Stella dell'Eire, Privata

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view post Posted on 16/11/2016, 19:46
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Era stato abbastanza chiaro, poco prima, nell'esprimere il suo punto di vista? La sua risposta non era stata diretta, non propriamente, quindi l'incertezza di un probabile fraintendimento era elevatissima. Eppure, Oliver confidava nell'intelligenza di Thalia, d'altronde già il solo fatto di essere Irlandese come lui poteva giocare a suo favore, senza dimenticare che la discendenza dei Moran non fosse di poco conto. Si ritenne abbastanza soddisfatto dal cambio di argomento, non che il nuovo discorso fosse lontano da quello precedente in maniera così netta, ma di sicuro lasciava intendere una cosa: Oliver non si sarebbe fatto da parte per paura, non sarebbe stato da lui che di Grifondoro vestiva identità e valori in carne ed ossa; semplicemente, avrebbe permesso a Thalia di seguire il suo percorso da sola, com'era giusto che fosse, poiché la profezia riguardava lei e la sua famiglia, non quella dei Brior. E a prescindere dalle visioni indecifrabili e dai molteplici sguardi rivolti ad un Futuro sì incerto, di quel dettaglio il Caposcuola poteva essere assolutamente certo. Thalia doveva procedere per suo conto, non per questo evitando un aiuto esterno come sarebbe stato quello di Oliver, ma agendo in prima linea come il Tempo aveva sancito. Sollevò un dito per richiamare nuovamente l'attenzione, come se volesse riaffermare il controllo sul presente per non dimenticare un dettaglio fondamentale. A costo di risultare ripetitivo e quasi sconnesso con le sue parole, l'adepto di Godric si premurò di chiarire i suoi dubbi il prima possibile. «Thalia, quando prima dicevo di lasciarti procedere da sola, ecco... non intendevo dire di non volerne sapere nulla, anzi puoi contare su di me e su questo credo siamo d'accordo.» Cosa c'entrava quella digressione con la mitologia nordica, quella norrena con le sue figure divine quasi calzanti con le frasi decantate prima con voce diversa? E cosa c'entrava, tanto per cambiare, con la domanda dell'Irlandese in merito ai Licantropi? Il ragazzo ci sarebbe arrivato presto, occorreva giusto un ultimo attimo di attenzione e di pazienza, poi la conversazione sarebbe stata del tutto dissipata da stolti dilemmi. «Quello che sto cercando di dirti è... scusami, davvero, credo sia difficile anche per me» riprese, schiarendosi la gola prima di aprire nuovamente bocca. «Le profezie sono strettamente personali. Puoi condividerle, puoi parlarne con chiunque, ma rischi che un punto di vista esterno minacci la già precaria stabilità della stessa profezia. Riguarda te e la tua famiglia, a quanto pare, e se permetterai ad un terzo di entrarne in contatto in qualsiasi modo, allora sarà compromessa e il tempo... il tempo potrà essere riscritto, perché non ancora avvenuto.» Troppo difficile, lo sapeva bene. Anche lui aveva necessitato diversi momenti di pausa e riflessione prima che quelle nozioni lette nei libri divinatori gli entrassero in testa perfettamente. Confidava, ancora e ancora una volta, nella lungimiranza della Tassorosso che mai e poi mai avrebbe tradito la sua stima, in nessun caso. «Io sono il Veggente, date le circostanze. Sono all'esterno di tutto ma anche all'interno, non so se mi spiego. Ho predetto qualcosa di... sconosciuto, ma come voce e basta. La profezia non intacca la mia persona con le sue conseguenze, io sono stato soltanto il tramite, lo sono ancora. Quello che voglio chiarire, Thalia, è che non dovrai farne parola con nessuno, se non di piena fiducia. Non solo per non compromettere me, perché di questo segreto soltanto tu, Eljia e due miei amici ne sono a conoscenza.» Mosse la mano, di nuovo, a scacciare una mosca invisibile. «Non dovrai farne parola per salvaguardare te stessa. Indaga in famiglia, certo, ma indaga da sola. Non ti chiederei mai di allontanarti dai tuoi cari, ma se qualcuno venisse a conoscenza della profezia, potrebbe interpretarla come ritiene più giusto e agire di conseguenza, cambiandone le sorti che... che appartengono soltanto a te!». Prese la mano di Thalia, stringendola tra la sua in un gesto d'affetto vero e proprio. «Mi capisci, amica mia?» domandò, il cuore che già batteva per parole che mai, in tutta la sua giovanissima esistenza, avrebbe immaginato di articolare. Non stava implorando Thalia di portare quel peso da sola, sperava che afferrasse quel dettaglio; le stava domandando, quasi consigliando, di non lasciarsi condizionare da pareri, se presenti per un'eventuale condivisione della profezia con altre persone, che avrebbero potuto agire in modi imperscrutabili. E se ne avesse parlato con una zia prossima, permettendo alla zia stessa di bloccare Thalia da qualsiasi azione volesse effettuare per studiare quel futuro impreciso? E se la zia le avesse detto di starsene buona, perché ci avrebbe pensato lei? E se la zia avesse fatto realizzare cose che non sarebbero nate altrimenti? Domande, troppo domande. E conseguenze particolarissime. «Ho letto diversi libri per capire qualcosa della Divinazione, toccandomi così da vicino, e una sola cosa mi è stata chiara fin dal principio: non immischiarti nelle profezie degli altri. Non è la storia di nessuno se non di chi deve gestirla. In ogni caso, comprendo il collegamento con i Licantropi, potrebbe anche essere che il Lupo dei tuoi sogni sia un... Licantropo, ecco. Ho letto qualcosa nel volume di Gilderoy Allock, posso portartelo il prima possibile. In generale, possiamo definirli come uomini dannati, vittime di un morso di un altro Licantropo e per questo affetti da un'omonima malattia. Ogni luna piena si trasformano, perdono il controllo di se stessi e Allock dice che nei primi mesi nessuno di loro riesce ad essere autonomo. Non so molto di più, potrei descriverti le varie fasi e caratteristiche che li riguardano, le cure con le Pozioni Antilupo e quant'altro, ma non credo sia utile, troverai tutto nel libro.» Trasse un respiro profondo, la gola ormai secca per il troppo parlare. «Qualcuno nella tua famiglia è affetto di Licantropia?» domandò, incuriosito, ma non del tutto convinto.


