Vangeli

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    Vangelo di Domenica 27 giugno 2010

    www.donatocalabrese.it/jesus/vangelo.htm
     
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    Vangelo di Domenica 4 /7/2010

    Vangelo


    Lc 10,1-12.17-20
    La vostra pace scenderà su di lui.







    + Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, il Signore designò altri settantadue e li inviò a due a due davanti a sé in ogni città e luogo dove stava per recarsi.
    Diceva loro: «La messe è abbondante, ma sono pochi gli operai! Pregate dunque il signore della messe, perché mandi operai nella sua messe! Andate: ecco, vi mando come agnelli in mezzo a lupi; non portate borsa, né sacca, né sandali e non fermatevi a salutare nessuno lungo la strada.
    In qualunque casa entriate, prima dite: “Pace a questa casa!”. Se vi sarà un figlio della pace, la vostra pace scenderà su di lui, altrimenti ritornerà su di voi. Restate in quella casa, mangiando e bevendo di quello che hanno, perché chi lavora ha diritto alla sua ricompensa. Non passate da una casa all’altra.
    Quando entrerete in una città e vi accoglieranno, mangiate quello che vi sarà offerto, guarite i malati che vi si trovano, e dite loro: “È vicino a voi il regno di Dio”. Ma quando entrerete in una città e non vi accoglieranno, uscite sulle sue piazze e dite: “Anche la polvere della vostra città, che si è attaccata ai nostri piedi, noi la scuotiamo contro di voi; sappiate però che il regno di Dio è vicino”. Io vi dico che, in quel giorno, Sòdoma sarà trattata meno duramente di quella città».
    I settantadue tornarono pieni di gioia, dicendo: «Signore, anche i demòni si sottomettono a noi nel tuo nome». Egli disse loro: «Vedevo Satana cadere dal cielo come una folgore. Ecco, io vi ho dato il potere di camminare sopra serpenti e scorpioni e sopra tutta la potenza del nemico: nulla potrà danneggiarvi. Non rallegratevi però perché i demòni si sottomettono a voi; rallegratevi piuttosto perché i vostri nomi sono scritti nei cieli».

    Parola del Signore.




     
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  3. schmit
     
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    Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,25-37.
    Un dottore della legge si alzò per metterlo alla prova: «Maestro, che devo fare per ereditare la vita eterna?».
    Gesù gli disse: «Che cosa sta scritto nella Legge? Che cosa vi leggi?».
    Costui rispose: «Amerai il Signore Dio tuo con tutto il tuo cuore, con tutta la tua anima, con tutta la tua forza e con tutta la tua mente e il prossimo tuo come te stesso».
    E Gesù: «Hai risposto bene; fa' questo e vivrai».
    Ma quegli, volendo giustificarsi, disse a Gesù: «E chi è il mio prossimo?».
    Gesù riprese: «Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico e incappò nei briganti che lo spogliarono, lo percossero e poi se ne andarono, lasciandolo mezzo morto.
    Per caso, un sacerdote scendeva per quella medesima strada e quando lo vide passò oltre dall'altra parte.
    Anche un levita, giunto in quel luogo, lo vide e passò oltre.
    Invece un Samaritano, che era in viaggio, passandogli accanto lo vide e n'ebbe compassione.
    Gli si fece vicino, gli fasciò le ferite, versandovi olio e vino; poi, caricatolo sopra il suo giumento, lo portò a una locanda e si prese cura di lui.
    Il giorno seguente, estrasse due denari e li diede all'albergatore, dicendo: Abbi cura di lui e ciò che spenderai in più, te lo rifonderò al mio ritorno.
    Chi di questi tre ti sembra sia stato il prossimo di colui che è incappato nei briganti?».
    Quegli rispose: «Chi ha avuto compassione di lui». Gesù gli disse: « Va' e anche tu fa' lo stesso ».





