La cappelletta di Letizia ( 2)

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    Il commento della XXXII Domenica del Tempo Ordinario è di padre Romeo Ballan
    Leggendo alcuni passi della la vita di Madre Teresa di Calcutta o di alcuni grandi santi, si capisce il Vangelo di oggi. Loro, i santi, hanno fatto un salto, si sono fidati e affidati a ciò che si chiama Provvidenza di Dio. Erano poveri, basti pensare a Don Bosco, ma hanno osato e hanno fatto grandi cose. Le vedove, ai tempi della Bibbia e del Vangelo, erano tra le persone più povere; non avevano la pensione e non avevano diritti perché donne. Come sempre, Dio sceglie i poveri, come amici e come esempi, in barba agli ipocriti e ai potenti che usano il potere per loro stessi e non per fare il bene di tutti. Essi riceveranno una condanna più severa, dice Gesù. Vi è mai capitato di sentire la fatidica frase "lei non sa chi sono io?". A me fa ridere, ma in verità quante sono le persone che usano il proprio potere, piccolo o grande, per aiutare gli altri e fare un po' di bene? Viste le condizione sociali, penso non molti. Non si può pretendere che tutti diventino Madre Teresa o Don Bosco, ma che usino il loro piccolo potere per fare il bene si. Fare bene il proprio mestiere e metterci una goccia di miele sarebbe già un buon inizio. Gesù, i Santi, hanno dato la vita, l'amore, la gioia, la salvezza, noi che diamo?

    Dal Vangelo secondo Marco
    Mc 12,38-44

    In quel tempo, Gesù [nel tempio] diceva alla folla nel suo insegnamento: «Guardatevi dagli scribi, che amano passeggiare in lunghe vesti, ricevere saluti nelle piazze, avere i primi seggi nelle sinagoghe e i primi posti nei banchetti. Divorano le case delle vedove e pregano a lungo per farsi vedere. Essi riceveranno una condanna più severa».
    Seduto di fronte al tesoro, osservava come la folla vi gettava monete. Tanti ricchi ne gettavano molte. Ma, venuta una vedova povera, vi gettò due monetine, che fanno un soldo.
    Allora, chiamati a sé i suoi discepoli, disse loro: «In verità io vi dico: questa vedova, così povera, ha gettato nel tesoro più di tutti gli altri. Tutti infatti hanno gettato parte del loro superfluo. Lei invece, nella sua miseria, vi ha gettato tutto quello che aveva, tutto quanto aveva per vivere».

    IL COMMENTO E' DI PADRE ROMEO BALLAN. Dare dalla nostra povertà . RIFLESSIONI. Nella selva del Brasile, un missionario chiese un giorno a un indio della etnia Yanomami: "Chi è buono?" E l'indio gli rispose: "Buono è colui che condivide". Una risposta in sintonia con il Vangelo di Gesù! Ne danno testimonianza le due donne, vedove e povere, ambedue esperte nella fatica per vivere, protagoniste del messaggio biblico e missionario di questa domenica.

    DALLE LETTURE. In terra di pagani, a nord della Palestina, la vedova di Sarepta (I lettura), nonostante la scarsità di viveri in epoca di siccità, condivide l'acqua e il pane con il profeta Elia, che sta fuggendo dalla persecuzione del re Acab e della regina Gezabele. Quella vedova, ormai stremata (v. 12), si è fidata della parola dell'uomo di Dio, e Dio non le ha fatto mancare il necessario per vivere lei, suo figlio e altri familiari (v. 15-16). A dispetto della malvagità della coppia reale, la protezione di Dio si manifesta a favore del suo inviato (Elia) e dei poveri. La scena si ripete sulla spianata del tempio di Gerusalemme, luogo ufficiale del culto, dove Marco (Vangelo) presenta due scene contrastanti. Da un lato, gli scribi: i presunti sapienti della legge, gonfi di vanità fino all'ostentazione (fanno sfoggio di vestiti lussuosi, cercano i saluti e i primi posti), presuntuosi fino a manipolare Dio con lunghe preghiere, e persino voraci divoratori delle case delle vedove (v. 40). Dall'altro lato, Gesù mette in evidenza il gesto furtivo di una vedova povera che, con la massima discrezione, senza farsi notare, getta nel tesoro del tempio due monetine, che era "tutto quanto aveva per vivere" (v. 44). Sono pochi centesimi, di valore immenso. Lei non dà molte cose, come i ricchi, ma dà molto, tutto, come dice il testo greco: "tutta la sua vita".

