| Assottigliò vagamente lo sguardo, facendosi preoccupato quando l'amica iniziò a tossire. Era già pronto ad alzarsi, palmi sul tavolo e gambe dai muscoli tesi, quando l'altra si riprese, facendolo tornare composto. Evitò eventuali risposte per non finire con l’apparire esageratamente insistente e, per qualche istante, pensò di aver preso un Fiammagranchio. Alla domanda lasciò il cucchiaio, allargando le braccia ai lati del corpo, indicandosi attorno. Il tono si abbassò, restando udibile per chi gli stava di fronte. “Siamo circondati da persone che scappano, rinchiudendosi in villaggi.” Tornò ad impugnare il cucchiaio, quasi con forza. Quel argomento lo infiammava in pochi attimi, sormontando imbarazzo e agitazione. Rimase in silenzio, arrossendo leggermente. Il predatore che scopriva di essere diventato preda o scappava o mostrava le proprie armi. In quel caso furono riposte quando ammirò la donna apprezzare il suo gesto. Annuì leggermente, meno teso di prima. Stava tentando di tenere a bada i fagioli magici, prendendone uno al volo, quando un contatto inaspettato lo fece sussultare. Gli occhi si spalancarono leggermente, mentre il boccone prendeva vie proprie trasverse. “TaranisOmigosDagdaBelenosTeutatesBrigitLugLevaiutosoffoco.” Mentre invocava l'aiuto di tutti i suoi Dei, iniziò a tossire, picchiando il pugno al centro del petto, finché la destra si precipitò al bicchiere di bibita fresca, per portarla alle labbra ed annegare parole, preghiere e imprecazioni. Riprese, con una pretesa verso se stesso degna di lode o biasimo, il contegno, passando la prima nocca destra sulle labbra. “Scusami, fagioli magici.” Il vedere il viso arrossato della maga non lo aiutò e così anche il suo colorito assunse toni simili. Quella frase aveva toccato corde diverse da quelle della lealtà, dell'amicizia, del senso di colpa e del timore, andando a suonare la nota di un uomo che non prendeva batoste senza reagire. Posato il bicchiere al suo posto, adagiò la mano accanto al piatto, tamburellando con le dita sul legno per qualche secondo. Aveva appena deciso che era il momento di smetterla di giocare e di girare attorno alla faccenda. Aprì e chiuse le dita finché non le strinse in un pugno deciso. “Come hai affermato prima, sono cambiato anche io. Conosci la mia nuova faccia ma sei sicura di poterti fidare di quel che c'è dietro e portarlo da te?” Il tono si era fatto fermo, quasi avesse preso sul serio quella vaga allusione. La osservò intensamente, cercando un indizio a una domanda che ancora non sapeva esprimere. Apparve dopo poco, nella sua mente, quando i suoi pensieri raggiunsero il fulcro dei suoi turbamenti. “Aryanne. Vorrei sapere che intenzioni hai. Rimanere a Londra definitivamente o tornare a viaggiare? Lo so che non dovrei avere il diritto di fare certe domande, ma è importante. Sei mia amica e per questo devo capire com'è la situazione ora.” Una stoccata, dritta e senza esitazioni. Aveva smesso di studiare pazientemente la situazione e voleva far capire che non era l'idiota svampito di anni prima. La voce calma ma decisa era udibile solo da chi era prossimo ai due. Doveva capire se poteva permettersi di fare dei passi in avanti o era meglio cambiare direzione. Aveva una buona memoria e non avrebbe ripetuto gli stessi errori di quando era giovane. Lealtà, ecco cosa gli stava impedendo di trattarla come avrebbe fatto con altre nella medesima situazione. Le doveva il lato migliore di sé.
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