Quei Bravi Ragazzi, ovvero l'era dei dinosauri contenti

topico fummettoso, ne leggete?

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Nathan Adler
view post Posted on 27/3/2010, 15:02




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Valter Buio è lo psicanalista dei fantasmi. Per 90 euro a seduta riceve le anime in pena di coloro che restano in un limbo in cui non fanno più parte di questo mondo, ma comunque non riescono ad abbandonarlo del tutto. Sono spiriti che Valter chiama gli Inconsci, perché devono risolvere un evento traumatico, spesso legato alla loro morte, di cui ancora non si rendono conto nella maggior parte dei casi. Valter Buio riceve il primo paziente, si chiama Cesare, un ragazzo che si è suicidato e che, per quanto lo desideri, non riesce a lasciare questo mondo. Con l'aiuto del suo amico medium, il Conte Balestra, Valter porta alla luce una serie di segreti legati alle famiglie che vivono nel quartiere Aventino. Tutto riconduce a uno strano psichiatra che ha avuto in cura diversi ragazzi che si sono suicidati, un uomo senza identità che ha in comune con Valter i ricordi di un passato terribile. Su questi misteri si sente il grido di odio di Cesare, che chiede se i Morti sono coloro che se ne vanno o quelli che restano.


primo numero davvero interessante
anche se il nome del protagonista sembra quello di uno degli attori dei film di maccio capatonda
 
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Allyouneedislove
view post Posted on 30/3/2010, 12:40




uhm
quasi quasi
 
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Nathan Adler
view post Posted on 30/3/2010, 18:22




dai mau prova e fammi sapere
saranno 2 euri e mezzo sprecati tuttalpiu'
nulla di estremamente originale nell'idea ma la storia è ben sviluppata ed ha risvolti interessanti
e poi sono 12 numeri e io mi sto appassionando a queste serie a numero chiuso (attualmente: Caravan, Greystorm e Jan Dix, tutte ottime a mio avviso, soprattutto Caravan-------> http://caravan-laserie.blogspot.com/)
 
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jackal
view post Posted on 1/4/2010, 11:53




Io sarà bene ci stia alla larga...mi son disintossicato dai fumetti anni fa...non vorrei riprendere il vizio
 
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Nathan Adler
view post Posted on 1/4/2010, 15:42




occhio che può farti male eh...
 
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jackal
view post Posted on 8/4/2010, 10:38




anfatti!!
 
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Nathan Adler
view post Posted on 18/4/2010, 18:31




Al secondo numero valter buio si conferma un'ottima serie
 
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Nathan Adler
view post Posted on 29/1/2011, 13:48




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Dopo il grande debutto a Lucca Comics and Games, dal 23 Dicembre potrete trovare in edicola e fumetteria il secondo e attesissimo volume della serie San Michele di Fabio Celoni e Adriana Coppe.

Nel 2101, strani venti iniziano a soffiare su San Michele, un antico borgo medievale che sembra nascondere un grande mistero. Brian o’Brien, un impacciato ricercatore d’erbe, si ritrova suo malgrado a trasformarsi in un detective dilettante, finendo risucchiato in un pericoloso enigma che s’infittisce senza scampo, di pari passo con l’intensificarsi di violentissimi temporali: chi è davvero il cadavere ritrovato da Brian in una miniera? E qual è il ruolo dell’uomo che gli ha “sottratto” il volto? Un complesso disegno sembra legare le loro storie con quelle di un taciturno medico dall’oscuro passato e con i segreti dei monaci di una vicina abbazia, oltre che con un individuo che pare conoscere le origini delle misteriose interferenze elettromagnetiche locali: abita una vecchia torre d’osservazione perduta nei boschi ed è uno “studioso di temporali”: una sorta di strano metereologo, o - come direbbe lui - un… PESCATORE DI FULMINI!
Dal 23 Dicembre in edicola e fumetteria.

- SFOGLIA ON LINE le prime 8 pagine del volume! -

è al secondo numero: bellessima!
 