    IL PROFITTO E LA GRATUITA'. Il profitto e la gratuità sono messi a confronto. Gli scribi ostentano una religiosità per profitto personale: anche nel fare opere buone cercano il loro interesse, sono vittime della cultura dell'apparire. Gesù, al contrario, esalta nella vedova la gratuità, umiltà e distacco: essa si fida di Dio e a Lui si abbandona. Ritorna qui l'insegnamento radicale del Vangelo di Marco nelle domeniche precedenti: il vero discepolo di Gesù vende tutto, lo da ai poveri, offre la vita come ha fatto il Maestro in riscatto per tutti (II lettura, v. 26), ama Dio e il prossimo con tutto il cuore. Per lei, questo duplice amore è più importante della sua stessa sopravvivenza(*). Per il Regno di Dio non è importante dare molto o poco; l'importante è dare tutto. Già il Papa S. Gregorio Magno affermava: "Il Regno di Dio non ha prezzo; vale tutto ciò che si possiede". Bastano anche due spiccioli, o "anche un solo bicchiere d'acqua fresca" (Mt 10,42). Il dono offerto dalla propria povertà è espressione di fede, di amore, di missione. (...) Paolo, Saverio, Comboni, Teresa di Calcutta e tanti altri missionari, hanno vissuto la loro vocazione all'insegna della Croce, affrontando sofferenze, ostacoli e incomprensioni, nella convinzione che "le opere di Dio devono nascere e crescere ai piedi del Calvario" (Daniele Comboni). Il missionario pone al centro della sua vita il Signore crocifisso, risorto e vivente, perché ritiene che la potenza di Cristo e del Vangelo si rivelano nella debolezza dell'apostolo e nella precarietà dei mezzi umani (cf Paolo). Nelle situazioni di povertà, abbandono e morte, il missionario scopre in Cristo crocifisso la presenza efficace del Dio della Vita e una moltitudine di fratelli da amare e da valorizzare, portando loro il Vangelo, messaggio di vita e di speranza.

    PAROLA DEL PAPA(*). "Fedele all'invito del suo Signore, la Comunità cristiana non mancherà di assicurare all'intera famiglia umana il proprio sostegno negli slanci di solidarietà creativa non solo per elargire il superfluo, ma soprattutto per cambiare «gli stili di vita, i modelli di produzione e di consumo, le strutture consolidate di potere che oggi reggono le società». Ad ogni discepolo di Cristo, come anche ad ogni persona di buona volontà, rivolgo pertanto il caldo invito ad allargare il cuore verso le necessità dei poveri e a fare quanto è concretamente possibile per venire in loro soccorso. Resta infatti incontestabilmente vero l'assioma secondo cui combattere la povertà è costruire la pace". (Benedetto XVI - Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2009, n. 15)

    Il commento è di Padre Romeo Ballan

    - 06 Novembre 2009

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    COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 15 NOVEMBRE 2009 - XXXIII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO (ANNO B) - (MARCO, Mc. 13,24-32). GOSPEL OF SUNDAY 15/11/2009 - Commento a cura di padre Pierluigi Mirra, passionista


    n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «In quei giorni, dopo quella tribolazione,
    il sole si oscurerà,
    la luna non darà più la sua luce,
    le stelle cadranno dal cielo
    e le potenze che sono nei cieli saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire sulle nubi con grande potenza e gloria. Egli manderà gli angeli e radunerà i suoi eletti dai quattro venti, dall’estremità della terra fino all’estremità del cielo.
    Dalla pianta di fico imparate la parabola: quando ormai il suo ramo diventa tenero e spuntano le foglie, sapete che l’estate è vicina. Così anche voi: quando vedrete accadere queste cose, sappiate che egli è vicino, è alle porte.
    In verità io vi dico: non passerà questa generazione prima che tutto questo avvenga. Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno.
    Quanto però a quel giorno o a quell’ora, nessuno lo sa, né gli angeli nel cielo né il Figlio, eccetto il Padre».



    COMMENTO

    Il popolo d’Israele toccò con mano l’adempimento della profezia di Gesù, quando , nel 70 d.C., i Romani occuparono Gerusalemme e la rasero al suolo, non rimanendo della città pietra su pietra.Ma lo sguardo profetico di Gesù non si blocca su delle mura abbattute, né si ferma all’evento storico, ma va al di la, e si fissa su ciò che sarà la scenografia dei prodromi della chiusura del tempo e della storia dell’uomo. Una descrizione dal sentore apocalittico, che Gesù offre non per impaurire, né per creare angoscia, e nemmeno per offrire quasi l’orario di quando tutto ciò dovrà avvenire, ma vuole porre l’uomo, ciascuno di noi, sull’itinerario di un’attesa che non sia sterile, ma carica di opere illuminate e vissute alla luce della fede in Cristo, centro del tempo e sigillo garante di eternità.
    Il futuro non è incerto se lo si costruisce nel presente, né offre sorprese se ogni attimo di tempo donatoci avrà avuto il sigillo garante della benedizione di Dio.
    Gesù ci offre l’esortazione a stare attenti ai “segnali”, e ad approfittare della primavera per seminare, dell’estate per mietere, senza attendere l’autunno carico di foglie gialle o dell’inverno che può portarci solo freddo al cuore. Ognuno di noi è più che certo che ci sarà un giorno che avrà come attributo l’aggettivo”ultimo”, ma poichè l’attribuzione del tempo è incerta, allora bisogna vivere ogni attimo come se fosse l’ultimo.
    IL bambino che gioca in pieno giorno o sull’imbrunire non si pone come affronterà la notte, perché nel suo cuore c’è la gioia di vivere e nel suo sguardo anche il futuro è illuminato.
    Noi ,come bambini, sicuri di appoggiarci in Dio, dobbiamo camminare gioiosi, tenendo presente che non andiamo incontro alla notte, ma ognuno di noi è già una “gemma” dell’eternità.
    Ben lo diceva il Card. J.H. Newman( 1801-1890):” Il tempo è nulla, se non il seme dell’eternità.”
    E questa ansia di eterno deve proiettarci oltre i nostri momenti, cercando anche nel nostro cammino di non attardarci ad idolatrare le cose del tempo, con il rischio di dimenticare le ultime, ma di camminare sicuri, perchè” al termine della notte non vi sarà la notte, ma l’aurora; e al temine della disperazione non vi sarà a disperazione, ma la speranza” .( Joseph Follet ).