    LETTURE:
    Dt 30, 10-14; Sal 18; Col 1, 15-20; Lc 10, 25-37
    (Rito Ambrosiano: Gs 24, 1-2a. 15b-27; Sal 104, 4-6. 7-9. 43-45; 1Ts 1, 2-10; Gv 6, 59-69)

    Questa domenica ha come parola di fondo il “PROSSIMO“. E’ l’episodio stesso del Vangelo che ci pone la domanda che ciascuno di noi dovrebbe porsi: “chi è il mio prossimo?“.
    Gesù non risponde con frasi sintetiche o slogan riduttivi, ma racconta una parabola. Questa parabola è forse tra le più note: quella del “buon samaritano“. Attraverso la figura di questo straniero, che nonostante i dissapori politici si ferma a soccorrere un bisognoso, senza lasciarsi condizionare dalle leggi di purità (come invece fa il sacerdote) o da pregiudizi. Egli guarda dritto alla persona, senza “maschere”, senza pregiudizi, senza ideologie e senza preconcetti. Nella persona di fronte a lui vede solo un sofferente bisognoso e gli si fa prossimo.
    Bellissima e impegnativa la chiusura dell’episodio evangelico, che è rivolto a TUTTI noi: “VA’ e anche tu fai così“!
     
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  4. schmit
     
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    Dal Vangelo di Gesù Cristo secondo Luca 10,38-42.
    Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo accolse nella sua casa.
    Essa aveva una sorella, di nome Maria, la quale, sedutasi ai piedi di Gesù, ascoltava la sua parola;
    Marta invece era tutta presa dai molti servizi. Pertanto, fattasi avanti, disse: «Signore, non ti curi che mia sorella mi ha lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti».
    Ma Gesù le rispose: «Marta, Marta, tu ti preoccupi e ti agiti per molte cose,
    ma una sola è la cosa di cui c'è bisogno. Maria si è scelta la parte migliore, che non le sarà tolta».



     
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  5. schmit
     
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    lode a Dio
     
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  6. schmit
     
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    www.medjugorje.hr/it/multimedia/live-streaming/
     
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  7. francesco56_8
     
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    Che bello vedere in diretta il piazzale davanti la chiesa di mergegorie e poter seguire tutte le funzioni... Grazie Letizia




    Se permetti questa Domenica posto io il Vangelo di domani, ti aiuto

    Lc 11, 1-13
    Dal Vangelo secondo Luca

    Gesù si trovava in un luogo a pregare; quando ebbe finito, uno dei suoi discepoli gli disse: «Signore, insegnaci a pregare, come anche Giovanni ha insegnato ai suoi discepoli». Ed egli disse loro: «Quando pregate, dite:
    “Padre,
    sia santificato il tuo nome,
    venga il tuo regno;
    dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano,
    e perdona a noi i nostri peccati,
    anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore,
    e non abbandonarci alla tentazione”».
    Poi disse loro: «Se uno di voi ha un amico e a mezzanotte va da lui a dirgli: “Amico, prestami tre pani, perché è giunto da me un amico da un viaggio e non ho nulla da offrirgli”; e se quello dall’interno gli risponde: “Non m’importunare, la porta è già chiusa, io e i miei bambini siamo a letto, non posso alzarmi per darti i pani”, vi dico che, anche se non si alzerà a darglieli perché è suo amico, almeno per la sua invadenza si alzerà a dargliene quanti gliene occorrono.
    Ebbene, io vi dico: chiedete e vi sarà dato, cercate e troverete, bussate e vi sarà aperto. Perché chiunque chiede riceve e chi cerca trova e a chi bussa sarà aperto.
    Quale padre tra voi, se il figlio gli chiede un pesce, gli darà una serpe al posto del pesce? O se gli chiede un uovo, gli darà uno scorpione? Se voi dunque, che siete cattivi, sapete dare cose buone ai vostri figli, quanto più il Padre vostro del cielo darà lo Spirito Santo a quelli che glielo chiedono!».

    C: Parola del Signore.



     
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  8. schmit
     
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    Il Vangelo di domenica 1 agosto 2010
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    Lc 12,13-21 | Quello che hai preparato, di chi sarà?
    In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».

