Esperimenti sulla Fusione Fredda

scambi di dritte x provare e verificare

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1. Quantum Leap
     
    .

    User deleted


    Ciao a tutti e complimenti per la scelta di questo nuovo argomento estremamente e controverso.
    Comincio subito con due domande:
    -Innanzitutto, per quanto ne so io, la Ceti inc. è l'unica società a livello mondiale in grado di vendere dispositivi funzionanti a Fusione Fredda che, pare, funzionino con acqua normale e elettrodi di Nichel... qualcuno ne sa qualcosa in più? La notizia è confermata? Ci sono aggiornamenti?
    - Nel sito di Naudin, da un po' di mesi ci sono repliche sperimentali basate sulla fenomenologia studiata da Mizuno. Replicandoli, sistematicamente, eccetto rari casi, Naudin ottiene sempre guadagni energetici impressionanti. La domanda è: il metodo che utilizza per misurare l'eccesso di calore basandosi sull'evaporazione dell'acqua dalle sue celle, è calorimetricamente esatto o andrebbe rivisto?
    Spero che qualcuno più ferrato in queste cose sia in grado di darmi qualche chiarimento in modo da diradare un po' di dubbi e disinformazioni sul fenomeno.

    Grazie e alla prossima!
     
    .
  2. eroyka
     
    .

    User deleted


    Ho dato un occhio agli esperimenti di Naudin.... molto interessanti.
    Bisogna effettivamente capire un pò meglio cosa combina, ho dato una lettura veloce ma appena riesco cerco di studiarmi un pò meglio il procedimento.
    (il link per tutti è http://jlnlabs.imars.com/cfr/index.htm)

    Per quanto riguarda la CETI inc è principalmente lanciata nel brevettare delle celle per fusione fredda con sferette ricoperte di palladio che consentono un rapporto superficie/area occupata eccellente.
    E so che è molto interessata al mercato dell'eliminazione dellle scorie nucleari.... di più nin zò!

    Comunque bisogna starci un pò attenti, le novità sono tante ma assolutamente non pubblicizzate.

    Roy
     
    .
  3. Quantum Leap
     
    .

    User deleted


    L'esperimento di Naudin non è altro che un elettrolisi in una soluzione di acqua e carbonato di calcio o di potassio eseguita utilizzando un elettrodo in tungsteno (il negativo) e un elettrodo in acciaio (il positivo). Il tutto viene eseguito dopo aver preventivamente riscaldato la soluzione a 70 gradi Centigradi.
    Operando in questo modo Naudin misura la potenza erogata elettricamente grazie ad un semplice contatore (P=V*I). Poi va a misurare la temperatura raggiunta dalla soluzione e la conseguente energia emessa (Q=mc(t'-t'')) e va controllare il quantitativo di acqua evaporata e da esso va a misurare, con un metodo non molto chiaro ( e questo è il mio dubbio ), l'energia necessaria a generare questa evaporazione (o meglio ebollizione). A questo punto, confrontando la quantità di energia generata dalla cella (riscaldamento + evaporazione) con l'energia fornita elettricamente al sistema, Naudin misura un rendimento che talvolta sfiora il 200%!!!

    Ma è così che si misura il calore prodotto in un sistema di questo tipo?

    Riguardo il brevetto della Ceti, la cosa sconvolgente è che loro, un paio di anni fa, sono riusciti ad ottenere un sistema a fusione fredda che utilizzava semplice acqua di rubinetto, un elettrodo di platino e un elettrodo costituito da sferette di un polimero ricoperte da un sottile strato di semplice Nichel. Niente a che vedere con l'esperimento di Pons e Fleischmann in cui si utilizzava acqua pesante (Deuterio al posto dell'Idrogeno) e elettrodo di Palladio.
    Qualcuno sa qual'è l'elettrolita utilizzato dalla Ceti?

    Grazie.

    Fatemi sapere perchè sto tentando di riprodurre il fenomeno in laboratorio.
    Ciao
    Quantum Leap
     
    .
  4. eroyka
     
    .

    User deleted


    Ciao,

    allora ti do i dati in mio possesso.

