Time flies over us, but leaves its shadow behind.

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view post Posted on 16/10/2016, 14:23
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You can take the darkness out of the man, but you can't force him to step into the light.

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Scheda Thalia J. Moran
Non appena l'insegnante profferì parola, il suo sguardo scattò prendendo visione della svariata collezione di volumi e testi antichi di cui il professore era divenuto l'assoluto proprietario.
Le sue parole lasciavano presagire chiaramente che egli avesse compiuto ciò di cui tanto avevano discusso da quando aveva varcato la soglia del suo studio, ovvero "viaggi" - se così potevano essere definiti - tra una dimensione spazio-temporale e l'altra.
Il fascino di quella scoperta fu pari ad una scossa elettrica, come se tutta la tensione di quella complicata conversazione avesse finalmente rilasciato tutta l'adrenalina accumulata.

«Credo di sì.» rispose infine, curvando appena le labbra in un sorriso mesto «Ovviamente tutto ha un prezzo, ma dubito che una persona avveduta come lei si mobiliti in simili azioni senza una ragione più che valida. Quindi ho ragione di credere che ci sia sempre un caso, o più d'uno, per cui valga la pena rischiare.»
Aveva compreso quanto l'insegnante aveva cercato di dirle? Avrebbe voluto chiedere e sapere di più? Certo.
Avrebbe osato chiedere? Probabile.
Si sistemò meglio sulla poltroncina, rilassandosi nuovamente, prima di azzardare una domanda.

«Suppongo che non fossero scambi basati su un accordo. Altrimenti la componente di rischio si sarebbe annullata seduta stante. Lo abbiamo detto all'inizio di questa conversazione. E del resto, la sua opinione è chiara, se non cristallina.»
La domanda che più premeva per essere posta era quella riguardante la persona stessa che le sedeva di fronte: dove trovava il tempo, in quella dimensione, di viaggiare fino al XII secolo - ad esempio - chiacchierando con eminenti esponenti del mondo magico, tenere lezioni ad Hogwarts e, infine, restare a disposizione di chiunque necessitasse di un suo consiglio nel presente?
C'era qualcosa che non tornava in tutto quel ragionamento.

«E quindi... come? Come ha recuperato alcuni di quei volumi?»
Avrebbe potuto usare termini più forbiti per porre quella semplice domanda, ma aveva trovato oltremodo più comodo utilizzare termini che dimezzassero la difficoltà di comprensione della risposta che sarebbe giunta, forse, di lì a poco.
Per l'intera conversazione aveva cercato di mantenere un certo riserbo nelle domande, per non rischiare di farsi cacciare da quell'Ufficio così affascinante in ogni sua componente. Sperò, dunque, che l'insegnante portasse ancora un po' di pazienza, così da permetterle di giungere alla conclusione finale, secondo un ragionamento calcolato in ogni punto. Che fosse per timore reverenziale verso quell'uomo o amore per la chiarezza, questo era tutto da vedere.



 
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view post Posted on 7/12/2016, 17:34
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Il terremoto era arrivato.
Era la scossa. Energia che era stata stockata lungamente sino a quel momento, improvvisamente in un unico istante era stata infine liberata. Un'ammissione, al confine di una confessione scritta di un crimine compiuto per la più Giovane, un'ammissione, ai limiti di un vanto del più anziano. Qual era la verità? Non c'era? Era insopportabile? Se ne sarebbe andata sdegnata, dopo aver così lungamente condannato la sola ipotesi teorica che quel qualcosa che in realtà avveniva da anni con regolarità potesse verificarsi una sola ed unica volta. Qual era il rischio più concreto? Che lui la cacciasse, o che lei se ne andasse? Era un duello? Una questione di nervi saldi, e calma? Chi avrebbe ceduto per primo? Avrebbe atteso a sufficienza? La questione del resto era anche di salvare la faccia, non lasciare che la Giovane se ne andasse interpretando quel suo silenzio come un rifiuto, allo stesso tempo non rincorrerla, ma dare adito all'eventualità che stesse seriamente rimuginando con un minimo di pentimento a quanto fosse degno di essere rivelato. Era un gioco complicato, per molti versi difficile, di riflessi e controriflessi, di apparenze e verità mancate. Eppure, non c'era poi molto da decidere, ed era irrevocabilmente deciso nello stare su quella stessa posizione elaborato decenni prima, e sempre riconfermata da ogni lunga, interminabile elucubrazione. Faceva quello che andava fatto, ed avrebbe continuato a farlo. Non c'era margine di trattativa. Cos'avrebbe dovuto fare? Mettere in dubbio, in forse, decenni di rischi, attività al confine della zona grigia, con saltuarie nette invasioni oltre, per che cosa? Chi ne avrebbe guadagnato in fondo? E soprattutto perchè? Era eticamente dubbio quanto faceva? Salvare quanto era destinato a scomparire era un vero imperdonabile peccato? Ci sarebbe stato margine per altro? E potendo agire, non sarebbe stato decisamente peggio lavarsene platealmente le mani? Il fatto che non fossero poi in molti a saperlo, di quanto cambiava l'intera questione? Non di un singolo pollice, non poteva pioverci.
I secondi passavano, la lancetta dei secondi del pendolo procedeva lenta sul bianco del quadrante, le cifre romane impresse sfilavano silenziosamente, mute spettatrici di quanto stesse accadendo, ancelle dell'ineluttabilità stessa del tempo.
Sorrise, come stavano le cose?
Era tempo di proseguire?


Ha ragione, il Tempo è prezioso, per ironia della sorte. E non va sprecato. Se non vi fosse una buona ragione, probabilmente ne farei anche a meno, se leggo bene tra le righe quello che va dicendo la sua non è un'accusa, non nego una certa soddisfazione, ma un certo interesse sulla natura di tali scambi, se così vogliamo definirli, giusto? Non per essere ripetitivo, ma in parte le ho già risposto, quando meno se l'aspettava. Il che spiega penso tutto, da un lato il perchè farlo, dall'altro il cosa. Lei può chiamarla gloria, certo, è sempre stata una potente leva d'azione, ma a dipendenza dei casi non sufficiente. Sono troppo vecchio per andare a zonzo per la Storia in cerca di Gloria, e sono uno Storico per vocazione, quello a cui ambisco è la conoscenza. Quale crede che sia il maggior limite, e il miglior pregio del lavoro di uno Storico?

Semplicità che ne richiamava altrettanta.
Da un lato, e dall'altro della scrivania.
Era quasi una sfida, una lotta intestina.
Dove si trovava la chiarezza?
Poteva essere sempre più cristallina?
Quale sarebbe stato il prezzo da pagare?
L'avrebbero pagato volentieri?
In caso contrario?


Come.
Un'ottima domanda.
Anche in questo caso... ambigua. Stiamo parlando di centinaia di volumi, ognuno con una sua Storia, salvati dalla distruzione certa, da un'opera ce non esiterei nel definire pia. Quanto a noi è arrivato dal Passato, ci è stato tramandato dagli Avi come saprà, e soprattutto più si risale il Tempo, più tutto diventa incerto. Solo una minima parte di quanto prodotto dagli Antichi, è a noi pervenuta, guerre, incendi, morti, naufragi, catastrofi naturali hanno lentamente contribuito nel dimezzare man mano la nostra eredità. Pensi alla biblioteca di Alessandria, saprà anche lei la triste fine cui è stata condannata da una sommossa popolare. Senza giudicare il come e il perchè questa si sia verificata, il risultato ha comportato un disastro culturalmente nucleare per l'umanità intera. Milioni di rotoli finiti in cenere. I Peverell possono vantare qualche centinaio di rotoli, copie e originali di quella stessa biblioteca, salvati da una fine miseranda. A che pro sarebbero dovuti finire in cenere? Perchè era scritto che andasse così? Non sarebbe stato un atto inumano e bestiale condannarle al loro destino? Per quanto, e qui torniamo alle Profezie, questo nasconda profondissimi pericoli, e riapra questioni che erano andate a morire.