    E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

    Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei magazzini e ne costruirò altri più grandi e vi raccoglierò tutto il grano e i miei beni. Poi dirò a me stesso: Anima mia, hai a disposizione molti beni, per molti anni; ripòsati, mangia, bevi e divèrtiti!”. Ma Dio gli disse: “Stolto, questa notte stessa ti sarà richiesta la tua vita. E quello che hai preparato, di chi sarà?”. Così è di chi accumula tesori per sé e non si arricchisce presso Dio».

    Parola del Signore




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    Lc 12,13-21 | Quello che hai preparato, di chi sarà?

    In quel tempo, uno della folla disse a Gesù: «Maestro, di’ a mio fratello che divida con me l’eredità». Ma egli rispose: «O uomo, chi mi ha costituito giudice o mediatore sopra di voi?».

    E disse loro: «Fate attenzione e tenetevi lontani da ogni cupidigia perché, anche se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da ciò che egli possiede».

    Poi disse loro una parabola: «La campagna di un uomo ricco aveva dato un raccolto abbondante. Egli ragionava tra sé: “Che farò, poiché non ho dove mettere i miei raccolti? Farò così – disse –: demolirò i miei
     
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  9. schmit
     
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    Vangelo Lc 12, 32-48 (Forma breve 12,35-40)
    Anche voi tenetevi pronti.
    Dal vangelo secondo Luca
    In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Non temere, piccolo gregge, perché al Padre vostro è piaciuto dare a voi il Regno.
    Vendete ciò che possedete e datelo in elemosina; fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma. Perché, dov’è il vostro tesoro, là sarà anche il vostro cuore.
    [ Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito.
    Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell’alba, li troverà così, beati loro!
    Cercate di capire questo: se il padrone di casa sapesse a quale ora viene il ladro, non si lascerebbe scassinare la casa. Anche voi tenetevi pronti perché, nell’ora che non immaginate, viene il Figlio dell’uomo». ]
    Allora Pietro disse: «Signore, questa parabola la dici per noi o anche per tutti?».
    Il Signore rispose: «Chi è dunque l’amministratore fidato e prudente, che il padrone metterà a capo della sua servitù per dare la razione di cibo a tempo debito? Beato quel servo che il padrone, arrivando, troverà ad agire così. Davvero io vi dico che lo metterà a capo di tutti i suoi averi.
    Ma se quel servo dicesse in cuor suo: “Il mio padrone tarda a venire”, e cominciasse a percuotere i servi e le serve, a mangiare, a bere e a ubriacarsi, il padrone di quel servo arriverà un giorno in cui non se l’aspetta e a un’ora che non sa, lo punirà severamente e gli infliggerà la sorte che meritano gli infedeli.
    Il servo che, conoscendo la volontà del padrone, non avrà disposto o agito secondo la sua volontà, riceverà molte percosse; quello invece che, non conoscendola, avrà fatto cose meritevoli di percosse, ne riceverà poche.
    A chiunque fu dato molto, molto sarà chiesto; a chi fu affidato molto, sarà richiesto molto di più».







     
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  10. francesco56_8
     
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    VANGELO (Lc 1,39-56)
    Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente: ha innalzato gli umili.
    + Dal Vangelo secondo Luca

    In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
    Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
    Allora Maria disse:
    «L’anima mia magnifica il Signore
    e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
    perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
    D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
    Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
    e Santo è il suo nome;
    di generazione in generazione la sua misericordia
    per quelli che lo temono.
    Ha spiegato la potenza del suo braccio,
    ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
    ha rovesciato i potenti dai troni,
    ha innalzato gli umili;
    ha ricolmato di beni gli affamati,
    ha rimandato i ricchi a mani vuote.
    Ha soccorso Israele, suo servo,
    ricordandosi della sua misericordia,
    come aveva detto ai nostri padri,
    per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
    Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.


