Attenta a dove metti i piedi, privata

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Black_Shadow
view post Posted on 25/11/2015, 10:31




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DAMIAN GRAY



Non guardava spesso la strega mentre lei esprimeva quei pensieri, così affini ai suoi. Era più che altro intento ad osservare gli occhi dell’ippogrifo che non voleva saperne di allontanarsi, quasi come se avessero il potere di comunicare con la sola forza del pensiero. Forse l’animale stesso era d’accordo con le intenzioni di quei due esseri umani in preda ad uno straordinario attacco di “filosofite acuta”, forse non si sarebbe tirato indietro se avessero scavalcato in quell’istante il recinto e fossero saliti sulla sua schiena possente, forse avrebbe volato più veloce del vento, nel tentativo di impedire che venissero acchiappati dalle autorità magiche e accusati di furto di creatura. Avrebbero mai potuto spiegare che l’ippogrifo era d’accordo? Ovviamente no. Non sarebbe stato ugualmente giustificabile, perché il problema non sarebbe stato l’animale in sé, ma le regole dello zoo che lo custodiva. Ecco, appunto. Regole.
Arricciò le labbra e fischiò un motivetto interessato e compiaciuto, scostando le iridi chiare e fissando ora la strega al suo fianco, con la coda dell’occhio.

“Senti senti. Se avessi saputo che avrei potuto trovare una gnocca dal pensiero così simile al mio al Magizoo di Londra, sarei venuto prima.”
Scherzò tentando di sdrammatizzare, di mantenere una certa leggerezza nonostante il peso del discorso. Dopotutto Damian era così, non amava le conversazioni pesanti, cercava sempre di affrontarle con un po’ di superficialità, se possibile. Subito dopo perfino Galatea si permise di riprenderli, facendo loro notare che forse avevano superato il segno. Pallosi. Fighi e pallosi. E aveva ragione. Il mago sghignazzò guardando la Jarvey, si abbassò e tentò di accarezzarla.
“Concordo con te.”
Proferì rivolgendosi a Virginia. La vide sedersi accanto all’albero su cui Gideon aveva già intrecciato la sua fitta e perfetta tela, dando libero sfogo alla sua natura. Fece altrettanto, accomodandosi sul terreno secco, accanto a lei, piegando una gamba e appoggiando una spalla al tronco, con il busto rivolto verso di lei. Le labbra si piegarono in uno sorriso sornione, nel sentire la risposta schietta della donna. Inspirò un’altra profonda boccata di fumo, lo trattenne per qualche secondo, quindi afferrò la sigaretta tra indice e medio della destra e lo espirò, verso l’alto.
“Vediamo. Che faccio stasera. Potrei uscire con te, sì. Dopotutto non sei male.”
Proferì tornando a guardarla con espressione beffarda.
“Se sai dove trovare un ippogrifo ci sto. Credo che le abitudini non siano cambiate, anche se non ho mai visto nessuno ballare con indosso un tutù di pizzo a seguito di una sbronza. Però se vuoi fare qualcosa di diverso e alternativo, hai trovato la persona giusta. Visto che siamo così libertini entrambi, facciamo quello che ci gira per la testa. E, per la cronaca…”
Si sporse appena verso di lei, guardandola negli occhi con aria di sfida.
“…prima che tu possa riuscire ad appendermi al ramo con Gideon, ti assicuro che finiresti per vomitare lumache da questa bella boccuccia che ti ritrovi. Non credo sia una delle esperienze che vorresti provare nella vita.”
Sghignazzò ritirandosi di qualche centimetro e riportando alle labbra la sigaretta, seguitando a fumarla.
“Mi spieghi solo una cosa? Come fa un’amante della libertà come te a resistere al Ministero? Quella è la capitale delle regole pallose.”
La mente andò a quel colloquio andato male, organizzato da suo padre e da qualche parente già dipendente fisso del Ministero. Il colloquio doveva essere una formalità, ma Damian si era impegnato affinché andasse male comunque, comportandosi in modo tale da essere cacciato, nonostante la raccomandazione.
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view post Posted on 25/11/2015, 12:24
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Galatea! Non ci fosse bisognerebbe inventarla! Ha il potere magico della parola e, anche se il suo vocabolario è scarso, sconcio e conciso, colpisce sempre nel segno. Lei davvero con poche parole riesce a riportare leggerezza e simpatia con le sue espressioni genuine e spontanee e la apprezzo anche per questo motivo. La adoro per quella sua natura schietta. In quel caso mi permette, senza tanti giri di parole, di poter ritornare a scherzare senza trovare scuse insulse per aver abbandonato un discorso che stava diventando in vero ginepraio.
Mentre il nostro quasi amico ippogrifo continua ad osservarci come se fossimo noi le creature fantastiche, al centro del recinto la rissa si stà facendo più vivace. Sono una Curatrice ma non è difficile capire che i due duellanti sono un maschio e una femmina. Probabile che non si trovino d’accordo come invece stà succedendo a noi due seduti alla base del tronco del grosso albero.
Cambio posizione incrociando le gambe e girando il busto verso Damian che si è venuto a sedere accanto a me. Appoggio una mano sul terreno e il palmo appoggia sull’erba fresca trasmettendomi una piacevole sensazione. Increspo appena le labbra prima di rispondere al Mago che, presumo, mi abbia rivolto un complimento
.
Allora hai fatto bene ad arrivare solo ora. Se fossi venuto prima non mi avresti trovata. Ne avresti trovato altre, sicuramente più interessanti e meno invadenti ma …vuoi mettere? Nessuna avrebbe avuto come compagnia una Jarvey rompipalle e una tarantola azzurra. Dì la verità! E’ questo che ti ha colpito!
Sorrido mentre scherzo e sento il sorriso che dalle labbra arriva allo sguardo che si illumina per la sintonia che, si avverte, comincia a prendere piede.
Galatea ovviamente pare più che d’accordo con quel che stò dicendo. E’ una cratura ma è davvero una creatura magica e non solo per l’uso improprio della parola. Pare che afferri, se non il senso dei discorsi, la loro sostanza e il suo agire d’impulso, così affine al mio, mi stupiscono sempre. La vedo rizzarsi sulle corte zampette, prendere la rincorsa e fiondarsi in braccio al Mago prima che abbia il tempo di pensare a recuperare il guinzaglio. Ho la pessima abitudine di sottovalutare la sua sveltezza.
Appena atterra poco delicatamente sulle sue gambe non preoccupandosi minimamente del punto in cui colpisce guarda prima lui poi me esplodendo in una delle sue frasi che paiono fatte apposta per mettere a disagio tutti quanti.

Gran pezzo di manzo questo!
E questa dove l’hai sentita? Possibile tu non riesca ad essere più moderata nelle tue esternazioni?
Chiudo gli occhi un’attimo scuotendo la testa divertita. Non credo se la prenderà. A suo modo gli ha fatto un complimento. Inedito anche per le mie orecchie avvezze ai suoi strafalcioni.
Sorvolando sul comportamento sfacciato della cucciola riporto lo sguardo su Damian con espressione semiseria.

Non sprecarti in complimenti. Potrei arrossire e stonerebbe col colore dei miei capelli.
Rispondo arricciando il nasino e continando a guardarlo. Abbiamo gli occhi dello stesso colore ma, grazie al cielo, fisicamente è l’unica cosa che abbiamo in comune. A me starebbe malissimo la barba incolta che lui ostenta invece su di lui ha un’effetto davvero affascinante.
Certo che so dove trovare un ippogrifo. Sono una Curatrice lo hai dimenticato? Potremmo sicuramente rubarne uno e finire la serata ad Akzaban. Può darsi ne valga la pena. Un volo sul dorso di questi animali è un’esperienza unica ma, se non ti dispiace, preferirei rimandare l’avventura. Teniamola per i momenti di noia. Un giro sulla scopa? Vediamo se riesci a starmi alla pari. Per correttezza devo avvisarti che ero battitrice nella squadra di Quidditch della mia scuola ma ti lascerò partire in vantaggio. Sono buona in fondo!
Volare è una delle cose che amo di più. Mi da un senso di libertà che mi esalta e riesce a mettermi di buon umore anche quando i pensieri più tristi riescono a far breccia nella mia mente.
Le lumache, da buona semifrancese, le preferisco alla Borguignonne. Se non le hai mai assaggiate te le consiglio. Sono ottime e sarà l’unico modo in cui mi vedrai mangiarle.
Questo continuo stuzzicare mi diverte moltissimo. Cerco di mantenere l’espressione più seria che trovo ma son certa di non riuscirci. Stiamo battibeccando esattamente come i due esemplari al centro del recinto che continuano a spintonarsi e ad emettere incomprensibili suoni.
Li osservo attenta e nel contempo ascolto Damian rivolgermi una domanda che apprezzo molto e che mi da modo di spiegare la passione che nutro per il mio lavoro.

