Finifugal, Quest privata - Fase 4

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view post Posted on 11/2/2018, 17:25
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Il Fato

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Entrò nel cunicolo e qualcosa cambiò in lei.
Da ricercatrice era diventata intrusa, una persona malandrina che si era infiltrata clandestinamente nella vita di qualcuno di qualche era passata.
Conosceva quella storia, a grandi linee la nonna gliene aveva parlato, ma vivere quel percorso era tutt’altra faccenda.
Ora sapeva qualcosa di intimo su Cindy, uno di quei segreti che viene celato anche alle persone più vicine perché troppo profondo e vitale da essere confidato.
Quali potevano essere state le emozioni di Cindy varcando quella soglia? Quale era stata la sorpresa a trovarsi dinanzi a quel passaggio segreto?
Quelle domande la giovane non se le era ancora fatte, ma poteva solamente immaginare la gioia dell’anziana parente nel vedere che tutto quel percorso era stato fatto pensando a lei.
Il nonno non aveva trascurato nessun dettaglio, aveva preso ogni singolo ricordo a lui importante per far capire alla donna che ci teneva.
Che fosse stato già amore all’epoca?Forse, questo non lo si sapeva, ma pensando alla “elucubrazione attempata” lo si poteva supporre. Quell’uomo voleva passare la vita con Cindy, scambiarci ogni singolo momento e ciò poteva confutare qualsiasi domanda.

Eppure qualcosa era cambiato, qualche problema nella quotidianità era arrivato e Eloise non ne capiva il perchè.
Che fine aveva fatto suo nonno?
Dopo aver vagato con lo sguardo nella sala immaginandosi i suoi parenti felici in quel posto, si mosse in avanti e lì qualcosa successe.
D’improvviso, le torce presenti agli angoli della stanza, si accesero e resero maggior giustizia al luogo mentre una voce stranamente calda diceva:


-Benvenuta, Cindy.-

Che ci fosse qualcosa di strano in quel luogo la giovane lo aveva capito da tempo, ma la voce la sorprese iniziandola a far pensare.
Che quella voce fosse del nonno? Che quell’accesso fosse limitato solo alla nonna e al nonno? Che in quel luogo ci fosse stato un sistema di protezione che si attivava con gli “estranei”? Che Eloise non fosse stata riconosciuta come tale?
Passando verso la bussola fatta di rame, notò vicino ad essa una pergamena su cui vi erano scritte poche righe. Prese entrambe, senza indagare al momento, senza leggere alcun testo, per dirigersi alla torcia.
Avida di conoscenza la Tassorosso, aveva capito da subito che quello era un passaggio segreto, l’ennesimo di quella giornata.
Abbassò la leva con sicurezza, notando il muro davanti a lei indietreggiare e sparire.
Oramai lo stupore era tanto, ma mai quanto quello che la colse vedendo davanti a lei un grande orologio da muro, dal diametro di un metro sul quale, a mezzogiorno, vi era disegnata una torre.
Cosa significava? Perchè quella Torre?
A quel mistero poteva rispondere soltanto la grande freccia di ferro battuto, l’unica di quell’oggetto, la quale era posizionata alle ore dieci.





