LETTERATURA EROTICA

i libri e gli autori più "eccitanti" che abbiamo letto!

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  1. antorusso81
     
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    BORIS VIAN
    SPUTERO' SULLE VOSTRE TOMBE (1946)

    Nel 1946 Boris Vian, che è stato tra l'altro un noto trombettista jazz amico di Miles Davis e Duke Ellington, pubblicò questo libro feroce sotto la falsa identità di uno scrittore americano, Vernon Sullivan.
    La storia è incentrata su un meticcio bianco che vuole vendicare la morte del proprio fratello di colore per mano dei bianchi, e lo fa nel più atroce e perverso dei modi.
    Sesso, violenza, linguaggio scarno, privo di inutili estetismi, un libro che si fa leggere d'un fiato e lascia nell'immaginario scene di un'asprezza inaudita, meritevoli del miglior Sade.

    Segnalo una parte del libro in cui il protagonista, spinto da un "compagno di sbronze", fa sesso con una bambina:
    - Puoi andare sicuro, Lee.
    fece Dex
    - sono pulite. Ti vuoi stare zitta?
    Polly smise di piangere e tirò su col naso.
    - Siete troppo grosso... Mi fa male...
    - Stai zitta
    disse Dexter
    - ti darò cinque dollari in più.
    Ansimava come un cane. Poi la prese per le cosce e cominciò ad agitarsi sulla sedia. Le lacrime di Polly adesso colano senza rumore. La negretta mi guardava.
    - Spogliati
    le dissi
    - e vai sul divano.
    Mi tolsi la giacca e mi slacciai la cintura. Emise un piccolo grido quando le entrai dentro. E bruciava come l'inferno.


    Poi la scena tremenda dell'assassinio:
    L'ho morsa proprio in mezzo alle cosce. Avevo la bocca piena dei suoi peli neri e duri; ho lasciato un attimo poi ho ricominciato più in basso dove era più tenero. Navigavo nel suo profumo, le scendeva fino a sotto, e ho stretto i denti. Tentavo di metterle la mano sulla bocca ma lei strillava come un porco, degli urli da fare venire la pelle d'oca. Allora, ho stretto i denti con tutte le mie forze, e sono affondato nella sua carne. Ho sentito il sangue pisciarmi in bocca, e le sue reni si agitavano nonostante la corda. Avevo il viso pieno di sangue e sono indietreggiato un po' sulle ginocchia.
    Non ho mai sentito urlare una donna così; d'un colpo, mi sono accorto che stavo venendo nelle mutande.
     
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  2. antorusso81
     
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    H.-G.R. DE MIRABEAU
    HIC-ET-HAEC (1798)

    Questo è uno di quei libelli erotici settecenteschi che si dedicano al piacere nella maniera più amena e leggera, facendo dell'oscenità dell'Eros un qualcosa di gustoso, succulento e piccante.
    Il protagonista è un giovanissimo abate, chiamato ironicamente Hic-et-Haec, il quale narra in prima persona le sue avventure sessuali che constano in una reiterazione di orge con gradevoli variazioni sul tema.

    Ecco una di queste orge:
    - Voi mi incoraggiate, ma come è possibile che codesto affare
    disse toccando lo scettro del marito
    - possa entrare in un pertugio così stretto?
    - Cuore mio, bisogna scegliere, per cominciare il dissodamento, l'aratro con il vomere più a punta.
    All'esame, le proporzioni del mio parvero le più adatte per iniziare l'opera, e dopo qualche istante di riposo per recuperar le forze, incominciammo. Valbouillant rimase steso sul letto, mentre la moglie e io ci alzammo. Poi la costrinsi a piegarsi, mentre il marito la teneva ferma, incollando la bocca alla sua e deliziandola con baci alla fiorentina, e in quella posizione il suo posteriore mi offriva la duplice via verso la felicità; scelsi quella convenuta, dopo aver preparato la strada con del linimento. La grossezza del vomere le fece dapprima lanciare un grido; m'arrestai, ma dopo qualche istante, spingendo con precauzione, aprii il solco a sufficienza per affondarvi la metà del ferro dell'aratro. Mi fermai ancora:
    - Soffrite?
    le chiesi.
    - Ancora un po', ma meno.
    Allora, appoggiandomi sui manicotti, operai il dissodamento alla giusta profondità, entrando e uscendo, come quel tipo di lavoro agreste esige.
    - Ah, Dio!
    gridò
    - non so dove sono, la testa mi gira, brucio, ah! che voluttà, mi sciolgo, ah... ah... ancora... mercé, amico mio diletto... non ne posso più...
    Sentendomi a mia volta fuori di me, estrassi il vomere dal solco che avevo aperto, l'affondai profondamente in quello accanto, trovandolo inondato da un diluvio di voluttuose lacrime, a cui si mescolarono le mie, e crollammo sul letto in quella prostrazione deliziosa che accompagna i piaceri soddisfatti.