Certo, il giusto prezzo era stato pagato.
Faceva parte di quella transazione con la Storia.
Una cambiale che non sempre era possibile pagare.
Ma che andava fatto.
Pena, la fine del gioco.
I rischi del mestiere?
Come uscirne?
La fuga?

 
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view post Posted on 17/12/2016, 13:46
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Scheda Thalia J. Moran
La conversazione stava rivelando un tratto di sé più controverso di quanto si sarebbe aspettata.
C'era da capire solamente che cosa, di fatto, l'insegnante non le stesse dicendo.
Il che, a ben vedere, era tutto ciò di cui aveva bisogno e, allo stesso tempo, tutto ciò di cui mancava.
La gloria aveva reso celebri centinaia di maghi nel corso della Storia, ma questo - il viaggio e lo scambio di beni altrimenti perduti - era qualcosa di ben diverso, come sovente l'anziano aveva cercato di spiegarle. Si sentì sciocca, nel rimanere in silenzio, con lo sguardo probabilmente inebetito di fronte a tali elucubrazioni e ragionamenti così lontani dalla sua innocente persona. Mai si sarebbe macchiata di tali atti, lo scambio illecito o semplicemente l'appropriazione di un bene appartenente a un'altro mago. Tuttavia, qualcosa nel meccanismo intrinseco, adibito alla regolazione di alcuni valori come l'onore e l'orgoglio, scattò.

«Il miglior pregio del lavoro di uno Storico? Credo che la conoscenza di un evento, studiato nei minimi dettagli, si basi su una serie di variabili a seconda del caso. Studiarle senza intromettersi col proprio senso logico e col proprio opportunismo, condizionandone la pura comprensione, sia forse l'atto più difficile, e tuttavia necessario, che uno studioso possa compiere. In effetti, ora che mi fa riflettere su questo aspetto, credo che lo Storico aneli non soltanto allo studio teorico, ma quanto più empirico possibile. Il che, a parer mio, rende impossibile guardare ad evento senza condizionarlo.»
Aveva risposto alla domanda dell'insegnante? Ogni sua parola sembrava una contraddizione a quanto affermato dal Professore di Storia della Magia. Ebbe l'impressione di aver fatto un buco nell'acqua, per così dire, ma attese pazientemente che una nuova idea affiorasse nella sua mente.
«E per condizionarlo intendo distorcere la realtà secondo le proprie necessità. Che sia per gloria, amore per la materia o per qualsiasi altra ragione.»
Inspirò profondamente, certa di aver complicato ulteriormente la sua posizione in quel contesto. Sembrava tutto troppo surreale e, nell'ascoltare la restante argomentazione, si stupì di come la mente dell'uomo seduto all'altro lato della scrivania elaborasse una tale quantità di informazioni, riducendole al minimo e al contempo donando loro una versione migliore e maggiormente interessante, garantendole un differente punto di vista.
«Come dicevo poco fa...» esordì nuovamente «...intromettersi nel Destino, qualunque esso sia, credo sia azzardato. Per quante buone ragioni si possano addurre ad un tale agire, ci sono questioni che dovrebbero restare immutate. Ad un'azione corrisponde una reazione, in fondo. E se modificando la natura di quelle pergamene, salvandole dall'incenerimento, si cambiasse irreparabilmente questa o un'altra linea temporale? Quei manoscritti ne valgono la pena? In termini di utilità sono certamente convinta che perderli sarebbe una catastrofe, ma non dubito che il Genio che ha condotto alle loro redazioni si possa ripresentare in altre forme. In fondo, se il Destino è già scritto e varia solamente da una linea temporale all'altra, che cosa impedisce a due o più linee di intrecciarsi in un medesimo punto? Non è detto che ciò accada e non è detto il contrario.
Sono abbastanza sicura che lei capisca che cosa intendo. La tentazione di intromettersi in faccende non direttamente personali è insita nella natura umana, persino nell'individuo più disinteressato del mondo, eppure lo Storico ha una sete di conoscenza tale che - in alcuni casi - potrebbe essere disposto a rischiare tutto, pur di sapere. Un sapere che potrebbe causare reazioni inaspettate.»

Mancava solamente un appunto a quel ragionamento, ma non era sicura di sapergli rendere piena giustizia.
«E supponendo che quanto dice sia vero - e non ne dubito - un oggetto occupa uno spazio ed un tempo ben precisi. Se esistono più linee temporali ed ogni elemento fisico al loro interno occupa uno spazio ben preciso, allora è anche vero che spostando quell'elemento, portandolo su una linea temporale in cui questo è ormai svanito per svariate ragioni, si crea uno spazio vuoto nella linea originaria. Come fa lo Storico che viaggi da una linea all'altra a permettere che ciò accada? Si tratta di una considerazione sfuggita alla sua attenta valutazione oppure di un semplice effetto collaterale? E ancora, mi chiedo se non sia controproducente privare una linea temporale di un suo elemento se, come dice lei, ogni linea temporale è diversa dall'altra.»
Un ultimo fronzolo a quella risposta e avrebbe terminato col proprio ragionamento.
«Quale giustificazione fornisce a se stesso lo storico, lei ad esempio, per un uso tanto invasivo di un manufatto magico che gli consenta di passare da una dimensione all'altra? Mi incuriosisce questo aspetto e mi auguro di non risultare invadente. Non è mia intenzione.»
Il silenzio tornò ad albergare nello studio dell'insegnante e vi sarebbe rimasto finché quest'ultimo non avesse scelto di rispondere o meno ai suoi ragionamenti e alle sue domande. Era un terreno minato, senza dubbio, ma quell'ultimo istante di discussione aveva riacceso in lei la voglia di saperne di più, sperando di comprendere pienamente quanto il professore avrebbe o meno cercato di dirle.


 
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view post Posted on 20/9/2017, 21:02
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Restavano in quella che era un'evidente impasse?
Come ne sarebbe uscito da tutta quella faccenda? Quanto meno era consolante che non avesse deciso autonomamente di infilarsi in quel discorso. O per meglio dire, sì, l'aveva fatto. Ma non sino a quel punto, si era fermato ben prima, e il Fato aveva fatto il resto. Se era destino che andasse così, cosa avrebbe dovuto fare in alternativa? Calarsi dalla finestra? Aveva vuotato il sacco troppo presto, e troppo in fretta? Era finito tra le braccia non di una bella fanciulla, ma della figlia di un arcigno irreprensibile doganiere? Come stavano i fatti poi? C'era davvero un problema? Non c'era? Non ci sarebbe mai stato? Perchè non riprendere quello che stava mano mano assumendo sempre più i contorni di un silenzio imbarazzato dalla parte più semplice di tutta quella Storia? Quanto ci era andata vicino? Era un gioco? Ostinarsi nello sfiorare, senza mai toccare? Avrebbe potuto sostenere che se anche non avesse sentito quelle esatte parole, allora erano sbagliate obbligatoriamente? Quanti grigi esistevano in quella personalissima scala cui stavano dando vita? Quanto era davvero impossibile? Lo era? Se lo fosse stato, come avrebbero potuto pensare di andare avanti? Mosse un dito, era tornato a respirare? Aveva trattenuto il fiato? Si era semplicemente perso? Aveva finito per ascoltare l'intero discorso della giovane Tassorosso, o ne aveva persi diversi stralci tra uno sproloquio e uno spropensiero. Cosa ne sarebbe conseguito? Stava per rispondere a qualcosa che la giovane non aveva mai nemmeno pensato di scomodare? O era quello veramente il punto? Da che parte era finita la palla? Chi teneva il boccino?