    Commento di padre Pierluigi Mirra, passionista




     
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    VANGELO (Gv 18,33b-37)
    Tu lo dici: io sono re.
    + Dal Vangelo secondo Giovanni

    In quel tempo, Pilato disse a Gesù: «Sei tu il re dei Giudei?». Gesù rispose: «Dici questo da te, oppure altri ti hanno parlato di me?». Pilato disse: «Sono forse io Giudeo? La tua gente e i capi dei sacerdoti ti hanno consegnato a me. Che cosa hai fatto?».
    Rispose Gesù: «Il mio regno non è di questo mondo; se il mio regno fosse di questo mondo, i miei servitori avrebbero combattuto perché non fossi consegnato ai Giudei; ma il mio regno non è di quaggiù».
    Allora Pilato gli disse: «Dunque tu sei re?». Rispose Gesù: «Tu lo dici: io sono re. Per questo io sono nato e per questo sono venuto nel mondo: per dare testimonianza alla verità. Chiunque è dalla verità, ascolta la mia voce».

    Commento
    Per festeggiare Cristo, re dell’universo, la Chiesa non ci propone il racconto di una teofania splendente. Ma, al contrario, questa scena straziante della passione secondo san Giovanni, in cui Gesù umiliato e in catene compare davanti a Pilato, onnipotente rappresentante di un impero onnipotente. Scena straziante in cui l’accusato senza avvocato è a due giorni dal risuscitare nella gloria, e in cui il potente del momento è a due passi dallo sprofondare nell’oblio. Chi dei due è re? Quale dei due può rivendicare un potere reale (Gv 19,11)? Ancora una volta, secondo il modo di vedere umano, non si poteva che sbagliarsi. Ma poco importa. I giochi sono fatti. Ciò che conta è il dialogo di questi due uomini. Pilato non capisce niente, né dei Giudei, né di Gesù (Gv 18,35), né del senso profondo del dibattito (Gv 18,38). Quanto a Gesù, una sola cosa conta, ed è la verit&a! grave; (Gv 18,37). Durante tutta la sua vita ha servito la verità, ha reso testimonianza alla verità. La verità sul Padre, la verità sulla vita eterna, la verità sulla lotta che l’uomo deve condurre in questo mondo, la verità sulla vita e sulla morte. Tutti campi essenziali, in cui la menzogna e l’errore sono mortali. Ecco cos’è essere re dell’universo: entrare nella verità e renderle testimonianza (Gv 8,44-45). Tutti i discepoli di Gesù sono chiamati a condividere la sua regalità, se “ascoltano la sua voce” (Gv 18,37). È veramente re colui che la libertà ha reso libero (Gv 8,32).



     
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    COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 29 NOVEMBRE 2009 - I DOMENICA DI AVVENTO (ANNO B) - (LUCA, Lc 21,25-28.34-36). GOSPEL OF SUNDAY 29/11/2009 - Commento a cura di padre Pierluigi Mirra, passionista


    n quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
    «Vi saranno segni nel sole, nella luna e nelle stelle, e sulla terra angoscia di popoli in ansia per il fragore del mare e dei flutti, mentre gli uomini moriranno per la paura e per l’attesa di ciò che dovrà accadere sulla terra. Le potenze dei cieli infatti saranno sconvolte.
    Allora vedranno il Figlio dell’uomo venire su una nube con grande potenza e gloria.
    Quando cominceranno ad accadere queste cose, risollevatevi e alzate il capo, perché la vostra liberazione è vicina.
    State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra. Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere, e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».