Eloise Lynch
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Il confine di distinzione tra Eloise e Cindy non si era mai fatto così labile e sottile, ma se la sorpresa era identica, lo stesso non si poteva dire del sentimento. Non c’era trasporto romantico o fascino emotivo nella giovane Tassorosso, né la percezione di essere oggetto di un corteggiamento lusinghiero. C’era solo uno schietto interesse scientifico, infarinato da un imprevisto ritorno alle origini. E se in sua nonna c’era un forte senso di giustizia - non a caso era diventata Auror qualche anno dopo - per lei l’aspetto più rilevante era avere un covo da sfruttare per le sue malefatte. Non c’erano dubbi: Eloise era una furfante molto più simile a suo nonno, in quel frangente.
Quando si decise a compiere il suo passo avanti, riconobbe che non era solo Boris ad essere stato ingannato dal suo aspetto. Il cuore le balzò in gola, mentre una nuova area del Castello - sconosciuta e privata al tempo stesso - si svelava davanti ai suoi occhi. E sebbene quel benvenuto non fosse diretto proprio a lei, lo sentì in parte suo: dopotutto, era anche lei frutto dell’amore germogliato e coltivato tra quelle mura.
«Grazie...» Sussurrò al silenzio, mentre si domandava se quella fosse la voce di suo nonno, se quel lascito avrebbe aperto la strada a tante nuove scoperte. E le domande non finirono lì.
Mentre il suo sguardo si posava sulle fotografie, fu inevitabile chiedersi quale ingranaggio del meccanismo si fosse rotto. Non aveva ricordi di suo nonno, né aveva sentito racconti che andassero oltre il “è morto tanti anni fa”, ma davanti a quelle foto il desiderio di scoprire quella storia si fece impellente. Come era morto? Erano stati felici, lui e nonna Cindy? Sperava di sì, con forza.
Si infilò il foglio e la bussola in tasca, temendo di dimenticarsene. Li riteneva i dettagli più interessanti della stanza, e per quella ragione voleva lasciarseli per ultimi, e assaporarli al meglio. Prima voleva dedicarsi agli altri elementi che - seppur rilevanti - la incuriosivano meno.
Una volta che ebbe abbassato la leva a forma di torcia il muro sfilò da sotto i suoi occhi, indietreggiando prima, e andandosi a infilare sotto la parete poi. Era il più banale dei passaggi segreti, “la leva e il muro”, ma averne uno in un posto completamente privato (era abbastanza sicura che altre persone non sarebbero state accolte con quel gradevole “Benvenuta, Cindy” e che la stanza si sarebbe difesa) era un sogno ad occhi aperti.
Il suo sguardo si soffermò su ciò che stava dietro il muro scorrevole. A sorpresa, invece di trovare un cunicolo o un passaggio, si trovò davanti un’altra parete, su cui stava appeso un orologio di grandi dimensioni. Eppure non era un orologio normale: aveva una sola lancetta in ferro battuto, e al posto delle ore c’era l’immagine di una torre. La freccia era puntata su quelle che dovevano essere, minuto più, minuto meno, le dieci, mentre la torre era in corrispondenza della mezzanotte.
Facendo un passo avanti, vide che l’illustrazione poteva coincidere con una delle torri del Castello. Ma cosa succedeva quando la freccia finiva per indicarla? L’ora, oltretutto, era anche sbagliata: perché la lancetta puntava proprio lì?
Titubò per un istante, ma poi si decise: se la stanza era stata così accogliente nei suoi confronti, fare un tentativo non avrebbe complicato le cose. Forse. Allungando il braccio, puntò l’indice contro la freccia e, con una lieve pressione, cercò di spostarla verso la mezzanotte, là dove si stagliava la torre.


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La perlustrazione della stanza durò poco.
Eloise, presa da quella immensa quantità di informazioni, non fece caso totalmente a ciò che si trovava in quel luogo, segno evidente che l’emozione spesso poteva giovare brutti scherzi.
Comunque, quel posto, si presentava agli occhi come una stanza dalle medie dimensioni, in cui non vi erano finestre, ma torce luminose agli angoli che davano un colore caldo alle pareti di marmo.
Alla sinistra della porta che conduceva nel passaggio segreto, c’era il divano di pelle scura, di color verde per la precisione, la cui parete retrostante teneva un quadro rettangolare che ritraeva Cindy con il ragazzo mentre si abbracciavano, diverse foto mobili del ragazzo mentre faceva delle facce buffe, una bandiera di Quidditch di Serpeverde e un arazzo dai colori verde e argento.
Sulla destra, oltre lo sghembo tavolino dove la ragazza aveva trovato la bussola e la pergamena, –che si presentava con incisioni di frasi banali, battute e forme di vario tipo- si trovavano due piccole sedie, due grandi stendardi Serpeverde e delle foto della ragazza insieme al giovane, le quali ritraevano loro negli eventi più importanti della loro relazione (Compleanni, Feste di Fine anno, Gite ad Hogsmeade e cosi via..).
La parete centrale, apparentemente spoglia, presentava pochi quadri, sciarpe e cartine geografiche ed Eloise aveva capito che tutto ciò era per via del passaggio segreto ,che poteva essere raggiunto abbassando semplicemente una torcia e che conduceva all’orologio che stava studiando.
Spostando l’unica freccia presente nel riquadro verso il disegno posto a Mezzodì, notò una maniglia apparire sulla destra.