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Nathan Adler
view post Posted on 23/6/2011, 09:44




DR.MORGUE-Cover_piccola
Forse Yoric Malatesta ha ragione. «Fare autopsie è solo un modo come un altro per guardare dentro alle persone». Non è la risposta filosofica all’incomunicabilità della società contemporanea di un pensatore sconosciuto. Yoric, di mestiere, fa il medico legale, lo «spaccamorti».
Nel mondo d’inchiostro delle nuvole parlanti è tra gli ultimi arrivati ma sicuramente non difetta di personalità. Tanto da farsi carico di dare il proprio nome alla nuova testata che la Star Comics ha mandato in edicola lo scorso 14 aprile: Dr. Morgue. Il termine deriva dal francese «morgue» e in origine era utilizzato per rappresentare l’area d’ingresso in carcere, destinata all’identificazione dei prigionieri. Più avanti assunse il significato che conosciamo: il luogo dove finiremo tutti, prima o poi, orizzontali e immobili, la camera mortuaria, l’obitorio, il terminale ultimo del nostro viaggio terrestre.

«La gente muore, è normale. Sono un coroner – scrive Yoric nel suo diario – e il mio compito è quello di spiegare come e quando è avvenuto un decesso. A volte devo anche spiegare il perché, le persone non si accontentano di sapere l’ora e la data, cercano sempre un motivo. Imparerete a conoscermi, forse mi odierete, molto probabilmente non vi starò simpatico».

Permaloso lo è e di sicuro non apprezzerebbe che ci rivolgessimo a lui chiamandolo con il nome di battesimo o dandogli del tu. Del resto è sufficiente sfogliare qualche pagina del primo numero – La morte perfetta – per rendersi conto che non siamo davanti a un simpaticone. Piuttosto a un anaffettivo impenitente. Capacità di empatia – in particolare con i vivi – praticamente inesistente. Così come il rispetto dell’altro sesso, apertamente disprezzato e senza alcun infingimento. Basti dire che, se paragonato a questo misogino medico italo-canadese, il dottor House sembra quasi un gentiluomo ottocentesco.

Accostamento che le due autrici, Silvia Mericone e Rita Porretto, hanno tempestivamente rigettato: «Una doverosa precisazione – hanno chiarito all’unisono – riguarda il fatto che non ci siamo mai ispirate al Dr.House. Yoric è nato otto anni fa, esattamente come lo vedete ora e la “sgarberia” di Yoric non ha un motivo caratteriale, è piuttosto legata alle difficoltà di relazione che gli nascono dalla forma di autismo di cui soffre».

Parliamo della sindrome di Asperger, una malattia che – per usare un eufemismo – rende difficile entrare in sintonia con gli altri. Il che non gli impedisce di immedesimarsi con i morti – con i quali “parla” durante le autopsie – e di portare avanti il suo lavoro con maniacale professionalità. Anzi, l’essere impermeabile alle emozioni ne rende l’approccio professionale con i cadaveri, se possibile, più intenso. La sua tecnica richiama quella dell’autopsia psicologica, più sviluppata nel mondo anglosassone che da noi, che consiste nell’indagare lo stato mentale di una persona quando può essere causa della morte.
Lavoro descritto con minuzioso quanto efficace realismo dalle autrici e adeguatamente reso sulla carta dal disegnatore Francesco Bonanno – cui si deve l’ideazione grafica e l’impronta stilistica della serie (bimestrale, per un totale di sei numeri autoconclusivi) – senza facili concessioni allo splatter. La copertina, di grande impatto, è affidata a Morandi e Cancellieri ed è di quelle che bucano e conquistano. La location delle storie è una Montreal, «luogo dove non ci sono innocenti, ma solo peccatori e vittime» fedele a quella reale.
Le storie sicuramente devono qualcosa alle recenti serie televisive americane, ma si sviluppano ben al di là dei confini di genere, coniugando sapientemente le complesse atmosfere psicologiche coltivate da autori come Patrick McGrath al più tradizionale giallo (alla Agata Christie, per intenderci) e sviscerando il lato oscuro che esiste in ogni uomo senza tuttavia apporre definitivi giudizi morali.
Il protagonista, per tornare a questo medico geniale quanto sprovveduto, attento al dettaglio quanto trascurato, arrogante e nello stesso tempo fragile, è decisamente originale e spiazzante.

Un piccolo cenno alle trame: se nel primo caso, Malatesta è alle prese con una stravagante catena di impiccagioni – suicidi o omicidi? – nel secondo numero, intitolato La morte dentro, si troverà a indagare sulla tragica fine di un entomologo… L’appuntamento, pertanto, è per il prossimo giugno in edicola.
 
