Restavano in quella che era un'evidente impasse?
Come ne sarebbe uscito da tutta quella faccenda? Quanto meno era consolante che non avesse deciso autonomamente di infilarsi in quel discorso. O per meglio dire, sì, l'aveva fatto. Ma non sino a quel punto, si era fermato ben prima, e il Fato aveva fatto il resto. Se era destino che andasse così, cosa avrebbe dovuto fare in alternativa? Calarsi dalla finestra? Aveva vuotato il sacco troppo presto, e troppo in fretta? Era finito tra le braccia non di una bella fanciulla, ma della figlia di un arcigno irreprensibile doganiere? Come stavano i fatti poi? C'era davvero un problema? Non c'era? Non ci sarebbe mai stato? Perchè non riprendere quello che stava mano mano assumendo sempre più i contorni di un silenzio imbarazzato dalla parte più semplice di tutta quella Storia? Quanto ci era andata vicino? Era un gioco? Ostinarsi nello sfiorare, senza mai toccare? Avrebbe potuto sostenere che se anche non avesse sentito quelle esatte parole, allora erano sbagliate obbligatoriamente? Quanti grigi esistevano in quella personalissima scala cui stavano dando vita? Quanto era davvero impossibile? Lo era? Se lo fosse stato, come avrebbero potuto pensare di andare avanti? Mosse un dito, era tornato a respirare? Aveva trattenuto il fiato? Si era semplicemente perso? Aveva finito per ascoltare l'intero discorso della giovane Tassorosso, o ne aveva persi diversi stralci tra uno sproloquio e uno spropensiero. Cosa ne sarebbe conseguito? Stava per rispondere a qualcosa che la giovane non aveva mai nemmeno pensato di scomodare? O era quello veramente il punto? Da che parte era finita la palla? Chi teneva il boccino?
Credo anche in questo caso abbia sfiorato quella che ritengo essere la soluzione. Per quanto lei possa trovarlo impossibile, uno storico deve essere obiettivo, e a garanzia di questo c'è il distacco almeno temporale dall'oggetto della sua analisi. Io potrei tranquillamente affermare che la terza guerra nanica sia stata persa a fronte di un'improvvisa carestia di mele rosse in tutta Europa. A fronte di ciò dovrei riuscire a portarne le prove, o almeno a provare a cercarle, dimostrando logicamente quanto suggerirebbe tale teoria. Il fatto che io possa trovare particolarmente gustose le mele rosse, o simpatici i nani non dovrebbe costituire un elemento della mia analisi, potrà influenzarlo forse, è vero, ma alla fine dovrei comunque riuscire a far quadrare i conti. Resterebbero poi decine di colleghi pronti a dimostrare quanto sia assurda tale teoria. Dunque, posso confidarle di ritenere ancora una volta il Tempo il migliore amico, ma allo stesso modo proprio per le ragioni che lei esponeva penso anche che una seria analisi storica del presente sia impossibile da condurre. La Storia contemporanea non esiste, sono solo pettegolezzi di vecchi tromboni.
Sembrava quasi di sentire in sottofondo un fiero 'e non è il mio caso'.
Ma tacque, soddisfatto di aver veleggiato oltre il primo scoglio.
Una vittoria? Quanto era costata? Non molto, almeno quella.
Restava poi il resto, tutta un'altra Storia, certo.