Se la giovane avesse avuto il coraggio di abbassarla avrebbe visto nero.
Che fosse giunta la fine? Lei vedeva nero.
La Tassorosso si sarebbe trovata davanti ad un vero e proprio buco nero della stessa grandezza dell'orologio, il quale poteva essere curioso, ma allo stesso pauroso.
Bisognava fidarsi? A questo solo lei poteva rispondere





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La punta della freccia arrivò al numero dodici e, in men che non si dica, accadde. Un nuovo meccanismo era stato attivato, un nuovo quesito le si dispiegava davanti. Nella mente di Eloise, che non aveva tralasciato nemmeno un dettaglio, la domanda sorse spontanea: quanto sarebbero andati avanti quei passaggi? C’era una fine a tutto quello, o si sarebbe ritrovata - al termine del percorso - davanti a Boris, a ripartire dal via?
Fece un passo indietro, alla ricerca di dettagli su qualche possibile suggerimento su come proseguire. Subito lo sguardo le cadde su una maniglia, che fino a un attimo prima non c’era. Era sicura che avesse avuto origine dalla sua scelta di spostare la lancetta. Senza esitare per nemmeno un istante, l’abbassò, desiderosa di capire dove suo nonno volesse andare a parare.
Subito, si fece tutto nero. Chi aveva gettato della Polvere Buiopesto Peruviana? C’erano degli intrusi oppure era uno di quegli inganni a cui era stata abituata fino ad allora? Qualcosa le suggerì che doveva essere tutto premeditato. Trafficò nelle tasche e, dopo aver tastato e scartato il gessetto, la pergamena e la bussola, riuscì a individuare il legno di Sequoia.
Strinse le dita attorno alla bacchetta e, tiratala fuori, la tese in avanti, come se fosse stata una chiave. L'ambiente era immerso nel buio più pesto e, per quanto odiasse dover ricorrere a quel mezzo, si concentrò su ciò che desiderava fare. Se voleva capirci almeno qualcosa, doveva cedere a quell'incanto.

«Lumos» Disse tranquilla, mentre nella sua mente prendeva forma la familiare immagine di una fonte di luce sulla punta della bacchetta. Non le serviva un’intensità eccessiva: lo spazio era angusto e un fiammifero sarebbe stato sufficiente a illuminarlo.
Un cerchio nero, un buco invitante tanto quanto il quadro, la finestra, il buco, la torcia e l’orologio, comparve davanti a lei, ed Eloise decise di provare a entrarci seduta stante. A che altezza stava? Dava inizio a un cunicolo? Era sorprendente, ma non riusciva a stimare tutte quelle informazioni. In ogni caso, avrebbe fatto il possibile per cercare di inoltrarsi al suo interno. Da quando si trovava in territorio amico non aveva più timore.

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Il buco nero stava fermo al suo posto, in attesa di essere esplorato.
Ma era così facile agire senza pensare alle conseguenze? Era possibile muoversi senza rischiare di farsi male?
In quei momenti, l’iperattiva Eloise, divenne razionale, trovando il modo più semplice di tutti per capire cosa celasse tutto quel buio.
Prendendo la bacchetta tra le mani, avvicinandola all’oscurità eseguì un lumos per rimanere esterrefatta
Stelle, di tante forme e tipi apparvero davanti a lei , dandole un senso di sicurezza ma allo stesso tempo di casa.
Infatti, quelle erano le stesse stelle che un qualunque studente di terzo anno osservava ad Astronomia, per la precisione dalla torre.
Possibile che quel passaggio segreto portasse in quel luogo? Come faceva ad essere possibile? Non è che vi fosse il rischio di cadere nel vuoto?
I rischi erano tanti, ma per ottenere risultati bisognava percorrerli. Eloise doveva proseguire la sua avanzata.