Credo anche in questo caso abbia sfiorato quella che ritengo essere la soluzione. Per quanto lei possa trovarlo impossibile, uno storico deve essere obiettivo, e a garanzia di questo c'è il distacco almeno temporale dall'oggetto della sua analisi. Io potrei tranquillamente affermare che la terza guerra nanica sia stata persa a fronte di un'improvvisa carestia di mele rosse in tutta Europa. A fronte di ciò dovrei riuscire a portarne le prove, o almeno a provare a cercarle, dimostrando logicamente quanto suggerirebbe tale teoria. Il fatto che io possa trovare particolarmente gustose le mele rosse, o simpatici i nani non dovrebbe costituire un elemento della mia analisi, potrà influenzarlo forse, è vero, ma alla fine dovrei comunque riuscire a far quadrare i conti. Resterebbero poi decine di colleghi pronti a dimostrare quanto sia assurda tale teoria. Dunque, posso confidarle di ritenere ancora una volta il Tempo il migliore amico, ma allo stesso modo proprio per le ragioni che lei esponeva penso anche che una seria analisi storica del presente sia impossibile da condurre. La Storia contemporanea non esiste, sono solo pettegolezzi di vecchi tromboni.

Sembrava quasi di sentire in sottofondo un fiero 'e non è il mio caso'.
Ma tacque, soddisfatto di aver veleggiato oltre il primo scoglio.
Una vittoria? Quanto era costata? Non molto, almeno quella.
Restava poi il resto, tutta un'altra Storia, certo.
Ma non impossibile, in fondo era sufficiente un minimo di buon senso. Una certa e probabilmente forte capacità comprensiva, ed elasticità mentale. Quanto bastasse? Un cucchiaino di zucchero, un goccio d'olio, e servita la soluzione in tavola? Non funzionava proprio così, ma sarebbe stato quasi comodo. Qualcuno che sapesse sfornare e impastare sarebbe stato in grado di trovarlo, ed era decisamente più economica una figura del genere, che non una che ogni volta elaborasse sempre più complicate e bislacche soluzioni. Quello che commettevano da secoli era un delitto nei confronti della Storia? Li avrebbero trascinati all'Aja se solo l'avessero saputo quegli sconsiderati? In quanti potevano vantare dei diritti? In quanti erano bisognosi di protezione, e in quanti avrebbero potuto riceverla? Ma soprattutto, chi sarebbe stato in grado di farlo? A che pro? Se qualcosa era considerata perduta, significava che lo fosse obbligatoriamente? Quanto ne restava segnata la linea temporale? Ne era stato sovvertito l'equilibrio in una maniera tanto radicalmente ignota, da causarne un collasso? E a cosa avrebbe dato luogo? C'erano effetti reali tangibili destabilizzanti in tutto quello? E se ci fosse stato un modo di aggirare tutto quello? E così tornavano alla Giratempo.
Sarebbe stato legittimo farvi ricorso, in fondo.
In ogni caso. Ma sorrise comunque.
Era buona creanza, dopo tutto.


Probabilmente lei corre troppo. Quanto sostiene, se fosse vero, evidentemente porrebbe dei serissimi interrogativi. E quanto meno qualche monito. Ma le domando, varrebbe la pena mettere a repentaglio l'esistenza stessa di un mondo, per salvare un libro? Per 'aggravare' il problema mi chiederei: cosa saremmo noi, in fondo, senza i libri? Ma il dilemma potrebbe risultare meno tragico di quanto non si creda, in due diversi modi. Come le ho detto se volessimo effettivamente incidere sul passato dovremmo ricorrere a una Giratempo, e non a questi... metodi alternativi, giusto? Se usando la prima salvassimo, 'prendessimo in prestito', trafugassimo, o barattassimo originali per copie? Come saprà forse, Gamp ci insegna che non è possibile moltiplicare o evocare compiutamente determinati elementi, ma i libri non rientrano tra questi. Se lasciassimo tutto al suo posto, prelevando gli originali prima che vengano distrutti si sentirebbe meglio, forse?

Gamp.
Buon vecchio Gamp.
E restava l'ultimo questione.
Ancora da affrontare, ma a cuor leggero.


Come del resto, io non incido sul nostro passato, ma passati alternativi, che hanno dato luogo a diversi presenti, rispetto al nostro. Se quel dato libro non fosse stato riscoperto in quell'anno, e Mr. Brown non si fosse trovato nella condizione di impiegare un incantesimo che non avrebbe potuto conocere, cosa sarebbe realmente successo? Bene, temo non lo sapremo mai. Il potere di cambiare il passato di tutti, soprattutto inavvertitamente, temo sarebbe troppo anche per me. I Peverell sono instancabili collezionisti, dediti a un duro e perseverante lavoro, che procede da secoli. Non abbiamo mai perso un libro, e mai uno ce n'è stato sottratto, e questo non viene fatto sulla pelle di nessuno, o almeno di nessuno che sia mai esistito nel nostro Tempo, futuro o passato che sia. Solo forse a discapito di altri passati, che però non abbiamo modo di raggiungere. Ma badi bene, noi possiamo risalire e alterare solo qualcosa che già conosciamo, che è obbligatoriamente il nostro passato, è in quel momento che si sdoppia. Se era destino che andasse in un modo, così sarà comunque? Il destino è uno solo, sono molteplici solo le linee temporali? Può darsi, ma vincolati come siamo alla nostra non potremo mai saperlo. Crede davvero che avrei l'ardire di mandarla a zonzo per l'Atene di Pericle, con il rischio che Socrate non venga mai condannato a morte? E con tutte le conseguenze che questo avrebbe sul nostro passato, e immediato presente?

Era quello il punto?
Era definitivamente quello?
Più di tanti altri, e mille discorsi?
Se tornare al passato equivaleva distruggerlo...
Era logicamente sostenibile?
Sulla base di cosa vivevano?
Tutto stava per finire?
Forse no.

