Dedico una poesia a...

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  1. Viejito
     
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    Stamattina ne ho una anch'io, dedicata a voi tutti ma nella fattispecie a chi, in preda ad insane ansie generazionali, soffre in ogni modo possibile di ansia da abbandono (la mia notte terribile):

    Sarò sola?

    Quando avrò alzato in me l'intimo fuoco
    che originava già queste bufere
    e sarò salda, libera, vitale,
    allora sarò sola?

    E forse staccherò dalle radici
    la rimossa speranza dell'amore,
    ricorderò che frutto d'ogni
    limite umano è assenza di memoria,
    tutta mi affonderò nel divenire.

    Ma fino a che io tremo del principio
    cui la tua mano mi iniziò da ieri,
    ogni attributo vivo che mi preme
    giace incompreso nelle tue misure.

    Alda Merini (Ottobre 1952)
     
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  2. de Guermantes
     
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    Maria, potevi fingere di dedicarla a qualcuno. E' stata una esplicita richiesta di satotosa
     
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  3. olcesamante
     
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    CITAZIONE (de Guermantes @ 21/4/2006, 20:07)
    Maria, potevi fingere di dedicarla a qualcuno. E' stata una esplicita richiesta di satotosa

    Qualcuno capirà.

    Edited by olcesamante - 21/4/2006, 22:01
     
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  4. Lohengrin80
     
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    molto bella Maria la poesia che hai scritto...
    p.s tu che sei una studiosa di genere ti consiglio vivamente di comprarti QUARTA DIMENSIONE di RItsos il poeta greco che varie volte ho citato...
     
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  5. ciegantifaz
     
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    questa l'hanno dedicata a me..
    ed io fiera la ripropongo
    Ma viene da Proverbios y Cantares di Antonio Machado

    Busca a tu complementario,
    que marcha siempre contigo,
    y suele ser tu contrario.


    non è una poesia poesia..
    ma m'aggrada!
     
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  6. de Guermantes
     
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    conosco solo un verso

    mi festeggerà perpetua luce

    e il suo autore

    Libero De Libero

    vorrei conoscere la poesia, ma non sono riuscito a trovarla.

    chi mi dedica questi versi?
     
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  7. Ferro Ferro
     
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    Versifico un passo della Filosofia dell'arte di Gentile. Lo dedico a Tonino che poco ho sentito in questi giorni.


    "Oggettivarsi è il termine
    Medio
    Della reale attuazione del
    Soggetto che si fa coscienza di
    Sè;
    Autolimitarsi è il solo modo d'infinitizzarsi."

    Edited by Ferro Ferro - 23/4/2006, 13:32
     
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  8. GaborKinski
     
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    La casa dei doganieri / Eugenio Montale




    Tu non ricordi la casa dei doganieri
    sul rialzo a strapiombo sulla scogliera:
    desolata t’attende dalla sera
    in cui v’entrò lo sciame dei tuoi pensieri
    e vi sostò irrequieto.
    Libeccio sferza da anni le vecchie mura
    e il suono del tuo riso non è più lieto:
    la bussola va impazzita all’avventura
    e il calcolo dei dadi più non torna.
    Tu non ricordi; altro tempo frastorna
    la tua memoria; un filo s’addipana.
    Ne tengo ancora un capo; ma s’allontana
    la casa e in cima al tetto la banderuola
    affumicata gira senza pietà.
    Ne tengo un capo; ma tu resti sola
    né qui respiri nell’oscurità.
    Oh l’orizzonte in fuga, dove s’accende
    rara la luce della petroliera!
    Il varco è qui? (Ripullula il frangente
    ancora sulla balza che scoscende...)
    Tu non ricordi la casa di questa
    mia sera. Ed io non so chi va e chi resta.

    Al senso di Gabor per il bivio, a chi vorrei saper consigliare, indicare, la strada da intraprendere.
     
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  9. ciegantifaz
     
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    La perfezione di una poesia nell'imperfezione del mio passato. La realtà è solo perfettibile...

    La Cavallina Storna - G. Pascoli

    Nella Torre il silenzio era già alto.
    Sussurravano i pioppi del Rio Salto.

    I cavalli normanni alle lor poste
    frangean la biada con rumor di croste.

    Là in fondo la cavalla era, selvaggia,
    nata tra i pini su la salsa spiaggia;

    che nelle froge avea del mar gli spruzzi
    ancora, e gli urli negli orecchi aguzzi.

    Con su la greppia un gomito, da essa
    era mia madre; e le dicea sommessa:

    "O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;

    tu capivi il suo cenno ed il suo detto!
    Egli ha lasciato un figlio giovinetto;

    il primo d'otto tra miei figli e figlie;
    e la sua mano non toccò mai briglie.

    Tu che ti senti ai fianchi l'uragano,
    tu dài retta alla sua piccola mano.

    Tu ch'hai nel cuore la marina brulla,
    tu dài retta alla sua voce fanciulla".

    La cavalla volgea la scarna testa
    verso mia madre, che dicea più mesta:

    "O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;

    lo so, lo so, che tu l'amavi forte!
    Con lui c'eri tu sola e la sua morte.

    O nata in selve tra l'ondate e il vento,
    tu tenesti nel cuore il tuo spavento;

    sentendo lasso nella bocca il morso,
    nel cuor veloce tu premesti il corso:

    adagio seguitasti la tua via,
    perché facesse in pace l'agonia..."