E’ molto semplice da spiegare. Quando sono fra le creature io mi sento esattamente al mio posto. Le amo. Tutte. Dalle più carine alle più repellenti. Poter far qualcosa per loro, alleviare le loro sofferenze, aiutarle, nei casi peggiori, a porre fine alle loro pene mi fa sentire utile. E’ tanta la soddisfazione che ne ricevo. Molto maggiore del disagio di essere costretta a rispettare orari e protocolli. E’ vero che molti dipendenti ministeriali sono dei rompipluffe di prim’ordine ma ti meraviglieresti se vedessi il bestiario che traffica fra i corridoi del Ministero. Alcuni sono ancora più interessanti dei più stravaganti abitanti del Magizoo. Te lo assicuro.
Era la verità. All’interno del Ministero circolavano soggetti talmente originali che pareva impossibile avessero cariche ufficiali. Erano Maghi e Strege che, per loro natura o per copertura professionale, avevano atteggiamenti, abbigliamenti e comportamenti che andavano dallo strano forte al quasi impossibile. Io stessa non avevo ancora fatto l’abitudine a quella macedonia variopinta di soggetti che deambulavano per i vari piani dell’Istituzione.
Ora, però, è il mio turno di far domande e non sia detto che io mi sottragga dal mettere punti interrogativi ogni qualvolta me ne si presenta l’occasione e c’era una cosa, fra le tante altre, che mi premeva sapere sul giovane e avvenente Mago che mi sedeva a fianco.

E tu, a parte l’aspirazione a intrattenere, sollazzare e dissetare la scelta clientela alla Testa di Porco che ti piacerebbe fare? Non ti conosco ma ho l’impressione che questo mestiere, per onorevole che sia come lo sono tutti se fatti con passione, non sia il tuo obbiettivo finale. Mi dai l’impressione di avere altre ambizioni. Il tipo che non si accontenta della prima cosa che trova. Troppo intrigante e affascinante per esserlo. Non per niente sei qui con…noi.
Avrei voluto dire ‘con me’ ma non sono così presuntuosa da sottovalutare il fascino di Galatea e Gideon .
Gli strizzo l’occhiolino. Non voglio si senta obbligato a rivelarmi le sue aspirazioni se non vuole ma mi farebbe piacere sapere quali sono le sue aspettative e suoi desideri per il futuro.
In quel momento i due ippogrifi sembrano arrivati davvero alle strette e i suoni si trasformano in grida acute mentre le creature cominciano a battere minacciosamente le ali e ad allungare il collo. Anche potendo non interverrei mai in una disputa del genere. Gli animali sanno benissimo regolarsi da soli senza che gli umani, babbani o maghi che siano, ci mettano la mano o la bacchetta.

Scommettiamo che la femmina avrà il sopravvento? Decidi tu la posta. Per me andrà bene.
Non mi alzo per non distrarre la lite. Hanno diritto anche loro di esprimere il loro parere in assoluta libertà e mi limito. Appoggiando il gomito sul ginocchio, ad attendere l’esito e ad ascoltare la risposta di Damian che aspetto con interesse.
 
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view post Posted on 25/11/2015, 16:29




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No, a Damian non dispiacque abbandonare quell’intricato discorso. Aveva già parlato abbastanza per i suoi gusti, di fronte ad una ragazza che conosceva appena da poche ore. Nonostante si trovasse tutto sommato bene in sua compagnia, non era nella sua indole affrontare determinati argomenti e portarli avanti per troppo tempo, prima o poi un time out doveva esserci. E Galatea l’aveva espressamente imposto, con quel rimprovero sfacciato. Il mago ridacchiò pure nel sentire l’uscita di Virginia. Tale bestiola tale proprietaria, non c’era che dire.
“Sì, lo ammetto, sono qui seduto a parlare con te solo perché hai una jarvey e una tarantola. Senza di loro ti avrei liquidato nel giro di due minuti.”
La stava visibilmente provocando con quell’affermazione e lo sguardo svergognato di Damian si soffermò sul volto di Virginia, attendendo una reazione mentre inspirava l’ultima boccata di fumo. Fu in quel momento che Galatea lo colse di sorpresa, balzandogli in braccio e atterrando con le zampine sulle gambe e non solo.
“Uh, fai attenzione, che i gioielli mi servono ancora.”
Soffiò trattenendo il respiro per qualche istante, ma poi non riuscì più a contenersi e scoppiò a ridere, sentendo quel complimento genuino.
“Vieni qui, gnoccolona di una jarvey.”
Esclamò allungando la mano libera sulla testolina della bestiola, nel tentativo di accarezzarle il morbido manto. Nel frattempo la sigaretta magica si esaurì da sola e il mago la abbandonò tranquillamente per terra, al suo fianco. Era sicuramente spenta, non c’era alcun rischio che bruciasse il prato.
“Tutte voi donne sapete benissimo dove andare a colpire per atterrare un uomo, vero?”
Commentò divertito, riferendosi ai poveri gioielli di famiglia su cui Galatea era atterrata con la morbidezza di un elefante. Le dita scivolarono dalla testolina al collo e al mento, su cui si concentrò, dandole lenti grattini. Gli occhi freddi tornarono sul volto della donna, che nel frattempo stava già facendo interessanti proposte per la serata.
“Non ti ci vedo arrossire. Ad ogni modo per me va bene. Forse è meglio rimandare a data da destinarsi il furto dell’ippogrifo, con questo freddo non mi attira molto un soggiorno ad Azkaban. Devo solo andare a recuperare la scopa a casa, a Great Hangleton. Battitrice? Giochiamo ad armi pari allora, ero Battitore pure io, a scuola. Adoravo lanciare i bolidi addosso agli avversari. Avevo pure una buona mira. Ad ogni modo non ringalluzzirti troppo, che potrei farti mangiare la polvere, oltre che le lumache. Per quanto mi riguarda credo bypasserò, non mi ispira come pietanza. Le uniche che potrei mangiare sono le Lumache Gelatinose. Ma meglio ancora una buona bistecca al sangue.”
Tornò a guardarla ancora negli occhi, la medesima aria di sfida, condita da quell’istintivo alone di strafottenza che lo avvolgeva perennemente. La ascoltò, mentre raccontava del suo lavoro e di come esso fosse per lei più importante di qualsiasi regola o fastidio che la frequentazione del Ministero potesse portarle. Sbuffò una risata nel sentire di quel “bestiario” che circolava per i corridoi dell’edificio e scosse leggermente il capo.
“Non credo farebbe per me.”
Commentò portando lo sguardo sugli ippogrifi litigiosi, al centro del recinto. Non gli erano sfuggiti i loro lamenti nervosi e quel battibecco che stava facendosi sempre più aggressivo. Sorrise sornione in seguito alla domanda di Virginia, condita da opportuni complimenti, forse atti a renderla più sopportabile ai suoi occhi. Scrollò le spalle.
“Non lo so. Ammetto di non avere un’ispirazione precisa, una meta, un obiettivo. L’avrei già raggiunto, o sarei sulla strada per raggiungerlo. Vivo alla giornata e per ora mi va bene così.”
Proferì con leggerezza, mentre continuava a dedicarsi a Galatea, facendole vari grattini sulla schiena. La pesantezza con cui suo padre aveva sempre cercato di infondergli un minimo di senso di responsabilità, di garantirgli un futuro che riteneva dignitoso fregandosene bellamente delle sue aspirazioni, l’aveva portato a questo, a non sentire nemmeno il bisogno di fare progetti.
Virginia, avvedendosi del battibecco dei due ippogrifi, avanzò un’altra sfida che strappò un sorriso arrogante a Damian.

“Se vince il maschio, dovrai berti tre Whisky Incendiari uno dietro l’altro. Sempre se sarai in grado di reggerli.”
Decretò con un ghigno beffardo stampato sulla faccia barbuta.
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view post Posted on 25/11/2015, 18:36
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Galatea è al settimo cielo. La osservo mentre, per nulla impressionata dall’aver toccato con zampa dei tasti che possono essere molto dolenti, gongola soddisfatta.
Deve davvero piacerle il ragazzo!
E’ normalmente socievole e mai aggressiva ma con Damian sembra avere trovato un’interlocutore all’altezza delle sue altissime aspettative. Anche la proprietaria, in verità, è felice di trovarsi in quell’insolita ma simpatica situazione.
L’unico che accusa il ‘colpo’ è Damian che si raccomanda che i preziosi di famiglia vengano trattati col dovuto rispetto.
Scuoto la testa ridendo della scena che ho davanti agli occhi e non mi trattengo.

Vedi che cosa capita a dar confidenza alle donne? Colpiscono i punti deboli. Rompono! O almeno …ci provano. Galatea scendi di lì che lui non è…hem…come me. Gli fai male e poi non vorrai, vero, che Damian cominci a cantare esibendosi con una vocina che assomiglia alla tua o, peggio ancora, alla mia da piccola!
La cucciola, ovviamene, se ne infischia altamente dei miei consigli e si gode le coccole che quell ’imprudente di Mago gli propina il quale, temerario a mio avviso, si produce anche in sperticati complimenti che a altro non servono che a far agitare ancor di più la già esaltata creaturina.
Non riesco a smettere di ridere. E’ divertente vedere un Mago grande, grosso e, se ci si mette, minaccioso, che ha qualche piccola difficoltà a proteggere ciò che gli è più caro quando ad mettere in pericolo i suoi tesori è solo una piccola, bianca e innocente creatura il cui nome evoca una ninfa candida e virginale o, nel caso più comune ricorda le regole del buon comportamento e della buona educazione.

