| Era stato abbastanza chiaro, poco prima, nell'esprimere il suo punto di vista? La sua risposta non era stata diretta, non propriamente, quindi l'incertezza di un probabile fraintendimento era elevatissima. Eppure, Oliver confidava nell'intelligenza di Thalia, d'altronde già il solo fatto di essere Irlandese come lui poteva giocare a suo favore, senza dimenticare che la discendenza dei Moran non fosse di poco conto. Si ritenne abbastanza soddisfatto dal cambio di argomento, non che il nuovo discorso fosse lontano da quello precedente in maniera così netta, ma di sicuro lasciava intendere una cosa: Oliver non si sarebbe fatto da parte per paura, non sarebbe stato da lui che di Grifondoro vestiva identità e valori in carne ed ossa; semplicemente, avrebbe permesso a Thalia di seguire il suo percorso da sola, com'era giusto che fosse, poiché la profezia riguardava lei e la sua famiglia, non quella dei Brior. E a prescindere dalle visioni indecifrabili e dai molteplici sguardi rivolti ad un Futuro sì incerto, di quel dettaglio il Caposcuola poteva essere assolutamente certo. Thalia doveva procedere per suo conto, non per questo evitando un aiuto esterno come sarebbe stato quello di Oliver, ma agendo in prima linea come il Tempo aveva sancito. Sollevò un dito per richiamare nuovamente l'attenzione, come se volesse riaffermare il controllo sul presente per non dimenticare un dettaglio fondamentale. A costo di risultare ripetitivo e quasi sconnesso con le sue parole, l'adepto di Godric si premurò di chiarire i suoi dubbi il prima possibile. «Thalia, quando prima dicevo di lasciarti procedere da sola, ecco... non intendevo dire di non volerne sapere nulla, anzi puoi contare su di me e su questo credo siamo d'accordo.» Cosa c'entrava quella digressione con la mitologia nordica, quella norrena con le sue figure divine quasi calzanti con le frasi decantate prima con voce diversa? E cosa c'entrava, tanto per cambiare, con la domanda dell'Irlandese in merito ai Licantropi? Il ragazzo ci sarebbe arrivato presto, occorreva giusto un ultimo attimo di attenzione e di pazienza, poi la conversazione sarebbe stata del tutto dissipata da stolti dilemmi. «Quello che sto cercando di dirti è... scusami, davvero, credo sia difficile anche per me» riprese, schiarendosi la gola prima di aprire nuovamente bocca. «Le profezie sono strettamente personali. Puoi condividerle, puoi parlarne con chiunque, ma rischi che un punto di vista esterno minacci la già precaria stabilità della stessa profezia. Riguarda te e la tua famiglia, a quanto pare, e se permetterai ad un terzo di entrarne in contatto in qualsiasi modo, allora sarà compromessa e il tempo... il tempo potrà essere riscritto, perché non ancora avvenuto.» Troppo difficile, lo sapeva bene. Anche lui aveva necessitato diversi momenti di pausa e riflessione prima che quelle nozioni lette nei libri divinatori gli entrassero in testa perfettamente. Confidava, ancora e ancora una volta, nella lungimiranza della Tassorosso che mai e poi mai avrebbe tradito la sua stima, in nessun caso. «Io sono il Veggente, date le circostanze. Sono all'esterno di tutto ma anche all'interno, non so se mi spiego. Ho predetto qualcosa di... sconosciuto, ma come voce e basta. La profezia non intacca la mia persona con le sue conseguenze, io sono stato soltanto il tramite, lo sono ancora. Quello che voglio chiarire, Thalia, è che non dovrai farne parola con nessuno, se non di piena fiducia. Non solo per non compromettere me, perché di questo segreto soltanto tu, Eljia e due miei amici ne sono a conoscenza.» Mosse la mano, di nuovo, a scacciare una mosca invisibile. «Non dovrai farne parola per salvaguardare te stessa. Indaga in famiglia, certo, ma indaga da sola. Non ti chiederei mai di allontanarti dai tuoi cari, ma se qualcuno venisse a conoscenza della profezia, potrebbe interpretarla come ritiene più giusto e agire di conseguenza, cambiandone le sorti che... che appartengono soltanto a te!». Prese la mano di Thalia, stringendola tra la sua in un gesto d'affetto vero e proprio. «Mi capisci, amica mia?» domandò, il cuore che già batteva per parole che mai, in tutta la sua giovanissima esistenza, avrebbe immaginato di articolare. Non stava implorando Thalia di portare quel peso da sola, sperava che afferrasse quel dettaglio; le stava domandando, quasi consigliando, di non lasciarsi condizionare da pareri, se presenti per un'eventuale condivisione della profezia con altre persone, che avrebbero potuto agire in modi imperscrutabili. E se ne avesse parlato con una zia prossima, permettendo alla zia stessa di bloccare Thalia da qualsiasi azione volesse effettuare per studiare quel futuro impreciso? E se la zia le avesse detto di starsene buona, perché ci avrebbe pensato lei? E se la zia avesse fatto realizzare cose che non sarebbero nate altrimenti? Domande, troppo domande. E conseguenze particolarissime. «Ho letto diversi libri per capire qualcosa della Divinazione, toccandomi così da vicino, e una sola cosa mi è stata chiara fin dal principio: non immischiarti nelle profezie degli altri. Non è la storia di nessuno se non di chi deve gestirla. In ogni caso, comprendo il collegamento con i Licantropi, potrebbe anche essere che il Lupo dei tuoi sogni sia un... Licantropo, ecco. Ho letto qualcosa nel volume di Gilderoy Allock, posso portartelo il prima possibile. In generale, possiamo definirli come uomini dannati, vittime di un morso di un altro Licantropo e per questo affetti da un'omonima malattia. Ogni luna piena si trasformano, perdono il controllo di se stessi e Allock dice che nei primi mesi nessuno di loro riesce ad essere autonomo. Non so molto di più, potrei descriverti le varie fasi e caratteristiche che li riguardano, le cure con le Pozioni Antilupo e quant'altro, ma non credo sia utile, troverai tutto nel libro.» Trasse un respiro profondo, la gola ormai secca per il troppo parlare. «Qualcuno nella tua famiglia è affetto di Licantropia?» domandò, incuriosito, ma non del tutto convinto. Edited by Oliver Brior - 30/1/2017, 19:13
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