Edited by Oliver Brior - 30/1/2017, 19:13
 
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view post Posted on 18/11/2016, 14:21
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*Figuriamoci. Non rimarresti in disparte, fuori dall'azione.*
Sorrise a quel pensiero, in seguito alle parole dell'amico Grifondoro. Aveva ragione, lo sapeva bene. Non si sarebbe certamente imbarcata in quell'avventura dai risvolti potenzialmente letali da sola. Non era a conoscenza delle nozioni adatte e non aveva la benché minima possibilità di coinvolgere uno qualunque dei suoi familiari.
A ben pensarci, Connor avrebbe movimentato i suoi vecchi colleghi del Quartier Generale, dimostrando ancora una volta che il suo passato di Auror gli sarebbe tornato utile, così come le sue tattiche ormai assodate e le abilità in un campo simile e talmente vasto.
Sua madre, poi, avrebbe potuto coinvolgere alcune delle sue conoscenze al Ministero, dipendenti in debito con lei di qualche favore, per cercare il tassello mancante in quel puzzle complicato. Non poteva e non avrebbe dovuto sottovalutare nemmeno zia Sheila che, con i suoi modi spigliati e allegri, avrebbe conquistato la simpatia di chiunque pur di giungere ad uno scopo ben preciso.
No, Oliver aveva ragione. Le uniche persone su cui avrebbe potuto fare affidamento durante quella missione suicida erano presenti in quell'ala del Castello. La Profezia, quella parola con cui acquisiva maggiore confidenza di minuto in minuto, riguardava lei. Certo, si sarebbe estesa all'intero nucleo famigliare, ma era stata pronunciata per lei. Solamente per lei.