Cosa abbia evocato in me il fatto di averti dato questo nome non riuscirò mai a capirlo. Fra tutti i nomi penso di aver scelto il meno appropriato e tu continua a darle corda e quando ti alzi non sarai più lo stesso.
Riesco a farfugliare fra uno scoppio di risa e l’altro rivolgendomi ad entrambi senza bisogno di specificare a quale dei due riferire la prima e la seconda frase.
Quando finalmente riesco a calmarmi il sorriso proprio non se ne vuole andare. Quello sfrontato che, per puro gusto di provocazione, ammette di essere stato attratto dalle mie bestiole e si preoccupa perfino di avvisarmi che mi farà mangiare la polvere ha tutta l’aria di essere un maestro nella sottile arte della provocazione. Mi piace scherzare. Lo faccio solo quando e con chi posso ma se trovo il compagno giusto non mi tiro certo indietro.
Con un’occhio che segue il recinto in cui un altro tipo di lotta è in corso, rispondo incassando il colpo e rimettendomi in posizione d’attacco.

Bene. Visto che combattiamo ad armi pari…niente vantaggio. Partiremo appaiati. Dovrò rispolverare la scopa. E’ molto tempo che non la uso ma non credo mi ci vorrà molto per ritrovare lo spirito della battitrice. Non sottovalutare le donne. Come hai detto tu…sanno dove andare a colpire e sono più subdole e meno prevedibili degli uomini. Per la pietanza …la deciderà e offrirà chi vince. Ritieniti schiaffeggiato da un guanto di velluto e sfidato!
Mimo il gesto e piego di lato il viso osservando il suo. Forse è colpa della barba ma è davvero difficile decifrarlo. Non mi sforzo neppure di farlo. Quello che vedo è più che sufficiente per me. Non amo indagare in territori che vogliono rimanere inesplorati e preferisco suscitare la confidenza anziché imporla. La sua riposta mi lascia perplessa ma non insito per andare a fondo. Mi fido di quello che dice e non ho motivazioni sufficienti per sostenere il contrario. Il dubbio che non voglia sbottonarsi però rimane e rimarrà al suo posto mentre rispondo aggrottando leggermente le ciglia.
Se questa è la tua scelta…perché no! Avere la possibilità di non programmare il futuro è un vantaggio che non tutti possono permettersi. Una fortuna da una parte e un limite dall’altra. Essere impegnata a fare qualcosa che mi piace fa parte del mio concetto di libertà ma non è detto che sia l’unico modo e neppure il più giusto. Ognuno trova il suo posto, prima o poi e qualsiasi esso sia, se lo rende felice, è il posto giusto.
Poi lo sguardo ritorna sulla scena della lotta che si fa sempre più cruda. La femmina a tratti retrocede sotto i colpi del maschio più grosso e potente ma poi trova il modo di individuare un punto scoperto e colpisce con velocità ed astuzia. La scena si ripete diverse volte lasciando l’esito della disputa in una grande incognita.
Sono indecisa se alzarmi ed andare ad incalzare la mia protetta ma temo di distrarla con il mio gesto e lei ha bisogno di tutta l’attenzione per poter riuscire nell’impresa e risparmiarmi la sorte che mi attende nel caso dovesse arrendersi. Sono completamente astemia ma non ritengo sia il caso di raccontarlo a Damian. Sarebbe capace di raddoppiare la dose solo per dispetto. Dovesse vincere il maschio pagherei, ovviamente, il mio debito ma le conseguenze solo Merlino sa quali saranno.
Mi limito a stringere i pugni e fare il tifo in silenzio per un po’ ma poi un’indizio devo darglielo. E’ bene si prepari nel caso debba ingoiare ben tre bicchieri della schifezza magica che tanto adorano gli intenditori di whisky incendiario.

Fossi in te mi augurerei vincesse la femmina. Non si sa cosa può succedere in caso mi vedessi nella parte di chi paga pegno. Non garantisco nulla e saranno tutti fatti tuoi. In caso dovessi perdere tu…dimmi dove devo portarti visto che da solo non ci arriverai sicuramente.
Lo guardo con espressione furbetta, fra lo scherzo e la minaccia mentre aspetto, insieme all’esito del conflitto che pare alla resa dei conti, anche la risposta di Damian che son certa non si impressionerà ma nemmeno si tirerà indietro.

Ippogrifa dei mie stivali...se perdi...prega di non capitarmi fra le grinfie perchè il tuo compagno ti parrà una puffola pigmea al confronto

Borbotto fra i denti certa che mi abbia sentito mentre Galatea, compresa nel suo ruolo di giudice senza criterio, ma un po' più tranquilla, esplode in un'altra delle sue uscite indecorose.
Sfigati!
 
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view post Posted on 27/11/2015, 11:51




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Per ovviare definitivamente al problema, Damian provò ad afferrare la jarvey per sistemarla, con la dovuta accortezza, sulle sue gambe in modo da salvaguardare i propri punti delicati. Dimostrò di non essere parco nelle carezze, almeno non con quell’animaletto che aveva chiaramente conquistato la sua simpatia. Sghignazzò nel sentire quanto Virginia si stava divertendo di fronte a quella scena esilarante.
“Sentila come ride… Ora vorrà propormi lei un lavoro: giullare personale assieme a te, Galatea. Ma le impedirò di mettermi in testa strani berretti con campanellini sonanti…”
Scherzò rivolgendosi alla jarvey, incurante del fatto che lei potesse capire o meno il senso di tutto il discorso. Continuava ad accarezzarle il manto con gesti lenti, concedendole qualche grattino con le dita forti e grandi.
“Eh, sapete bene sì dove andare a colpire. Ma come vedi io non sono da meno.”
Replicò con un ghigno, riferendosi alla bestiola che si stava godendo le coccole. Era chiaro a tutti ormai: l’aveva conquistata. E sembrava andarne fiero.
“Comunque non ci tengo a sembrare un falsettista, preferisco tenere la mia voce bassa e rauca, adatta al rock.”
Comunicò ironicamente, lanciando un’occhiata a Virginia. Sua madre gli aveva dato quella voce e lui l’aveva allenata per anni per raggiungere determinati risultati, ci teneva e si vedeva.
“Non ho idea del significato del nome, ma evidentemente ti piaceva il suo suono. Non si deve per forza scegliere il nome in base alle caratteristiche del soggetto, no?”
Lui era cresciuto nel Mondo Magico, aveva studiato al Durmstrang, pur vivendo a Great Hangleton, una cittadina mista, non aveva mai avuto contatti troppo diretti con i babbani, di conseguenza gran parte del loro mondo, delle loro abitudini, della loro cultura gli era sconosciuto. Sapeva solo il minimo che si doveva sapere per convivere con i non-maghi a Great Hangleton. Non avrebbe mai potuto sapere l’origine del nome Galatea, la sua derivazione mitologica. A malapena conosceva il suo, infatti. E l’aveva saputo per puro caso, in una chiacchierata con sua madre, anni fa. In quel contesto Vanja si era zittita non appena Hugh era entrato nella stanza in cui si trovavano e a Damian non dispiacque. Non gli interessava conoscere la possibile origine babbana del suo nome.
Nel frattempo Virginia aveva sfoderato di nuovo la sua parte provocatrice ed era tornata a punzecchiarlo. Damian sfoderò un altro dei suoi sorrisi sornioni e la fissò negli occhi chiari con aria di sfida.

“Andata. Anche io non prendo in mano la scopa da tempo, preferisco muovermi con altri mezzi, ma non sarà un problema. Ricorda: le donne saranno subdole, ma gli uomini sanno essere parecchio stronzi. Non aspettarti azioni cavalleresche da me. Quando si tratta di vincere una sfida non guardo in faccia nessuno.”
L’avvisò sporgendosi leggermente verso di lei, come se volesse in quel modo trasmettere il messaggio con maggior chiarezza. A quel piccolo battibecco seguì una sorta di time out in cui Virginia commentò positivamente la scelta di Damian di non avere progetti, di vivere alla giornata. Il mago distolse lo sguardo, scrollando nuovamente le spalle.
“Non mi voglio imporre nulla. Se deciderò di occuparmi di qualcosa in particolare sarà perché l’avrò scelto io, in totale libertà. Per ora star dietro ad un bar per mantenermi mi andrebbe bene. E al Testa di Porco c’è un tipo di bestiario che mi piace, tutto sommato. Basta sapere come prenderla, certa gente. Se mi prenderanno, cercherò un appartamento in zona e per un po’ starò bene così.”
Decretò in totale tranquillità, andando a spostare lo sguardo sugli ippogrifi, che nel frattempo continuavano la loro disputa. Le parole di Virginia lo fecero ridere di gusto. Lo divertiva la sicurezza che la donna continuava ad ostentare, in quel loro susseguirsi di sfide. Sembrava fosse una lotta a chi era più sicuro di sé.
“No, tifo il maschio e spero vinca, perché voglio vederti dopo tre Whisky uno dietro l’altro. Alla tua incolumità penso io, sei in buone mani. Se vince la femmina troverò il modo per farti bere lo stesso. E ti assicuro che in ogni caso non dovrai accompagnarmi da nessuna parte. Non bastano tre Whisky a farmi dimenticare chi sono e dove mi trovo.”
La informò placidamente, tornando a guardare i bestioni al centro del recinto. Mentre Virginia iniziava a spazientirsi e a inveire contro la femmina, minacciandola, Damian assisteva in silenzio, con un sorrisetto sulle labbra. Nemmeno quando l’ippogrifo sembrava subire i colpi tattici della femmina il mago sembrava preoccuparsi. Evidentemente non gli interessava davvero l’esito della lotta tra le due creature, aveva già la sicurezza in tasca per quanto riguardava un altro tipo di esito. Per il momento si divertiva più che altro a sentire le uscite delle femmine che aveva accanto.
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view post Posted on 28/11/2015, 16:21
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E’ evidente che Damian ci sa fare con il genere femminile. Sia con quello animale, visto che Galatea pare ipnotizzata dalle coccole del mago, che con quello umano. Apprezzo la simpatia e il modo di fare, stuzzichino e provocante, del ragazzo che è riuscito, senza neanche troppi sforzi, a calmare la jarvery.
Sotto la scorza dura che ostenta, presumo nasconda qualcosa di diverso visto che lo vedo quasi intenerito mentre passa le mani fra il candido pelo della cucciola ma è probabile anche che cerchi solo di salvaguardare il suo tono di voce al quale dichiara apertamente di tenere molto.
Damian evidentemente ha poca dimestichezza col mondo babbano a differenza mia. Ho sposato un mezzosangue e ho avuto modo di entrare in stretto contatto con i non maghi, le loro abitudini e la loro cultura. Oltre ad aver frequentato Beauxbatons mi sono laureata alla Sorbonne e conosco abbastanza bene il mondo babbano per cui mi preoccupo di spiegare le mie affermazioni sulle origini del nome della mia piccola amica.

