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| Lo sguardo di Megan si spense in un istante quando Wolfgang pronunciò le sue ultime parole. Non doveva stupirsi d’altronde, era stata lei stessa a volerlo, e accettare tutto ciò che avrebbero portato le sue azioni restava una cosa da fare, inevitabile. Seppur consapevole, un velo di dispiacere si accese in volto, un velo che cercò di mascherare con un mezzo sorriso, inutile.
«Hai ragione.» ammise con sconforto. Un attimo di silenzio si fece spazio tra le due figure, andando a toccare i loro pensieri più profondi, un silenzio necessario almeno per la giovane Corvonero che, presa coscienza e coraggio, tornò a fissare gli occhi del Serpeverde. Cosa avrebbe potuto dirgli? Quanto la sua vita famigliare fosse bella e quanto i suoi genitori l’amassero? E poi? Si sentiva totalmente fuori luogo in quel momento, totalmente priva di ogni possibile via d’uscita, poteva sentire l’aria uscire e rientrare a fatica ed un peso tornarle a premere lo stomaco. L’agitazione tornò a farsi largo nel suo esile corpo, e la calma, di cui aveva potuto godere solo per qualche minuto, come era giunta andò via. «Cosa vuoi che ti dica? La mia vita, fuori da qui, scorre perfetta. Puoi iniziare tu a fare l’interrogatorio se vuoi. Sono tutt’orecchie.» allargò le braccia invitandolo a farsi avanti. Taglienti e provocatorie le parole uscirono fuori senza alcuna difficoltà. Se c’era una cosa che non riusciva a fare era tacere, era più forte di lei. Non voleva sembrare scortese con lui, ma quel lato inevitabilmente usciva fuori. Tuttavia, parlare della sua famiglia non lo trovava difficile, lo trovava semplicemente noioso: una normale famiglia di maghi, perfetta in tutto. Nonostante ciò, molte volte Megan si era chiesta se tutta quella perfezione fosse oggetto occulto di chissà quale mistero; non poteva esistere una famiglia dove non nascevano problemi, per quanto perfetta poteva essere. Eppure, anche se aveva mille pensieri, evitava di prenderli in considerazione; si adattava a quanto le accadeva intorno senza andare oltre, rimanendo in balia delle solite domande: come mai i suoi genitori viaggiavano tanto? Come mai non era a conoscenza del loro lavoro? Forse era stata proprio la sua consapevolezza, la sua sicurezza nel credere che qualcosa sotto c’era, ad averla sempre spinta a tacere. Dopotutto, perché rovinare tutto per delle domande? Paura, si trattava solo di quello. Paura che il muro portante crollasse improvvisamente, paura di poter rimanere sola senza nessuno vicino. D’altra parte, però, rimaneva la speranza che fossero solo brutti pensieri e basta.
Megan allontanò lo sguardo da Wolfgang, volgendolo verso la fitta pioggia che scendeva sopra di loro. Desiderava poter immergersi sotto quel temporale, sentire le gocce scorrerle lungo il viso, sentire quel senso di libertà dove ogni pensiero veniva lavato via. Allungò il braccio destro, ruotando il palmo verso l’alto: sentì le gocce gelide bagnarle la pelle dura ed un brivido freddo percorrerle l’intera epidermide; rabbrividì e chiuse gli occhi godendosi il momento, in attesa di chissà quale inatteso proseguimento.
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