    Ecco invece uno "sverginamento":
    - Ah! Dio!
    prese a gridare
    - cos'è che sento?... cos'è che provo?... ah!... ah! muoio... stringimi... spiro... ah!...
    E così dicendo chiuse gli occhi, si irrigidì tutta, e con la più copiosa libagione mi testimoniò il piacere assaporato. Non ci misi molto a concludere a mia volta, e l'abbondante iniezione che feci in lei del balsamo della vita coronò la sua felicità.
    - Ah, caro abate, divino abate, che delizia, che nettare!...
    Poi perse nuovamente la voce nell'istante stesso in cui io perdevo le forze. Mi ritirai coronato di mirti insanguinati.
     
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  3. antorusso81
     
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    H.-G.R. DE MIRABEAU
    IL SIPARIO ALZATO ovvero L'EDUCAZIONE DI LAURE (1788)

    Laure è una fanciulla precoce che il padre adottivo, con l'aiuto della filosofia materialistica ed una buona dose di pratica, educa alla sessualità e all'amore. E' dunque una strana opera pedagogica questa in quanto, attraverso le solite descrizioni orgiastiche, si giunge alla conclusione che il piacere, praticato senza limiti ed in maniera ingorda e indiscriminata (si parla anche di blande misure profilattiche nel testo), può avere delle conseguenze addirittura funeste, come si deduce dalla malattia e dalla morte di alcuni personaggi secondari. Laure scopre di amare solo il padre ed è da lui ricambiata finché non subentra la morte a confinare la ragazza in un triste monastero.

    Ecco una scena di "voyeurismo". Laure spia il padre:
    Questa situazione, che dovevo al caso, sembrava fatta per soddisfare la mia curiosa impazienza. Mio padre, con le ginocchia alzate, mostrava più distintamente un vero gioiello, un membro grosso, duro, circondato di peli alla radice dove, sotto, pendeva una borsa. La punta era rossa e a metà coperta di una pelle che sembrava potersi abbassare di più. Lo vidi entrare nella fessura di Lucette, e volta a volta perdersi e riapparire. Si baciavano con un trasporto tale che mi fece comprendere quali piaceri essi provavano; finalmente vidi quello strumento uscire definitivamente, la punta, completamente scoperta, rossa come il carminio, e tutta bagnata, gettava un liquore bianco che, con uno slancio impetuoso, si riversò sulle natiche di Lucette. Ti rendi conto, cara Eugénie, in quale situazione mi trovo io stessa, avendo sotto gli occhi un simile spettacolo!

    Questa è la descrizione di una "cintura di castità" che il padre fa indossare alla figlia per non farla essere dedita a piaceri troppo forti per una fanciulla che non si è ancora pienamente sviluppata:
    Quali furono la mia sorpresa e il mio dolore quando costei mi mise addosso delle mutande di marocchino foderate di velluto, che mi cingevano dalle anche scendendo fino a metà coscia! Erano abbastanza ampie e non mi davano fastidio; solo la cintura aderiva esattamente alla vita, mentre due cinghie, dello stesso materiale delle mutande, passavano sopra le spalle e, in alto, una terza le univa fissandole. Si poteva allargare tutto l'insieme quando lo si riteneva opportuno. Sul davanti la cintura, alta più di quattro dita, era aperta. Lungo l'apertura c'erano degli occhielli, nei quali mio padre infilò una catenina di vermeil finemente lavorata, che chiuse con una serratura a combinazione.