 
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view post Posted on 3/10/2017, 13:11
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L'intera situazione sembrava esserle sfuggita di mano, di nuovo. Le implicazioni etiche dell'intera faccenda, che a lei sembravano tanto importanti, per il suo insegnante avevano la semplice funzione di inutili fronzoli; non c'era dubbio che nella sua spiegazione egli avesse attinto ad un'ironia sottile, capace di metterla a disagio, ma in ogni caso piuttosto esaustiva in termini di resa.
«Il lavoro dello storico è sicuramente soggettivo.» ammise con semplicità «L'interpretazione di un dato evento viene considerato da singoli punti di vista, portando prove in favore delle proprie tesi.» concluse, ripetendo brevemente quanto affermato dall'anziano docente. Si trovava pienamente d'accordo con lui su quel punto, alquanto controverso per certi aspetti, sebbene il suo legame all'etica di non immischiarsi in fatti che non la riguardassero in prima persona faticasse a spezzarsi in favore di quella assurda teoria.
Il fatto, poi, che Gamp fosse stato tirato in ballo in modo tanto repentino e - in apparenza - senza motivo, non fece altro che gettarla nella confusione più totale. Certo, le sue Leggi le erano più che chiare: cinque specifici elementi non potevano essere generati dalla magia; ma qual era la motivazione principale per nominare le teorie di uno studioso di magia trasfigurativa?

«Certo, sarebbe una discreta soddisfazione.» rispose al secondo quesito con un rinnovato senso di sollievo, iniziando a credere di aver compreso il giusto metodo per sbrogliare la matassa originatasi da una sciocca domanda sulla Divinazione e la sua veridicità «Tuttavia, alla luce del suo ragionamento, mi riesce difficile pensare che un libro sia effettivamente trafugato da una linea temporale e portato in un'altra senza una minima conseguenza nel luogo dal quale esso proviene.»
Si era spiegata correttamente? Aveva qualche dubbio in merito e di certo non sarebbe passato in secondo piano negli istanti successivi. Così riprese a parlare, riflettendo - passo dopo passo - al modo migliore di esprimersi sulla materia.
«Se ho interpretato correttamente le sue parole, lei sta suggerendo che le implicazioni etiche di cui parlavo poco fa non dovrebbero essere così rilevanti. Ad ogni decisione, una linea temporale si scinde in altre, una per ogni scelta possibile. E nel visitare una certa linea, non dovremmo porci il problema di creare danni... visto e considerato che non si tratta, evidentemente, della nostra storia. Il futuro di quella linea temporale, insomma, non dovrebbe preoccuparci perché, appunto, non è il nostro finale. Mi sta dicendo questo?»
Era davvero possibile giocare con i passati altrui? Dal canto proprio, avrebbe preferito non spingersi tanto oltre, ma se quello era il modo in cui la famiglia Peverell agiva, poteva trattarsi di una violazione vera e propria? I dubbi sarebbero rimasti, mentre l'accettazione di quel nuovo punto di vista iniziava a farsi largo nella sua mente stanca e provata da quei ragionamenti fuori dal comune.
 
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view post Posted on 28/11/2017, 22:05
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Dove stavano andando?
Qual era il più scontato degli esiti?
Ce n'era uno probabile degli altri? Verso cosa si stavano avventurando? Un viaggio ai confini dell'etica? La giovane Tassorosso lo stava giudicando, volente o nolente stava subendo e incassando il processo. Che Peverell sarebbe emerso? Anche le circostanze e le apparenze andavano salvaguardate con ostinazione, o sarebbe stato inutile porsi il problema? Quanto sarebbe stato utile tagliare dritto, e risolvere il problema, estirpandone la radice? Quanto conveniente nei confronti della Tassorosso? Passare per un orco non era nei suoi piani, ma se necessario l'avrebbe anche fatto. Solo non ne intuiva l'utilità marginale. Quanto era ben congegnato il piano, e quanto scivoloso il piano su cui si stavano muovendo? Era il corretto modo di porsi e interfacciarsi con il problema quello suggerito? E se non lo era, cosa era previsto che facesse? Oltre al piano A, c'era un piano alternativo? Come poteva l'etica applicarsi a qualcosa che in fondo non sarebbe dovuta esistere? Atene e i suoi paradossi, in grado di smontare e demolire qualunque tipo di certezza, in un lasso di tempo inspiegabilmente breve. Prima che la Tassorosso si sedesse su quella poltrona si era mai posta tali problemi? Da un punto di vista logico tutto era una conseguenza di altro, tutto filava. Certo, quanto era giusto manipolare l'esistenza altrui, senza consenso? Il fatto che il piatto fosse particolarmente ricco non contribuiva altro che a rendere la scelta più difficile, quasi più obbligata? Lo era poi davvero? Su quanti se e quanti ma si fondava tutto quello?Per quanto non lo si potesse certo definire un episteme, quanto contribuiva a rendere quella ricerca ancora più lunga e intramontabile?
Qual era dunque la risposta?
Ce n'era una?


Penso di capire le sue preoccupazioni, ma solo sino a un certo punto. Io le suggerisco di applicare i migliori dettami dell'etica al nostro presente, e non al nostro passato. In primo luogo perchè il rischio di dar luogo a una querelle filosofica ed epistemiologica sull'ontologia stessa dell'etica rischierebbe di spingerci molto lontano dal nostro attuale obiettivo. In secondo luogo, forse più rilevante, per la natura stessa dell'interferenza storica di cui siamo latori. Come le ho già detto nel momento in cui torniamo indietro nel tempo al punto A, effettivamente quel punto e tutti i suoi precedenti sono storicamente concatenati al nostro presente, e al nostro prossimo futuro, ed è per questo che qualora utilizzassimo effettivamente una giratempo il problema dovremmo porcelo. Ma nel nostro caso, tornando ad A, quanto segue A siamo anche noi a determinarlo, dando vita effettivamente a una nuova linea temporale, i cui esiti sono tutt'altro che determinati. Ed è per tale motivo che non potremo mai muoverci all'esterno della nostra linea temporale, in quanto non possiamo sapere cosa sia successo. Tutto quello che succederà dal punto A in avanti, prima del nostro intervento di fatto non esisteva, quindi è come se non alterassimo nulla. Lei potrebbe replicare che se era destino che tornassimo ad A, allora è anche già scritto cosa succederà in A, e dunque il Fato ha assegnato e previsto già ogni possibile alternativa di tutte le linee temporali, e che il nostro agire per quanto a noi sembri casuale, e dettato dall'impulso, in realtà a un essere superiore tutto appaia scontato, da qui le remore etiche che giustamente andava ponendosi, ma personalmente ritengo che tutta questa costruzione sarebbe un'esagerazione.
Lei crede nel libero arbitrio?


Sorrise alla Tassorosso, non senza una certa curiosità.
Tutto si riduceva a quell'unico punto? Esisteva il libero arbitrio?
E se non esisteva, era bene porsi qualche domanda?
Quanto valeva un libro? Il destino di un mondo?

 
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view post Posted on 13/12/2017, 14:21
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«Assolutamente sì.»
Avrebbe risposto con fermezza a quell’ultimo, fondamentale, quesito. Aveva ascoltato con estrema attenzione le parole dell’insegnante, cercando di trarre da esse la conclusione più utile per sbrogliare l’intera matassa.
Se l’etica aveva iniziato a far parte della sua vita sin dalla tenera età, praticandola quasi come il culto ad una divinità ancestrale, Peverell le stava chiaramente suggerendo di abbandonare le vecchie abitudini in favore di uno stile di vita meno rimorigerato. Dovevano essere altre le vie da seguire.
Non era facile uscire dal terreno sicuro e confortevole delle regole di comportamento: per quanto fastidiose, esse dettavano pur sempre il percorso da seguire, stilando un itinerario preciso che non avrebbe condotto nessuno in errore.
Implicitamente, dunque, Peverell la stava spingendo a varcare una soglia: non quella del lecito, propriamente detto, ma - forse - quello della conoscenza. In fin dei conti, le più grandi scoperte erano avvenute quasi esclusivamente grazie ad errori di valutazione o per merito dell’improvvisazione e non, come invece le sarebbe piaciuto, tramite un progetto ben sviluppato e lecito in ogni sua componente.
Capì all'improvviso quanto fosse scomodo agire secondo coscienza, sebbene una parte di sé avesse sempre considerato il buon senso uno scomodo compagno dell'esistenza umana. Quante volte si era trovata sul punto di seguire una certa idea, trovandosi costretta a rivalutarla in corso d'opera poiché contraria alla propria etica di comportamento? E se davvero ogni evento, ogni parola o gesto erano già stati scritti dal Fato, perché crucciarsi tanto?