Galatea è il nome di una ninfa. Precisamente una delle cinquanta ninfe del mare. Sono creature mitologiche. Personaggi che i babbani considerano quasi magici. Il suo nome evoca purezza, candore. Lei ha solo il colore del pelo bianco. Per il resto, come puoi notare, ha tutte le varianti possibili dei colori più vivaci. C’è anche un altro riferimento possibile. Anche questo con un termine babbano. Galateo. Comprende tutte le norme da adottare per un buon comportamento e anche questo mal si adatta alla signorina che hai in braccio.
Mentre parlo Gideon, trascurato da troppo tempo, ha finito di tessere il suo capolavoro e, zampettando, arriva ad atterrare sulla mia spalla e si appoggia tranquillo facendo però notare che anche lui fa parte del quartetto.
Eccolo qui! Lui invece….il suo è addirittura un nome biblico. La Bibbia è il libro dei libri per i babbani. Il suo nome apparteneva ad un giudice di un’antica tribù.
Finita la filippica, non mi piace per nulla fare la maestrina, raccolgo l’osservazione di Damian e cerco di approfondire.
Hai detto ‘ voce adatta al rock’? Dimmi che canti e suoni e avrai il permesso di farmene bere quattro di bicchieri di sbobba!

I mie occhi si illuminano. Adoro la musica. Magica o babbana che sia il suono di una chitarra, anche strimpellata, mi fa andare in sollucchero.
Improvvisamente rivolgo lo sguardo al centro del recinto. Sta succedendo qualcosa di strano. I rumori della lotta non si sentono più. Vengono sostituiti da altro tipo di suoni. Meno acuti. Più profondi e sommessi. Mentre noi discutevamo di nomi, scope e scommesse i due animali devono aver trovato la maniera di mettersi d’accordo senza farsi a pezzi. Sembra si siano messi…molto d’accordo! Ora i loro colli si intrecciano e pare stiano danzando. I loro movimenti seguono una specie di rituale che loro conoscono bene e non serve essere una Curatrice per intuire quello che stà succedendo.
Abbasso e spalle e sbuffo. Non ho fatto in tempo a vedere chi ha ceduto per primo. Quello che stò osservando è un corteggiamento più che gradito e corrisposto e quindi sarà un casino stabilire chi ha vinto la scommessa.

Ci hanno fregato! Mi sa che hanno vinto, o perso, a seconda di come la si vede, entrambi. Noi chiacchieriamo e loro ce la fanno sotto il naso. Non ci resta che vedercela fra noi con la scopa e stai certo che, in quel caso, non sarò così distratta e non mi serve un Cavaliere. Non per aria almeno. Non avrai occasione di guardami in faccia. Quello che vedrai saranno le …hemmm…terga…mentre ti sarò davanti.
Culo! Si dice culo!
Ma tu…non stavi dormendo? Bestiola infida! Aveva capito lo stesso. Non mi serve il traduttore.
Prendo il musino della cucciola con la destra e lo stringo delicatamente come a volerla zittire. Come se fosse possibile. Guardo Damian piegando il capo e sorridendo anche se so che non si fa più stupire della linguaccia tutt’altro che candida della creatura.
La coppia di ippogrifi procede con il balletto goffo e insieme delicato e, piano piano, si allontano dal centro del recinto per avvicinarsi al boschetto alle loro spalle. Hanno bisogno di privacy per poter concludere la loro disputa anche se è evidente che l’accordo è stato trovato e che ormai non corrono più nessun pericolo di farsi male.
Mentre si ritirano saltellando e rincorrendosi li osservo con tenerezza.

Vedi Damian, loro fanno esattamente quel che vuoi fare tu. Hanno scelto, in totale libertà, di evitare di farsi a pezzi e credo che abbiano fatto la scelta giusta. Il loro istinto è più saggio della nostra ragione. Chiamiamolo…istinto di conservazione?
Per gli animali forse era più semplice scegliere. Per loro c’erano meno sfumature da prendere in considerazione. Per noi, esseri ‘pensanti’ era d’obbligo render le cose più difficili. I condizionamenti esterni, il carattere, l’indole, le differenze contribuivano a rendere i rapporti più complicati di quel che avrebbero potuto e dovuto essere.
Accarezzo distrattamente Gideon che continua a passeggiare sulla mia spalla mente ritrovo il sorriso e mi rivolgo ancora al mio compagno di sfide. Sollevo il viso. Lo sporgo verso di lui guardandolo dritto negli occhi. Forse c’è provocazione in quel che mi appresto a dire. O forse no. Forse sono solo curiosa di sapere. Di conoscere e capire. Sarà lui ad interpretare, a pelle, quello che il mio viso, dall’espressione quasi tranquilla, gli sta trasmettendo.

E…se non sono indiscreta…come penseresti di convincermi a bere quella schifezza se non fosse per la sfida? Con la forza non credo proprio! Possediamo entrambi una bacchetta e mi so difendere. Hai detto che,” certa gente”, basta saperla prendere. Sentiamo. Magari ti serve da allenamento per quello che consideri il tuo prossimo lavoro. E, per curiosità, quanti bicchieri di Whisky servono per farti finire sotto il tavolo? Così mi regolo!
Termino il discorso con un sorriso ammiccante. Prenderlo di petto è controproducente. Aggirando l’ostacolo chissà che non riesca a farlo sbottonare.
 
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view post Posted on 30/11/2015, 16:28




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Le spiegazioni sull’origine del nome della Jarvey, per la “gioia” di Damian, non tardarono ad arrivare. Teneva gli occhi chiari e freddi abbassati sul manto candido della bestiola, mentre Virginia esponeva tutti i vari significati che stavano dietro al nome dei suoi due originali animaletti. Ascoltava, ma non sembrava interessato ad intervenire attivamente sul discorso, men che meno quando le origini babbane dei vari nomi vennero sottolineate. Si preservò il diritto di rispondere solo quando le varie spiegazioni raggiunsero il loro termine naturale. Solo allora il mago risollevò lo sguardo e andò a cercare nuovamente gli occhi chiari della strega, fissandoli, quasi come se avesse potuto leggervi dentro.
“Se sapessero che la maggior parte di quelle che loro reputano leggende sono reali… Le creature magiche, la magia stessa… Ad ogni modo sembri piuttosto preparata sull’argomento … Come mai hai scelto per i tuoi animali due nomi dalla provenienza così vicina alla cultura babbana?”
Chiese, senza nascondere un pizzico di superficialità, inarcando un sopracciglio. L’ignoranza nel campo non derivava esclusivamente dalla mancanza di informazione, bensì anche dalla mancata intenzione ad informarsi. Damian, esattamente come il padre, era convinto che i babbani e la loro cultura dovevano stare al loro posto. Stessa cosa per quanto riguardava i maghi.
Si accorse che il suo riferimento al rock aveva colpito particolarmente Virginia, cosa che gli strappò un ghigno compiaciuto.

