A tipical Irishman

Non poté fare a meno di fare un mezzo sorriso nel vedere Sirius bere e cercare di distogliere la mente da quei suoi demoni che lo stavano tormentando.
Sembrava una brava persona e non meritava una tale sofferenza, non per sempre per lo meno. Prima o poi le cose dovevano passare o sarebbe esploso e a quel punto probabilmente non sarebbe rimasto nulla di lui.
Si grattò distrattamente la barba, con fare pensoso, mentre meditava tra sé e sé. Nel discorso con Sirius riguardo alla giustizia,
quanto era vero ciò che diceva? Il dubbio sembrava non essersene mai andata da lui, persisteva e tornava a galla quando meno se lo aspettava. Perciò si domandò quanto fosse vero riguardo al Ministero della Magia e sugli Auror, perché se era vero avrebbe dovuto trovare la zona marcia e tagliarla via.
Si ridestò dai suoi pensieri, quando Sirius gli chiese se prima o poi lo avrebbe accompagnato sull'isola di Skellig e annuì con un sorriso entusiasta. «Con piacere! E' comunque un'isola irlandese, perciò vedrai un angolo di paradiso irlandese!» disse tutto orgoglioso.
Amava alla follia il suo paese mentre Londra lo stava facendo esasperare con il suo caos.
Quando venne nominato Rhaegar Wilde, il Capo Auror, di cui non aveva una così limpida opinione. Lo aveva visto di sfuggita solo una volta al funerale del padre, il resto era sentito dire per fama o sulla Gazzetta del Profeta. «Presumo per i giorni festivi e poi non so. Devo ancora sostenere il colloquio e non so quando potrò meritarmi una pausa, anche se solo di un giorno libero. Sicuramente ti manderò un gufo!»

“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”

Alla fine la serata si era rivelata più piacevole del previsto. Dal trovare un semplice compagno di bevuto, forse aveva addirittura trovato un amico. Ed era proprio vero che a volte gli amici si trovano nei luoghi più strani e in delle singolari situazioni.
«Possiamo provare non appena avremo svuotato i boccali, sempre che riesca a smaterializzarmi come si deve con questo ronzio nelle orecchie.» esclamò, scoppiando in una fragorosa risata. «Per sicurezza faremo a tappe, non voglio ritrovarmi improvvisamente contro uno scoglio per colpa dell'alcol!» Si passò una mano tra i capelli, umidi di sudore, rigettandoli all'indietro, senza smettere di ridere. «Rischiamo veramente di fare come quel detto Babbano: ❝Se bevi e poi ti metti a guidare, poi sbandi!❞» E rise più forte, credendo di aver detto la battuto del secolo. Ormai era diventato tutt'uno con i capelli e la barba, la faccia ormai era rossa tra alcol, caldo e le risate.
Si asciugò una lacrima che gli era uscita dal troppo ridere, ormai anche la seconda birra si faceva sentire. Quando Sirius gli parlò dell'amore per le ciambelle del Capo Auror, Aiden improvvisò una faccia che palesava chiaramente un finto stupore. «Quindi mi stai dicendo che in realtà il signor Wilde è Capitan Ciambella?» buttò lì, tanto per fare l'ennesima battuta da brillo. E per fortuna che non era ancora totalmente ubriaco, altrimenti si sarebbe certamente messo a ballare e cantare mezzo nudo sul tavolo, rischiando di farsi buttare fuori da Tom per atti osceni in pubblico.

“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”

E ci era riuscito: aveva contagiato Sirius con delle risate da battere perfino uno degli articoli dei Tiri Vispi Weasley.
All'udire la frase del docente di volo, Aiden dovette sforzarsi dal sembrare serio - almeno il tempo di dire l'ennesima battuta -
e alzò un dito. «Aspetta, aspetta. Ma io mi sono già spaccato... la milza! Troppe risante!» Diede una serie di manate sul legno del tavolo, tanto che catturò l'attenzione di mezzo pub che gli guardava tra lo stranito e il divertito; infondo non era la prima volta che assistevano all'ennesima uscita di gente ubriaca. E poi loro stavano solo ridendo, molto forte,
ma solo ridendo.
«Una ciambella al giorno, toglie l'Oscuro di torno!» Il detto originale sarebbe risultato fuori luogo con la battuta di Sirius, perciò Aiden dovette adattarla alla situazione, pensando al Capo Auror e al suo irresistibile amore per le ciambelle. «E se diventassi anch'io una ciambella? Non per il morso del signor Wilde, ma perché mi ritroverei a mangiarne troppe? Il mio bellissimo fisico si rovinerebbe e chi vorrebbe poi un irlandese sexy come me? Le ragazze sarebbero in lutto, te lo dico io!»
Se fosse stato sobrio non avrebbe mai parlato delle ragazze. Non perché fosse un argomento taboo per lui, ma perché si vergognava ad ammettere come non fosse mai riuscito ad avere un rapporto con una ragazza. Ciò lo avrebbe messo a dir poco a disagio e non perché non gli interessassero, ma perché aveva sempre aspettato quella giusta. Peccato che avrebbe dovuto rinunciarci se fosse diventato Auror, non poteva di certo sopportare l'idea di farle soffrire con la sua prematura dipartita.