    Nei primi esperimenti la cella Patterson era così costituita:
    Cilindro di 10cm di altezza per 2,5 di diametro contenente migliaia di sferette di plastica di circa 1mm di diamentro ricoperte da nichel e palladio (catodo). L'anodo era in titanio e l'elettrolita è acqua normale con disciolto del solfato di litio (Li2SO4)

    Però nel frattempo (era circa il 1996-97) la CETI ha brevettato un sacco di nuovi metodi sempre più efficienti e meno costosi.

    Ti inserisco qualche nome chiave e qualche numero di brevetto che puoi andarti a spulciare:

    CETI ThermoTEc (cella di Patterson)
    CETIRadTech (cella per deattivare l'uranio)

    brevetti: #5,318,675 metodo di elettrolisi (per FF)
    #5,372,688
    #5,607,563 metodo di elettrolisi migliorato
    #5,616,219 elettrolisi per riscaldare l'acqua.

    Per ora è tutto, ma se hai veramente intenzione di testare qualcosa contattami via mail che vediamo di aiutarci insieme.

    Roy

     
    .
  5. eroyka
     
    .

    User deleted


    Questa volta chiedo io un aiuto.

    Stò cercando da un paio di giorni infruttuosamente il sito della CETI inc. Nisba, non sembra proprio esistere più.

    Ho cercato anche nelle pagine gialle americane ma niente.

    Le ultime notizie che sono riuscito a trovare e che si erano trasferiti a Sarasota in Florida ma di li non si sa più niente.
    Avranno cambiato nome per troppi "disturbi"?

    Possibile che hanno brevettato tutto, hanno fatto dimostrazioni semipubbliche e pubbliche senza alcuna smentita e poi... non se ne sà più nulla....

    Mi puzza troppo. Se qualcuno ha delle info recenti (dal 2000 in poi), per favore mi faccia sapere qualcosa.

    Grazie a tutti.
    Roy

    Edited by eroyka - 1/10/2003, 13:55
     
    .
  6. Quantum Leap
     
    .

    User deleted


    Riguardo al destino della Ceti non so dirti nulla, le ultime notizie le ho avute da Roberto Germano, autore dell'ottimo volume "Fusione Fredda" ordinabile su macroedizioni.it. Se vuoi posso chiedere direttamente a lui. Appena so ti faccio sapere.

    In ogni caso, riguardo la mia idea sperimentale su come operare per capirci qualcosa in più sul fenomeno avrei molte cose da dirti e un'ipotesi accattivante su cui lavorare e magari, se le prospettive sono incoraggianti, far lavorare tutti. Non so. Siamo un piccolo gruppo e forse... chissà.

    Mandami la tua mail così ti racconto.

    Ciao e
    mai più Black out!!!

    Quantum Leap
     
    .
  7. eroyka
     
    .

    User deleted


    Ciao Quantum Leap,

    anche io sono in contatto diretto con Roberto e il suo libro è un pò una bibbia per me insieme a "dai quark ai cristalli" di Preparata che da veramente il quadro completo della situazione.

    Comunque prova a chiederglielo, io gli rompo già così tanto ;-) Tra l'altro gli avevo proposto di fare da moderatore a questa sezione ma purtroppo mi ha risposto che è troppo preso. E non faccio fatica a crederci!

    Il mio email dove puoi contattarmi è: [email protected]

    Dai, che vediamo di riuscire a combinare qualcosa di concreto.

    Roy
     
    .
  8. Quantum Leap
     
    .

    User deleted


    Hai ragione, Germano non ha tempo.

    Intanto però la Ceti non si sa che fine ha fatto...

    Grazie per la mail, fra breve ti manderò qualche anticipazione sulla ipotesi di lavoro su cui abbiamo intenzione cominciare a lavorare.

    Magari mi dici che ne pensi, poi magari metto tutto a disposizione di tutti per aiuti consigli e che ne so. Per ora il mio pallino resta comprendere la correttezza delle misure calorimetriche di Naudin.
    Non per smentire Naudin, ma per applicare le stesse al mio sistema.

    Per ora saluto tutti.

    E grazie, Roy...

    a fra poco mie notizie.

     
    .
  9. Quantum Leap
     
    .

    User deleted


    In cosa forse Naudin ha sbagliato....

    La formula utilizzata per calcolare l'energia che innalza la temperatura del reattore, come ho già detto sopra, è :

    Q=m * c * (t'-t")

    dove "m" è la massa d'acqua, "c" il calore specifico dell'acqua, t' è la temperatura finale della soluzione, mentre t" è la temperatura finale.