“Ebbene sì. Canto e suono la chitarra. Principalmente sono per il rock, ma non disdegno anche altri generi. E non lo dico per farti bere la sbobba, ma perché è la verità. Ciò non toglie che ora quattro bicchieri sono d’obbligo.”
Batté leggermente con la mano sul manto della Jarvey, come per richiamare la sua attenzione.
“Galatea, preparati a vedere la tua padrona completamente ubriaca, stanotte. Te la riporterò a casa piegata in due, mentre canta motivetti natalizi.”
Scherzò, continuando quello scambio di battute con la povera bestiola. Era chiaro che non si curava minimamente dell’avvenuta comprensione, ma era più che altro un modo per punzecchiare la stessa strega, seduta al suo fianco. Quello scambio di battute terminò nel momento in cui entrambi tornarono a guardare gli ippogrifi nel recinto, aspettandosi un esito che in realtà non sarebbe mai arrivato. Le due creature, infatti, avevano deposto le armi per dedicarsi a qualcosa di più rilassante: il corteggiamento. Damian iniziò a sghignazzare apertamente, profondamente divertito da quell’inaspettato epilogo. Virginia espresse tutto il suo disappunto rimandando la questione alla sfida sui manici di scopa, promettendogli una visuale che Galatea si accurò di precisare, adoperando i suoi soliti modi schietti e divertenti.
“In tal caso potrei anche starti dietro volentieri. Avrei una bella visuale per tutto il tragitto no?”
Proferì spudoratamente, piegando le labbra in un sorriso provocatorio. Il suono del discorso, accompagnato alla visuale dei due ippogrifi che si appartavano dietro alcuni alberi, poteva risultare piuttosto strano, ma Damian fece deliberatamente finta di nulla, lasciando libera Virginia di cadere nel vortice dell’ambiguità.
“Sono d’accordo. E per me hanno vinto entrambi. Risolvere le dispute divertendosi come stanno per far loro è un’ottima alternativa.”
Non si faceva di certo problemi ad esprimere quel genere di pensieri e si divertiva pure nel farlo, senza distogliere lo sguardo dalla strega per captarne ogni reazione. Forse era curioso di vedere se il suo intervento avrebbe avuto il potere di intimidirla oppure no, ma qualcosa nel suo sguardo lasciava ad intendere che probabilmente non bastava così poco per riuscirci. Non con lei. O almeno questo era quello che Damian leggeva sugli occhi della donna.
“Non credo di poterti inserire nel gruppo di gente di cui ti stavo parlando prima. Non sei esattamente una da Testa di Porco, guardandoti. Però se mi faccio due, tre bicchieri, tu saresti così pallosa da non farmi compagnia?”
Gli chiese cercando nuovamente gli occhi di lei, osservandola con la stessa aria di sfida e un sorrisetto chiaramente strafottente. In risposta alla domanda di Virginia, sul quantitativo di Whisky che gli sarebbero serviti per finire sotto il tavolo, alzò le sopracciglia in un cenno provocatorio.
“Ti sfido a scoprirlo.”
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view post Posted on 30/11/2015, 22:11
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Bella domanda! E ora, cara la mia Strega vissuta, navigata, esperta e pure futura beona …come ne esci?
Per Melino! Era già un po’ che non ti facevi sentire coscienza! Ti ho lasciata tranquilla troppo a lungo. Ti eri addormentata?
Effettivamente però quella rompiscatole non ha tutti i torti. Parlare della mia vedovanza…deprimerebbe me e ancor più Damian che manco poco si smetta a sbadigliare quando gli racconto la storia dell’origine dei nomi delle mie due creature. Non voglio intristirlo con discorsi nostalgici e non voglio perdere la bella e allegra sintonia che abbiamo appena trovato. Dirò la verità ovviamente. Una parte di quella che è la mia verità riguardo al fatto che conosco bene il mondo babbano.
Ho studiato alla Sorbonne. E’ la più celebre università babbana di Parigi, anche per questo conosco bene il mondo dei non maghi e…lasciamoli nel dubbio. A volte le certezze rovinano la scarsa fantasia babbana e solo Merlino sa di quanto hanno bisogno di sognare i poverini che devono sudare perfino per lavare i piatti.
So che la coscienza avrebbe qualcosa da ridire in proposito ma, per il momento, preferisco interrompere il contatto. Tenere a bada sia lei che Galatea è una fatica improba e ora sono eccitata per la risposta di Damian, al quale spero sia sfuggito il ‘quasi’ che ho lasciato cadere senza enfasi e non voglio rotture da nessuna delle due. Sgrano gli occhi puntandoli dritti nei suoi. Azzurro contro azzurro ma, son certa, i miei, in quel momento, brillano di aspettativa mentre le labbra si spiegano in sorriso trionfale.
Ora non hai scampo! Ne berrò quattro se accetterai di suonarmi qualcosa. Ma non una cosa qualsiasi. La strega che hai davanti non sa suonare ma ama ascoltare. Non sono di gusti facili in fatto di musica. Ascolto di tutto ma non tutto. Il rock mi fa impazzire e sono curiosa di vedere se riesci a indovinare, senza trucchi altrimenti ti stendo, qualche pezzo di mio gradimento. Un pezzo a bicchiere può andare?
Galatea è abituata a sentirmi cantare. Lo faccio spesso anche da sobria. Il peggio sarà per te che non hai idea di cosa ti aspetta e neppure io per la verità. Da brilla potrei essere meglio delle Sorelle Stravagarie. Stai a vedere che mettiamo su un numero per esibirci alla la Testa di Porco ma perché renda…dovremo essere breschi in due ti pare?

Ma…ti ha dato di volta il cervello? Non hai mai bevuto in vita tua e …lo spettacolo ci sarebbe!
Non interrompermi in continuazione! Lui non ti sente ma mi distrai e soffochi la mia creatività. Torna a dormire e lasciami lavorare.
Non aveva avuto granchè da fare negli ultimi tempi. La mia vita, dopo il ritorno in patria, non aveva avuto accadimenti tali da risvegliarla ma sapevo bene quanto potesse essere noiosa anche se facevo del mio meglio per non ascoltarla.
Gli ippogrifi, con il loro accordo, ci avevano privato del vincitore della scommessa ma rimaneva la questione della gara sulla scopa e Damian, a giudicare del suo sogghignare, pare trovare interessante la prospettiva di rimanere dietro durante la competizione. Mi ricompongo e lo guardo fingendo imbarazzo ma il mio sguardo lascia trapelare una maliziosa vanità mentre gli rispondo abbassando solo un occhio
.
Facciamo un po’ per un’uno a star davanti? Se c’è una bella visuale da vedere vorrei approfittare anch’io dell’occasione. Sai bene che l’abbigliamento dei giocatori mette in risalto le forme e non solo quelle femminili. Per quale motivo pensi ci siano tante streghe sui campi ovali? Comunque, se proprio insisti, puoi stare dietro.. Vedrò di non perderti per strada e devo darti assolutamente ragione.
Ora lo guardo furbetta e la mia espressione si adegua a quella di del Mago che tutto è tranne che innocente.
Si divertiranno molto più che a darsi beccate una volta che saranno al riparo dai nostri sguardi indiscreti.
Gideon intanto si è assopito sulla mia spalla. Il lavoro che ha fatto fra i rami dell’albero devono averlo stancato e anche Galatea è un po’ che non fa sentire la sua voce. Deve essere stanca e anche affamata visto che l’ora di pranzo si avvicina. Raccolgo con cura la tarantola e la ripongo nella sacca al mio fianco.
Mi alzo, scrollando dai jeans il poco terriccio che è rimasto attaccato e porgo la mano a Damian per aiutarlo a sollevarsi.

Non so te ma io ho fame. C’è un chioschetto un po’ più avanti. Se ti va possiamo mangiare qualcosa insieme così stabiliremo il da farsi. Decidi tu. Per me non ci sono problemi. Vuoi prima perdere la gara sulla scopa o preferisci correre il rischio di sentirmi cantare? Ti avviso che conosco tutte le carole natalie. Magiche e babbane. Se mi prende bene potrei andar di lungo per ore. Se sei fortunato invece facile mi addormenti e ti tocchi portarmi a casa in braccio. Come vedi…hai anche tu la tua alternativa ma visto che le sfide non ti bastano mai….direi che con tre bicchieri sarò io a portarti a casa in braccio. La bevanda però la porto da casa. Produzione artigianale. Per pochi eletti.
Rimango con la mano tesa in attesa che venga accolto l’invito mentre il pensiero va alla bottiglia che ho ricevuto in regalo da un’amico estone. Una versione modificata del famoso Vana Tallin che, così mi ha assicurato, è in grado di risvegliare i morti. E’ un’amico di famiglia. Non mi avrebbe mai fatto un regalo che mettesse in serio pericolo la mia incolumità ma questo, a Damian, lo dirò solo al momento opportuno. Ora mi li limito a guardarlo e a sorridergli senza pensieri. Allegra e scherzosa come non mi sento da tanto tempo.
 