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Nathan Adler
view post Posted on 26/9/2011, 13:58




Se ne va Sergio Bonelli, il papà di Tex. Con lui scompare il fumetto artigianale
Lunedì, 26 settembre 2011 - 13:35:51

Sergio Bonelli
di Lorenzo Lamperti

"Ma io mica sono un artista... sono un artigiano. Scrivilo eh!". Era così Sergio Bonelli: umile, bonario e con uno spirito paterno. D'altra parte i personaggi dei suoi fumetti li sentiva un po' come se fossero suoi figli, che ora restano senza papà. Il più importante editore di fumetti in Italia è morto a Monza poco prima di compiere 79 anni. Ora Tex, Zagor, Dylan Dog e tanti altri dovranno camminare da soli. Era vivacissimo, Bonelli. Portava avanti pressoché da solo la sua impresa, anche se lui amava dire: "La mia non è un'impresa, ma una bottega". Viveva da solo in un appartamento adiacente agli uffici della Sergio Bonelli Editore, per avere tutto sotto controllo.

Qualche settimana fa, Sergio Bonelli mi apriva le porte della sua casa editrice, che dirigeva dal 1957 dopo aver sostituito la madre Tea: "Prego, prego si accomodi. Anzi, accomodati, potresti essere mio nipote". Si entra al civico 38 di via Buonarroti e sembra di entrare in un altro mondo. Le tavole degli eroi dei fumetti appese alle pareti, albi un po' ovunque, e questo uomo grande e cono lo sguardo buono che ti invita a scoprirne le meraviglie. Nelle stanze della Sergio Bonelli editore la sensazione è di trovarsi fuori dal tempo, e di respirare il sapore di una Milano diversa, che forse non c'è più. "Tutto intorno la città cambia, ma io qui dentro mi sento al sicuro, questa è la mia isola", diceva Bonelli.

"Io mi dichiaro: non solo mi sento milanese, io mi sento proprio di Porta Magenta. La mia Milano è la zona in cui sono nato", confessava Bonelli, che durante tutta la sua vita non aveva mai lasciato il suo quartiere: "Casa, scuole, uffici: mi sono sempre mosso nel raggio di un chilometro. Da piccolo abitavo in via Rubens, a 500 metri di distanza da qui. Ma una volta 500 metri erano molti, soprattutto dal punto di vista sociale: la mia era una zona operaia, via Buonarroti invece era borghese. Passavo di qui con la Lambretta e vedevo l'immensa villa di Maria Callas. Oggi al suo posto ci sono gli uffici della mia casa editrice".

Bonelli era molto legato al passato, alla Milano dei suoi ricordi: "Amo passeggiare e rivedere i luoghi della mia infanzia: via Buonarroti, il mercato comunale di Piazza Wagner e quello di via Osoppo, dove mi portava mia nonna. Mi piace trovare le tracce del mio passato, anche se adesso è un po' tutto diverso. Vado in Corso Vercelli e in Corso Magenta e niente è uguale a prima, non c'è neanche più un'insegna dei negozi di una volta". Sergio Bonelli era un po' il simbolo della Milano romantica, grande città ma in fondo ancora paese: "Sono molto legato a una frase di mia mamma: 'Vado in piazza'", diceva con gli occhi lucidi. "Si riferiva a piazza Duomo. Quando ospitavo amici dall'estero, li portavo in centro e salutavo tutti quelli che incontravo. Lo facevo apposta per sbalordirli. Loro nelle metropoli in cui vivevano mica conoscevano tutti. Ecco, mi manca quella Milano, dove la piazza era il fulcro della vita sociale e culturale".

Bonelli conosce il fumetto da giovanissimo, grazie al padre Gianluigi, il creatore di Tex: "Mio padre era l'incarnazione dello spirito milanese", spiegava. "Lo ammiravo molto, anche se avevamo caratteri diversi. Io sono riservato, lui invece parlava con tutti e gli piaceva stare in mezzo alla gente. E poi era molto ambizioso: sperava di finire al cinema con uno dei suoi personaggi. Era molto felice quando girarono Tex e il signore degli abissi. Io invece non ho mai avuto altro desiderio che fare dei buoni fumetti, niente più. Ho passato tutta la vita a dire di quel film: 'Io non c'entro niente con quel flop'. Stessa cosa per il film su Dylan Dog, non ho voluto vedere neanche un trailer, non mi interessa". Bonelli aveva un rimpianto: "Mio padre amava Milano visceralmente. Io ho ricevuto l'Ambrogino d'oro nel 2008, ma lui l'avrebbe meritato di più. Sono felice del premio, ma a me la città non doveva niente: i miei genitori, invece, sono cresciuti insieme a lei". Padre e figlio erano diversi anche dal punto di vista fumettistico: "Lui amava Tex più di ogni altro, si sentiva un vero cowboy. Io invece mi sento molto legato a Mister No e Zagor, anche se in effetti Tex è Tex".

