O Ermione. Odi?

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~ Nieve Rigos
view post Posted on 14/5/2021, 08:18 by: ~ Nieve Rigos     +12   +1   -1
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entropia.

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Ho passato una vita d'inferno e realizzarlo, poche settimane fa, mi ha quasi fatto piangere. Mi ero sempre convinta che solo gli ultimi 3/4 anni fossero stati molto difficili, che avessi avuto un'infanzia perfetta, che i miei problemi fossero di 'recente acquisizione'. Invece, scavando e guardandomi dentro, ho scoperto di aver iniziato a stare male molto prima di quanto credessi. Perfino prima dei miei 8 anni e mezzo.
Dirlo (scriverlo) mi fa battere forte il cuore: per la rabbia, per la frustrazione, per la tenerezza. Ero così tanto piccola e così tanto, tanto sola.

Gli ultimi 3 anni, per me, sono stati una giostra che continuava ad andare verso il basso, finché non sono stata attorniata dal buio più fitto. Non c'erano alti. Era sono un grande, lungo, insopportabile basso.
E, a Maggio dell'anno scorso, mi sono spezzata. Così forte che ho sentito un crack sordo annunciarmi che avevo smesso di tenere duro. Non è che io, il fondo, l'ho solo toccato. L'ho scavato e raschiato e ci ho strisciato sopra finché di me non sono rimasti che brandelli di carne e ossa esposte. E tutto bruciava fortissimo.

Io, che per una vita mi ero vantata della mia capacità di farcela sempre e comunque, non ce l'ho fatta più.

Fast forward to oggi, dove non credevo sarei mai arrivata. A dicembre 2020, tutta acciaccata e spaventata, tutta tremante, capisco di dover cambiare la mia vita professionale. Sento che merito di essere felice e che la sola cosa che mi abbia mai reso tale - perfino quando ero una bambina triste e sola - è la scrittura. E continua ad esserlo.

È questo che voglio fare nella vita, realizzo: scrivere.
Prendere consapevolezza del mio desiderio, però, mi annichilisce. Significa mettere da parte anni di studio universitario, ricominciare a formarsi, andare incontro a un'incognita così grande da avere i contorni di un salto nel vuoto. E se non ci riuscissi? E se mi beccassi plurime porte in faccia? E se mi venisse detto che scrivo male? So che ne morirei e che non saprei cosa farne di me.

Ma io, in quel vuoto buio, ci ho vissuto per tutta la vita. Se devo saltare, dopo tutto quello che ho passato, mi dico: "salta, Erika, cazzo! Salta e basta!"

E salto. Mi ci rituffo nell'ignoto, ancora claudicante per gli effetti sconvolgenti di 6 mesi di pura agonia con il corpo e il cervello sottosopra. Salto e basta, cazzo.

E succede che, dopo solo 4 mesi di studio matto e disperatissimo per perseguire il mio sogno di una vita, vengo contattata da due aziende.
E succede che una delle due mi assume e mi fa firmare il contratto proprio ieri.
E succede che, in quell'ambiente di lavoro, trovo una mamma tutor che somiglia a Lady Cocca di Robin Hood e che adoro. E che trovo un capo che mi dice "Alla fine dei 6 mesi, io ti voglio assumere a indeterminato".
Io, cinica: "Andrea, non mi conosci nemmeno. Vedi come lavoro prima ché magari faccio danno e te ne penti."
E lui: "Impossibile. Farò di tutto per farti rimanere."

E succede anche che apro un profilo Instagram dove faccio divulgazione, e che apro un blog e lancio un podcast di cui vado fierissima, e che le persone mi contattano per dirmi quanto le abbia aiutate, e che stringo nuove amicizie e ne recupero di vecchie e conosco persone bellissime che mi fanno sentire voluta bene e consolano quella piccola bimba che vive ancora in me e scappa sempre dagli altri per paura di essere abbandonata - "ti lascio prima io così non puoi lasciarmi tu" è sempre stata la mia filosofia di vita. E mi esplode il cuore di gioia perché, forse, sto imparando a non scappare più dalle persone cui voglio bene.

Soprattutto, succede una cosa che non pensavo potesse succedere così "presto". Smetto di vergognarmi di me e rivelo al mondo di soffrire di disturbi mentali. Mi ca'o malissimo e ringrazio gli antidepressivi e le benzodiazepine perché, altrimenti, avrei avuto un attacco di cuore. Ma lo faccio perché, diamine, non ho nulla di cui vergognarmi. E non voglio che gli altri si sentano soli nello stare male. Voglio che sappiano che stare male non debba essere motivo di imbarazzo e che una diagnosi non è tutta te. C'è molto di più in me, in te, in tutti di un'etichetta.

C'ho ancora l'ansia, eh. E tutti gli altri sintomi demmé che mi fanno stare rannicchiata sotto le coperte, o venire la nausea, o flashbackare malissimo, o avere paure assurde sul rifiuto e l'abbandono, o dissociarmi, o non sentirmi mai all'altezza, o altre migliaia di cose che ve faccio crescere la barba se continuo a elencarle.
Ma ho anche degli amiki bellissimi (nuovi e vecchi) che mi stanno vicino, un lavoro che mi piace, scrivo per vivere, sorrido molto di più, bacio gattini e canini per pet therapy, aiuto gli altri a stare meglio e mi voglio un po' più bene.

Enniente.
Sono Erika.
Soffro di disturbi mentali.
Mi sono fatta biondo platino.
Faccio la copywriter!!!!
E ti dico che può andare male malissimo per un po', ma può andare anche bene benissimo se resisti.
E chiama un cazzo di psicoterapeuta se stai male, ché la tua salute mentale è importante, scemin*.
O, al limite, scrivimi e ti aiuto io (a trovarne uno, obv).
Cià. ❤️
 
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55 replies since 26/4/2017, 12:12   1784 views
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