«Mi sembra di capire che, nel nostro caso, l’etica sia solamente un intralcio.» mormorò, assottigliando lo sguardo in direzione dell’anziano «La Giratempo richiede estrema attenzione, mentre… il Libro... ci aiuterebbe a toglierci d’impiccio dalla cosiddetta “voce” della coscienza.»
Aveva ragionato a voce alta, senza alcuna premeditazione. Un unico flusso di pensieri che Peverell avrebbe udito distintamente e che non le avrebbe permesso di rimangiarsi ogni singola parola.
«Suppongo che il libero arbitrio ci consenta di immergerci nel punto A e di scegliere liberamente quali modifiche apportare, in negativo o in positivo, al solo scopo di ottenere il raggiungimento del proprio scopo... mentre la Giratempo ci indicherebbe un unico, possibile, percorso.»
Tacque per un istante, cercando di capire se e quanto avesse fatto centro, questa volta.
«Mi sono avvicinata al punto cruciale?»
Lo chiese per un puro sfizio personale: era certa che il Vicepreside non avrebbe tardato a darle una risposta esaustiva - seppur criptica - che avrebbe aggrovigliato o sciolto definitivamente quell’intricata matassa di pensieri e ragionamenti.
 
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view post Posted on 14/12/2017, 17:28
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Chi era il giudice?
E chi il giudicato? Era un processo?
E se lo era, come stava andando? Nonostante i molti sforzi non sembrava decollare, piuttosto, si stava avvitando su se stessa. Una conversazione spigolosa, terribilmente sdrucciolevole e delicata, al pari di un sentiero lastricato in discesa coperto di ghiaccio. Se da un lato poteva rivelarsi complicato salire la china, dall'altro era ancora più complicato, quasi proibitivo, ridiscenderla senza correre direttamente o indirettamente il rischio di ammazzarsi. In tutta onestà avrebbe potuto consigliare di agire senza alcuno scrupolo, dal momento che in fondo non avrebbe avuto ripercussioni sul presente? Se era davvero quello il bilancio, di quanto sarebbe dovuto andar vergognandosene? E sulla base di cosa avrebbe potuto valutare le gesta di un'assassina in erba? Quanto tutto quello sarebbe stato accettabile agli occhi di qualcun altro? E perchè sarebbe dovuto esserlo ai suoi? Per quanto indirettamente ne potesse essere considerato il fautore, colui che aveva inconsapevolmente tenuto a battesimo una nuova metodologia d'analisi storica, avvertiva anche una qualche remora morale a porvi un argine. Il che sarebbe equivalso a negare quanto sostenuto sino a quel momento? Era con le spalle al muro, e che muro? Demolirlo, dopo tutta la fatica che aveva profuso nel costruirlo? Un compromesso? Era l'unico modo di salvare la faccia, baracca e burattini? O ributtare la palla in campo avversario, non rispondendo a quella che evidentemente doveva essere la domanda intorno alla quale impiccarsi, e consumare il suicidio? E se si fosse limitato con il prima l'una, e poi l'altra? Quanto più accettabile si sarebbe dimostrato essere? Era poi così vero?
Tra lo scoppiare a ridere, e lo scoppiare a piangere, la migliore delle soluzioni era ancora una volta non far niente. La più dispendiosa in termini di risorse, non far niente il più delle volte implicava uno sforzo che andava oltre ogni più tetra aspettativa.


Nel caso in cui si fosse avvicinata al punto, lo troverebbe un compromesso accettabile?

Per quanto il tono fosse quello di sempre, non era stata una domanda particolarmente comoda. Anzi, forse del tutto scomoda. Ma se rispondere a una domanda con un'altra domanda era un'eventualità inusuale, ma pur sempre accettabile, rispondere alla domanda di una domanda con una terza domanda, quanto sarebbe stato più cortese? Allo stesso tempo quanto si sarebbe spinta a sua volta a scoprire le carte sul tavolo? Era quello il nodo? Quanto potevano contare le apparenze tra persone che in fondo non si conoscevano più di quanto non potessero fare due buoni vicini di quartiere. Certo, si vedevano in un modo o nell'altro tutti i giorni, e allo stesso tempo erano costretti a interagire quasi tutti i giorni, di riffa o di raffa era direttamente soggetta al suo volere due volte la settimana, e indirettamente il resto del tempo.
Un lungo silenzio parve gettarsi dall'alto delle nuvole, sopra un cocchio armato, per conquistare l'ufficio. Un silenzio spesso, come una nebbia. Cosa avrebbe ribattuto? Perchè ne era così interessato? Così peccaminosamente attratto? E poi quell'ultimo postulato, offerto quasi a mo' di scusa, un modo per liberarsi di un peso, di una zavorra, e tornare a svolazzare libero nel cielo. Una via d'uscita? Una ciambella di salvataggio? Una lancia in mezzo all'oceano, reduce da un naufragio?


È una possibile lettura, sì.
Così come continuare ad agire con la giusta dose di buon senso, come nella nostra quotidianità. In quel caso, come in questo momento, non ci sarebbe un futuro già scritto e un copione a noi noto da seguire, saremmo liberi di agire, ma comunque responsabili delle nostre azioni. La differenza fondamentale sta nel prendere o meno l'iniziativa, nel subire passivamente o meno il corso di eventi che la nostra sola presenza ha in parte già modificato.


Quanto rimaneva accettabile il compromesso?
Quanto non lo era? E quanto era migliorabile?
Cosa poteva essere allora sacrificato?
In nome di chi o di che cosa?
L'iniziativa di chi era, ora?

 
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view post Posted on 16/12/2017, 10:58
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Libero arbitrio e consapevolezza delle conseguenze delle proprie azioni apparivano come due facce della medesima medaglia. Ogni scelta portava ad un nuovo punto cruciale di svolta e via così, in una spirale continua di possibilità scartate e strade mai intraprese.
Se in principio la funzione del Libro le era apparsa come la più stravagante al mondo, ora iniziava a capire che non si trattasse meramente di un’esperienza didattica - non del tutto -, ma che alla sua base vi fossero ben altri obiettivi. L’etica e la moralità sarebbero state solamente d’intralcio e, in fondo, non lo erano nella comune vita quotidiana? L’unica differenza, in quel preciso contesto, era che il Libro fornisse la concreta possibilità di agire secondo coscienza, valutando i propri passi con una consapevolezza diversa, forse meno opprimente.
Scegliendo - ed ecco il primo punto di svolta - di apparire in una data epoca, questa già intraprendeva un nuovo corso, diverso da quello già noto. Che cosa importava, quindi, se invece di scegliere il sentiero sulla destra avesse preso quello a sinistra? Le conseguenze di una o dell’altra scelta avrebbero sortito effetti ben diversi, nonostante la sua presenza ed in virtù di essa.