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view post Posted on 1/12/2015, 16:28




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Non distolse lo sguardo da quello di lei, mentre apprendeva quelle informazioni. Non era entusiasta e non si curava di nasconderlo, tanto che il sorriso strafottente che nelle ultime ore aveva sempre mantenuto stampato sul volto, in quel momento, cedette. Un’espressione più seria, quasi contrariata, si fece strada sui suoi lineamenti parzialmente celati dalla barba. La mano smise di accarezzare il manto morbido della jarvey per andare a posarsi sul terriccio.
“Un’università babbana? Addirittura? E perché? Sei mezza babbana?”
Certo, il modo con cui glielo chiese non fu esattamente gentile ed esprimeva con libertà quella lieve forma di razzismo che provava nei confronti dei babbani. Forse ora anche Virginia avrebbe capito meglio il motivo per cui non era troppo interessato a quelle informazioni circa le origini babbane dei nomi. Non si poteva certo dire che sprizzasse tolleranza da tutti i pori. Questo forse rischiava di incrinare leggermente quell’armonia e quel feeling che erano nati in quelle ore trascorse insieme, ma Damian non era molto bravo con la diplomazia né gli interessava esserlo. Se pensava una cosa, doveva dirla, bella o brutta che fosse.
“Comunque sono d’accordo. Loro devono restare all’oscuro di tutto. Ognuno al suo posto…”
Concluse infine distogliendo lo sguardo e andando ad appoggiare la nuca al tronco dell’albero, sollevando gli occhi chiari al cielo soleggiato. Chissà, forse quella conclusione, per quanto dura, avrebbe permesso loro di non rovinare i loro piani. Piani che comunque continuarono ad essere presi in considerazione e approfonditi sia da Virginia che da Damian stesso.
“Sarà un po’ dura senza chitarra, ma potrei provarci ugualmente. Oppure questa sfida la rimandiamo a quando potrò comprarmi uno strumento serio. Quello che avevo purtroppo mi ha abbandonato poche settimane fa.”
Le comunicò inclinando le labbra in una smorfia scocciata. Un musicista amatoriale senza chitarra era disabile tanto quanto un gufo senza ali, però suo padre non avrebbe più sganciato nemmeno uno zellino per lui. Avrebbe dovuto arrangiarsi e procedere all’acquisto quando sarebbe riuscito ad accumulare il denaro necessario.
“Sentirti cantare da ubriaca però deve essere uno spettacolo. Magari scopri di avere una voce fenomenale. Mai sottovalutare i poteri dell’alcol, ti aiuta a tirar fuori una disinibizione che non avresti mai immaginato di possedere.”
Ammiccò con malizia verso Virginia, finendo per sghignazzare tra sé e sé.
“La prima volta in cui mi sono esibito davanti ad una sorta di pubblico ero veramente alticcio. Non completamente sbronzo, eh, ma avevo un po’ alzato il gomito. Eravamo nella nostra stanza di dormitorio, al Durmstrang, la vigilia di Natale. Avevamo raccolto quei pochi rimasti nell’istituto per una festicciola privata. Ebbene, da quel momento ogni volta che ci capitava di festeggiare qualcosa, in sala comune, mi chiedevano di cantare. È stato lì che ho iniziato a studiare veramente musica per conto mio.”
Probabilmente con quel racconto si era un po’ sbottonato, ma nulla di che. Alla fine dopo tante chiacchiere e tante confidenze da parte della donna, raccontare qualcosa di poco rilevante riguardo la sua vita non poteva essere di certo un male.
Damian scoppiò in una risata profonda quando Virginia si sbottonò ancora di più, arrivando a proporre una turnazione per stare dietro, in modo da bearsi a vicenda di interessanti panorami.

“Sta a vedere che ora vince chi sta più dietro. Beh, puoi starmi dietro tutto il tempo che vuoi. Non metterò di certo la tuta da Quidditch, ma la vista è garantita comunque. Se invece non ti interessa, vorrà dire che sarò io a bearmi dello splendido scenario. Ti conviene però metterlo anche al sicuro, dopo, se la tua intenzione è quella di ubriacarmi, perché non risponderò più dei miei istinti.”
Stavolta forse aveva esagerato di brutto, ma le sfide e le ambiguità erano scivolate verso un terreno caldo e pericoloso, su cui lui non aveva minimamente paura di camminare. E non si faceva nemmeno problemi a farlo presente.
Virginia depositò accuratamente il piccolo Gideon nel suo zaino e successivamente fece per alzarsi in piedi e scrollarsi di dosso i residui della seduta. Gli occhi malandrini di Damian, ovviamente, non poterono non andare subito a posarsi su quella zona tanto discussa, forse per avere un assaggio di ciò che la gara sul manico di scopa gli avrebbe concesso più ampiamente. Ascoltò le parole della donna dopodiché, con un sorriso provocatorio, allungò la mano nel tentativo di afferrare quella che lei gli stava porgendo, per aiutarlo evidentemente ad alzarsi.

“Per me va bene. Possiamo fare entrambe le cose: prima la gara e a seguire la bevuta. Domani è lunedì però, ti crea problemi? Potresti ritrovarti a dover andare in ufficio con un brutto cerchio alla testa, t’avviso.”
Dopo aver racchiuso la mano di lei nella sua puntò i piedi sul terreno erboso ma, al posto di darsi una spinta per sollevarsi, tirò con forza, provando chiaramente a trascinare la donna verso di sé, per farla finire nuovamente sull’erba. Qualora lei avesse perso l’equilibrio, tuttavia, non sarebbe rovinata per terra, in quanto Damian era già pronto ad afferrarla per evitarle una brutta caduta. Dopotutto già aveva avuto una brutta esperienza con la caviglia, quella mattina, no?
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view post Posted on 1/12/2015, 23:05
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Vedo lo sguardo di Damian cambiare mentre gli parlo dei miei studi. Son certa che non è un’impressione. Dietro la sua ostentata indifferenza pare contrariato. Conosco bene quell’espressione. L’ho veduta diverse volte sul viso dei miei famigliari diversi anni fa. E’ la stessa espressione che hanno assunto quando comunicai loro l’intenzione di sposare un mezzosangue e il collegamento è fin troppo evidente. Conosco bene la mentalità dei Maghi Purosangue. Di alcuni di loro per lo meno, visto che i miei genitori fanno parte di questa categoria.
Prima di rispondere sollevo il mento e raddrizzo le spalle. Non sono d’accordo con queste idee stantie e ristrette. Rispetto il parere altrui ma non cambio facilmente il mio per cui ritengo sia meglio chiarire il mio punto di vista visto che lui non si è preoccupato di tenere nascosto il suo.

La Sorbonne è un’ottima università e, dopo Beaubatons era il giusto indirizzo da prendere se volevo esercitare la mia professione. Mi è stata utile e mi ha aperto la mente rispetto ad un mondo che per me, purosangue di nascita, era quasi sconosciuto. Conoscere, capire e sapere sono ottimi metodi per farsi un’idea e per imparare ad apprezzare le differenze fra Maghi e non Maghi. Dal tuo sguardo non mi pare la pensi così ma non puoi giudicare se non conosci. Penso sia un bene, nella maggior parte dei casi, tenere separate le nostre razze, noi siamo legati dal patto di segretezza, ma conoscere chi è diverso da noi è un arricchimento dal quale si può trarre solo vantaggio.
Finito il discorso non ritengo opportuno approfondire ma sono pronta al confronto nel caso Damian si voglia esprimere in proposito. Mi ha detto che ha fatto del ‘vivere e lasciar vivere’ una delle sue filosofie di vita e non credo non sia in grado di poter discutere serenamente su una questione così dibattuta fra la nostra gente. Risoluta ma tranquilla lo ascolto raccontare il divertente aneddoto sulla sua iniziazione di musicista. Rido con lui cercando di immaginare l’ormai Mago adulto in veste di studente ma riesce un po’ difficile e di, conseguenza, quando non so e voglio sapere…chiedo!
Peccato per la tua chitarra! Stavo già pensando di cominciare a fare gargarismi preparatori al concerto ma…è solo rimandata. Appena avrai trovato il modo di procurartene un’altra daremo sfogo alle nostre abilità. Magari prima da sobri e poi da brilli. Per vedere la differenza ma…dimmi…com’eri da studente? Non ti conosco da adulto ma mi incuriosisce molto sapere come eri da ragazzino. Ti immagino tipo…il prepotente delle compagnia? Il tipo che se la tira e non fa comunella con nessuno? Non mi dai l’impressione di essere il tipo da compagnie numerose ma, piuttosto, del selezionatore. Pochi ma buoni?
Ovviamente mi riferisco agli amici. I gruppi numerosi non hanno mai fatto per me e ho l’impressione, magari sbagliata, che lui condivida questo modo di intendere l’amicizia. Durmastrang è un’istituto dove la maggior parte degli studenti sono maschi, al contrario di Beauxbatons dove eravamo quasi tutte femmine. Non era difficile far conoscenze ma, le amicizie sono una cosa ben diversa dall’essere semplici compagni di classe. La competizione era all’ordine del giorno e le femmine, in quanto a colpi bassi, non son certo più tenere dei maschi.
Poi l’atmosfera cambia di nuovo. E’ ormai diventata abitudine alternare momenti di riflessione al altri di puro divertimento ed è bello che sia così. E’ bello poter passare dal serio al faceto a seconda degli stati d’animo ed essere liberi di esprimerci come meglio ci piace. E’ una delle cose che comincio ad apprezzare nel ragazzo che ora mi stà stuzzicando e mi guarda con quella che interpreto come un po’, un bel po’, di malizia. Rido, serena, alla sua battuta prima di ricambiare lo sguardo nello stesso modo. Le ciglia appena abbassate non nascondono le iridi che osservano il Mago mentre ribatto.