Ma non impossibile, in fondo era sufficiente un minimo di buon senso. Una certa e probabilmente forte capacità comprensiva, ed elasticità mentale. Quanto bastasse? Un cucchiaino di zucchero, un goccio d'olio, e servita la soluzione in tavola? Non funzionava proprio così, ma sarebbe stato quasi comodo. Qualcuno che sapesse sfornare e impastare sarebbe stato in grado di trovarlo, ed era decisamente più economica una figura del genere, che non una che ogni volta elaborasse sempre più complicate e bislacche soluzioni. Quello che commettevano da secoli era un delitto nei confronti della Storia? Li avrebbero trascinati all'Aja se solo l'avessero saputo quegli sconsiderati? In quanti potevano vantare dei diritti? In quanti erano bisognosi di protezione, e in quanti avrebbero potuto riceverla? Ma soprattutto, chi sarebbe stato in grado di farlo? A che pro? Se qualcosa era considerata perduta, significava che lo fosse obbligatoriamente? Quanto ne restava segnata la linea temporale? Ne era stato sovvertito l'equilibrio in una maniera tanto radicalmente ignota, da causarne un collasso? E a cosa avrebbe dato luogo? C'erano effetti reali tangibili destabilizzanti in tutto quello? E se ci fosse stato un modo di aggirare tutto quello? E così tornavano alla Giratempo.
Sarebbe stato legittimo farvi ricorso, in fondo.
In ogni caso. Ma sorrise comunque.
Era buona creanza, dopo tutto.
Probabilmente lei corre troppo. Quanto sostiene, se fosse vero, evidentemente porrebbe dei serissimi interrogativi. E quanto meno qualche monito. Ma le domando, varrebbe la pena mettere a repentaglio l'esistenza stessa di un mondo, per salvare un libro? Per 'aggravare' il problema mi chiederei: cosa saremmo noi, in fondo, senza i libri? Ma il dilemma potrebbe risultare meno tragico di quanto non si creda, in due diversi modi. Come le ho detto se volessimo effettivamente incidere sul passato dovremmo ricorrere a una Giratempo, e non a questi... metodi alternativi, giusto? Se usando la prima salvassimo, 'prendessimo in prestito', trafugassimo, o barattassimo originali per copie? Come saprà forse, Gamp ci insegna che non è possibile moltiplicare o evocare compiutamente determinati elementi, ma i libri non rientrano tra questi. Se lasciassimo tutto al suo posto, prelevando gli originali prima che vengano distrutti si sentirebbe meglio, forse?
Gamp.
Buon vecchio Gamp.
E restava l'ultimo questione.
Ancora da affrontare, ma a cuor leggero.
Come del resto, io non incido sul nostro passato, ma passati alternativi, che hanno dato luogo a diversi presenti, rispetto al nostro. Se quel dato libro non fosse stato riscoperto in quell'anno, e Mr. Brown non si fosse trovato nella condizione di impiegare un incantesimo che non avrebbe potuto conocere, cosa sarebbe realmente successo? Bene, temo non lo sapremo mai. Il potere di cambiare il passato di tutti, soprattutto inavvertitamente, temo sarebbe troppo anche per me. I Peverell sono instancabili collezionisti, dediti a un duro e perseverante lavoro, che procede da secoli. Non abbiamo mai perso un libro, e mai uno ce n'è stato sottratto, e questo non viene fatto sulla pelle di nessuno, o almeno di nessuno che sia mai esistito nel nostro Tempo, futuro o passato che sia. Solo forse a discapito di altri passati, che però non abbiamo modo di raggiungere. Ma badi bene, noi possiamo risalire e alterare solo qualcosa che già conosciamo, che è obbligatoriamente il nostro passato, è in quel momento che si sdoppia. Se era destino che andasse in un modo, così sarà comunque? Il destino è uno solo, sono molteplici solo le linee temporali? Può darsi, ma vincolati come siamo alla nostra non potremo mai saperlo. Crede davvero che avrei l'ardire di mandarla a zonzo per l'Atene di Pericle, con il rischio che Socrate non venga mai condannato a morte? E con tutte le conseguenze che questo avrebbe sul nostro passato, e immediato presente?
Era quello il punto?
Era definitivamente quello?
Più di tanti altri, e mille discorsi?
Se tornare al passato equivaleva distruggerlo...
Era logicamente sostenibile?
Sulla base di cosa vivevano?
Tutto stava per finire?
Forse no.