    COMMENTO

    Si legge che un giorno Wolfang Goethe(1748-1832) esclamasse:” Darei tutto quello che possiedo per sapere da dove vengo e dove vado!..”
    Queste due domande: da dove vengo e dove vado, insieme a quella della ricerca della propria identità”chi sono?”, costituiscono le basi per potere dare un senso alla propria esistenza.
    Chi non crede si aggrappa al caso o al destino e tutto coniuga con la parola fatalità, ma chi crede, come noi, sa dove va e da dove viene, anche se non mai tardi ,né bisogna mai smettere di cercare per realizzare la propria identità .
    IL tempo liturgico dell’Avvento, e uno dei cosiddetti “tempi forti” dell’Anno, ci apre a questa possibilità di ricerca, non solo, ma anche può aiutarci a confermare o meno il nostro ritmo di andatura verso la meta a cui siamo diretti.
    Chi crede sa da dove viene e dove va, anzi per chi crede la partenza e l’arrivo del cammino coincidono , e hanno un solo nome, Dio .
    Veniamo da Dio e andiamo a Dio!
    Partiti dall’Amore del Padre che ci ha pensato da sempre, e che poi ci ha chiamato all’esistenza ,nella sua Provvidenza, in un certo momento del tempo, stiamo ritornando a casa, attraverso questo pellegrinaggio ,più o meno lungo, che chiamiamo all’esistenza. E nel suo Amore, Dio Padre non ci la lasciati soli, dopo averci creato non ci lasciato sul mercato della vita come fa il fabbricante di giocattoli con i suoi prodotti, coi quali egli rimane legato soltanto da un numero di matricola o di codice nel catalogo… Dio Padre, oltre ad averci dato suo Figlio come compagno di viaggio, ce lo ha donato addirittura come viatico nel nostro percorso nel tempo per sfamare la nostra sete di infinito e di eterno che Lui, creandoci, ci ha messo dentro.
    L’Avvento vuole ricordarci e farci rivivere i tempo dell’attesa, della invocazione della salvezza, del pianto dei Patriarchi e dei Profeti, per la venuta del Messia che avrebbe riunito il tempo all’eternità attraverso il grande ponte della Croce .
    Avvento è attesa e vita vissuta insieme, per avviarci verso l’incontro ultimo con chi ci attende per salutare il nostro ritorno.
    Ben dicono i Padri della Chiesa che il Messia ha tre venute: la prima con il compimento dell’Avvento, nel S. Natale, la seconda quando ci parla la cuore nell’intimità, indicandoci il cammino da compiere, la terza al compimento della storia, con quella scenografia simbolica che Gesù presenta nel brano del Vangelo di Luca.
    “Alzate il capo!..”, è l’esortazione di Gesù a non banalizzare la vita , idolatrando le cose di quaggiù che appesantiscono gli occhi dello spirito.
    Allora?..Vada per noi ogni momento la preghiera che la Chiesa oggi pone del Dopo-Comunione:”..La forza del Sacramento, mentre a noi pellegrini sulla terra rivela il senso della vita, ci sostenga e ci guidi nel nostro cammino verso i beni eterni!”.
    Commento di padre Pierluigi Mirra, passionista

     
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    "Figlio mio, lascia questo Paese"




    Il direttore generale della Luiss
    avremmo voluto che l'Italia fosse diversa e abbiamo fallito
    di PIER LUIGI CELLI



    Figlio mio, stai per finire la tua Università; sei stato bravo. Non ho rimproveri da farti. Finisci in tempo e bene: molto più di quello che tua madre e io ci aspettassimo. È per questo che ti parlo con amarezza, pensando a quello che ora ti aspetta. Questo Paese, il tuo Paese, non è più un posto in cui sia possibile stare con orgoglio.

    Puoi solo immaginare la sofferenza con cui ti dico queste cose e la preoccupazione per un futuro che finirà con lo spezzare le dolci consuetudini del nostro vivere uniti, come è avvenuto per tutti questi lunghi anni. Ma non posso, onestamente, nascondere quello che ho lungamente meditato. Ti conosco abbastanza per sapere quanto sia forte il tuo senso di giustizia, la voglia di arrivare ai risultati, il sentimento degli amici da tenere insieme, buoni e meno buoni che siano. E, ancora, l'idea che lo studio duro sia la sola strada per renderti credibile e affidabile nel lavoro che incontrerai.
    Ecco, guardati attorno. Quello che puoi vedere è che tutto questo ha sempre meno valore in una Società divisa, rissosa, fortemente individualista, pronta a svendere i minimi valori di solidarietà e di onestà, in cambio di un riconoscimento degli interessi personali, di prebende discutibili; di carriere feroci fatte su meriti inesistenti. A meno che non sia un merito l'affiliazione, politica, di clan, familistica: poco fa la differenza.

