I "perchè..."

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. schmit
     
    .

    User deleted


    quanto insegnamento da questa favoletta... :)
     
    .
  2. La_scelta
     
    .

    User deleted


    Sì, solo quando qualcosa ci manca, solo allora ci rendiamo conto della sua importanza e della sua funzione nella nostra vita.

    Dovremmo dar più considerazione alle cose che utilizziamo.
    Grazie!
     
    .
  3. La_scelta
     
    .

    User deleted


    E' l'unica favola presente on line

    L'uccello dai mille colori




    Un altro uccello avrebbe capito. Il falco avrebbe capito: sarebbe sceso limpido e netto, lo avrebbe afferrato in un soffio e lo avrebbe portato via, senza pena e senza rimpianti. Ma il bimbo non poteva capire. Per lui quella era una creatura dai mille colori, morbida e piumata, tenera e gentile che avrebbe dovuto riempire il mondo di grida, volare alto come il sole e gettarsi in picchiata, giocare con i venti e le nubi, con la pioggia e con il lampo.
    E invece non si muoveva: stava accovacciata in un angolo di quell’ampio balcone e guardava fisso davanti a sé, immobile e quieta.
    Un altro uccello avrebbe notato che i colori non erano più lucenti, le piume non più morbide come una volta, il corpo non più agile e scattante , le ali non più in grado di resistere al vento.
    Ma il bimbo non aveva mai visto una creatura con tanti colori, una creatura alata, così da vicino. Pensò che l’uccello fosse triste e solo e che per questo non cantava e volava , non riempiva il mondo di grida, non volava alto come il sole. Cercò di fargli compagnia.
    Lo prese in mano, gli cantò una canzone, lo portò nella sua camera, gli mostrò i suoi tesori. Andò a cercare dei grani e dell’acqua per preparargli un bel pranzo. Ma l’uccello non mangiò e non bevve.
    Il bimbo pensò che fosse stanco. Lo poggiò sul davanzale, dove si vedevano il sole e le nubi, cominciò a costruirgli una gabbietta. Era un bimbo industrioso: aveva pezzi di legno e viti e chiodi e bulloni. Aveva anche un martello.
    Lavorò per ore, con grande diligenza.
    Quando la gabbietta fu finita, il sole era calato e l’uccello aveva chiuso gli occhi.
    Il bimbo ancora si chiede in che cosa ha sbagliato.

    Da “la filosofia in trentadue favole” di E. Bencivenga




    [Per un certo tempo io stessa sono stata un uccello dai mille colori]
     
    .
  4. schmit
     
    .

    User deleted


    te la racconto io una storia vera che, forse, non ha a che fare con la filosofia ma con la vita sicuro.
    Un anno una rondine ferita fini' sul nostro davanzale e mia figlia la raccolse la curo' e quando fu ristabiliita la porto' davanti casa la adagio' sul cofano della nostra macchina, viviamo in collina, e aspetto' che volasse perche' aveva paura degli innumerovoli gatti che abbiamo.Lei dopo un po' spicco' il volo,fece tre giri sopra la testa di mia figlia e scomparve in alto nel cielo.
    Per due anni consecutivi in quello stesso periodo una rondine veniva a svolazzare sulle nostre teste...poi si librava nel cielo. Poi...piu' nulla...chissa'...
     
    .
  5. La_scelta
     
    .

    User deleted


    Molto significativa la tua storia, Letizia, grazie per averla condivisa con me.

    Io credo che la filosofia sia il nostro comun vivere; e mi spiego meglio, ogni volta che ci poniamo un "perchè", inevitabilemente facciamo della filosofia.

    Non si tratta di qualcosa di staccato dalla nostra vita.
     
    .
  6. frichicchio
     
    .

    User deleted


    La vita è fatta di perche' solo chi non se lochiede vegeta.
     
    .
  7. schmit
     
    .

    User deleted


    che ne sappiamo noi dei vegetali? :P
     
    .
  8. La_scelta
     
    .

    User deleted


    Desidero scrivervi la simbologia della favola "L'uccello dai mille colori" secondo me:

    Il bimbo rappresenta l'umanità; preso dai meravigliosi colori e dalla gioia che può procurargli quell'esserino, non si rende conto del fatto che l'uccello è sofferente.