Eppure Bonelli amava anche il cinema: "Da ragazzo ci andavo anche due o tre volte al giorno, ma dovevo aspettare le seconde visioni al Nazionale in Piazza Piemonte o al Magenta in via Raffaello Sanzio. Appena ho potuto permettermelo, ho iniziato ad andare nelle sale di prima visione del centro. Andavo lì con un gruppo di amici e la serata si svolgeva tutta in poche centinaia di metri. Prima l’aperitivo alle Tre Gazzelle in Galleria del Corso e, dopo il film, cena dalla Bice in via Montenapoleone, da Savini in Galleria Vittorio Emanuele II o in trattoria. Poi nel corso del tempo mi sono un po' impigrito, anche se alla cena fuori non rinuncio mai. Però non scelgo mai dove andare. Per carattere mi piace lamentarmi, quindi lascio scegliere gli altri e poi li critico". Ma Bonelli aveva anche un'altra passione, più nascosta: "Adoro il calcio. Non lo dico mai a nessuno ma è così. Fino a qualche anno fa andavo sempre allo stadio: vedevo sia il Milan sia l'Inter. Ma ora non vado più, c'è troppa violenza e arroganza, il mio San Siro non esiste più".

Sergio Bonelli viveva in simbiosi con la sua casa editrice. Per molti anni ha scritto sceneggiature con lo pseudonimo di Guido Nolitta, negli ultimi anni invece si dedicava, da buon padre, a controllare che i suoi figli si comportassero bene: "Rileggo tutti gli albi almeno tre volte prima di farli uscire in edicola. I miei lettori sono fedelissimi ma esigenti, devo mantenere lo spirito dei personaggi". Ma anche il creatore di Mister No aveva un difetto: "Sono disordinatissimo. Molte volte non ritrovo degli albi. Quando mi richiedevano gli arretrati era una tragedia, facevo una fatica incredibile a ritrovare quello che mi chiedevano. Così raccontai alla stampa che c'era stato un incendio in magazzino ed era andata persa la parte più vecchia della nostra collezione. Ovviamente non era vero".

Alla sua età, Bonelli era capace ancora di emozionarsi: "Quando passo davanti alla mia vecchia scuola elementare di Piazza Sicilia e all'edicola dove da ragazzino mi compravo i fumetti mi vengono i brividi". Speriamo che i suoi figli sappiano cavarsela, ma comunque vada senza di lui quell'edicola sarà più vuota.
 
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Filmippo
view post Posted on 26/1/2012, 17:50




sempre Clavin & Hobbes

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monty
view post Posted on 10/3/2012, 16:27




Morto Jean Giraud "Moebius"

PARIGI - E' morto, all'età di 73 anni, il disegnatore e sceneggiatore di fumetti francese Jean Giraud, più noto con lo pseudonimo di Moebius. Lo riferisce la radio Europe1, precisando che la moglie ha confermato l'informazione.

Jean Giraud è stato tra i disegnatori e sceneggiatori di fumetti più noti, conosciuto con lo pseudonimo di Moebius. Era nato a Nogent sur Marne, alle porte di Parigi, nel 1938. Studente dell'Ecole des Art appliquees, a soli 18 anni aveva iniziato a disegnare la sua prima striscia a fumetti, 'Frank e Jeremie', per il magazine Far West. Il tema western rimase tra i suoi favoriti per tutti gli anni Sessanta, quando insieme allo scrittore belga Jean Michel Charlier diede vita a uno dei suoi personaggi più noti, il tenente Blueberry.

repubblica http://www.repubblica.it/esteri/2012/03/10...32/?ref=HREC2-3

 
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Filmippo
view post Posted on 12/3/2012, 10:55




tristezza
 
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27 replies since 2/3/2007, 12:25   2423 views
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