    Questo è un Paese in cui, se ti va bene, comincerai guadagnando un decimo di un portaborse qualunque; un centesimo di una velina o di un tronista; forse poco più di un millesimo di un grande manager che ha all'attivo disavventure e fallimenti che non pagherà mai. E' anche un Paese in cui, per viaggiare, devi augurarti che l'Alitalia non si metta in testa di fare l'azienda seria chiedendo ai suoi dipendenti il rispetto dell'orario, perché allora ti potrebbe capitare di vederti annullare ogni volo per giorni interi, passando il tuo tempo in attesa di una informazione (o di una scusa) che non arriverà. E d'altra parte, come potrebbe essere diversamente, se questo è l'unico Paese in cui una compagnia aerea di Stato, tecnicamente fallita per non aver saputo stare sul mercato, è stata privatizzata regalandole il Monopolio, e così costringendo i suoi vertici alla paralisi di fronte a dipendenti che non crederanno mai più di essere a rischio.

    Credimi, se ti guardi intorno e se giri un po', non troverai molte ragioni per rincuorarti. Incapperai nei destini gloriosi di chi, avendo fatto magari il taxista, si vede premiato - per ragioni intuibili - con un Consiglio di Amministrazione, o non sapendo nulla di elettricità, gas ed energie varie, accede imperterrito al vertice di una Multiutility. Non varrà nulla avere la fedina immacolata, se ci sono ragioni sufficienti che lavorano su altri terreni, in grado di spingerti a incarichi delicati, magari critici per i destini industriali del Paese. Questo è un Paese in cui nessuno sembra destinato a pagare per gli errori fatti; figurarsi se si vorrà tirare indietro pensando che non gli tocchi un posto superiore, una volta officiato, per raccomandazione, a qualsiasi incarico. Potrei continuare all'infinito, annoiandoti e deprimendomi.

    Per questo, col cuore che soffre più che mai, il mio consiglio è che tu, finiti i tuoi studi, prenda la strada dell'estero. Scegli di andare dove ha ancora un valore la lealtà, il rispetto, il riconoscimento del merito e dei risultati. Probabilmente non sarà tutto oro, questo no. Capiterà anche che, spesso, ti prenderà la nostalgia del tuo Paese e, mi auguro, anche dei tuoi vecchi. E tu cercherai di venirci a patti, per fare quello per cui ti sei preparato per anni.

    Dammi retta, questo è un Paese che non ti merita. Avremmo voluto che fosse diverso e abbiamo fallito. Anche noi. Tu hai diritto di vivere diversamente, senza chiederti, ad esempio, se quello che dici o scrivi può disturbare qualcuno di questi mediocri che contano, col rischio di essere messo nel mirino, magari subdolamente, e trovarti emarginato senza capire perché.

    Adesso che ti ho detto quanto avrei voluto evitare con tutte le mie forze, io lo so, lo prevedo, quello che vorresti rispondermi. Ti conosco e ti voglio bene anche per questo. Mi dirai che è tutto vero, che le cose stanno proprio così, che anche a te fanno schifo, ma che tu, proprio per questo, non gliela darai vinta. Tutto qui. E non so, credimi, se preoccuparmi di più per questa tua ostinazione, o rallegrarmi per aver trovato il modo di non deludermi, assecondando le mie amarezze.

    Preparati comunque a soffrire.

    Con affetto,
    tuo padre

    L'autore è stato direttore generale della Rai. Attualmente è direttore generale della Libera Università internazionale degli studi sociali, Luiss Guido Carli.
    (30 novembre 2009)
     
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    COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 6 DICEMBRE 2009 - II DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - (LUCA, Lc 3,1-6). GOSPEL OF SUNDAY 6/12/2009 - Commento a cura di padre Pierluigi Mirra, passionista


    Nell’anno quindicesimo dell’impero di Tiberio Cesare, mentre Ponzio Pilato era governatore della Giudea, Erode tetràrca della Galilea, e Filippo, suo fratello, tetràrca dell’Iturèa e della Traconìtide, e Lisània tetràrca dell’Abilène, sotto i sommi sacerdoti Anna e Càifa, la parola di Dio venne su Giovanni, figlio di Zaccarìa, nel deserto.
    Egli percorse tutta la regione del Giordano, predicando un battesimo di conversione per il perdono dei peccati, com’è scritto nel libro degli oracoli del profeta Isaìa:
    «Voce di uno che grida nel deserto:
    Preparate la via del Signore,
    raddrizzate i suoi sentieri!
    Ogni burrone sarà riempito,
    ogni monte e ogni colle sarà abbassato;
    le vie tortuose diverranno diritte
    e quelle impervie, spianate.
    Ogni uomo vedrà la salvezza di Dio!».