    La scarna lunga testa era daccanto
    al dolce viso di mia madre in pianto.

    "O cavallina, cavallina storna,
    che portavi colui che non ritorna;

    oh! due parole egli dové pur dire!
    E tu capisci, ma non sai ridire.

    Tu con le briglie sciolte tra le zampe,
    con dentro gli occhi il fuoco delle vampe,

    con negli orecchi l'eco degli scoppi,
    seguitasti la via tra gli alti pioppi:

    lo riportavi tra il morir del sole,
    perché udissimo noi le sue parole".

    Stava attenta la lunga testa fiera.
    Mia madre l'abbracciò su la criniera

    "O cavallina, cavallina storna,
    portavi a casa sua chi non ritorna!

    a me, chi non ritornerà più mai!
    Tu fosti buona... Ma parlar non sai!

    Tu non sai, poverina; altri non osa.
    Oh! ma tu devi dirmi una una cosa!

    Tu l'hai veduto l'uomo che l'uccise:
    esso t'è qui nelle pupille fise.

    Chi fu? Chi è? Ti voglio dire un nome.
    E tu fa cenno. Dio t'insegni, come".

    Ora, i cavalli non frangean la biada:
    dormian sognando il bianco della strada.

    La paglia non battean con l'unghie vuote:
    dormian sognando il rullo delle ruote.

    Mia madre alzò nel gran silenzio un dito:
    disse un nome... Sonò alto un nitrito.

     
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  10. GaborKinski
     
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    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi

    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi-
    questa morte che ci accompagna
    dal mattino alla sera, insonne,
    sorda, come un vecchio rimorso
    o un vizio assurdo. I tuoi occhi
    saranno una vana parola,
    un grido taciuto, un silenzio.
    Così li vedi ogni mattina
    quando su te sola ti pieghi
    nello specchio. O cara speranza,
    quel giorno sapremo anche noi
    che sei la vita e sei il nulla

    Per tutti la morte ha uno sguardo.
    Verrà la morte e avrà i tuoi occhi.
    Sarà come smettere un vizio,
    come vedere nello specchio
    riemergere un viso morto,
    come ascoltare un labbro chiuso.
    Scenderemo nel gorgo muti.

    A me, che devo ancora imparare la distinzione tra la vita ed il nulla.
     
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  11. de Guermantes
     
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    Se desideri vedere la valle
    sali sulla cima della montagna;
    se vuoi vedere la cima della montagna,
    sollevati fin sopra la nuvola;
    ma se vuoi capire la nuvola,
    chiudi gli occhi e pensa


    A volte Gibran scrive bene.

    Alle mie due lettrici
     
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  12. olcesamante
     
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    QUOTE (de Guermantes @ 29/4/2006, 20:46)
    Se desideri vedere la valle
    sali sulla cima della montagna;
    se vuoi vedere la cima della montagna,
    sollevati fin sopra la nuvola;
    ma se vuoi capire la nuvola,
    chiudi gli occhi e pensa


    A volte Gibran scrive bene.

    Alle mie due lettrici

    In questo terribile pomeriggio di epifanie, quantomai appropriata. Grazie Duca.
     
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  13. sigfrido
     
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    Altissimu, onnipotente, bon Signore,
    tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione.
    Ad te solo, Altissimo, se konfano,
    et nullu homo ène dignu te mentovare.
    Laudato sie, mi' Signore, cum tucte le tue creature,
    spetialmente messor lo frate sole,
    lo qual'è iorno, et allumini noi per lui.
    Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
    de te, Altissimo, porta significatione.
    Laudato si', mi' Signore, per sora luna e le stelle:
    in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle.
    Laudato si', mi' Signore, per frate vento
    et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
    per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
    Laudato si', mi' Signore, per sor'aqua,
    la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
    Laudato si', mi' Signore, per frate focu,
    per lo quale ennallumini la nocte:
    ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
    Laudato si', mi' Signore, per sora nostra matre terra,
    la quale ne sustenta et governa,
    et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
    Laudato si', mi' Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
    et sostengo infirmitate et tribulatione.
    Beati quelli ke 'l sosterrano in pace,
    ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
    Laudato si', mi' Signore, per sora nostra morte corporale,
    da la quale nullu homo vivente pò skappare:
    guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
    beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
    ka la morte secunda no 'l farrà male.
    Laudate e benedicete mi' Signore et rengratiate
    e serviateli cum grande humilitate.

    A me stesso
     
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  14. Lohengrin80
     
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    una poesia per la propria anima fa sempre bene
     
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  15. weegee
     
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    Ha detto
    un filosofo del Sovkino:

    "Sono fratelli
    il cinema e il vino.

    Sebbene
    ad alcuni
    piaccia più il primo,
    tuttavia
    in un caso e nell' altro

    io debbo
    avere
    un reddito dal cinema
    non meno
    di chi vende vino".

    Non so
    chi e cosa
    ne sia causa

    (è questa
    una lunga storia),
    ma i film
    già raggiungono il vino

    e sono perfino
    più dannosi.

    E presto
    ognuno
    ne sarà

    ugualmente nauseato.


    Majakovskij.

    Edited by weegee - 30/4/2006, 18:32
     
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129 replies since 5/4/2006, 20:36   4308 views
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