    La formula che utilizza per calcolare il calore di evaporazione della soluzione, generato dal suo reattore a fusione fredda, è la stessa formula che si utilizza per calcolare la quantità di calore che bisogna fornire a una massa d'acqua per portarla , una volta raggiunti i 100 gradi centigradi, all'evaporazione.

    La formula è : Qe = m * Cl

    In essa, "Qe" è l'energia da fornire, "m" è la massa d'acqua evaporata, "Cl" è una costante caratteristica del liquido da far evaporare che corrisponde all'energia necessaria a far evaporare un solo grammo di liquido, detta "calore latente di evaporazione": per l'acqua tale parametro vale circa 2260 J/g.

    Il problema nasce dal fatto che Naudin riferisce i propri calcoli utilizzando le costanti calorimetriche dell'acqua pura. In realtà, per ottenere un calcolo più preciso, non dovrebbe riferirsi alle costanti relative all'acqua pura, ma a quelle relative alla soluzione di acqua e carbonato di sodio (o di potassio, a seconda dell'esperimento a cui vogliamo riferirci). Per ottenere questi valori, prima di sottoporre il sistema a reazioni di tipo "fusione fredda", dovrebbe calcolare o ricavarsi sperimentalmente (metodo più facile e sicuro) il calore specifico e il calore latente di evaporazione relativo alla soluzione utilizzata. Cosa che non fa. Anzi, in tutti gli esperimenti e in tutti i calcoli si riferisce sempre e solo all'acqua pura.

    Sbagliando.

    Se qualcuno conosce una relazione matematica che consenta di calcolare matematicamente questi valori calorimetrici partendo dalla conoscenza delle concentrazioni molari (o altro), mi faccia sapere. Sto rivoltando quasi tutti i dipartimenti di termodinamica on-line ma... niente.

    In ogni caso, attendo.

    Un saluto a tutti...
     
    .
  10. Quantum Leap
     
    .

    User deleted


    Per tutti.

    Sto per intraprendere una campagna sperimentale per ottenere un reattore a fusione fredda funzionante (ovviamente) in modo continuato, a basso costo.

    Qualche idea e una mezza teoria c'è.

    Mi servono confronti con altri esperimenti.

    Cerco info, links, notizie tecniche su chi mi ha preceduto nell'impresa. Ho già letto quasi tutto ma, in un campo come questo, quasi tutto può non bastare. Per esempio, ultimamente Roy mi ha mandato un articolo con una procedura di caricamento di Deuterio nel Palladio veramente interessante (grazie, Roy).
    Non cerco articoli riguardanti la storia del fenomeno, le manovre di insabbiamento o divagazioni sul tema.
    Cerco solo informazioni tecniche.

    Aiutatemi, please...

    Quantum Leap.
     
    .
  11. Hidde
     
    .

    User deleted


    Salve, mi sono informato anch'io sulla fusione fredda, e ho deciso di "duplicare" una delle 4 versioni del reattore del Jnalabs. Al momento non so dire se funzionerà o meno, però una cosa è chiara... una semplice elettrolisi non libera così tanto calore! Penso di usare i catodi in tungsteno. Qualcuno mi può dare qualche dritta sullo schema elettrico? Come ottenere maggior potenza in W?
    Ciao
    Hidde
     
    .
  12. Quantum Leap
     
    .

    User deleted


    Ciao Hidde e benvenuto,
    le domande sono interessanti e le risposte sono tutte da inventare. Innanzitutto, riguardo l'energia emessa da una semplice elettrolisi, qualora i risultati di Naudin venissero eguagliati o anche sfiorati (a me basterebbero già rendimenti leggermente superiori all'unità per ritenermi sulla buona strada) bisogna vedere a che titolo il tungsteno, o altro, partecipa alla reazione. Per esempio, il tungsteno fa da combustibile ed è grazie alla sua combustione che misuro quel determinato surplus di energia? Oppure il tungsteno non partecipa, e allora il fenomeno si fa interessante. Che ne pensi?