    COMMENTO



    Tra il tempo dei Profeti e i tempi del Messia, si staglia la figura di Giovanni il Battista.
    La prima volta la sua figura è apparsa nella scena della Visita di Maria a alla cugina Elisabetta, quando il bambino ,ancora nel grembo della madre, esultò alla presenza del Messia nel grembo di Maria.(Lc.1,44).
    Anche il Battista, l’ultimo dei Profeti, ha vissuto la sua preparazione alla vita pubblica nel nascondimento, fatto di preghiera e di penitenza, e ora è apparso sulle rive del Giordano, in un tempo storico ben definito da Luca nel brano del Vangelo di questa Domenica (Lc.3,1.2)
    Egli prendendo a prestito le parole del Profeta Isaia, si definisce “Voce che grida nel deserto”, anche se poi la sua voce arriverà a tutti, anche al palazzo di Erode, scomodandolo dai suoi illeciti traffici matrimoniali.
    La voce arriva anche a noi, oggi , prima attraverso il profeta Baruc , nella prima lettura. Il Profeta ci invita alla speranza”deponendo le vesti del lutto e dell’afflizione, e rivestendoci dello splendore della gloria che ci viene da dio per sempre..”, e poi gli fa eco il versetto del Salmo 125, “.. grandi cose ha fatto il signore per noi!
    Il messaggio di Giovanni è incalzante e forte, e ci sorta a non perderci, ne a svuotare il tempo che ci è dato,ma “ a preparare le vie del Signore, a raddrizzare i suoi sentieri..”. Ma dobbiamo farlo con Dio,che, come dice ancora Baruc, “ ha deciso di spianare ogni alta montagna e le rupi perenni, di colmare i colli, livellando il terreno, perché possa proceder il cammino di Israele
    “Ogni burrone sarà riempito, ogni colle sarà abbassato; le vie tortuose diventeranno diritte e quelle impervie spianate. E ogni uomo vedrà la salvezza di Dio.!”
    Ma chi farà tutto ciò?
    Dio certamente, ma Lui vuole la nostra collaborazione.
    Non si può rimanere a guardare , in attesa di chi operi al nostro posto.
    Quanti come il Battista, e poi lo farà Gesù, annunciano “rivoluzioni”, ma non osano mettervi un dito. “Soltanto chi accetta di soffrire per salvare suo fratello, che cambierà il mondo.”(Card. Leger)
    Ben ricorda Don Primo Mazzolari (1890-1959). “ Le rivoluzioni non si predicano ma si fanno.. E l’ordine nuovo comincia quando qualcuno si impegna a cambiare se stesso.”
    Perché ogni uomo possa vedere la salvezza del Signore il Battista pagò con la vita, Cristo si offrì vittima al Padre. Ecco perchè , da allora, nel mondo, è nata la possibilità che la gemma della speranza possa sbocciare ovunque la sofferenza ha rotto il gelo dell’egoismo e della paura.



    Commento di padre Pierluigi Mirra, passionista

     
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    COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 13 DICEMBRE 2009 - III DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - (LUCA, Lc 3,10-18). GOSPEL OF SUNDAY 13/12/2009 - Commento a cura di padre Pierluigi Mirra, passionista


    In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto».
    Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato».
    Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe».
    Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile».
    Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.

    COMMENTO



    Dal Profeta Sofonia ci viene l’invito a “rallegrarci e a gridare di gioia,perché il Signore ha revocato la condanna..”Al Profeta fa eco l’Apostolo Paolo nel brano della Lettera ai Filippesi:”Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto, siate lieti, e la vostra amabilità sia nota a tutti…” E infine nel brano del Vangelo di Luca, è ancora Giovanni Battista, che non offre più un indirizzo generico di cura per preparare le vie del Signore, ma per ognuno che viene e lui ha una ricetta di condotta e non più soltanto per attendere il Messia ,ma ora per avvertire la presenza tra la gente di colui “ che è più forte di me e a cui non sono degno di sciogliere i calzari.”
    Tempo d’Avvento, tempo per gioire perché l’Atteso e giunto e si è messo a camminare con noi, tempo di essere lieti perché Colui che era ricco si è fatto povero per noi, e a piedi scalzi si è messo a ritmare l’ andatura lenta e fragile della nostra umanità. Questa letizia però che va vissuta e manifestata perchè tutti coloro che incontriamo si sentano uniti alla nostra gioia.
    Ma l’Avvento è forse anche il tempo di porsi delle domande e degli interrogativi.
    ” E noi cosa dobbiamo fare?::” domandano a Giovanni Battista i soldati che attratti dalla sua voce di recano da lui.
    E’ tempo di interrogarsi e forse di riscoprire le proprie responsabilità, specialmente, se ,pur credenti, ci chiudiamo in noi stessi e ci dimentichiamo che la nostra vita è la strada di Dio, il sentiero per cui egli viene ogni giorno : arriva, passa, lasciando un segno.
    Quel segno del suo passaggio perché si riveli sempre più marcato, è necessario liberarci da tutto il materialismo che è dentro di noi e intorno a noi; da quella sete di accumulare le cose senza mai trasformarle in dono; da quell’accaparramento di ogni cosa, forse ledendo anche la giustizia e i diritti degli altri; da quell’egoismo forte che spesso ci porta a volgere anche i nostri gesti di fede, in atteggiamenti di apparenza e di pura esibizione.
    Giovanni Battista ,predicando, da le generiche perché la nostra vita sei segno del passaggio di Dio:” Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha….. e chi ha da mangiare faccia altrettanto..”
    E’ sempre la linea della carità e dell’amore, quella più retta e carica di luce, e che tutti possono percorrere, e ,alla fine, con noi, incontrare Dio.
    Gioia, letizia, carità: i segni veri dell’arrivo di Dio sulle nostre strade.