    Commento
    Dopo l’annuncio, Maria è partita verso la montagna di Giudea per andare a trovare Elisabetta. Colma dello Spirito Santo, Elisabetta l’ha benedetta. L’ha proclamata “Madre del mio Signore”. Fonte di gioia. Beatitudine vivente della fede. Maria ha risposto con il cantico del Magnificat . Parole ispirate, che lasciano intravedere il suo cuore. Esse sono per noi il suo “testamento spirituale”. Identificandosi con Maria, la Chiesa di tutti i tempi continua a cantare tutti i giorni il Magnificat come suo proprio cantico.
    Celebriamo oggi il mistero dell’Assunzione. Alla fine del suo passaggio sulla terra, la Madre del Redentore, preservata dal peccato e dalla corruzione, è stata elevata nella gloria in corpo e anima vicino a suo Figlio, nel cielo. La tomba vuota di Maria, immagine della tomba vuota di Gesù, significa e prelude alla vittoria totale del Dio della vita sulla morte, quando alla fine del mondo farà sorgere in vita eterna la morte corporale di ognuno di noi unita a quella di Cristo. L’Apocalisse ci mostra “un segno grandioso del cielo”: la Donna che ha il sole per mantello, e una corona di stelle. Invincibile con la grazia di Dio di fronte al nemico primordiale. “Figura e primizia della Chiesa”. Primizia nel dolore della maternità al servizio della Redenzione. Primizia nel destino della gloria. Da lì, nel focolare della Trinità, Maria ci aspetta tutti per vivere e cantare con lei la nostra ric! onoscenza alla Grazia di Dio. La beatitudine divina e umana della Salvezza. Il suo eterno Magnificat.


     
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  11. schmit
     
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    Il Vangelo di domenica 22 agosto 2010
    Il commento della XXI Domenica del Tempo Ordinario è di Mons. Antonio Riboldi
    In questo brano del Vangelo, Gesù mette a confronto la Sua lezione e la mentalità del mondo, di un certo tipo di mondo. Le mode, i costumi, le abitudini, le mentalità, non sempre sono a misura d'uomo, figurarsi se possono essere a misura di Dio! Il denaro, il potere, il vivere stesso, se non sono a servizio della promozione umana, sono sempre contro. Non è detto, insegna Gesù, che chi ha raggiunto posizioni di dominio nel mondo, possa poi entrare nel regno di Dio, sebbene questo sia la meta alla quale tutti sono chiamati. Entrare per la porta stretta significa guadagnarsi la vita eterna e la gioia vivendo secondo ciò che il Signore ha predicato perché le sue parole e le sue azioni sono in funzione della salvezza dell'umanità. Veniamo in questo mondo umili e indifesi; lo lasciamo vecchi, fragili, e non portiamo nulla nell'aldilà se non il risultato delle nostre azioni, ovvero ciò che siamo diventati vivendo. A ciascuno la propria riflessione in proposito...

    Dal Vangelo secondo Luca
    Lc 13,22-30

    In quel tempo, Gesù passava per città e villaggi, insegnando, mentre era in cammino verso Gerusalemme. Un tale gli chiese: "Signore, sono pochi quelli che si salvano?". Rispose: "Sforzatevi di entrare per la porta stretta, perché molti, vi dico, cercheranno di entrarvi, ma non ci riusciranno. Quando il padrone di casa si alzerà e chiuderà la porta, rimasti fuori, comincerete a bussare alla porta, dicendo: Signore, aprici. Ma egli vi risponderà: Non vi conosco, non so di dove siete. Allora comincerete a dire: Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze. Ma egli dichiarerà: Vi dico che non so di dove siete. Allontanatevi da me voi tutti operatori d'iniquità! Là ci sarà pianto e stridore di denti, quando vedrete Abramo, Isacco e Giacobbe e tutti i profeti nel regno di Dio, e voi cacciati fuori. Verranno da oriente e da occidente, da settentrione e da mezzogiorno e siederanno a mensa nel regno di Dio. Ed ecco, ci sono alcuni tra gli ultimi che saranno primi e alcuni tra i primi che saranno ultimi".

    IL COMMENTO DI MONSIGNOR ANTONIO RIBOLDI. Entrate per la porta stretta.