    Riguardo l'alimentatore, dovresti utilizzare un ponte a diodi in cui i diodi sono I-R 70 HF 40 adatti a correnti elevate e un condensatore da 100 microfarad e 48 V in questo modo ottieni un alimentatore in cui circola una corrente continua di 300V a circa 3 A. A tal proposito mi raccomando la massima attenzione in quanto una corrente del genere è estremamente pericolosa !!!!!!!

    Fammi sapere le tue idee che magari, confrontandoci, evitiamo di commettere errori e eventuali fesserie.

    Un saluto, Quantum Leap
     
    .
  13. Hidde
     
    .

    User deleted


    Ciao Qauntum,
    per quanto ne sappia, il tungsteno come il platino, ha una struttura cristallina particolare che tende a far avvicinare a sè l'idrogeno al punto di far fondere i nuclei. Diciamo che esso funge da catalizzatore di una reazione a fusione, però ahimè, si presenta anche l'inconveniente che a temperature molto alte, il tungsteno reagisce chimicamente con l'idrogeno, dunque deteriorarsi.
    Il surplus d'energia non so bene come abbiano fatto a misurarlo, cioè, su quale modello si sono basati? C'è un modello standard? Evidentemente calcolando l'energia immessa nel sistema considerando il tutto un normale processo di elettrolisi dove abbiamo una red-ox, si ottiene molta più energia di quella immessa perchè oltre a verificarsi reazioni di tipo chimico, cioè, la dissociazione dell'acqua, abbiamo anche reazioni nucleari, che sviluppano molto più calore di qualunque altra reazione chimica! Usando un avvolgimento di filo di rame, posso ottenere un voltaggio maggiore?
    A presto!

    Hidde
     
    .
  14. Quantum Leap
     
    .

    User deleted


    Caro Hidde,
    il surplus di energia Naudin lo misura in modo molto brutale e, a tratti, errato. Grosso modo ragiona così: fornisce alla soluzione di acqua e carbonato una certa energia dall'esterno sotto forma di energia elettrica. Il sistema restituisce a sua volta energia sotto forma di calore che innalza la temperatura della soluzione e ne fa evaporare una parte. Confrontando questa energia con quella immessa ottiene che la quantità di energia immessa è minore dell'energia prodotta dal sistema: quindi è successo qualcosa che mi ha prodotto una certa quantità di energia. Questo qualcosa è, forse, una reazione di fusione nucleare sviluppatasi all'interno della matrice metallica utilizzata come elettrodo.

    In realtà, se si vuole misurare per bene l'energia prodotta dal sistema, bisogna tenere in considerazione tutti questi elementi:
    - le perdite termiche dovute ad un non perfetto isolamento della cella dall'ambiente esterno;
    - l'energia impiegata nella dissociazione delle specie chimiche in soluzione;
    - l'energia impiegata nel surriscaldamento della soluzione (utilizzando le costanti relative alla soluzione e non alla semplice acqua!);
    - l'energia impiegata nell'evaporazione di una parte di soluzione;
    - l'energia dispersa nel surriscaldamento dei fili elettrici utilizzati.

    Dalla somma di tutti questi termini (di cui qualcuno sarà sicuramente trascurabile) va valutata l'energia prodotta dal sistema e, confrontandola con l'energia immessa, si può stabilire se c'è un surplus o meno.

    Riguardo la tua domanda sugli avvolgimenti in rame ti preciso che, per costruire l'alimentatore che ti serve, non occorre trasformare la corrente di casa, ma basta renderla continua con un ponte a quattro diodi (classico- uno schema lo da anche Naudin nel sito ma, se hai difficoltà, ti posso illustrare il mio) e "collimarla" con il condensatore che ti ho già indicato.
    Ti ripeto: non servono trasformatori. La corrente di casa è 220 V, ma tale valore è un valore medio di una corrente alternata. Se rettificata, ottieni i tuoi 300 V in continuo nei confronti dei quali, mi raccomando, stai molto molto attento. Con la corrente continua a 300 V è più facile lasciarci le penne!

    Fammi sapere.
    Un saluto,
    Quantum Leap.
     
    .
  15. Hidde
     
    .