Vince chi raggiunge il suo scopo. Se il tuo è ammirare la mia” scopa” che sfreccia davanti alla tua vincerai anche se stai dietro. In quanto al mio…chissà quale sarà? Forse proprio quello di vederti sbronzo e vedere che succede quando sei senza quel controllo che pare non abbandoni mai? Se succede potrò ammirare tutto quello che voglio senza incontrare resistenza?
La coscienza doveva aver abbondonata la speranza di farmi star tranquilla perché, stranamente, non la sento intervenire in quella che, forse, è una provocazione un po’ esagerata per una giovane vedova. Io stessa mi sorprendo di riuscire ad essere così esplicita con un’uomo del quale conosco solo il nome e poco altro. Sono una persona spontanea e se trovo un complice non mi tiro indietro. Ho passato troppo tempo a crogiolarmi nella tristezza e nel dolore per non apprezzare un momento di serena allegria e, perché no, sono lusingata di aver suscitato l’interesse di un ragazzo attraente ed affascinante come Damian. Non sono più abituata a quel tipo di sguardi ma li so riconoscere, apprezzare e, come in quel momento, ricambiare. Lo faccio mentre continuo a tendere la mano a Damian per esortarlo ad alzarsi ma mi pare non abbia nessuna intenzione di accettare il mio aiuto. Sembra più interessato all’altra mano che continua a spazzolare la polvere attaccata ai pantaloni. Faccio finta di non aver visto ma il sorriso mi tradisce.
Domani è lunedì…fammi pensare…domani ho il pomeriggio libero e martedì prendo servizio solo in tarda mattinata perciò…andata! Preparati alla gara e, di seguito, alla penitenza!
Stò per ritirare la mano che rimane a penzoloni già da un po’ quando la sento afferrare dalla salda presa di quella di Damian. Galatea, più svelta di me, si allontana prudentemente mente io sposto il piede destro per fare un passo indietro trovandomi sbilanciata quando il Mago, invece di alzarsi, tira indietro il braccio. Non me lo aspetto ma reagisco d’istinto appoggiando la mano libera contro il tronco dell’albero. Nonostante la manovra sia stata veloce le gambe, non allineate, cedono alla forza del suo braccio e si piegano facendo il modo che il mio viso si avvicini pericolosamente al suo. Le ciglia dapprima si abbassano nascondendo lo sguardo sorpreso ma poi i miei occhi incontrano e suoi molto da vicino.
Non dar per scontato che sarò solo io ad avere il cerchio alla testa. E se anche tu ti risvegliassi con una bella aureola dorata sul capo? Ti donerebbe sai?
Mi avvicino ancora un po’ fin quasi a sfiorarlo, abbassando di nuovo le ciglia e concentrandomi sulla parte inferiore del suo viso. La barba e le zone limitrofe sono altrettanto interessanti degli occhi e della visuale panoramica promessa ma poi, lentamente, faccio leva col braccio e mi rialzo senza lasciare la sua mano.
In un bar, una volta, ho letto un cartello che diceva “Chi beve acqua ha segreti da nascondere”. Domani sera l’acqua, per qualcuno di noi, sarà proibita. Forse per tutti e due. Io sono pronta ad accettare il rischio. Tu?
Stringo più forte la sua mano e stavolta le gambe sono ben salde e pronte a reggere il colpo e di conseguenza tiro con tutta la forza. Se raccoglie il gesto si alzerà senza problemi, se lo colgo di sorpresa facile me lo ritrovi addosso e sono piegata in avanti. Troppo tardi per rimettermi in squadro. Nel secondo caso facile finiremo a terra tutti e due. Di nuovo. Scomposti però. Il pensiero della scena mi fa sorridere ma dubito lui capisca l’intenzione e approfitti della situazione a meno che…non sia caduta io nella trappola e stia facendo il suo gioco nel qual caso…di chi sarà la vittoria?
 
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view post Posted on 2/12/2015, 11:44




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Non conosceva ancora quella strega, poche ore di conversazione non bastano per conoscere una persona, a volte non basta nemmeno una vita, però, per quel poco che credeva di aver capito di lei in quella mattinata trascorsa ai piedi di un albero, nei pressi del recinto degli ippogrifi dello zoo, immaginava che non avrebbe lasciato correre il suo intervento. E infatti Virginia rispose in modo diretto e schietto, esibendo le sue ragioni, mentre Damian ancora guardava dritto davanti a sé, con la nuca appoggiata al tronco dell’albero. La lasciò finire, però un’espressione più rilassata sembrò dipingersi sul suo volto nell’apprendere che la strega era purosangue di nascita. E tutto sommato nemmeno il finale di quel discorso non gli dispiacque. Tornò a cercarle gli occhi, lo sguardo più mite rispetto a poco prima, quando quel discorso era affiorato in modo inaspettato.
“Non penso sia un male conoscere i babbani, anche se io non ne ho mai sentito il bisogno. Se tu ritenevi che frequentare un’università babbana avrebbe potuto aiutarti nella carriera che hai scelto, hai fatto bene a farlo. È una scelta che non comprendo, ma non per questo ti condanno. Semplicemente abbiamo due visuali diverse riguardo questo argomento. Due visuali che però, mi pare di capire, finiscono per ricongiungersi quando entrambi diciamo che ognuno deve starsene nel proprio mondo.”
Il rapporto con il padre aveva iniziato ad incrinarsi solo in seguito al diploma, prima però non c’era mai stato astio e Damian era cresciuto assimilando i suoi insegnamenti e i suoi punti di vista. Di conseguenza, così come il padre era abbastanza razzista con i babbani, Damian lo era altrettanto. Faceva parte di quell’educazione che, volente o nolente, ogni figlio si ritrova ad apprendere involontariamente dai propri genitori. E il mago, nel corso della sua crescita, non aveva mai trovato un motivo valido per pensare di mutare determinate convinzioni. Tuttavia quel “vivi e lascia vivere”, quella pillola che si era ritrovato ad apprendere da solo nel corso della sua vita, gli permetteva di sorvolare sulle scelte delle persone che non trovavano una corrispondenza con le proprie idee, al contrario di suo padre. Se non gli creavano alcun tipo di danno personale, per quale motivo avrebbe dovuto rodersi il fegato per gli altri? In questo caso, la preparazione scolastica di Virginia non aveva nulla a che vedere con lui, di conseguenza, una volta accertatosi della purezza del suo sangue, non c’era alcun motivo per discutere.
La conversazione si diramò sulla scuola. Virginia era curiosa di sapere come era lui da ragazzino. Damian sghignazzò. Era una strega maledettamente curiosa. Tuttavia era una di quelle domande la cui risposta non gli creava problemi, perciò si sbottonò facilmente, in quel caso.

“Ero tra i leader del gruppetto che frequentavo, sì, ma nulla di che. Perlopiù me ne stavo per i cazzi miei. Però ero rispettato e sapevo farmi rispettare. Riguardo agli amici, pochi ma buoni, sì, ma non ho mai avuto problemi a socializzare. Sono uno che parla poco, ma non sono un solitario. Mi piace anche buttarmi nella mischia e far casino. Tu invece? Non ti ci vedo come una popolare dalla puzza sotto il naso, come immaginavamo fossero quelle di Beauxbatons.”
Sghignazzò guardandola, ricordando che, nonostante la reputazione altezzosa di cui godevano le scolare dell’istituto francese, la maggior parte degli alunni del Durmstrang avrebbero volentieri accettato un gemellaggio con loro.
Damian notò quello sguardo negli occhi della strega e fu proprio quello a spingerlo a proseguire con il comportamento provocatorio che aveva spudoratamente adottato in quegli ultimi istanti.