«Sì. Credo sia il compromesso più accettabile.» disse infine, sospirando.
Era inutile crucciarsi sul destino di un manufatto, sullo sterminio di un popolo - per quanto orribile questo potesse apparire - o dell’esito di una guerra, visto e considerato che la sola presenza di un elemento estraneo al contesto storico ne avrebbe mutato le dinamiche.

«Se giungessimo nel punto A potremmo cercare di seguire il percorso noto, quello del punto nel tempo dal quale proveniamo, ma non è detto che ciò si verifichi. Quindi presumo che valga il desiderio di agire in virtù della possibilità che ci viene fornita.» mormorò «Per raggiungere un dato obiettivo, s’intende.»
E quale sarebbe stato quell’obiettivo? Il recupero di un manufatto magico? Una conversazione con un luminare della magia del XVII secolo? In quel preciso istante non ne aveva la benché minima idea, ma iniziava ad apprezzare la possibilità di immergersi in quel genere di esperienze. Se non altro, per amore della storia e delle sue dinamiche.
Tuttavia, un nuovo punto si aggiunse alla lista degli interrogativi da soddisfare e non poté esimersi dall'esprimere una certa perplessità in fatto di sicurezza personale. La magia si basava sul principio più semplice del mondo: non si poteva sperare di cambiare le sorti della storia senza un minimo prezzo da pagare. Forse, giunta a conoscenza dei rischi del viaggio, non sarebbe voluta partire.

«Ora... mi chiedo quale sia il rischio concreto per chi intraprenda una missione come questa. Insomma… immagino che trovarsi in una linea temporale diversa non ci renda immuni da… dai rischi
Temere per la propria incolumità era insito nella natura umana. Ciò che le appariva strano - ed era assurdo non se lo fosse chiesta prima di quel momento - era che non ci avesse affatto dato peso. Doveva esistere un metodo per uscire dall’intreccio parallelo, affinché il ritono alla propria linea temporale fosse possibile.
«Immagino che il Libro non ci renda intoccabili. Se noi possiamo modificare il corso di una storia, anche lei può modificare noi. E’ corretto? Come funziona?»


 
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view post Posted on 17/12/2017, 19:04
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Beh, in fondo era un buon compromesso, no?
O almeno al suo ego di storico lo era sempre parso. Realmente si trattava di andare a sovvertire l'ordine naturale di un mondo? Tecnicamente forse, ma praticamente no. Quell'ordine naturale che si rischiava di incrinare, non vi sarebbe mai stato se non avesse deciso di tornare indietro, di conseguenza nulla veniva modificato, semplicemente si sarebbe creata una nuova versione della Storia, che sarebbe poi proseguita verso un futuro forse addirittura migliore del loro, forse peggiore. Avrebbero potuto determinarlo? Sicuramente non a priori. Era una scusa sufficiente? Forse no, ma era comunque già qualcosa. Rispetto a usare una Giratempo con tutti i rischi che questo avrebbe comportato, era lo strumento perfettamente adatto alle sue esigenze. Ciò nonostante, il fatto di essere giudicato senza Appello da una sua giovane studentessa, e per giunta Tassorosso, non riusciva comunque ad andargli giù. Che in fondo latentemente si sentisse in colpa a sua volta? Era quella la spiegazione? Ce n'era una? Non c'era?
E poi finalmente qualcosa si mosse.
Era infine giunta la liberazione? Era accettabile.
Quello stesso silenzio finalmente si rivelò essere meno opprimente.
Un primo passo era stato compiuto, ma verso cosa? Qualcosa era andato perso. Chi doveva convincere chi? Possibile che i ruoli fossero stati dimenticati, e il grande burattinaio avesse gettato tutto alle ortiche, per che cosa? L'atavica paura di essere giudicato troppo male? Era la dimostrazione che in fondo Ipse non si era mai sbagliato? L'uomo di ogni tempo e ogni dove era veramente un animale sociale? Ma allora l'homo homini lupus cos'era? La perversione del modello, la corruzione più nera e infamante di quello che era l'archetipo celestiale, e divino ben più retto? E lui? Per un'intera esistenza si era vantato di essere immune da quel problema, e giunto all'età della pensione si era invece riscoperto quale un vecchio sentimentale, come tanti altri? L'era dell'eccezionalità era tramontata? Come dopo la crisi di Suez, l'impero si era improvvisamente scoperto cambiato, profondamente mutato, rispetto a quanto era stato nel passato. Era quella una crisi di Suez? E chi o cos'era Suez?
Eppure, sorrise.


Ottimo, mi fa piacere lo trovi accettabile.
Ci vengono date opportunità, che come sempre sta a noi decidere poi se cogliere.
Per quanto sia scomodo, trovo sia sempre meglio poter scegliere, non trova?


Ed eccoli.
Infine erano arrivati.
I rischi non potevano mai mancare.
Che razza di opportunità sarebbe stata senza un prezzo da pagare?
E se non fosse stato possibile saldare il prezzo richiesto? Era un'ipotesi praticabile? O i conti andavano comunque sempre chiusi entro la giornata? Chi era l'operatore di clearing? C'era una banca deputata a tener di conto, e dispensare sanzioni ai clienti infedeli? O semplicemente disonesti? Quanto veniva valutata la disonestà accidentale? E in tutto quello quanto era davvero accettabile in termini di rischio tentare la sorte? Soprattutto per cosa? Il gioco valeva davvero la candela? Era necessario spingerlo in una data direzione perchè valesse, o semplicemente era unidirezionale? Quali erano i veri, e i falsi rischi di tutta quella Anti Storia? Quanto doveva essere onesto?
Il minimo indispensabile, e poi?
Più guardingo, e pensoso, riprese.
Valeva davvero la pena giocare a carte scoperte?
Anche in quel caso, il gioco valeva la candela?
Doveva spingerlo da una qualche parte?
Se non l'avesse fatto?


Un'ottima domanda, la conseguenza logica di quello che siamo arrivati ad affermare. Non vuole fare un tentativo? In fondo, anche questa è semplice logica, una volta compreso il ragionamento stante alle spalle. Ha ragione, per interagire con la Storia è più che indispensabile che a sua volta anche la Storia possa interagire con noi. Il che equivale a dire che se noi cambiamo la Storia, la Storia può cambiarci. E soprattutto, badi bene, c'è un prezzo da pagare: alla Storia non piace essere modificata. Resta vero quanto le ho detto, possiamo scegliere cosa fare, ma dobbiamo poi anche riuscire a farlo. Senza barare, dal momento che come le dicevo una volta intervenuti nel punto A comunque la stessa Storia è mutata. Non conosciamo più il copione. Quindi sì, ci sono dei rischi, proporzionali a quello che si vuole fare. Sta a noi il riuscire, pagandone il prezzo. Nonostante sia Passato, ha ripercussioni sul nostro presente, paradossalmente potremmo anche morire secoli prima di nascere, e come saprà la morte è un processo irreversibile, comunque la si metta.

Forse un po' troppo onesto?
Ma se voleva l'onestà, tant'era.
Certo, c'erano anche altri rischi.
Ma quello non era l'ultimo.
Per quanto improbabile.