    Bella la frase "un altro uccello avrebbe capito" , lo avrebbe portato via: potrebbe essere una persona che vive la stessa sofferenza; solo un suo simile avrebbe potuto capire...

    E....La gabbietta? La gabbietta è la risposta egoistica del bimbo: è il colpo di grazia dato all'uccello, la privazione della libertà (per fini egoistici).

    In sintesi:
    Per poter comprendere l'altro è necessario vestire i suoi panni, altrimenti non è possibile sentire e aiutare chi è in situazione di disagio.
    Grazie
    M
     
    .
  9. kkk-3
     
    .

    User deleted


    belle, semplici e profonde queste favolette.
    La semplicita' fa parte dell'intelligenza.
     
    .
  10. La_scelta
     
    .

    User deleted


    LE DUE SCUOLE - favola


    Al mondo ci sono due tipi di scuole. In uno si insegnano tutte le cose vere: chi ha veramente fondato Roma, qual è veramente la montagna più alta del mondo, chi vive veramente sott'acqua. Nell'altro si insegnano tutte le cose false: che Roma l'ha fondata Remo o Numa Pompilio, e che sott'acqua ci stanno draghi e sirene.
    Fra i due tipi di scuole c'è una bella differenza. Di verità ce n'è una sola: se è vero che Romolo ha fondato Roma, non può esser che l'ha fondata nessun altro. Quindi i bambini che vanno a questo tipo di scuola imparano tutti le stesse cose, e quando le hanno imparate passano il tempo a ripeterle: "Roma è stata fondata da Romolo", "Sott'acqua ci vivono i pesci" eccetera eccetera. In ogni momento dell'anno, se entrate in una scuola così ci trovate tutti i bambini che ripetono la stessa cosa, per esempio che Roma è stata fondata da Romolo. Se uno sgarra e dice che Roma l'ha fondata qualcun altro, gli danno dell'asino. Perché in queste scuole si insegna la verità e di verità ce n'è una sola.
    A lungo andare , anche i bambini che vanno a queste scuole diventano tutti uguali: hanno tutti un grembiulino bianco, i capelli rossi e neri e gli occhi gialli e blu, e mangiano tutti il gelato alla crema di ribes. Quando crescono, vogliono tutti una macchina grande grande, con dentro il telefono e il frigorifero e la lavatrice.
    L'altro tipo di scuola è molto diverso. Siccome per ogni cosa vera ci sono infinite cose false, ogni scuola di questo tipo insegna ai bambini cose diverse dagli altri. Uno impara che Roma l'ha fondata Remo, un altro che l'ha fondata Numa Pompilio e un altro ancora che l'ha fondata suo zio Gustavo, che tanto non ha mai niente da fare. Se entrate in una scuola così ci trovate un gran pandemonio, con tutti i bambini che raccontano storie diverse e nessuno può dire a un altro che ha torto perché tanto hanno torto tutti e lo sanno in partenza. E i bambini, anche, sono diversi: uno ha gli occhi verdi un altro bianchi, uno ha il naso davanti e un altro dietro, uno porta il grembiule e un altro lo scafandro. Quando crescono, uno vuole una macchina, uno va in giro con il vestito e la cravatta e un altro senza cravatta e senza vestito.
    Il problema adesso è: quale di queste è una scuola davvero?

    da "La filosofia in trentadue favole" di Ermanno Bencivenga
     
    .
  11. schmit
     
    .

    User deleted


    tu che dici? :P

    Quando ero piccola io credevo alla befana,e quando i miei compagnucci mi dicevano che la befana era la mamma,io dicevo loro che erano pazzi perche' io la befana l'avevo vista e mi aveva portato i doni e mia mamma era al mio lato, quindi la befana esisteva. Non mi passava neanche per l'anticamera del cervello che quella befana fosse qualcuno travestito.Per me quella era la verita'.Io l'avevo vista la befana.
     
    .
  12. La_scelta
     
    .

    User deleted


    Wowwww

    La verità è dentro di Noi. Mai sfatare convinzioni che sono così radicate, soprattutto nei bimbi.

    Anche Babbo Natale esiste nell'immaginario infatile, perchè farlo cadere?

     
    .
  13. La_scelta
     
    .