“Bene, questa sfida mi piace già di più, dato che sono abituato a raggiungere sempre i miei scopi. Se tanto ti attizza l’idea di vedermi sbronzo, a tuo rischio e pericolo, vediamo se ci riuscirai o se finirai per cadere nell’incoscienza dell’alcol per prima, dimenticandoti di tutto, sfida compresa.”
Il trucchetto nel frattempo sembrò funzionare, anche se i riflessi della strega sembrarono essere abbastanza svegli da permetterle di reagire senza rischiare di scapicollare tra le braccia del mago. Attutì la perdita dell’equilibrio appoggiando immediatamente una mano sul tronco dell’albero, ma ugualmente finì col viso a pochi centimetri da quello di Damian, le cui labbra si piegarono in una smorfia vincente e strafottente. Gli occhi freddi e chiari del mago osservarono quelli della donna, così vicini, per poi scivolare sui lineamenti del suo viso.
“Quindi domattina lavori. In tal caso sì, allora forse è meglio se rimandiamo a domani pomeriggio, non sono così bastardo da rovinarti il lunedì, che già di suo è un giorno orribile, né sono così gentile da risparmiarti una delle sbronze più grosse della tua vita.”
Soffiò con la sua voce bassa e rauca, il respiro che finiva addosso a lei, così come il mago avvertiva sul suo volto l’alito della strega stessa. L’idea dell’aureola sul suo capo lo fece sghignazzare, ma non rispose, lasciò invece che la strega si ritirasse. Forse aveva previsto la sua prossima mossa, forse no, in ogni caso quando lei tirò con tutta la sua forza, lui si lasciò trascinare in avanti di peso, senza controllare minimamente il movimento. Era come se Virginia avesse trascinato in avanti un grosso sacco pieno. Finì addosso a lei, probabilmente facendola ruzzolare a terra sul serio, stavolta. In tal caso lui, sghignazzando, si sarebbe lasciato cadere a sua volta, sopra di lei, attutendo la caduta con le mani, una a sinistra del viso di Virginia e l’altra a destra. Probabilmente senza alcuna previsione avrebbe potuto collassare sopra di lei, invece agì in modo da evitare di schiacciarla con il proprio peso. Forse aveva calcolato tutto?
“Io non berrò acqua in ogni caso, ti basta come risposta?”
Strano che Galatea non fosse ancora intervenuta con qualche uscita delle sue, di fronte a quei due che sembravano aver preso spunto dal comportamento degli ippogrifi di poco prima. Di sicuro stavano già dando spettacolo di fronte agli avventori dello zoo. Più di qualcuno, infatti, aveva iniziato a guardar loro, piuttosto degli ippogrifi. Damian forse se ne accorse, perché si abbassò leggermente, sfiorando il naso di Virginia col proprio, dandosi subito dopo una bella spinta all’indietro, ritrovando l’equilibrio sui propri piedi.
“Mi sono ricordato che devo fare una cosa, ad una certa ora. Se non ti dispiace bypasso il pranzo, stavolta. Ci rifacciamo alla prossima. Dimmi ora e luogo di ritrovo per domani.”
Proferì tendendole la mano, il solito sorriso beffardo stampato sulla faccia.
“Non ti atterro più, per oggi, promesso.”
Se lei avesse accettato di prendergli di nuovo la mano, stavolta l’avrebbe aiutata semplicemente a rialzarsi.
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view post Posted on 2/12/2015, 20:28
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Damian dimostra di essere solo parzialmente in accordo con me riguardo alla mia visuale sui babbani e sul loro mondo. Pare disinteressarsi completamente della stragrande maggioranza della popolazione del Pianeta. Ritengo non sia opportuno che vengano a conoscenza dei nostri usi e costumi e, in questo sono pienamente dalla sua parte ma ci sono eccezioni e, figurarsi se perdo occasione per sottolinearlo. Lo faccio a modo mio ovviamente. Lo guardo seria ma i miei occhi sono, insieme, curiosi e provocatori mentre gli parlo.
Non è poi così raro che i due mondi abbiano punti di contatto. E’ successo, succede e continuerà a succedere soprattutto quando ci sono di mezzo i sentimenti. A volte è l’odio a far scattare l’input. Altre volte l’amore. Prova a pensare a cosa faresti se ti trovassi in condizione di odiare profondamente un babbano. Ci sono maghi che hanno sposato babbane e vivono felici.
Non vado oltre. Non chiedo che reazioni avrebbe se succedesse a lui, se rinuncerebbe o se metterebbe da parte o soffocasse i sentimenti. Non ora e non in questo luogo ma mi riservo di farlo e di certo, se si presenterà l’occasione proverò, senza insistere, ad chiedere la sua opinione. Distolgo lo sguardo lasciandolo libero di far scivolare il discorso. Rispetto il suo riserbo e, anche se sono curiosa, comprendo che è un argomento che affronta mal volentieri.
Continuo più apertamente a parlare del seguito della conversazione. E’ un argomento sul quale lo vedo più rilassato e a suo agio e gli rispondo tranquillamente, confermando l’apertura che sento di poter manifestare pur conoscendo Damian solo da poche ore.
Non pongo domande neppure in questo caso. Malignamente penso di farlo quando sarà brillo. Sempre che io, in quell’occasione, sia in grado di porle, le domande. Socchiudo appena gli occhi andando con la mente al periodo di Beauxbatons e rivedo una me stessa molto più giovane, più timida ma anche più serena e disponibile verso gli altri. Le esperienze mi hanno segnata e ci sono molte differenze fra quello che ero e quello che sono dovuta diventare.

Non sono mai stata una leader. Ho sempre tenuto un profilo basso. Stavo alla larga dalle compagne che ostentavano. Non le ho mai sopportate. Sotto sotto, alla fine, erano le più deboli e sapevano solo far la voce grossa fino a quando non trovano chi la faceva più grossa di loro. Avevo il mio gruppo di compagne che la pensavano come me e ce la siamo spassata a veder cambiare la boss di turno alla stessa velocità con cui ci si cambia d’abito. Sono consapevole di quella che sono e non ho bisogno di ostentare per farmi rispettare come facevano alcune delle ragazze della scuola.
Appunto perché non amo ostentare tralascio le vicende che mi hanno vista coinvolta nella storia con quello che è poi diventato mio marito. Sono passata dallo status di ragazzina, acerba e immatura, a quello di donna sposta in un tempo molto breve e ho avuto poche possibilità di testarmi come donna libera da impegni. Solo ora, dopo un periodo che preferisco non ricordare, stò cominciando ad assaporare il gusto e il piacere di godere di una compagnia maschile che mi piace e che pare divertita dalla mia presenza. Forse non è vero che a interessare Damian è solo Galatea ma è un mio pensiero che non esterno e non lascio trasparire.
Damian continua le sue scherzose provocazioni alle quali non mi sottraggo e lo faccio con l’impertinenza tipica delle ragazzine perché è così che mi sento in questo momento. Arriccio il naso assumendo l’espressione delle mie ex compagne di scuola e lo guardo sorridendo mentre la mia voce diventa più bassa e roca.

Non ha importanza chi cede per primo se gli obbiettivi coincidono. Hai visto gli ippogrifi? Sembrava volessero sbranarsi e poi hanno trovato un punto in comune su cui ‘discutere’! Chissà che l’alcol non faccia si che i nostri scopi siano i medesimi rivelando la nostra vera natura. Magari scopriamo che da sbronzi ci piace fare il bagno nelle fontane, oppure ci piace appenderci ai rami come Gideon o chissà che altro. Sarà curioso vedere che cosa ci piace fare senza che la razionalità ci tenga a bada.
La razionalità, la mia, anche da sobria, subisce un forte scossone non appena mi ritrovo a pochi centimetri dal suo viso. Riesco a vedere i particolari dei suoi occhi. Le sfumature dell’azzurro, le ciglia scure che li ombreggiano. La mano, appoggiata provvidenzialmente contro il tronco, impedisce appena che la pelle del mio viso sfiori la barba dell’uomo ma ne posso sentilre il soffio dell’alito mentre parla e sono quasi sicura lui possa sentire il mio visto che le labbra quasi si toccano.
Prima di riuscire a raddrizzarmi, senza abbassare lo sguardo che sostengo come fossi appesa ad uno dei fili di seta di Gideon, trovo la voce per rispondere, più o meno razionalmente, all’ennesima espressione di Damian che interpreto come provocazione ma anche come malcelata sfida.

D’accordo! Mi basta. Accetto il rischio a patto che lo faccia anche tu. Lunedì pomeriggio. Alle 15 al South Garden Park
E' chiuso al pubblico al lunedì e l’unico rischio che non vogliamo correre è quello che i babbani ci disturbino.


Sono parole che possono risultare ambigue ma non mi sento di porre domande più chiare a quel punto e in quella situazione. Mi raddrizzo, sottraendomi da quella posizione scomoda ma intrigante. Rimango in verticale molto poco però perché la sua mano, ancora stretta alla mia, la stringe . Il mio braccio si tende e il suo fa presa. Tanta presa da ritrovarci, nel giro di un nano secondo, stesi a terra.
Figo! Ancora!
La voce e la risata, stridula e gutturale di Galatea arriva a interrompere quello che poteva succedere da quella posizione ancor più pericolosa della prima e, non senza un minimo di imbarazzo, mi ritrovo a tuffare di nuovo gli occhi in quelli di Damian. Ci metto un po’ a ritrovare il sorriso e la cucciola mi aiuta in questo. O forse rimanda solo la questione a un futuro prossimo e questo mi spinge a riconsiderare il lunedì. Non sarà un lunedì qualunque. Non sarà né noioso e neppure banale. Ho l’impressione che stia per succedere qualcosa anche se con precisione non so ancora cosa aspettarmi dal giovane Mago che, per non schiacciarmi, si solleva sulle palme delle mani.
Mentre, leggermente accaldata mi accingo a rialzarmi per salutarlo noto che stiamo dando spettacolo tanto quanto gli ippogrifi. La vecchia strega che abbiamo incontrato al nostro passaggio sul sentiero ci guarda stralunata e recupera i nipoti che, curiosi, stanno osservando la scena e ridacchiano. Li prende per la mano e li strattona esortandoli a proseguire il giro dello zoopark. Un’altra Strega, molto più giovane e carina, si rivolge al suo compagno la sento mentre lo rimbotta.
Prendi esempio! Vedi come si fa?
Più divertita che imbarazzata dal trovarmi al centro dell’attenzione con l’avvenente Mago, prima di liberarmi, un po’ a malincuore, del dolce peso, non resisto dal rivolgergli un’occhiataccia che lascia passare il malizioso divertimento. I nostri nasi si sfiorano e faccio in modo che vengano, quasi fosse casuale, a contatto, così come, sempre per caso, vengono a toccarsi le nostre fronti. Ho il respiro affannato, forse a causa della caduta ma la voce la trovo lo stesso.
Se è solo per oggi…posso resistere. Metti in conto che il prossimo ad essere atterrato potresti essere tu e tieni anche presente che potrebbe non dispiacermi affatto.
Mi fermo prima di dire altro. Meglio lasciare le cose in sospeso e rimandare ogni tipo di sfida al giorno dopo. L’attesa sarà piacevole quanto il momento della resa dei conti.
Dopo quello che in realtà sono solo attimi ma che a me pare un sacco di tempo, ci rialziamo e ci salutiamo con un’occhiata significativa e un cenno della mano. Sappiamo, forse entrambi, che ci sarà più di una sfida da affrontare ma pare che nessuno di noi abbia intenzione di rinunciare a quello che potrebbe anche non rivelarsi un duello.
 
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