    LA MENTALITA' DEL MONDO. Quante volte abbiamo udito queste frasi: 'Sono un buon cristiano, migliore forse di tanti altri che vanno in Chiesa ogni giorno e magari si battono il petto' - 'Non frequento tanto Chiesa e sacerdoti, ma non mi tiro indietro dal fare l'elemosina al povero che incontro e mi tende la mano'. Senza contare le pubbliche dichiarazioni di gente che è considerata 'famosa', magari dopo aver seminato scandali in abbondanza, e poi non hanno alcun pudore nel mettersi in prima fila ovunque, dichiarando il loro essere 'credenti'. Insomma tutte affermazioni - a essere buoni - da giudicare avventate, che si possono solo mettere nel Cuore di Dio, che sa tutto di noi, dicendo: 'Padre, perdona loro, non sanno quello che dicono e fanno'. Una volta esisteva un certo pudore e si sapeva che certe affermazioni avrebbero potuto risultare ridicole, per non dire di peggio. Oggi si assiste a un tale rosario di violazioni delle più elementari norme morali, che, non solo si è cancellata o resa invisibile la linea di demarcazione - che dovrebbe essere chiara - tra ciò che è lecito e onora la coscienza di un uomo o donna, ancora più se cristiani, e ciò che tale non è, ma a volte l'illegalità o l'illecito viene proposto come 'stile di vita moderna', 'esigenza dei tempi', un 'essere alla moda', cercando così di trovare una ragione a questo mettere a tacere la coscienza e la stessa dignità. Ci avverte S. Paolo: "Fratelli, avete dimenticato l'esortazione a voi rivolta come a figli: 'Figlio mio, non disprezzare la correzione del Signore, e non ti perdere d'animo quando sei ripreso da Lui: perché il Signore corregge colui che Egli ama e sferza chiunque riconosce come figlio'. É per la vostra correzione che voi soffrite! Dio vi tratta come figli; e qual è il figlio che non è corretto dal padre? Certo ogni correzione sul momento non sembra causa di gioia, ma di tristezza; dopo però arreca un frutto di pace e di giustizia a quelli che per suo mezzo sono stati addestrati. Perciò rinfrancate le vostre mani cadenti e le ginocchia infiacchite e raddrizzate le vie storte per i vostri passi, perché il piede zoppicante non abbia a storpiarsi, ma a guarire". (Ef. 12, 5-13) Sono tanti i racconti di vita quotidiana - tralasciando quelli ormai sconfinati nella degradazione dell'uomo, che trascinano con sé la dignità e sono purtroppo cronaca di ogni giorno - che danno la misura esatta di come siano troppi quelli che pretendono di arrivare al Regno del Cielo, percorrendo la via larga del mondo, e non la porta stretta di cui parla Gesù nel Vangelo. Una lezione di verità e santità, quella del Vangelo. Meditiamola insieme, perché pare scritta proprio per noi, oggi, che a volte ci adattiamo alle mode del mondo - davvero 'via larga' - che non tiene in alcun conto la nostra vera natura di figli del Padre. Un esempio di vita. Due sposi, facendosi illuminare dalla preghiera e dall' illimitata fiducia che riponevano nel Padre, prendono la decisione di avere un figlio, oltre i tre che già hanno - decisione oggi rara, un tempo normale, quando era considerato dono avere fino a 12 figli, come mia nonna, o 7 come mia mamma -. La loro tavola, in tutti i sensi, poteva contenere benissimo un posto in più, se la fiducia nella Provvidenza li guidava. Volevano donare ad un altro figlio, 'dono immenso di Dio, sempre', generato dal loro amore, la possibilità di conoscere la bellezza della vita e del creato e, ancor più di poter, domani, cercando di esserne degni, di appartenere alla grande famiglia del Cielo con i Santi. Degli sposi ricchi dunque di umanità e, soprattutto, di fede. Ma nel momento in cui si seppe nei dintorni che 'quella santa donna' aveva deciso di dare alla luce un quarto figlio, ci fu una vera processione di cosiddette 'amiche e vicine, che si alternavano a 'farla ragionare' - secondo loro - sulla non 'convenienza, con i tempi che corrono' di una tale decisione. 'E' un attentato alla propria serenità - dicevano - Non bastano forse già tre figli, per impegnare totalmente la vita di una coppia, e per di più di modeste condizioni?'. La signora, come pure suo marito, un uomo di grande forza e dolcezza, non riuscivano a capire, nella semplicità della loro fede, tutte queste improvvise e apparentemente disinteressate attenzioni, che considerano di fatto raccomandazioni e preoccupazioni 'scandalose'. Decisero di proseguire per la strada intrapresa, ma ne seguì... l'abbandono delle 'cosiddette amiche'!