 
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view post Posted on 17/12/2017, 22:23
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Dunque si trattava di questo. Era la propria vita il prezzo da pagare per accedere alla Storia ed ai suoi segreti. Cambiare il passato di una linea temporale diversa e, nel processo, perire per la causa.
Se in principio, mentre le parole di Peverell le scivolavano addosso inorridendola senza darne mostra, ora quel pensiero andava assottigliandosi divenendo simile ad un velo pronto per essere spostato. Nella sua ingenuità, sperava che l’anziano professore avesse studiato un piano affinché i suoi studenti, sperimentando il libero arbitrio, non rimanessero uccisi o mutilati gravemente.
Qualcosa, negli occhi e nel tono di voce dell’uomo, le suggerì che quella - dopotutto - potesse essere una questione marginale. O forse no. Dato che avevano iniziato nuovamente a discorrere delle vicissitudini della Scuola, tanto valeva andare avanti e sbirciare quanto più egli gliene avrebbe dato la possibilità.

«Il prezzo da pagare resta comunque lecito.» commentò «Ogni giorno rischiamo di tagliarci un dito, affettando degli ingredienti per la preparazione di una pozione, e ad Incantesimi o a Difesa rischiamo ben di più.» mormorò «Dunque non mi spaventa l’idea di “rischio” legato alle vicende di cui stiamo parlando.»
Era sincerità oppure solo stupidità? Chiaramente, nel famoso punto A della storia lei non sarebbe mai esistita se solo non vi si fosse recata, ma nel punto B - quello di partenza - avrebbe lasciato un vuoto. Lo avrebbe lasciato comunque, se durante una lezione di pozioni il suo preparato le fosse esploso direttamente davanti al viso.
No, non aveva risposto con ingenuità alla replica dell’insegnante. Era ben consapevole del rischio e, tutto considerato, l’idea la elettrizzava ancor più di prima.
Esisteva qualcosa, nel suo modo di agire e - soprattutto - di essere, che la poneva sempre in situazioni complesse e pericolose. Sua madre si sarebbe infuriata se l’avesse saputo, ma quello che non poteva sapere, in fondo, non le avrebbe potuto nuocere.

«Esistono comunque metodi per tornare indietro. O meglio… in avanti. Corretto?»
Si corresse in calcio d’angolo, certa di potersi permettere il lusso di sorridere sinceramente in quella breve pausa.
«E… suppongo che non tutti possano imbarcarsi in questa missione. Presumo ci siano dei requisiti…?»
Pensò che quella domanda fosse superflua - come diceva suo nonno potevano esistere domande stupide, ma non inutili - giacché, giunti sin lì, Peverell non si sarebbe azzardato a rivelarle quel piccolo segreto se non l’avesse ritenuta idonea all’intera faccenda.
 
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view post Posted on 19/12/2017, 15:15
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Stavano girando intorno a un problema?
Come degli avvoltoi su una preda, nel caldo opprimente del deserto.
Quanto era rilevante quello che emergeva, e quanto invece quello taciuto? Quanto era prevedibile l'esito finale, e quanto avrebbero infine impiegato a raggiungerlo? Ce l'avrebbero fatta? Aveva bisogno di una spinta? Probabilmente era però un passo che avrebbe dovuto compiere da sola. Quanto sarebbe stato utile, oltre che giusto, piantarla infine innanzi al fatto compiuto? Era tutta una questione di scelte. Era sempre una questione di scelte, come sarebbe potuto non esserlo anche quella volta? Come l'avrebbe presa? L'intera conversazione aveva assunto via via pieghe del tutto inaspettate, si era spinta in pertugi scomodi, e recessi dimenticati. Era poi tornata a farsi avanti. In fondo, era un rischio prevedibile. Com'era possibile guadagnarsi l'immunità? Sarebbe mai stato possibile? Arrivati a quel punto, quanto avrebbe avuto senso mollare? In fondo non era stato un dono.
E poi la nuova tornata.
Certo, era possibile tornare avanti, se non fosse stato così, come avrebbe fatto a tornare? E allo stesso tempo, sì, come prevedibile c'erano anche dei requisiti che andavano soddisfatti. Lo sapevano entrambi, e sapevano anche che senza una determinata presunzione dell'uno, il discorso non sarebbe nemmeno mai arrivato sino a quel punto.
Sorrise, divertito, alla Tassorosso.
Erano arrivati?


Concordo con lei, un prezzo lecito tutto sommato. E del resto, dev'essere vero che vi sia pur un modo di ritornare da dove siamo venuti, no? Se non vi fosse, come le dicevo, temo che quest'ufficio sarebbe terribilmente più spoglio, e sarei per certi versi anche molto più giovane. Così come è vero che vi siano dei requisiti, a loro modo rigorosi e stringenti, ma allo stesso tempo...

Ed eccoli infine.
Dove andare a parare?
Qual era la mossa successiva?
Era una migliore di un'altra, o meno?
Escluse le molte, ne restava solo una?
Era la volta del compromesso?
Compromesso storico?
Quanto stoico?
A sufficienza?


C'è forse qualcosa che vuole chiedermi?

Candida come una rosa, e irta di spine la domanda.
Se non c'è trucco, non c'è inganno. C'era il trucco?
Quanto era ovvia la domanda?
Quanto la risposta?

 
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Almeno un centinaio di domande vagava senza sosta nella mente della Tassorosso. Chiaramente, non ci sarebbe stato il Tempo - paradossalmente - per affrontarle una ad una. Tra i quesiti che più premevano per ottenere una risposta, c’era sicuramente quello legato alle possibili conseguenze dei loro “brevi” viaggi nella Storia. Quanto potevano essere gravi? Potevano essere invalidanti sul lungo periodo? E se la risposta fosse stata affermativa, come li avrebbe giustificati l’uomo che, ora, se ne stava seduto di fronte a lei animato solamente dalla calma e dalla serenità?
Esisteva poi tutta una questione relativa ai requisiti minimi richiesti per una simile avventura. Era idonea a quel piccolo “do ut des” con la Storia ed il Tempo? Aveva il potenziale per sopravvivere in quei viaggi senza scopo apparente? In quanti avrebbero potuto vantare un privilegio ed un onere simile?

«In verità, sì.» cominciò, il tono meno titubante di quanto si sarebbe aspettata«Tutto questo mi incuriosisce e assodato che i cambiamenti apportati sortiranno i propri effetti su ben altro piano...» mormorò «Mi chiedevo se mi ritenesse una candidata valida per ciò di cui stiamo parlando.»
Accantonate le questioni etiche e la consapevolezza della probabile dipartita - per quanto sconvolgente potesse essere, per una tredicenne, approcciarsi al concetto di Morte e Vita - l’unico dubbio rimasto in sospeso riguardava la ragione secondo cui Peverell aveva scelto di includerla in quel progetto tanto ambizioso.
«Ritiene che abbia le giuste capacità, i cosiddetti requisiti, per… per la Scuola di Atene?»
La sola idea di poter far parte di un simile progetto la elettrizzava, non tanto per una questione d’orgoglio personale, ma per ciò che avrebbe potuto apprendere nel corso di eventi di siffatta natura. Era chiaro che, all’interno dello scambio con la Storia, vi sarebbero stati danni fisici - come del resto accadeva ogni giorno - ma era altrettanto palese che da ogni caduta si sarebbe potuta rialzare con la consapevolezza di aver ampliato il proprio orizzonte. La Conoscenza richiedeva un costante sacrificio e la sua curiosità aveva sempre mitigato la fatica profusa nel tentativo di soddisfare una sete inestinguibile.
 