    Commento a cura di P. Pierluigi Mirra passionista

     
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  10. magnific
     
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    La Nativita'

     
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  11. magnific
     
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    cose incredibili ma purtroppo vere:

    Ho detto zitti ai contestatori e mi hanno subito schedato
    di Redazione
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    aiuto Signor Direttore,
    l’altra sera ero in piazza Duomo, per motivi di shopping, proprio mentre parlava Berlusconi. Incuriosito, ho tentato di ascoltare qualche parola del presidente, ma non sono riuscito, perché, ai margini della piazza, una decina di persone urlava e fischiava. Poiché ho visto che questi contromanifestanti appartenevano a quella categoria di persone non più giovani (dai 40 ai 70 anni) che potremmo definire adulti, mi sono avvicinato e ho chiesto loro di permettere a me e ad altre persone di poter ascoltare Berlusconi. Ma essi mi hanno detto che «il mafioso Berlusconi non ha diritto di parlare: deve andare in galera». Ho tentato anche di farli ragionare dicendo che se non volevano ascoltare Berlusconi potevano anche lasciare a noi la libertà di ascoltarlo. Ho ricordato loro che lo scorso sabato (5 dicembre), essi hanno manifestato a Roma e nessuno li aveva disturbati. Mi hanno risposto che «se i mafiosi (quelli che votano Berlusconi) si fossero accostati alla loro manifestazione, li avrebbero mandati all’ospedale o sotto terra».

    A quel punto, vedendo la limitata capacità di far funzionare il loro cervello, ho deciso che era inutile stare a perdere tempo con loro. Nonostante la loro limitata capacità psichica, però, ho notato che erano organizzati. Infatti, mentre discutevo con loro, ho visto che una minuscola donna, sui 50 anni, con una mossa della testa, ha ordinato, a uno dei picciotti (sui 65 anni), di riprendermi con la sua telecamera, come per dirmi «adesso ti inseriamo nella nostra lista dei cattivi». Ma io, al signore che mi riprendeva ho detto «picciotto, io non ho paura della mafia!».

    La cosa penosa è che queste persone psicolabili o handicappate mentali sono eccitate dai leader antiberlusconiani e mandate in piazza; ma quando compiono gesti violenti, tutti se ne lavano le mani, proprio perché psichicamente instabili. Provi a immaginare se qualche psicolabile di destra avesse solo dato un ceffone a Di Pietro o alla Bindi. I soliti 15 o 20 milioni del popolo della sinistra avrebbero riempito piazza San Giovanni per difendere la costituzione, la democrazia, bla, bla, bla. Invece feriscono il presidente del Consiglio della Repubblica italiana e Di Pietro lo accusa di essere un facinoroso, mentre la Bindi di fare la vittima. Adesso capisco perché quei poveri picciotti non sono capaci di ragionare. Con certi maestri!
    E-mail firmata


    da Il Giornale

    Milano - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è svegliato molto presto anche questa mattina nella sua stanza al settimo piano dell'ospedale San Raffaele di Milano, dove ha passato la sua seconda notte di ricovero dopo l'aggressione subita domenica in piazza Duomo. Oggi sarà sottoposto ad altre visite mediche, ma il dottor Alberto Zangrillo ha assicurato che il premier potrà essere dimesso domani. Questa mattina, all’ingresso dell’ospedale, è comparso uno striscione fatto dai tifosi della curva sud del Milan: "Forza presidente".

    Domani le dimissioni dal San Raffaele Il medico personale del presidente del Consiglio, Alberto Zangrillo, che è anche primario di anestesia e rianimazione all’ospedale San Raffaele di Milano dove Berlusconi è ricoverato, ha fatto sapere che il premier dovrebbe essere dimesso domani, "con la raccomandazione di astenersi da impegnative attività pubbliche per almeno due settimane". Le condizioni cliniche "non destano preoccupazioni" anche se "permangono i problemi legati alla sintomatologia dolorosa dovuta agli esiti del trauma subito e, in particolare, alla riacutizzazione della cervicalgia che nei mesi precedenti aveva afflitto il presidente in più di una circostanza". "L’ho trovato molto afflitto perché non pensava si arrivasse a tanto odio - ha commentato don Luigi Verzè, presidente della fondazione San Raffaele - Berlusconi non è capace di odio, è capacissimo di amare". "E' un uomo ottimista, sempre ottimista - ha continuato don Verzè - vuole tornare a lavorare subito, ma lavora anche qua. Ieri erano su tutti i ministri".


    da Il Giornale

    Milano - Il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi si è svegliato molto presto anche questa mattina nella sua stanza al settimo piano dell'ospedale San Raffaele di Milano, dove ha passato la sua seconda notte di ricovero dopo l'aggressione subita domenica in piazza Duomo. Oggi sarà sottoposto ad altre visite mediche, ma il dottor Alberto Zangrillo ha assicurato che il premier potrà essere dimesso domani. Questa mattina, all’ingresso dell’ospedale, è comparso uno striscione fatto dai tifosi della curva sud del Milan: "Forza presidente".