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view post Posted on 23/2/2018, 17:48
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Allo sgorgare della fonte luminosa dalla bacchetta, Eloise si sorprese a tal punto che quasi rivalutò il suo giudizio rispetto a quell’incantesimo. Si era abbassata leggermente e sporta in avanti e aveva avuto l’opportunità di vedere oltre quello che apparentemente non era altro che un buco di oscurità.
C’erano le stelle e c’era il cielo notturno, segno che ormai il sole aveva salutato il mondo e aveva superato l’orizzonte. La volta celeste era affascinante e misteriosa, vista da lì, da quel piccolo angolo di mondo. Davanti ai suoi occhi stava un ritaglio di macrocosmo, una finestra per le cose grandi e ultraterrene. Uno spazio per dimenticare gli affanni di tutti i giorni, le corse e le preoccupazioni, e innalzarsi verso su, ricordandosi di essere parte di un universo immenso, illimitato e per lo più oscuro. La vita terrena non contava più.
Per qualche istante Eloise rimase immobile, la bocca socchiusa, la bacchetta a mezz’aria e lo sguardo incantato. La luce del Lumos era ancora impressa nelle sue iridi, ma piano piano andava svandendo, lasciando che il cielo lo riempisse.
Aveva osservato il cielo molte volte, ma raramente le era successo di provare quel senso di pienezza, di totalità e di appartenenza. Era un mondo gigantesco, e per quanto potessero sembrare preoccupanti le cose di laggiù, c’era tanto da scoprire anche lassù, oltre il Castello, oltre i bastioni.
Continuando a guardare il cielo proseguì, nel tentativo di passare oltre il buco. Dove si trovava? Dalla prospettiva che poteva scorgere, le sembrava di esserci stata diverse volte, ma non era sicura si trattasse proprio della Torre di Astronomia. Che sarebbe successo una volta uscita? La scorciatoia si sarebbe richiusa? Eloise si augurava di no: sarebbe stato estremamente scomodo - e sciocco - non poter fare ritorno alla base. E soprattutto avrebbe dovuto fare ben attenzione alle ronde. Guardò alle sue spalle e decise di lasciare lo zainetto a metà strada, come fanno i babbani con le porte degli ascensori. Magari avrebbe funzionato.
Assicuratasi che la Torre fosse vuota, finalmente uscì, lasciandosi alle spalle quel luogo sicuro. Era possibile non essersi mai accorti di quel passaggio segreto? Era contemplabile la possibilità di svolgere quel percorso al contrario? Non sapeva darsi una risposta, ma qualcosa le diceva l’unico accesso possibile era quello canonico, fatto di dipinti, di gessi e di finestre.
Una volta all’aperto, la Tassorosso avrebbe cercato di capire se quel posto fosse veramente quello che pensava. Si sarebbe avvicinata ai bastioni, attenta a non farsi cogliere da eventuali visitatori del Giardino. Sarebbe arrivata al centro della Torre, per voltarsi poi indietro e scoprire se il passaggio fosse rimasto aperto o meno.


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view post Posted on 28/2/2018, 19:51
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La luce portò un po’ di consapevolezza negli occhi di Eloise.
Quelle stelle, luminose e familiari, la rasserenarono, facendole capire che poteva andare avanti e fare quel salto nel vuoto.
Fece un passo verso l’oramai ex buco nero, poi un altro e infine, si gettò nel mistero.
In cuor suo aveva capito che stava avviandosi verso la Torre di Astronomia, ma era più interessata ad altro, in particolar modo al funzionamento di quel passaggio segreto.
Come funzionava? Si sarebbe chiuso al suo passaggio?
Lasciando lo zainetto sulla soglia dell’accesso, poté constatare come questo fosse contrario al rendersi visibile a tutti, facendo capire alla ragazza che voleva solo che lei e soltanto lei potesse osservarlo.
Infatti, al passaggio della ragazza, il piccolo spazio si richiuse riportando a galla la pavimentazione del posto, sputando via lo zainetto che aveva posto come garanzia per tornare indietro.
Fortuna voleva che comunque quella sera non avrebbe incontrato nessuno in grado di togliere punti, ottenendo però la consapevolezza che quel passaggio non si poteva utilizzare a ritroso.
Osservando con attenzione la zona, la Tassorosso, avrebbe capito che quel buco, nei pochi istanti che si palesava, era poco grande e simile ad una botola che si poneva al centro della Torre.
Come era possibile che quel passaggio fosse così veloce? Come era possibile che dal terzo piano quel passaggio la portava direttamente all’apice del castello? Possibile che quel passaggio fosse lì dalla notte dei tempi per via di una magia arcana?
Mentre la sua vista veniva appagata per l’ennesimo passaggio segreto scovato, la sua mente iniziava a pensare sul da farsi.
Cosa aveva ottenuto da quel viaggio? Cosa aveva gradito di quella storia? C’era altro da scoprire?
Tra gli accessori conquistati, la bussola e la mappa pesavano come macigni. Forse era l’ora di vedere cosa nascondevano.