    VIVERE DA FIGLI DI DIO. Lo constatiamo tutti come oggi sia davvero difficile, in questa società, che ha per legge il consumo, la moda, l'ambizione, l'individualismo, voltare le spalle a queste umilianti forme di vita che spesso calpestano la vera dignità, e vivere quella sobrietà, che è frutto della povertà di spirito e di una umiltà, che non scende mai a compromessi con esibizionismi, ambiguità e modi di vivere del mondo. Noi cristiani abbiamo come regola il Vangelo, che ci accompagna in ogni atto della vita, ma non è forse vero che troppi, pur definendosi cristiani, sposano di fatto la mentalità del mondo? Il vero cristiano sceglie uno stile di vita che darà diritto, alla fine, quando tutto sarà svelato nella verità, ad entrare per la porta stretta. È impossibile sposare la mentalità del mondo, che ci sta addosso ad ogni passo, e, nello stesso tempo, scegliere lo stile evangelico, che è semplicità ed austerità, come un vestirsi delle vesti di Dio. Dobbiamo decidere oggi da che parte stare, perché sarebbe davvero terribile, 'quel giorno' - e verrà -, sentirsi dire da Gesù: 'Non vi conosco!'. Terribile! Allora cominceremo a recitare il rosario della nostra doppia vita, che eravamo sicuri potesse mettere d'accordo Dio e il demonio: 'Abbiamo mangiato e bevuto in tua presenza e tu hai insegnato nelle nostre piazze'. Ma Egli dichiarerà: 'Vi dico che non vi conosco. Allontanatevi da Me voi tutti operatori d'iniquità. Nelle sue risposte, Gesù può sembrare duro. Duro nello sbattere in faccia la porta stretta. Ma quando si è vissuto, come avviene oggi tante volte, con un piede in Chiesa e uno nella mentalità del mondo, non si può essere pronti ad accogliere il Regno e, alla fine, non vi può essere che quella risposta: 'Non vi conosco'. Se, carissimi, cerco di esservi dì aiuto per vivere umanamente, semplicemente, armoniosamente la vostra vita, ma con la sapienza del Vangelo, è per cercare di evitare quello che dice il proverbio: 'non mettere due piedi in una scarpa'... è impossibile poi camminare! C'è tanta gente che, senza fare rumore, vive, per fortuna, la Parola, dando poco peso o nessuno a quello che il mondo propone.

    UNA PREGHIERA. Così il grande poeta Luzi pregava, per cercare la porta stretta: "Padre mio, mi sono affezionato alla terra, quanto non avrei voluto. È bella, è terribile la terra. Io sono nato in un angolo quieto, tra gente povera, amabile ed esecrabile. Il cuore umano è pieno di contraddizioni, ma neppure un istante mi sono allontanato da Te. Ti ho portato perfino dove pensavo non fossi o avessi dimenticato di essere stato. La vita sulla terra è dolorosa, ma è anche gioiosa. Sono forse stato troppo uomo tra gli uomini, oppure troppo poco. La nostalgia di Te è stata continua e forte. Padre non giudicarlo questo mio parlare umano, quasi delirante. Accoglilo come un desiderio di amore. Sono venuto sulla terra per fare la Tua volontà eppure alle volte l'ho discussa. Sii indulgente, con la mia debolezza, te ne prego. Ma da questo stato umano di abiezione vengo ora a Te. Comprendimi nella mia debolezza". (Mario Luzi)

    Il commento è di mons. Antonio Riboldi
     
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  12. Spica
     
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    CITAZIONE (schmit @ 22/8/2010, 13:02)
    CITAZIONE
    è per cercare di evitare quello che dice il proverbio: 'non mettere due piedi in una scarpa'... è impossibile poi camminare!