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view post Posted on 20/12/2017, 22:55
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E infine il piatto forte.
Era ragionevolmente certo che vi sarebbero arrivati, la strada era stata tracciata, tutto lo lasciava presumere, avrebbe potuto soltanto tirarsi indietro. Ma perchè avrebbe dovuto? In fondo, tutto era partito da lei. Certo, qualche piccolo aggiustamento indispensabile a non sfracellarsi giù per il burrone, ma essenzialmente tutto era stato predisposto dalla Tassorosso. Era sembrava risoluto nel voler arrivare infine a ottenere quella domanda, avrebbe saputo sfruttarla? Era ancora una volta tutta una questione di scelte? Avrebbe potuto decidere di ritrarre la mano, alzarsi e andarsene, confrontata al pericolo. O restare, andare oltre, aspettarne le conseguenze, e pagarne il prezzo. In fondo era altresì ragionevolmente certo che non sarebbe accaduto nulla. Non era mai successo nulla, non avrebbero cominciato lì. La sua collezione si stava per ampliare. Ne avvertiva le palpitazioni nell'aria, un tacito silenzioso momento d'attesa, la quiete prima della tempesta? Lui aveva già fatto la sua scelta. In fondo, se così non fosse stato, quale sarebbe stato il senso più vero di tutto quello? Non aveva mai amato perdere tempo. Se non l'avesse ritenuta all'altezza probabilmente avrebbe accampato una qualche scusa molto prima. Avrebbe intortato e rimpastato il discorso, deviandolo nel mezzo della campagna della Storia. Era facile perdersi in campagna, nessun punto di riferimento che valesse veramente la pena ricordare, un sacco di alberi tutti uguali, e montagne troppo lontane. E certo, naturalmente, la Storia. Quanto era facile perdersi al suo intorno? Qual era il margine d'intermediazione? Avrebbe dovuto porla lui la domanda? Troppo facile, no.
Ci sarebbe arrivata. Il tempo non sarebbe comunque mancato.
Era quello il punto, era sempre una questione di tempo.
Non era però solo una questione di tempo.
E quello faceva la differenza.
Poi la domanda.


Una discreta domanda in effetti.
Comunque sì, altrimenti non gliene avrei parlato, non crede?
Come avrà notato ho una discreta abilità nell'evitare le domande scomode. Tutta una questione di pratica, in effetti. Ad ogni buon conto, se per lei va bene provvederò a convocarla per il prossimo incontro. Venga ben preparata, almeno psicologicamente, il resto sono sicuro verrà da sè. Se è tutto, la aspetterei domani in Aula, credo di aver abusato del suo tempo a sufficienza per oggi, e se non trovasse sufficiente quanto le ho dato su cui riflettere, le lascio anche questo libro. Ma prima, ho un'ultima... richiesta, per così dire. Sono anni che conduco ricerche sull'Arte delle bacchette, non sono un esperto, ma ho imparato a non sottovalutarne il linguaggio. Sarei curioso di vedere la sua, naturalmente a patto che l'abbia portata.


Sembrava soddisfatto di come in fondo si stesse concludendo l'affare. Lasciò scrivolare sulla scrivania un sottile libretto vellutato di blu, la cui costa incisa recava come tanti altri l'ormai familiare monogramma, e il presunto titolo 'A Oriente dell'Oriente'. Era forse troppo soddisfatto? Chi aveva guadagnato davvero da tutto quello? Si sarebbe potuta lamentare? Sembrava un vecchio mercante che avesse appena strappato un buon prezzo per un articolo di lusso, non ancora del tutto compreso, al termine di un'accesa trattativa, dall'esito incerto, e affatto scontato. O forse un collezionista? Che razza di mercante era quello che comprava sempre, senza mai vendere nulla?
Eppure sembrava proprio che fossero ormai agli ultimi.
C'era forse altro da chiedere?

 
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view post Posted on 21/12/2017, 11:27
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Dubitare continuamente di se stessa non era un’occupazione tipica della sua mente; spesso e volentieri, in effetti, si era ritenuta - seppur con un briciolo di umiltà - una ragazzina qual era, in grado di replicare esattamente un incantesimo o una pozione così come le era stato insegnato, aggiungendo qui e lì un tocco personale al tutto. Tutto ciò l’aveva resa una tra le studentesse più brillanti del suo anno, ma questo non significava che fosse infallibile.
In un angolo remoto del suo cervello, chissà per quale ragione poi, aveva sempre pensato - e cercato di nascondere - l’inadeguatezza provata nei confronti dei famigliari e degli amici, in special modo nei confronti di coloro che avessero raggiunto i principali obiettivi della propria esistenza ben prima di quanto avesse potuto fare lei stessa.
Tredici anni non erano molti, tutto sommato, e la strada verso l’autonomia e la soddisfazione personale sarebbe stata lunga e tortuosa. Tuttavia, il Professor Peverell aveva - forse inconsciamente - innescato un processo che, se non avesse posseduto un’ottima educazione, avrebbe fatto esultare la Tassorosso proprio lì, su quella poltroncina, come se si fosse trovata a tifare per la propria squadra di Quidditch preferita.
Sorrise, non poté farne a meno, e quello fu l’unico cenno di apprezzamento che avrebbe rivolto al proprio insegnante.

«Naturalmente, ne sarei onorata.» disse infine, in riferimento a quel “prossimo incontro”. Non sapeva ancora che cosa l’attendesse, ma l’emozione per quella nuova esperienza e la curiosità verso l’ignoto avrebbero saputo guidarla ancora una volta.
«La ringrazio.» Si spostò in avanti, pronta per accogliere il dono inaspettato del docente tra le piccole mani tremanti, quando la sua successiva richiesta la destabilizzò.
Desiderava esaminare la sua bacchetta, ma a quale scopo?
Istintivamente portò la mano alla tasca interna dell’uniforme, lì dove il legnetto di Salice, lungo appena dieci pollici, giaceva indisturbato per la maggior parte del tempo. Seppur scettica, l’afferrò per l’impugnatura e con delicatezza appoggiò lo strumento sulla scrivania dell’uomo. Non aveva intenzione di negargli un simile favore, ma doveva ammettere che quella richiesta fosse più strana di molte altre.

«Il legno è di Salice, il nucleo è costituito dal crine di un Mooncalf. Dieci pollici, elastica.»
Quella bacchetta l’aveva accompagnata, volente o nolente, in diverse avventure - troppe considerata la sua giovane età -, ma non l’aveva mai tradita. Si diceva che fosse la bacchetta a scegliere il mago e quella, d’altro canto, doveva essere la verità.
Non aggiunse altro, certa che l’insegnante si sarebbe espresso ben più che chiaramente sui propri intenti. Il libriccino giaceva ancora sulla scrivania, con la sua copertina di velluto blu e le lettere incise sul dorso.

«A Oriente dell’Oriente» recitò a bassa voce.
Tra tutti i titoli possibili ed immaginabili, quello - per quanto potesse apparire semplice e scontato - nascondeva un significato intrinseco che difficilmente avrebbe compreso osservandone solamente la copertina. Col senno di poi, del resto, le sarebbe stato tutto decisamente - e vividamente - più chiaro.


 
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