«Comprendo, Oliver. Ogni singola parola. E condivido ogni cosa.» rispose infine, dopo che il ragazzo ebbe concluso la sua spiegazione. Iniziò a credere che il Destino, o chi per lui, avesse intrecciato la sua sorte con quella del Caposcuola in un disegno estremamente complesso senza dubbio alcuno che i due - ignorando l'uno l'esistenza dell'altro - si sarebbero trovati d'accordo e avrebbero stretto un'amicizia indissolubile. Non poteva naturalmente essere certa di quanto il piano del Fato fosse stato programmato attentamente o se tutto ciò fosse il risultato di variabili casuali disposte in un ordine altrettanto approssimativo, la sua unica certezza riguardava il presente: scoprire quale fosse la minaccia e comprendere le implicazioni del suo operato. La profezia, almeno in quell'ultimo aspetto, risultava estremamente chiara, ma qualcosa dentro di lei le suggeriva di non dare nulla per scontato.
«Non che io sappia...» ammise infine, consapevole di sapere molto poco della propria famiglia «...ma credo che la simbologia c'entri poco con la Profezia.»
A differenza di Oliver, la parola "Profezia" per lei non risultava difficile da pronunciare. La sua razionalità si era mostrata ancora una volta per ciò che era: un metodo di analisi preciso, forse, ma estremamente utile per non sprecare tempo prezioso in sciocchi giochi che coinvolgessero le proprie paure e sentimenti. Era solo una parola e, per quanto il significato alle sue spalle fosse funesto, "Profezia" indicava solamente un concetto più grande. Di quel concetto temeva le ripercussioni, ma non aveva timore alcuno di quella parola.
«Credo, piuttosto, che la situazione sia molto più realistica di quanto sembri. Il Lupo, nel mio sogno, potrebbe essere solamente un lupo. Oppure... qualcos'altro. Devo saperne di più. E indagherò... da sola lo sguardo che accompagnò quelle parole era emblematico: non avrebbe fatto parola con nessuno delle scoperte che sperava di fare nei giorni a venire e solamente Oliver Brior avrebbe saputo ciò che lei aveva effettivamente scoperto.
«Oliver... lo sai che sono in debito con te. Vero?» chiese infine, guardandosi intorno. Era stata su quella Torre svariate volte - in attesa di Danielle - ma mai come quella sera quel luogo si era tinto di colori diversi dal solito grigiore. La notte era scesa sul Castello, le torce nei corridoi erano state accese e la luce soffusa avrebbe animato ogni corridoio da quel momento fino al mattino successivo. Un nuovo giorno sarebbe venuto e, con esso, il pesante fardello che, probabilmente, avrebbe trascinato con sé negli anni a venire.
*Sempre che si possa parlare di anni e non...mesi. O peggio... giorni.*







 
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view post Posted on 19/11/2016, 18:08
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Niente sarebbe stato più piacevole della resa dei conti. Che fosse chiaramente legata ad una realizzazione vera e propria della Profezia nei riguardi di Thalia oppure alla certezza che la stessa ragazza mai avrebbe tradito Oliver, ecco, non faceva poi chissà quale differenza. Era una cosa seria, un aspetto confermato da mesi e mesi, ormai quasi un anno intero, di fervida amicizia fra lui e l'Irlandese. E ancora una volta il Caposcuola si chiese se la comune appartenenza alla Contea di Cork, loro paese natio, non fosse un punto a favore per entrambi. Di sicuro non era un dettaglio di poco conto, non per una sciocca riflessione macinata dalla mente del giovane Grifondoro. Annuì dunque in relazione alle parole della Tassorosso. Una decisione era stata presa, un accordo era stato stipulato; non occorreva affatto una stretta di mano, una pergamena incantata da firmare prima da una parte e poi dall'altra né altro del genere. Fiducia, mai valore sarebbe stato più importante, mai termine sarebbe stato più reale. Oliver si ritrovò a sorridere per la prima volta da molti minuti, da quando la Profezia aveva stravolto un banale incontro di un altrettanto banale pomeriggio estivo. Le labbra quasi incresparono il viso come a portare finalmente alla luce un marchio di fabbrica dello spirito nonché della personalità dell'Irlandese. Sorrideva sempre, vuoi per l'etichetta che lo aveva reso più gentile nel corso del tempo e non solo della sua nobile infanzia, vuoi perché l'immagine di sé triste e depresso non faceva piacere a nessuno, senza dubbio alcuno. «Anche perché prova a raccontare a qualcuno del mio piccolo grande segreto e ti sparo un Oblivion dritto in fronte!» scherzò, azzardando addirittura un commento prettamente ironico a dispetto della situazione instabile. Era tutto risolto? Assolutamente no. Non lo sarebbe stato per molto, chissà, forse per davvero molto tempo. Vittima de potere di un Occhio intangibile rivolto sulle finestre del Futuro, Oliver non avrebbe potuto prevedere, non per sua vera scelta, quanto stesse per accadere dietro l'angolo dell'esistenza di Thalia, oltre che della propria. Ci sarebbero state conseguenze anche per lui oppure sarebbe rimasto il tramite di quella vicenda fra realtà e irrealtà? Si augurava qualcosa, senza sapere effettivamente cosa. Forse si augurava semplicemente il Bene, che fosse per l'amica, per se stesso o per tutti e tutto non cambiava molto. Di nuovo. «Non dire sciocchezze, non sei in debito con me, al massimo dovresti odiarmi per averti regalato così tante preoccupazioni» rispose, quel verbo - regalare - che quasi suonava come un colpo basso nei suoi stessi confronti. Il Veggente aveva offerto qualcosa di prezioso, senza dubbi, ma allo stesso modo di pericoloso. Era forse un dono vero e proprio oppure una maledizione? La sera era calata, ormai, il buio con lei come un mantello di profonda manifattura. La cena si avvicinava e Oliver ancora doveva prepare alcune pergamene per l'indomani. «Thalia, credo sia ora di andare, devo ripulirmi dell'inchiostro e cambiarmi. Temo che non scenderò a cena, ma domani ti farò arrivare il libro di cui ti parlavo tramite Lady.» Si schiarì la voce, un unico colpetto, mentre si affrettava a recuperare tutti i volumi, tamburo e via dicendo da terra, infilando alcune cose nell'Incantata Borsetta Medievale e altre stringendole tra le braccia. Quando si decise a rimettersi in piedi, pronto a salutare, attese che l'amica gli desse quasi il permesso di interrompere quell'incontro fortuito. «Mi dispiace davvero... per tutto. Ma risolveremo ogni cosa, è una promessa. E io mantengo sempre le mie promesse!»


