con le mani nella marmellata. Avrebbero potuto abbuffarsi fino a scoppiare senza che nessuno li interrompesse o li costringesse ad una ritirata strategica.
Gli occhi erano fissi sul ripiano davanti a lui, esattamente su una cassa di media grandezza che conteneva tavolette di cioccolato. Elijah sollevò il coperchio, infilò la mano e questa venne fuori stringendo un rettangolo spesso, avvolto in una stagnola rosso fuoco. Per tutti i Troll! Era l’extra fondente finissimo, in assoluto il suo preferito. Non sarebbe andato via da quel posto senza portarsene dietro almeno un paio di confezioni. Una se l’era guadagnata per la bella scoperta e la seconda per la craniata colossale che aveva dato nel cunicolo.
- Credo che “D” di divertente sia molto più adatto – commentò senza soffermarsi a guardarla – una demente non avrebbe risolto il giochino di Sarah. Parlò tranquillamente, lo sguardo ancora rapito dalla visione della confezione di cioccolato.
Si costrinse a voltarsi e fissò gli occhi chiarissimi sulle mani della Tassorosso. La sinistra si aprì e il Serpeverde riconobbe subito il dolcetto in questione. Gli era andata bene. Non poteva essere altrimenti dove era presente il cioccolato e prese al volo la Piperilla che Eloise gli aveva appena lanciato.
Recuperò le altre Piperille una dopo l’altra, sistemandole sul palmo della mano. Ne mise quattro attaccate a formare un quadrato, altre quattro sopra e infine le ultime due.
- Va bene, ci sto.
Al via di Eloise, aprì la bocca e ci ficcò dentro tutte e dieci le Piperille in un colpo solo. Il palato del Serpeverde accolse con gioia il sapore del cioccolato, a cui seguì la forza vitale della menta. Ma non era finita, c’era il finale. Da fumatore incallito quale era, si limitò a buttare fuori dal naso il fumo che sprigionavano le Piperille, lasciando la bocca impegnata in altre faccende.
Appena l’ultima svanì, Elijah si rivolse ad Eloise, senza preoccuparsi della nebbia che ancora gli aleggiava intorno – Finite.

 
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view post Posted on 28/3/2019, 08:17
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VSnCbAeELOISE LYNCH △ PREFETTO TASSOROSSO

«Lo dici tu-» Esclamò di getto davanti allo scetticismo che Sullivan mostrava alla prospettiva anarchica applicata a Scuola. Le sue labbra subito saggiarono le parole successive, per evitare una repiica prima di aver argomentato la sua idea. «Alcuni dei presupposti che hai definito non sono altro che tue opinioni, non ti sembra? Il passo tra considerarle tali e prenderle come realtà potrebbe indurti in errore.» Sorrise sorniona, suggerendo con quell’atteggiamento che si stava lasciando andare al flusso di parole, senza chiedersi dove quel ragionamento la stesse trasportando. E soprattutto, senza dare troppo peso alle affermazioni nette che aveva pronunciato. «Quella che tu definisci marmaglia, ad esempio, è un insieme definito di individui caratterizzati da pregi e difetti, tendenze ad agire correttamente e secondo il proprio interesse. Stai forse suggerendo che in un sistema anarchico la manifestazione dei difetti e le azioni negative inciderebbero maggiormente sul funzionamento della società? Ognuno sarebbe responsabilizzato, non necessariamente la cosa dovrebbe funzionare solo per pochi.» Anche i suoi movimenti accompagnavano il fare divertito con cui si esprimeva. Le piaceva l’argomento e le piaceva indagarlo, ma soprattutto le piaceva andare oltre e spingersi a capire come ragionasse quella testa Serpeverde, e ragionare insieme a lui. Si sentiva come al primo colloquio che avuto con Peverell, solamente dall’altra parte della scrivania. Quel flusso di coscienza andava ben oltre l’espressione di opinioni, non era un io contro te, ma uno spontaneo discernimento sui propri pensieri riguardo un argomento scelto casualmente. «Sarei comunque curiosa di vedere cosa succederebbe con un esperimento del genere.» Il suo ghigno concluse il ragionamento spingendola a stupirsi di vederla in maniera tanto estrema, e considerando che difficilmente sarebbe andata diversamente da come aveva previsto Sullivan. Eppure, quella sera le andava di buttare all’aria gli schemi con cui era cresciuta e aveva cementificato nelle fibre del suo corpo, sollecitando modi nuovi di pensare. Ed Elijah, che era un tipo dalle idee chiare e ben piantato sulle sue certezze, l’aiutava a fare di quel dubbio la sua stessa certezza.

La rapidità con cui ingerì le Api Frizzole la spinse a levitare a qualche centimetro da terra, permettendole di vederre come il fumo uscito dalla bocca di Elijah fosse stato capace di dare a quello scantinato un look estremamente scenografico. La granella zuccherata delle api si era ormai sciolta, ma il sapore di quel dolciume era rimasto piacevolmente sul palato. «Penso proprio che tu sia arrivato secondo!» Esclamò decisa dall’alto, sospesa a mezz’aria, senza alcuna sicurezza del risultato. «Ma non preoccuparti, è uno stimolo per migliorare, in futur-OUCH!» Una botta alla testa la punì per quel fare petulante: il soffitto dello scantinato era molto basso, e si era mossa troppo rapidamente. Portò una mano al capo reclinato per massaggiarsi, e solo in quel momento la sua attenzione fu attirata da una scalinata e dalla porta che poteva condurre a un solo posto. «Guarda!» Fece sorpresa, l’indice che la puntava. «Andiamo!» Fluttuò fino alla cima della scalinata, punto in cui gli effetti delle Api scemarono, consentendole di appoggiarsi al pianerottolo. Uno svolazzo di bacchetta, un *Alohomora* appena pensato, e la porta si aprì, conducendola alla meta definitiva di quell’avventura.
Il negozio di dolciumi era immerso nell’oscurità, ma la luce tenue della luna le permetteva di scorgere i profili degli espositori. Profili che, nelle sue visite precedenti, aveva sempre osservato dall’altra parte del bancone. «È ufficiale.» Fece, solenne. «Questa non è altro che la prima di una lunga serie di visite notturne a Mielandia.»



Troppo magico 'sto posto :fru:
*scusino ancora del ritardo!
 
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23 replies since 31/5/2018, 10:32   482 views
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