    User deleted


    Gli uomini e le parole - favola

    Un giorno gli uomini si alzarono con un diavolo per capello e non vollero più dire niente. Non che non parlassero, intendiamoci: chiacchieravano come e più di prima, alzavano di tanto in tanto la voce e di tanto in tanto la facevano scivolare in un sussurro. Le parole continuavano ad articolarle correttamente, secondo la lingua che gli era stata insegnata, e a combinarle in frasi e periodi cui la grammatica non avrebbe avuto nulla da obiettare. E’ solo che con quelle parole, con quelle frasi e con quei periodi non volevano dire più niente.
    Pensate a quando vi fa prurito una gamba o la schiena. Vi grattate, ma non è che grattandovi vogliate dire che avete prurito. Vi grattate e basta, perché avete prurito. E magari qualcuno capisce che avete prurito, ma non perché glielo volete dire. Vi vede grattarvi e ragionando per conto suo ne scopre il motivo. Ecco, con gli uomini e le parole era successo la stessa cosa. Uno aveva freddo e diceva “Ho freddo”, ma non voleva dire che aveva freddo. Lo diceva e basta, perché aveva freddo. E magari c’era qualcuno davanti e capiva che lui aveva freddo, ma non perché lui glielo volesse dire. Oppure uno odiava un altro o lo amava e diceva “Ti odio” o “Ti amo”, ma non per dire qualcosa all’altro, anzi non per dire alcunché: lo diceva nel modo in cui ci si gratta, o si battono i denti, o si piange, o si ride. Lo diceva automaticamente. E l’altro spesso capiva, così come si capiscono le lacrime e il riso. Insomma nessuno voleva dire più niente ma ci si intendeva più o meno come prima.
    Un giorno le cose cominciarono ad andare così. E poi forse cambiarono. O forse no.

    Da “La filosofia in trentadue favole” di Ermanno Bencivenga
     
    .
  14. La_scelta
     
    .

    User deleted


    La parola ha un ruolo molto importante nella vita dell'uomo, permette ad ognuno di poter esprimere ciò che sente: i desideri, le speranze, i timori, la gioia e anche il dolore.

    Credo che non servano le parole per poter esprimere quel tanto quel poco che si intende comunicare quando ci si vede negli occhi (particolare molto rilevante).
    Nel caso questo venisse a mancare (come accade qui) ci si affida alla sensibilità e al buon senso.
    Spesso le parole possono dar luogo ad interpretazioni e queste potrebbero non essere adeguate alle intenzioni di colui che esprime quel pensiero.

    E' accaduto!






    Ci sono parole...

    Ci sono parole che fan vivere,
    e sono parole innocenti;
    la parola "calore", la parola "fiducia";
    "giustizia", "amore" e la parola "libertà".
    La parola "figlio" e la parola "gentilezza";
    certi nomi di fiori, certi nomi di frutti.
    La parola "coraggio", la parola "scoprire",
    e la parola "fratello" e la parola "compagno".
    E certi nomi di luoghi e paesi.

    Paul Eluard


    Potremmo per ogni parola segnare altra parola che ci venga in mente e che ci coinvolga personalmente e magari anche emotivamente.

    Comincio io.

    calore: famiglia
    fiducia: confidenza
    giustizia: legge
    amore: figlio
    libertà: rispetto
    figlio: Antonella
    gentilezza: saluto
    coraggio: audacia
    scoprire: conoscere
    fratello: non ho fratelli - sorella: Titty
    compagno: non ho compagno
     
    .
  15. schmit
     
    .

    User deleted


    mi hai fatto attraversare da un brivido...chi sei tu la-scelta?
    Ti chiami Matilde?
    Io ho una sorella con questo nome ed ha una figlia che si chiama antonella,non ha un compagno(non è piu' su questa terra)non ha fratelli ma solo sorelle, ed una sorella(io) che in casa chiamano titty.
    I casi strani della vita...

    e tu le somigli molto...

    calore: Gesu'
    fiducia: amore
    giustizia: legge Divina
    amore: figlia, animali
    libertà: amore
    figlio: giuseppina
    gentilezza: propensione fiduciosa
    coraggio: accogliere le difficolta' della vita
    scoprire: le orme di Dio sulla terra.
    fratello: in Cristo tanti, - sorella: Matilde, Stefania, Rosanna
    compagno: Giuseppe
     
    .
112 replies since 19/10/2006, 17:53   3420 views
  Share  
.