    Questo infine è lo "sverginamento" di Laure da parte del padre:
    Egli mi coricò sul letto, le mie natiche posate sul cuscino. Tenevo in mano il sacro coltello che doveva prontamente immolare la mia verginità. Quel nervo, che accarezzavo con passione, era così duro da provarmi che, come il pungiglione di un'ape, avrebbe trafitto immancabilmente la rosa che aveva curato e conservato con tanta attenzione. La mia immaginazione bruciava di desiderio, la mia fichetta tutta in fiamme bramava l'adorato nervo, che misi subito sulla strada. Ci tenevamo abbracciati, stretti, avvinghiati l'uno sull'altra; le bocche, le lingue si divoravano. Mi accorsi che, per risparmiarmi, si tratteneva; ma, passando le gambe sulle sue natiche e stringendolo molto forte, diedi un colpo di culo che lo fece affondare sin dove era possibile giungere. Il dolore che sentì e il grido che mi sfuggì furono quelli della sua vittoria. Lucette allora, mettendo una mano tra di noi, mi masturbava, mentre, con l'altra, mi stuzzicava il buco del culo. Il dolore e il piacere mescolati, lo sperma e il sangue che colavano mi fecero provare sublimi piaceri e inesprimibili voluttà. Soffocavo, morivo; abbandonai le braccia, le gambe, la testa: non ero più a forza di essere. Gioivo in queste sensazioni eccessive alle quali si può appena resistere. Che stato delizioso!
     
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  4. antorusso81
     
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    ANONIMO
    LE QUARANTA MANIERE DI FOTTERE (1790)

    Una bella iniziativa della Mondadori è stata quella di raccogliere, nel 1991, alcuni libelli erotici del '700 provenienti dalla sezione "Enfer" della Biblioteca Nazionale di Parigi. Si chiamava Le regole del piacere questa raccolta, e attualmente è fuori catalogo.
    Uno dei libelli ivi contenuti è Le quaranta maniere di fottere, il cui contenuto altro non è che una enumerazione con breve descrizione di 41 posizioni sessuali, descrizione precisa corredata da qualche battuta salace che evita il minimo dubbio di imbattersi su un trattato scientifico.
    La tesi di base è che sia importante conoscere, soprattutto per la donna (l'ottica è palesemente maschilista), le maniere più svariate e fantasiose di far sesso al fine di legare a sé l'amante. Tant'è che nel paragrafo contenente la "quarantesima maniera" viene trascritta una lettera di una donna rivolta al suo amante in cui l'amore è subordinato ai piaceri più lascivi, una strana lettera d'amore, dunque, in cui i sentimenti vengono banditi a favore del desiderio del corpo:

    "Tu mi lasci, ingrato, perché ho esaurito per te l'arte delle Laidi, delle Messaline, delle Poppee!... Ritorna... io ti adoro... io brucio... io ti appartengo: dalla punta dei capelli fino ai piedi, vieni a fottermi dove vuoi tu; quale che sia la parte del mio corpo che fotterai con il tuo cazzo furioso, io ne trarrò una gioia estrema... Vieni... l'amore ci sarà propizio! Vieni... io lo sento già... la mia immaginazione... io concepisco... sì... una nuova posizione! sì! se tu non temi i miei denti, che la mia bocca sia per te una nuova fica. Con quale delizia effonderai il divino liquore!... Tu ti stupisci?... E che? io non vivo che per fottere. Che lo sperma mi abbeveri! Io voglio mangiare, voglio bere il tuo sperma!... Oh! fica mia, perdonami e non essere gelosa! Tu hai navigato tante volte in oceani di sperma! Ma tu, mio dolce amico, se ti piace tanto ardore, vieni sul mio seno a scioglierti venti volte d'amore e di voluttà. Tu mi vedrai venti volte morire e rinascere fra le tue braccia, rianimata dai tuoi baci."
     
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  5. antorusso81
     
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    NICK CAVE
    E L'ASINA VIDE L'ANGELO (1989)

    Bellissimo romanzo del cantautore Nick Cave.
    Ambientato in una cittadina americana, negli anni quaranta. Il protagonista è un muto, di nome Euchrid Eucrow, figlio di una lercia ubriacona e di un costruttore di trappole per animali. Il linguaggio espressionistico del testo rende squallido e irrorato di pioggia e sangue il contesto in cui si svolge la storia. Euchrid impersona il male. Riesce ad uccidere i genitori e fa della casa un regno squallido di animali e marciume del quale se ne percepisce il tanfo. La cittadina è investita da una pioggia che dura anni, finché nasce una bambina, Beth, e come d'incanto la pioggia finisce. La santità di Beth diventa ossessione di Euchrid.
    Il muto vive i bassifondi cittadini, frequentando i reietti sempre con la ferma volontà di praticare il male.
    Tra i reietti due barboni di cui non ci viene risparmiata la putrida sessualità:

    Avevo circa sedici anni allora, e, attirato dal fuoco della conoscenza che si levava fioco tra le nebbie della gioventù, salivo i gradini che portavano al pulpito e spiavo quei due fornicatori.
    Il barbone zoppo, intontito dall'alcol, si immergeva nell'ingorda, suina cavità in mezzo alle gambe di Queenie, come qualcuno intento a sprofondare in un'enorme camera d'aria rosa. Dal pulpito riuscivo a vedere la sua schiena bianca e pelosa stantuffare con brama crescente - un ritmo scandito all'inizio dalle maledizioni lanciate contro Queenie, per terminare invariabilmente in supliche spasmodiche sui suoi seni strapazzati. Kike, dal canto suo, con la suamole gigantesca, fotteva la ragazza con addosso il lurido cappotto verdastro. Certe volte la presenza di Queenie era tradita soltanto da un avambraccio grassoccio avvinghiato intorno al collo sudato dell'uomo. Spesso quella mano stringeva due o tre etichette di liquore.
     
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  6. ninfa iola
     
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    l amante di lady chatterley...
    l ho letto al liceo in classe; mi estraniavo totalmente da tutto.
    sembravo esserci io stessa in quel libro... sentivo anche io ogni brivido, ogni passione dei protagonisti. e la semplicità delle parole e delle descrizioni, si, il merito è anche li... rendeva il tutto così reale, istantaneo...
     
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  7. noicheincominciamo
     
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    CITAZIONE (antorusso81 @ 28/5/2008, 20:47)
    E così dicendo chiuse gli occhi, si irrigidì tutta, e con la più copiosa libagione mi testimoniò il piacere assaporato. Non ci misi molto a concludere a mia volta, e l'abbondante iniezione che feci in lei del balsamo della vita coronò la sua felicità.

    Perdono perdono perdooonooo
    Ma questo passaggio mi ha ricordato troppo:
    https://www.youtube.com/watch?v=WEOcQcht0BY&feature=related
    :D Mi diverto con poco...
     
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  8. Almayer
     
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    CITAZIONE (noicheincominciamo @ 24/7/2008, 19:03)
    CITAZIONE (antorusso81 @ 28/5/2008, 20:47)
    E così dicendo chiuse gli occhi, si irrigidì tutta, e con la più copiosa libagione mi testimoniò il piacere assaporato. Non ci misi molto a concludere a mia volta, e l'abbondante iniezione che feci in lei del balsamo della vita coronò la sua felicità.

    Perdono perdono perdooonooo
    Ma questo passaggio mi ha ricordato troppo:
    https://www.youtube.com/watch?v=WEOcQcht0BY&feature=related
    :D Mi diverto con poco...

    Stupendi entrambi,Grazie. :D
     
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  9. antorusso81
     
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    CITAZIONE (ninfa iola @ 24/7/2008, 18:24)
    l amante di lady chatterley...
    l ho letto al liceo in classe; mi estraniavo totalmente da tutto.
    sembravo esserci io stessa in quel libro... sentivo anche io ogni brivido, ogni passione dei protagonisti. e la semplicità delle parole e delle descrizioni, si, il merito è anche li... rendeva il tutto così reale, istantaneo...

    beh, in questo libro, anche se non lo apprezzo molto, c'è una tensione erotica rara in letteratura.
     
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  10. antorusso81
     
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    PIETRO ARETINO

    SONETTO I

    Questo cazzo vogl'io più che un tesoro!
    questo è quel ben, che mi può far felice!
    or questo sì che è ben da imperatrice!
    questa gemma val più d'un pozzo d'oro!

    Ohimé, mio cazzo, aiutami ch'io moro.
    Questo si trova il fondo alla matrice;
    insomma un cazzo piccolo disdice
    se nella potta vuol serbar decoro.

    Padrona mia, voi dite ben il vero,
    che chi piccolo ha il cazzo e 'n potta fotte
    merta aver di fresc'acque un bel cristero.

    Chi poco n'ha in cul fotta il dì e la notte,
    ma chi l'ha, com'io l'ho, spietato e fiero,
    si sbizzarrischi sempre nelle potte.

    L'è ver, noi siamo ghiotte
    del cazzo tanto e tanto ci par lieto
    che lo torremmo al pari avanti e drieto.

    (dai Sonetti lussuriosi)
     
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  11. Steven&Sweet
     
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    Anche a me piace la letteratura erotica specie le poesie. Ora sto leggendo Sandro Penna, magnifico scrittore di prosa e poesia novecentesca la cui tematica sull'omosessualità mi ha davvero colpito. Rimasto censurato per molto tempo, ora, finalmente è più attuale che mai. :)
     
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40 replies since 9/12/2007, 12:03   10485 views
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