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E un altro tassello è stato aggiunto alla tua storia.
Il passaggio segreto che hai scovato si presenta come un buco nero che letteralmente ti sposta al centro della torre di Astronomia. Da fuori si presenta come una botola scura che si chiude non appena esci fuori. Non è possibile utilizzarlo a ritroso.
 
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”Ah, e quindi a Hogwarts non ci si può Materializzare o Smaterializzare? Non ne sarei così sicura.” Un ghigno le distorse il volto mentre si rendeva conto che, esattamente come aveva immaginato, si trovava in cima alla Torre di Astronomia. E non solo: quel passaggio segreto - e privato - l’aveva catapultata nell’esatto centro della suddetta.
L’idea di aver raggiunto la sommità del Castello in un tempo così breve la elettrizzava, e trovarsi sotto le stelle, a contatto con l’aria fredda della notte, le provocava brividi ben diversi da quelli della pelle d’oca. Se mai c’erano stati punti di svolta della sua carriera scolastica, quello rientrava sicuramente nella top 3. Le possibilità che si dischiudevano davanti a lei erano infinite, e le idee di come sfruttare quella nuova conoscenza fioccavano come la neve a dicembre.
Un gemito lasciò le sue labbra quando constatò che lo zaino - appositamente lasciato sul confine tra un mondo e l’altro - non aveva sortito l’effetto sperato. Era stato risputato all’esterno con un “pop” canzonatorio, ed era rimbalzato all’esterno in un modo estremamente buffo. Certo, non ci aveva contato più di tanto, ma restava il fatto che avrebbe dovuto percorrere il Castello da cima a fondo nella completa clandestinità, senza alcuna certezza di non venire beccata.
Mentre spegneva la bacchetta con un rapido gesto della mano e un

«Nox!» appena sussurrato, un’idea le balenò in mente: chi la costringeva a tornare in Dormitorio, se aveva una stanza in cui rifugiarsi a pochi piani di distanza? Era anche dotata di un divano apparentemente comodo, e per una volta nessuno avrebbe badato alla sua assenza. All’improvviso, la tendenza a lasciare il letto perennemente disfatto e disordinato diventava strategica.
Pensò a Niah, che probabilmente ora era in Sala Comune a passare il tempo, o in giro per una ronda, si chiede cosa avrebbe detto circa quell’idea malsana e si rese conto che tutto, da quel momento, sarebbe cambiato. La stanza dei nonni già rappresentava, per lei, un rifugio sicuro nel bel mezzo della confusione del Castello.
Inspirò profondamente per godersi l’aria della notte, decidendo che prima di abbandonare la base avrebbe dedicato l’attenzione dovuta ai due manifatti che si era ficcata in tasca di fretta: la pergamena e la bussola. Si chinò a terra e, appoggiando la prima sulla pietra fredda, la dispiegò con attenzione. Gli occhi smeraldo erano attenti, desiderosi di leggere e scoprire qualsiasi mistero si celasse dietro quell’antico pezzo di carta. Un messaggio d’amore del nonno? Una dichiarazione mielosa su cui non avrebbe mai dovuto posare lo sguardo? In quei casi non era del tutto sicura di voler procedere con la lettura. Magari si trattava solo di uno dei misteri a cui suo nonno amava dare vita, un quesito successivo e imprevisto. Chissà.
Prese la bussola, stringendola tra le dita e osservandola con attenzione: aveva l’aria antica e il fascino di un oggetto che viene tramandato di generazione in generazione. Era dorata, con una catenina dello stesso colore, e dotata di uno sportellino di protezione. Riportava la rosa dei venti e minuscole scritte che indicavano i punti cardinali e dei numeri. La freccia principale era rossa, mentre il perno centrale era di un verde tenue. Dopo averla guardata a lungo, la posò al centro della pergamena e, restando ferma e accucciata, attese di scoprire quale verità stava dietro i due oggetti.