Edited by Oliver Brior - 30/1/2017, 19:13
 
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view post Posted on 20/11/2016, 11:09
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Se avesse potuto scegliere, probabilmente si sarebbe sottoposta all'Oblivion di Oliver. Il Futuro in serbo per lei non era certamente dei più rosei e non esisteva affatto un'opzione B, un piano alternativo a cui aggrapparsi con tutte le proprie forze. Aveva sempre creduto che il Destino fosse scritto dagli individui stessi, attraverso le proprie scelte e decisioni consapevoli o meno. Ora, invece, aveva compreso quanto fosse labile il confine tra realtà e possibilità, di come tutto fosse in bilico in un equilibrio sempre più precario.
Non si sarebbe tirata indietro - nemmeno se avesse potuto - tuttavia il desiderio di non essere mai giunta su quella Torre quella stessa sera incontrando il Caposcuola le strinse il cuore in una morsa crudele. Avrebbe dovuto preparare se stessa a ciò che sarebbe stato, una questione di giorni, mesi o forse anni. Uno strano meccanismo di rifiuto si mise in moto nella sua mente, un sistema come un altro per evitare di pensare che il pericolo potesse celarsi in quelle stesse mura. Forse la minaccia, Corvo o Lupo che fosse, non si sarebbe mostrata a lei tanto presto. Probabilmente sarebbero trascorsi gli anni scolastici, forse avrebbe potuto prepararsi meglio a ciò che l'attendeva.
Oliver credeva di averle fatto un torto enorme pronunciando quella Profezia e, forse, in parte era così. Se solo il Dono, la Vista, non si fosse mostrata, ora avrebbe come unico pensiero la consegna degli ultimi compiti prima del termine della scuola. Il suo secondo anno volgeva al termine e una Spada di Damocle restava sospesa sul suo capo. Chi fosse il carnefice era un'informazione sconosciuta. Quando sarebbe accaduto era un'altra incognita. Chi sarebbe stato coinvolto... un mistero.
Doveva apparire pensierosa in quei momenti e solo dopo qualche istante si accorse di come Oliver si fosse rimesso in piedi, con rinnovato vigore ed energia. Forse si sentiva meglio, ora, dopo aver sviscerato quella Profezia da cima a fondo, avendone compreso pochissimi dettagli e, tuttavia, senza restare a bocca asciutta.
Si alzò, rassettando l'uniforme sgualcita e restituendogli il fazzoletto che lui le aveva prestato. Sollevò appena il volto, per guardarlo negli occhi.