“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”

A momenti impregnò il tavolo con la saliva che stava sputacchiando dalle risate diventate ormai incontenibili.
Lo humor si era fatto così sottile, così nero, che perfino la Regina Elisabetta gli avrebbe baciati per un simile British Humor. Peccato che lui fosse irlandese...
Alla battuta di Sirius, Aiden si fece aria con la mano, la faccia di uno che la sapeva lunga. «Ehhhhh ma io voglio mostrare un altro tipo di sostanza, ti pare? Finché si è giovani è giusto divertirsi!» Si alzò di botto dalla sedia e,
pronto a strizzarsi il pacco per enfatizzare meglio di cosa si riferisse, venne prontamente fermato da Tom - si era avvicinato veloce come un cavallo da corsa - che lo spinse nuovamente a sedere.
«Weiss, frena la lingua. Questo è un pub, non un locale notturno. Se devi liberare gli ormoni, prenditi una stanza e portaci una ragazza.» fu la frase, detta a mezza voce, di Tom.
Aiden lo guardò come se non avesse minimamente capito, la mente annebbiata dall'alcol. «Stavamo solo ridendo...»
«E meno male! Ci mancava che mostrassi a tutti la tua bacchetta... Poi sarebbe stata l'ennesima cavolata che fai nel mio pub.»
Alzò le mani, come per volersi arrendere. «Tranquillo, la mia bacchetta è al sicuro! La tirerò fuori solo in casi estremi!» E rise.

“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”

«Dovrei chiedere a mio fratello, lui è un Medimago e queste cose le saprà sicuramente!» disse, grattandosi il mento barbuto con aria pensosa riguardo al modificare i propri attributi maschili.
Non seppe dire, con esattezza, quanto Tom se la prese per la reazione improvvisa di Sirius. C'era da dire che Tom aveva sicuramente esagerato nell'intimarli di darsi una calmata, non stavano facendo nulla di male se non ridere a più non posso. Niente duelli, niente balletti idioti sui tavoli senza indumenti, niente risse. Tom era davvero diventato insopportabile con le lamentele.
Dovette soffocare la risata dietro il palmo della mano, piuttosto che esplodere in faccia a Tom, rischiando dunque di fare più danno a quella situazione. Sperò solo che non venissero cacciati per la reazione di Sirius, ma sembrò che Tom ci diede un taglio rapido, sebebene se ne andò con il viso contratto dalla rabbia.
«Sbaglio è diventato più suscettibile?» domandò a mezza voce, facendo in modo che solo Sirius lo sentisse. «Nessuno si lamenterebbe per delle risate, giusto? Deve essergli successo qualcosa se addirittura si lamenta per due persone che ridono beatamente da ubriache.»

“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”

«Bere sarebbe la soluzione migliore per Tom, anche perché nemmeno mia zia andrebbe a letto con lui.» ridacchiò, portandosi una mano davanti alla bocca non appena sentì dei passi avvicinarsi al loro tavolo e diede una rapida occhiata alla ragazza che era arrivata per sapere se volevano altro. Le regalò in piccolo sorriso. «No grazie.»
Tornò a fissare Sirius, notando un bagliore strano nei suoi occhi. Che avesse voluto divertirsi in una qualche rissa con il barista?
Se era così, perfino lui non poteva negare di aver voluto tirare qualche pugno o due. Ma a quanto pare l'occasione era sfumata.
Prese la birra offerta da Sirius e lo fece appena tintinnare contro quella di lui. «Allora, professore. La vita da insegnante come procede? Qualche bella collega con cui fare sfoggio del tuo manico di scopa?» Scoppiò a ridere e gli diede una pacca amichevole sulla schiena. «Scusa, è colpa dell'alcol. Di solito non parlo così da sobrio. In effetti non parlo proprio di queste cose.»

“And I started to hear it again, but this time it wasn't the end.”