    User deleted


    Ciao Quantum,
    credo (ma non vorrei sbagliarmi) che l'aumento di temperatura della soluzione acquosa, sia direttamente proporzionale all'intensità di corrente immessa nel sistema. Credo che ci siano dai tabulati, dove per ogni soluzione acquosa titolata a 0.1 M per convenzione, vi sono delle costanti... però non c'è stato verso di trovarne nemmeno una su internet. Purtroppo nelle solzioni, il calore latente è diverso da quello dell'acqua distillata, dunque, certi risultati dovrebbero essere presi con i guanti. Provo all'università chiedendo alla prof. di Chimica. Dunque... se fosse possibile confrontare i dati di un tabulato con quelli sperimentali, riscontrando l'effettivo eccesso di calore, allora possiamo dire che siamo davanti ad un fenomeno anomalo. Mi è sembrato d'aver capito, che la concentrazione di soluto non deve superare un tot di molarità altrimenti non funziona il reattore, dunque, a rigor di logica, al diminuire della quantità d'acqua dovuta all'evaporazione, diminuiscono anche le prestazione del sistema? Poi mi chiedo perchè proprio i carbonati e non i solfati o nitrati. Ho letto sempre nel sito di Naudin, che è possibile provare a sperimentare con altri tipi di sali, nulla vieta di provare ad esempio anche con i sali dei metalli di transizione, però... non vorrei che alcuni sali tendano a depositarsi sui catodi ricoprendoli, dunque non mi spingerei oltre gli alcalino terrosi. Sinceramente non so bene come intervengano i sali disciolti nella reazione di fusione... è ovvio che maggiore è la concentrazione salina, è maggiore è la conduttività elettrica in acqua, non a caso in acqua distillata non avremmo nessuna reazione, ma Naudin insiste con i carbonati. I sali di litio credo siano abbastanza buoni per questo genere d'esperimenti. In settimana, se riesco ad uscire prima dall'università, vedo se riesco a trovare i catodi in tungsteno. Anche in questo caso ho notato che il diametro del catodo influisce molto sulle rese dei reattori... se non sbaglio, il reattore v3.3, che usa un catodo di 3mm di diametro ha una resa del 260% con un input di 551W e un output di 1432!!! Incredibile!!! Ovviamente lo schema elettrico è completamente diverso. Non so quanto credito dare a questi risultati... ma a rigor di logica, all'aumentare della potenza in W, aumentano anche le prestazioni del reattore, ma bisogna vedere quant'è la soglia tra l'energia immessa e quella ricavata. Per quanto riguarda i catodi in platino, dalle immagini sembra che mostrino più resistenza del tungsteno, però hanno rese piuttosto scarse in acqua leggera, ma rese decisamente elevante con l'acqua pesante... i problemi sono due: il platino è un metallo nobile, e costa parecchio! Inoltre estrarre l'acqua pesante dall'acqua normale è un processo lungo e un po costoso, occorre far bollire tanta acqua e aspettare che il residuo di liquido rimasto superi i 100°C, mi sembra che l'acqua pesante bolle a 101-2°C. Ti dirò di più, una soluzione con un duteruro, cioè un sale contenente deuterio in modo che in soluzione acquosa diventi D+ o direttamente un deuteruro fuso con un catodo in palladio poroso, si ottengono risultati sorprendenti. Il palladio ha proprietà simili a quelle del platino, un po meno costoso ma difficile da trovare, spesso col palladio si fanno gli apparecchi odontotecnici. Il problema è avere il palladio poroso... la porosità forse determina una maggiore superficie di contatto. Comunque reagisce in maniera eccellente col deuterio... anche in questo caso trovare un deuteruro di un qualsiasi metallo non credo sia molto semplice, soprattutto portarlo a fusione... ad esempio alcuni idruri fondono sopra i 400°C, dunque non so se il gioco valga la candela. Poi se la reazione è talmente esotermica da mantenermi allo stato fuso il sale, allora... le cose cambiano. Comunque, non so quanto sia economico usare un deuteruro, anche se come isotopo è abbastanza abbondante... se non sbaglio, una molecola d'acqua su 7000 è composta da deuterio.
    Te hai già cominciato a costruirlo il reattore? Che recipiente pensi di usare? Io ho pensato di usare un termos, dovrebbe impedire gran parte delle fughe di calore, ma per eventuali schizzi di acqua non mi sembra molto idoneo.
    Ciao!
    A presto

    Hidde.
     
    .
132 replies since 27/9/2003, 10:47   11111 views
  Share  
.