    :firufiru: beh dai, non proprio.. è come la corsa nei sacchi, un po' di equilibrio e a saltelli ma si procede..


     
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  13. schmit
     
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    Lc 14, 1. 7-14
    Dal Vangelo secondo Luca

    ‡ Avvenne un sabato che Gesù era entrato in casa di uno dei capi dei farisei per pranzare e la gente stava ad osservarlo.
    Osservando poi come gli invitati sceglievano i primi posti, disse loro una parabola:
    «Quando sei invitato a nozze da qualcuno, non metterti al primo posto, perché non ci sia un altro invitato più ragguardevole di te e colui che ha invitato te e lui venga a dirti: Cedigli il posto! Allora dovrai con vergogna occupare l’ultimo posto.
    Invece quando sei invitato, và a metterti all’ultimo posto, perché venendo colui che ti ha invitato ti dica: Amico, passa più avanti. Allora ne avrai onore davanti a tutti i commensali.
    Perché chiunque si esalta sarà umiliato, e chi si umilia sarà esaltato».
    Disse poi a colui che l’aveva invitato: «Quando offri un pranzo o una cena, non invitare i tuoi amici, né i tuoi fratelli, né i tuoi parenti, né i ricchi vicini, perché anch’essi non ti invitino a loro volta e tu abbia il contraccambio.
    Al contrario, quando dài un banchetto, invita poveri, storpi, zoppi, ciechi; e sarai beato perché non hanno da ricambiarti. Riceverai infatti la tua ricompensa alla risurrezione dei giusti» .

    C: Parola del Signore.
    A: Lode a Te o Cristo.
     
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  14. schmit
     
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    Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
    «Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
    Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
    Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
    Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
    Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
    Voler essere discepoli del Cristo significa avere scelto e deciso di seguirlo, significa avere scelto Cristo come unico punto di riferimento della e nella nostra vita.
    Lo seguiamo perché lo amiamo e perché abbiamo fondato su di lui, e solo su di lui, il nostro progetto di vita.
    Vivremo, nonostante tutto, infedeltà ed errori quotidiani, ma non saranno questi a troncare la nostra sequela se sapremo accettarli e viverli come limite e quindi come parte della croce che ogni giorno ci è chiesto di portare. Una croce fatta di grandi e piccole sofferenze e miserie, ma è proprio l’adesione alla “nostra” croce la via per divenire e rimanere suoi discepoli.
    La Chiesa, oggi e sempre, è costruita da chi ha il coraggio di affidarsi soltanto a Dio e seguire Gesù con totale abbandono e senza nessun compromesso.


     
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  15. schmit
     
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    VANGELO (Lc 15,1-32)
    Ci sarà gioia in cielo per un solo peccatore che si converte.
    + Dal Vangelo secondo Luca

    In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
    Ed egli disse loro questa parabola: «Chi di voi, se ha cento pecore e ne perde una, non lascia le novantanove nel deserto e va in cerca di quella perduta, finché non la trova? Quando l’ha trovata, pieno di gioia se la carica sulle spalle, va a casa, chiama gli amici e i vicini e dice loro: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la mia pecora, quella che si era perduta”. Io vi dico: così vi sarà gioia nel cielo per un solo peccatore che si converte, più che per novantanove giusti i quali non hanno bisogno di conversione.
    Oppure, quale donna, se ha dieci monete e ne perde una, non accende la lampada e spazza la casa e cerca accuratamente finché non la trova? E dopo averla trovata, chiama le amiche e le vicine, e dice: “Rallegratevi con me, perché ho trovato la moneta che avevo perduto”. Così, io vi dico, vi è gioia davanti agli angeli di Dio per un solo peccatore che si converte».
    Disse ancora: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te;! non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
    Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
    Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vit! a, era perduto ed è stato ritrovato”».

    Parla del Signore.
     
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