O Ermione. Odi?

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~ Nieve Rigos
view post Posted on 16/8/2023, 14:40 by: ~ Nieve Rigos     +2   +1   -1
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entropia.

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”Erika, le sedute aggiuntive di agosto sono pensate per continuare l’elaborazione del ricordo. Quindi, se non riesce a venire, rimandiamo alla prossima volta.”

Il percorso da casa mia a Cascina si fa in 12/15 minuti in macchina. Non se vado a 120 km/h. In quel caso riesco a farlo in 6/7 minuti.
C’è una spinta ipomaniacale che mi chiede adrenalina. Che alza il volume della radio finché non sento neppure il sussurro fastidioso dei miei pensieri e tutto quello che vedo è la strada. La macchina trema un po’, ma io sono solida -una statua di pietra con lo sguardo di marmo fisso sull’asfalto. Non perdo mai la concentrazione. Mi aggrappo alla realtà e allo stimolo di correre.

Sto scappando, credo. Dai fantasmi, dagli incubi, dall’insonnia, dalle emicranie, dai flashback, dall’ansia, dal panico, dal pensiero ossessivo di questi ultimi mesi -“Un giorno, la mia vita sarà normale?”.
Lo so che il concetto di normalità è fuggevole e storpio, ma per una persona come me è un idillio. Forse dovrei parlare di semplicità o forse non dovrei dargli una connotazione. Quello che intendo dire è “un giorno la mia vita smetterà di essere com’è ora?”. Passerò, ad esempio, un ferragosto senza mal di testa perché con il caldo gli psicofarmaci funzionano di meno? O senza mal di pancia perché li ho presi a stomaco vuoto, dimenticando di non aver fatto colazione? O andrò a fare la spesa senza aggirarmi tra le corsie sbattendo contro i carrelli della gente e tornando a casa piena di lividi perché vado in iperventilazione tutte le cazzo di volte?

“Ale, stanotte mi hai detto di stare tranquilla? Di stare tranquilla perché c’eri tu con me? Ho questo ricordo, ma non so se l’ho sognato o meno.”
“Sì. Hai cominciato a tremare e a piangere come se ti stessero facendo del male. Allora ti ho abbracciata e rassicurata.”


Quindi, scusa se ho paura di scavare, Desirèe. Lo so che fai il tuo lavoro e che tenti di aiutarmi con l’EMDR. Che probabilmente andare avanti mi farebbe stare meno peggio. Ma ho una paura così fottuta che non so dirtelo. Non so dirlo nemmeno a me stessa. Ce lo dice il mio corpo con le occhiaie, la stanchezza, il pallore, i segni dello skin picking, i lividi, la tristezza, le lacrime sempre sull’orlo delle ciglia quando ci vediamo e tu non mi hai ancora chiesto “come sta oggi, Erika?” perché io lo so dove andremo a parare dopo i convenevoli. E la mia mente vede già le immagini e sente tutto quel dolore e riesco solo a piegarmi sulla sedia e a coprirmi il viso con le mani.

“Quando ti decidi a scendere, magari…”

Mamma lo ripete continuamente. C’è quella sottile nota di rimprovero, quasi che non mi stessi impegnando abbastanza. Del resto, sono 5 anni che vado dalla psicoterapeuta. Vaglielo a spiegare che mi porto dietro 20 anni di traumi. Quando provo a farglielo notare, la sua risposta è “eh lo so… ma prima o poi bisogna fare i conti con il proprio vissuto e andare avanti perché la vita è così”. GRAZIE AL CAZZO, MAMMA.
Dillo alla versione di me bambina e adolescente che hai fatto sentire invisibile prima e prematuramente adultizzata poi. È di loro che mi sto prendendo cura io. È dei ricordi che le tormentano e con cui hanno dovuto convivere che stiamo pagando le conseguenze.

“Ehi, stai bene? Posso fare qualcosa per te?”

Sto piangendo, rannicchiata, su un gradino a Piazza Guerrazzi. È morta anche lei, che mi ha cresciuta. L’ultimo messaggio che le ho scritto -e a cui lei non ha avuto il coraggio di rispondere, perché so quanto male le avrebbe fatto- è stato “Ti voglio tanto bene”. Allora mi accascio in pieno giorno sotto lo sguardo dei passanti.
È una signora insieme a degli amici a fermarsi, ma io le dico che va tutto bene e la mando via. Per pudore. C’è pudore nel dolore? Se sì, perché?

“Soffri di PTSD nella sua versione Complex.”

Sono sempre in stato di allerta. Questo vuol dire che se tu esci a fare la spesa, io temo che nel tragitto possa succederti qualcosa; per questo non ritardare mai senza avvisarmi. Significa che da 5 giorni Ania non sta bene e io vivo con un’angoscia che mi fa mancare l’aria, pensando ad ogni scenario negativo possibile. Soprattutto il peggiore. Soprattutto dandomi la colpa.
Significa anche che ho Sid a casa e mi sento una merda all’idea di non dargli abbastanza attenzioni. Sono una cattiva madre? Si sente abbandonato? Quando sto con lui, è Ania a sentirsi abbandonata? È questo che la fa stare peggio? E se anche a Sid succedesse qualcosa a causa mia?

130 km/h

Non voglio tornare a casa. Voglio continuare a guidare finché non dimentico come mi chiamo e quale cazzo di svolta ho preso.
 
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