| Non riuscivo a credere di essere veramente riuscita a calmare la piccola. La bambina si gettò tra le mie braccia, piangendo a dirotto e stringendomi forte. Ricambiai l'abbraccio, le accarezzai dolcemente la testa, cercando di rassicurarla. Ma le parole da dire erano difficili da trovare, ancora una volta mi trovavo in difficoltà e cercavo disperatamente di chiederla cosa fosse successo senza farla piangere ancora di più. Mi abbassai alla sua altezza e la strinsi forte ancora qualche istante, poi dissi piano alla bambina poche parole, nella speranza di ricavarne qualcosa. Va tutto bene, ci siamo noi, non c'è motivo di piangere... Speravo veramente che non ci fosse alcun motivo per piangere, ma sapevo bene che non era così. Avevo un brutto presentimento: ero certa che la bambina non stesse girando da sola nello zoo e che non si fosse graffiata inciampando. No, non era così, e quello che disse la piccola fu la conferma: sua madre era con lei, ma le era capitato qualcosa. Qualcosa che aveva a che fare con un brutto mostro. Le immagini si proiettarono come un video nella mia mente: le due stavano passeggiando, quando è sbucato il Grifone, che ha trascinato la madre nella macchia, mentre la povera bambina piangeva e non sapeva cosa fare... Non c'era tempo. Non c'era assolutamente neanche un minuto da perdere, dovevamo trovarla, dovevamo trovare la donna e la bestia e riportarle entrambe indietro sane e salve. Ancora accarezzavo la schiena della biondina, mentre Archie iniziava a borbottare un sacco di parole che capivo per metà. La mia mente era concentrata su ben altro: dovevamo andare dentro. Ma uno di noi doveva restare con la bambina, che non poteva restare lì da sola... Ma il tempo stringeva e non potevamo attardarci oltre... A quell'ora la strega poteva essere già morta. Guardai Archie e un dubbio mi assalì: sarebbe stato in grado di affrontare un Grifone? Se la sarebbe cavata in una situazione simile, quando con un semplice scricchiolio era andato nel panico? Non che non mi fidassi di lui, ma la cosa era assai grave. Dall'altra parte non sapevo se la ragazza avrebbe accettato di restare da sola con lui... Pazienza, avrebbe capito: mi scostai appena dalle stretta presa della bimba e la guardai negli occhi ancora gonfi di lacrime. Con aria seria le parlai, questa volta senza pensare troppo a cosa dire. Non ti preoccupare, andrà tutto bene, ora vado a cercare la tua mamma. Non c'è motivo di avere paura, tu aspettami qui. Tornerò tra poco insieme a tua madre, puoi starne certa. La abbracciai ancora un secondo e in qualche modo quell'abbraccio mi diede coraggio. Mi caricò e mi spinse a lasciarla. Sperai che avesse capito che non potevo consolarla ancora, altrimenti la sua mamma avrebbe rischiato di venire sbranata ancora più di quanto non stesse già facendo. Mi girai, poi, verso il custode. Avrebbe aspettato lì, si sarebbe preso cura della piccola e l'avrebbe protetta. Io vado, non c'è tempo da perdere... Aspetta qui, calma la bambina e proteggila. E cerca di avvertire qualcuno che siamo qui, che forse sappiamo dov'è... l'animale... Presi un respiro e strinsi forte la mia bacchetta. Di nuovo sarebbe stata la mia unica compagna, di nuovo saremmo state solo noi due e di nuovo saremmo uscite da quella brutta situazione. Ero in piedi, di fronte alla scura macchia, la bacchetta puntata in avanti. L'adrenalina saliva e la tensione aumentava. Non persi altro tempo. Dopo essermi girata e aver sorriso alla bambina, mi voltai ed entrai. Tutto poteva succedere.
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