    Domani le dimissioni dal San Raffaele Il medico personale del presidente del Consiglio, Alberto Zangrillo, che è anche primario di anestesia e rianimazione all’ospedale San Raffaele di Milano dove Berlusconi è ricoverato, ha fatto sapere che il premier dovrebbe essere dimesso domani, "con la raccomandazione di astenersi da impegnative attività pubbliche per almeno due settimane". Le condizioni cliniche "non destano preoccupazioni" anche se "permangono i problemi legati alla sintomatologia dolorosa dovuta agli esiti del trauma subito e, in particolare, alla riacutizzazione della cervicalgia che nei mesi precedenti aveva afflitto il presidente in più di una circostanza". "L’ho trovato molto afflitto perché non pensava si arrivasse a tanto odio - ha commentato don Luigi Verzè, presidente della fondazione San Raffaele - Berlusconi non è capace di odio, è capacissimo di amare". "E' un uomo ottimista, sempre ottimista - ha continuato don Verzè - vuole tornare a lavorare subito, ma lavora anche qua. Ieri erano su tutti i ministri".


    da Il Giornale
     
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  12. magnific
     
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    si vuole questo da Berlusconi?



    spero non sia un presagio!!!
     
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  13. magnific
     
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    COMMENTO AL VANGELO DI DOMENICA 20 DICEMBRE 2009 - IV DOMENICA DI AVVENTO (ANNO C) - (LUCA, Lc 1,39-45). GOSPEL OF SUNDAY 20/12/2009 - Commento a cura di padre Pierluigi Mirra, passionista


    In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
    Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».

    COMMENTO



    Dopo avere incontrato Dio ,non si può più fare a meno di Lui, né si può compiere nessuna azione che dura senza di Lui., anche se , per scrivere qualcosa di importante nella storia ci vuole da parte dell’uomo sempre semplicità e umiltà.
    Quella semplicità e umiltà che mette in atto Maria di Nazareth, ponendosi in cammino verso la casa di Zaccaria e Elisabetta, ad Ain- Karin, sui monti della Giudea.
    Confesso che questo bozzetto del Vangelo di Luca mi ha sempre preso: una madre incontra un’altra madre, ambedue donne di fede ma che hanno creduto alla Parola di Dio, quella Parola , che nel loro grembo, è diventata vita.
    Uno scambio iniziale di complimenti a toni femminili, ma che racchiudono nelle parole il senso di Dio, entrato ,quasi di forza, nella loro vita, coscienti esse di essere oggetti di un grande Mistero.
    Maria è partita dalla sua casa carica di Dio, quel Dio che già è carne dentro di lei, per portare a Elisabetta la gioia. Elisabetta attende la cugina per complimentarsi con lei con le parole che lo Spirito le ha messo dentro, e la chiama:”Benedetta fra tutte le donne..”
    Maria saluta Elisabetta, e quel saluto diventa “grazia” per il bimbo che per la forza di Dio ha rotto la sterilità e l’età avanzata della moglie di Zaccaria.
    “Appena il tu o saluto è giunto ai miei orecchi, il bimbo ha esultato di gioia nel mio grembo..”, dice Elisabetta, quasi investita dalla forza nuova dello Spirito che le riempie il grembo e il cuore, e loda Dio e si complimenta con la cugina che “ha creduto alle parole del Signore..” E Maria, carica della sua gioia interiore e cosciente della sua umiltà, intona il Cantico di Lode a Colui che “guardato ml’umiltà del sua serva..” Maria ora è come l’Arca dell’Alleanza del V.T. che cammina con il popolo, e la sua presenza è certezza di vittoria contro i nemici e apportatrice di gioia per il popolo stesso.
    La presenza di Maria, Arca della Nuova Alleanza, non è soltanto certezza di vittoria sul male, ma è anche segno di una dinamica di carità che fa correre Maria per condividere con la cugina ciò che ha ricevuto.
    Maria sa anche che “ fare la volontà di Dio” è la sostanza di quell’’”Eccomi” pronunciato nell’Annunciazione, e che proprio dinanzi a questo Mistero che Dio opera in lei, si sente quasi sproporzionata, ma non paurosa, perche sa a chi dare merito del progetto e del suo compimento.
    Dio l’ha presa, Dio l’ha sollevata in alto, Dio l’ha riempita di se.. “Egli soltanto ha fatto grandi cose, perché Santo è il suo nome”.

    Commento di padre Pierluigi Mirra, passionista

     
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  14. magnific
     
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  15. magnific
     
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50 replies since 4/5/2009, 13:41   652 views
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