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Quando arrivò al centro della torre di Astronomia, Eloise, rimase sorpresa.
Per quanto fosse esperta di passaggi segreti, mai ne aveva visto uno che le permetteva di spostarsi così velocemente di quattro piani.
Non appena poggiò i piedi a terra, la felicità fu immane così come la mole di pensieri ricondubili all’utilizzo che poteva fare di quella scoperta.
Come poteva utilizzare quella stanzetta? Poteva iniziare realmente una nuova vita all’interno di essa? I prefetti non se ne sarebbero accorti?
Certo l’idea di avere un posto solo per se stessi nel castello era suggestiva, ma come si sarebbe dovuta comportare se lo avesse voluto far vedere a qualcuno? Poteva o non poteva portarci qualcuno?
Più le domande avevano risposte e più i quesiti aumentavano. Per assurdo, sembrava come se non potesse smettere di avere domande da porsi per l’immensa scoperta che aveva fatto.

Poggiando per terra la pergamena, aprendola con innata curiosità, vi notò una frase al centro che per molti poteva sembrare una minaccia:


“Chi sei?”



Alla domanda posta, la Tassorosso, non ebbe il tempo nemmeno di rispondere.
Infatti, non appena i suoi occhi verdi vennero a contatto con le parole uscirono ne uscirono delle nuove che la sorpresero.


“Il mio Amore, direi.”



Allla comparsa di quelle parole sulla pergamena, l’inchiostro iniziò ad espandersi su tutta la pergamena trasformandosi in una vera e propria cartina di Hogwarts, su cui non vi era delineato nessun movimento delle persone che vivevano nel castello ne passaggi segreti.
Eppure una peculiarità c’era e si trovava in fondo alla pergamena, sulla sua destra. Infatti, se la ragazza avesse spostato lo sguardo dalla bussola - la quale aveva iniziato stranamente a vibrare al contatto con quel foglio- avrebbe notato una calligrafia sbilenca, di colore verde scuro.


“Trovami, Cindy.”




Che fosse una richiesta d’aiuto? Da parte di chi? Era suo nonno?
A quelle domande ora Eloise poteva dare una risposta, ma come? Che la bussola la potesse indirizzare verso dove doveva andare? Che cosa poteva fare quell’oggetto oltre a vibrare? Che cosa stava per succedere nella vita della ragazza?
Nelle storie di ogni giorno c’è un punto di svolta che arriva in maniera inaspettata. Quella volta era capitato alla ragazza, come lo avrebbe colto?






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Bene, la tua quest di Background è conclusa. Ti prego di fare il post di chiusura e di recarti in infermeria per ristabilire i tuoi punti ps.
Come puoi aver capito dallo scritto, la mappa è priva di peculiarità se non per quella richiesta (di aiuto?) da parte di chi non si sa ancora. Come si comporterà Eloise?
Nel frattempo, per l’immenso impegno e per le grandi capacità on gdr ti premio con +3 PS +3PC +3 PM +2EXP.
Per qualsiasi dubbio resto a disposizione. Un saluto e complimenti ancora.
 