«Sono certa che manterrai le tue promesse, Oliver. E io manterrò la mia. Non dirò a nessuno... della Vista. Non lo sapranno mai da me.» avevano suggellato un patto quella sera che, sebbene fosse implicitamente d'obbligo mantenere, da un lato non lasciava garanzia alcuna. La sua memoria poteva essere un arma a doppio taglio, avrebbe dovuto fare attenzione, così come il Grifondoro.
«A proposito di promesse...» il suo tono lasciava poco spazio all'immaginazione. Come se avesse cancellato dalla mente quell'ultima ora della sua vita, il sorriso gentile tornò ad affacciarsi sul suo viso. Corse velocemente alla borsa a tracolla, abbandonata vicino al muro di pietra dove Oliver avuto la sua "visione". Si chinò e, dopo averla aperta, ne estrasse un pacchetto. La carta dorata e rossa, carta da regalo, era un chiaro indizio di che cosa sarebbe accaduto di lì a breve. Posizionò il pacchetto sulla pila di libri già in mano all'amico.
«Si tratta di un piccolo pensiero. Hai compiuto gli anni qualche giorno fa, ma non osavo disturbarti e mi sono detta che l'avrei tenuto finché non avessi avuto un momento di pace... per parlarti.»
Suonava strano definire quella serata "un momento di pace" e, tuttavia, ora che non esisteva altro da dire su quanto accaduto, la tranquillità era tornata ad albergare nel suo cuore. Solamente per qualche istante.
«Puoi facilmente intuire di che cosa si tratta.» aggiunse sorridendo. «Buon compleanno, amico mio!»









E ce l'abbiamo fatta. Il regalo è giunto dopo mesi :ihih:

Il pacchetto contiene "Siti Storici della Stregoneria" [+1 PM]
 
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view post Posted on 2/1/2017, 17:41
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Si era spinto oltre, lo sapeva bene. Si era spinto talmente oltre da aver perso il confine fra il giusto e il sbagliato, fra il credere e il suo opposto, fra fede e la sua mancanza così tangibile. Si era spinto oltre, lo sapeva; a sua discolpa, se ce ne fosse stato davvero bisogno, avrebbe potuto dire di non aver avuto scelta: rivelare quello che con ogni probabilità rappresentava il suo più profondo segreto non era stata una scelta, quanto una necessità. Thalia lo aveva adocchiato nel momento peggiore, oppure - avrebbe corretto qualcuno - in quello migliore, perlomeno per un Veggente. Lo era, ormai l'etichetta non lo spaventava come ai primi tempi, quando il flusso di ricordi che non gli appartenevano, di ricordi che non descrivevano il Passato, ma il Futuro, lo invadeva senza che potesse frenarlo in alcun modo, senza che potesse frenarli per davvero. Era nota, almeno a se stesso, la Coscienza che tentava di continuo di sussurrargli consigli, speranze, ovviamente rassicurazioni. Ma era nota, soltanto al suo Cuore, quanto quelle spiegazioni si perdessero come cenere al vento. «Un regalo è sempre bene accetto, ti ringrazio.» Abbozzò un sorriso, ora che il controllo del suo spirito e del suo corpo sembrava essere stato del tutto ripristinato. Si accorse di essere sollevato, come se avesse trattenuto un invisibile respiro fino a quel momento, solo quando le mani strinsero il pacchetto offerto dalla studentessa Tassorosso; si accorse che le dita non tremassero soltanto quando sfiorarono la carta per poi stracciarla lentamente, nel maggior silenzio possibile, come se per quel giorno i suoni fossero stati sufficienti. «Siti Storici della Stregoneria» lesse rapidamente, gli occhi che indagavano in modo rapido la copertina del libro donatogli da Thalia. Un sorriso increspò, sinceramente, le sue labbra, fin quando Oliver si premurò di inchinare il capo in una sorta di cenno di assenso e di gentilezza. «Touché! Sarà una lettura interessante, ne sono sicuro! Grazie di cuore, Thalia.» Si incamminò verso la direzione della Sala Comune, scambiando poche chiacchiere e qualche saluto intriso di ipotesi non risolte, ma di altrettante domande già risposte. Quando si separò per davvero dalla Tassorosso su una rampa di scale che conducevano a direzioni diverse, Oliver si ritrovò a pensare a quanto accaduto prima con un'ultima certezza a fare da collante nella sua mente in subbuglio. Avrebbe potuto dire di non aver avuto scelta, nel confidare quel segreto pericoloso all'erede dei Moran. Avrebbe potuto. Ma qualcosa gli suggeriva che si trattasse di una scusante senza solide basi; tutto sommato, ne era felice. Del resto, Thalia era sua amica e Oliver nutriva grande fiducia nei suoi confronti. La Vista parve essere d'accordo, perché nessuno scorcio del Futuro si presentava offuscato in quell'amicizia sempre crescente. E quella, pensò infine, era di sicuro la miglior cosa dell'intera giornata.

Grazie per il regalo, l'ho apprezzato tanto! Scusa ancora per l'ultimo ritardo e grazie, di nuovo, per questa role così speciale. Alla prossima, Miss Moran! Abbi cura di te ♥


Edited by Oliver Brior - 30/1/2017, 19:13
 
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