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view post Posted on 4/3/2018, 00:02
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Mentre disponeva il suo bottino di guerra sul pavimento freddo della Torre di Astronomia, ancora non riusciva a credere alla sorprendente scoperta a cui la sua ricerca l’aveva condotta. Era passato solo un giorno dal suo viaggio sull’Espresso per Hogwarts, dall’inizio del suo Terzo Anno e dalla partenza per il rotto della cuffia al Binario 9 e ¾, e mai si sarebbe aspettata una svolta così netta e repentina.
Dispiegò al meglio il foglio di pergamena e finalmente, dopo aver rimandato quella scoperta per il solo gusto di lasciarsela alla fine, ebbe modo di osservare la scritta che stava al centro. “Chi sei?” Già. Chi era lei? Era Cindy, la persona destinata a quel percorso, a quella ricerca, a quella storia, o Eloise, inconsapevole erede di un rapporto che non la riguardava?
Inclinò leggermente il capo, sentendo la presenza dei suoi nonni più forte che mai. Un groppo le avvolse la gola, lasciandola con il respiro sospeso, mentre si rendeva conto dell’incredibile eredità dei tempi passati. Il peso di quell’avventura gravava su di lei, ma non era un fardello: era la prorompente consapevolezza di possedere delle radici, di appartenere a una storia, di essere responsabile di quel lascito. E questa consapevolezza la muoveva, la proiettava in una dimensione più ampia e spostava il suo ruolo da “goccia in un oceano” a “foglia su un albero”. Come nel momento in cui aveva osservato il cielo, e si era sentita parte di un’universalità più ampia, così ora sentiva di appartenere a una storia.
Non era del tutto sicura di saper rispondere a quella domanda, ma non ebbe nemmeno il tempo di pensarci: presto comparirono nuove parole, ancora una volta destinate al suo alter ego, per la prima volta chiare. Dopo tutto quell’andare a zonzo per il Castello l’amore del nonno non poteva certo essere messo in discussione. Ancora una volta, Eloise si ritrovò a domandarsi cosa ne fosse stato di quell’amore negli anni a seguire, ma ancora una volta dovette rimandare l’impellenza di fare chiarezza sulla questione.
Come tentacoli d’inchiostro, piccole linee avevano iniziato a fare la loro comparsa sulla pergamena. Andavano a tracciare forme squadrate e curve, aggiungevano ombre e si intersecavano, definendo il chiaro e inconfondibile richiamo allo stesso luogo in cui lei stessa si trovava: il Castello di Hogwarts.
Colma di sorpresa, si chinò ulteriormente sul foglio per osservare i dettagli della mappa, le lentiggini vicine ai segni di inchiostro. Era una mappa estremamente dettagliata e, a colpo d’occhio, comprese che era ben altra cosa rispetto a quelle dei Tiri Vispi Weasley - che aveva sbirciato talmente tante volte da conoscerle a memoria. Non era in serie, era stata tracciata a mano, e la precisione era notevole.
La percorse in lungo e in largo alla ricerca di qualche dettaglio interessante, ma presto comprese che, a parte il passaggio segreto di cui aveva appena scoperto l’esistenza, non le suggeriva niente di nuovo. Provò una lieve fitta al cuore: sperava di poter scoprire altro, di aver trovato la chiave al grande mistero di Hogwarts: evidentemente non era così, e il mistero svelato non era altro che la storia dei suoi nonni.
Nell’istante in cui appoggiò la bussola, quella - ancora a contatto con le sue dita - prese a vibrare leggermente. Cosa stava accadendo? Non le era mai capitato di un fenomeno simile, specialmente se unito alla nuova scritta comparsa sulla pergamena. Eloise lesse le lettere vergate in inchiostro verde e comprese che i due artefatti erano più collegati di quanto sembrasse.
Rimase qualche istante a osservarli, immobile, fissando l’agitato ago della bussola dondolare tra l’ovest e il sud-ovest. Infine, avendo compreso che la soluzione non sarebbe stata immediata, decise di riporli, pronta a scendere fino al Terzo Piano. Raccolse pergamena, bussola, bacchetta e zaino e si avviò verso la porticina sulla Torre, prestando attenzione a evitare qualsiasi ronda sul suo cammino.
Se anche il capitolo che l’aveva portata dalle fondamenta del Castello alla sua sommità poteva considerarsi concluso, lo stesso non valeva per la storia in cui era entrata. Aveva trovato una stanza, aveva trovato dei passaggi, ma lo spiraglio verso il mondo esterno, verso il presente e il passato, restava socchiuso.


Grazie dell'avventura!
Statistiche
Punti Salute: 108/133
Punti Corpo: 82/84
Punti Mana: 84
Punti Esperienza: 15

Doppio colpo alla schiena + colpo allo stomaco + taglio alla caviglia sinistra
Attivo
Bacchetta
Una fiala di Pozione Rinvigorente
Una fiala di Pozione Mors Aparentis
Diadema della Veela
Pallottole Puzzole
Pacchettino di Gelatine TuttiGusti+1
Gessetto
 
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